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www.ildialogo.org Quando ad uccidere sono le parole!,di Giuseppe P. Fazio

Quando ad uccidere sono le parole!

Cronaca di un disagio annunciato...


di Giuseppe P. Fazio

A volte anche le parole, per quanto prive di peso o proferite senza reale intenzione di ferire riescono ad infliggere dolore. Qualche mese fa Matteo Moreno, quindicenne della provincia di Torino, rapito da chissà quali subdoli pensieri, si è tolto la vita lanciandosi dal quarto piano della sua casa. La madre racconta di continue vessazioni, insulti, parolacce di ogni genere che il ragazzo era costretto a subire ogni giorno da suoi compagni di classe che gli attribuivano la colpa di essere effeminato. Lo deridevano perché, secondo loro, aveva atteggiamenti poco mascolini e quindi, in una logica tutta distorta non reputato degno di rispetto.

L’azione estrema compiuta da Matteo deve indurci necessariamente a riflettere. Sono convinto che nessuno osava neanche minimamente immaginare le conseguenze del gioco, nessuno a mai realmente ragionato sulle possibilità che si celano dietro una azione ripetuta, magari con ingenuità, ma che in alcune menti, indebolite dagli eventi, risuona come la più feroce delle accuse. Ora, naturalmente, Matteo è morto, a concluso la sua breve esistenza per l’errore di chi non ha capito sufficientemente in tempo quando era il caso di porre fine allo stupido gioco che deve sempre ricercare il diverso di turno, l’anomalia in quella che è la realtà.

Diverso, una parola che racchiude in se troppi significati per poterne dare qui una spiegazione esaustiva ma che ai più risuona come qualcosa da cancellare, qualcosa da cui allontanarsi quasi come fosse la fonte di un orrore atavico a cui non riusciamo a dare spiegazione. Ma in fondo cos’è la diversità? Per chi ha contribuito a porre fine alla vita di Matteo era un modo diverso di rapportarsi alla vita, magari in modo timido, poco aggressivo che nella logica umana delle nette separazioni è risuonata come una nota stonata.

Non è possibile ovviamente riparare al danno, inesorabilmente ogni azione porta in se una reazione ma certo è possibile apprendere da ciò che è sbagliato per evitare che fatti del genere si ripetano copiosi e che ad altri innocenti vengano attribuite colpe immaginarie.



28 ottobre 2008
 
 
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