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www.ildialogo.org Assassino seriale o semplice criminale: il caso di unabomber italiano,di Giuseppe P. Fazio

Rubrica CRIMINALMENTE/2
Assassino seriale o semplice criminale: il caso di unabomber italiano

di Giuseppe P. Fazio

In questi ultimi anni, in Italia, si è spesso sentito parlare di un tipo molto particolare di criminale denominato “unabomber”, senza mai dargli veramente un volto. Dal 1995 il bombarolo colpisce con i suoi congegni i più svariati obiettivi, minando nell’intimo la serenità del nord-est italiano.

Per la serialità con cui colpisce è quasi d’obbligo l’accostamento ad un assassino di tipo seriale anche se, malgrado le analogie, non è propriamente esatta tale definizione. Infatti secondo Holmes, studioso che ha per lungo tempo analizzato il fenomeno degli omicidi seriali, il serial killer è colui che uccide almeno tre persone in un periodo di almeno trenta giorni, anche se, non tutti i serial killer rispecchiano questa definizione: i tempi tra un omicidio e l’altro, molto spesso, possono essere anche più lunghi.

In un certo qual modo si potrebbe collocare unabomber tra il criminale organizzato in quanto, analizzando il suo campo d’azione, questi, non solo ha colpito nella città di Pordenone, dove probabilmente vive, ma, nel corso del tempo, si è spostato anche in località non proprio vicinissime. Ad un’analisi più attenta però si evincono alcuni particolari che lo collocherebbero nella categoria dei criminali disorganizzati che colpiscono in preda a raptus: le zone diverse dalla città di Pordenone erano tutti luoghi turistici e/o molto affollati. Si potrebbe concludere che questi fosse li magari in vacanza.

Di contro, però, vi è da dire che gli ordigni utilizzati necessitano di cura, pazienza e soprattutto tempo: si ricade quindi nella premeditazione, e quindi nella categoria di criminale organizzato. Sotto questo aspetto unabomber non è di facile classificazione!

Un altro aspetto da analizzare è che i serial-killer hanno direttamente a che fare con le proprie vittime, hanno solitamente, un contatto diretto che li fa sentire i dominatori di quella persona. Unabomber invece non ha alcun contatto con le vittime, se non quello mediatico, unica vera testimonianza del suo atto criminoso.

Molto probabilmente il reale interesse è quello di mettere in atto una sorta di rituale che gli permetta di avere il controllo attraverso la paura innescata tramite l’ordigno. Ma, anche in questo caso, non è possibile parlare di killer. Quello che ci fa discostare dalla definizione è che egli non ha un contatto diretto con la vittima, non può sentirsi del tutto padrone di un altro essere umano ed inoltre non arriva mai all'atto finale e più importante: l’omicidio. Gli ordigni solitamente sono a bassissimo potenzialein modo da non provocare morte ma mutilazioni.

Come prima accennato, non è facile giungere ad una vera e propria definizione. Il caso una bomber è rimarrà di non semplice risposta.



03 febbraio 2009
 
 
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