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www.ildialogo.org Lettera su eresia etnica,di Enrico Peyretti

No al razzismo
Lettera su eresia etnica

di Enrico Peyretti

Bisogna prenderne atto e coscienza; è presente e si gonfia l'eresia etnica del cristianesimo.
Me lo conferma la lettura impressionante del documentato articolo di Giancarlo Zizola, "Nell'ora del dio padano" (Rocca 1 gennaio, pp. 48-52), che merita un seguito di dibattito.
L'ethnos, la volontà di un popolo che si stacca e si oppone agli altri, li disprezza e li scaccia, in spirito di egoismo e di potenza escludente, quando utilizza a proprio sostegno il cristianesimo, come forza e ideologia di identità superba, sprezzante le altre culture, costumi, religioni, qualunque ne sia la causa (paura, ignoranza, interesse) incarna una eresia.
Cioè, compie uno strappo tale da falsificare il messaggio di Cristo. Invece di amore, misericordia, universalità, perdono e salvezza, ne fa una bandiera parziale e discriminatoria.
L'eresia etnica, promossa in Italia dalla Lega, maggiore supporto di Berlusconi, è una forza anti-cristiana. La chiesa dei "fedeli a Cristo" ha bisogno di individuarne e denunciarne la falsità, sempre "facendo la verità nella carità", trasmettendo il vero messaggio di Gesù, e testimoniando nella pratica sociale amore e giustizia verso gli altri popoli.
Chi ha più voce nella chiesa e davanti al mondo, per compito apostolico e ministero di unità, chi ha il compito della riflessione teologica sulla fede, chi ha a cuore la fedeltà al vangelo nella vita quotidiana, tutti i cristiani hanno oggi da difendere il vangelo di Gesù, svincolando la chiesa dalla sua ancora troppa compromissione politica, economica, ideologica con questa eresia.
La quale è più pericolosa di ogni agnosticismo, ateismo, irreligione, perché non ignora, né nega, né offende, ma storpia e utilizza la fede in Cristo, e ne falsifica il nome davanti al mondo. Questa eresia è grave quanto il materialismo teorico, quello capitalistico e quello marxistico. Questo fu condannato, quando si fece dottrina e pratica politica, perché professava una antropologia monca. Nell'illusione della liberazione umana, esso usava mezzi violenti ingiusti per un fine in sé giusto. L'egoismo etnico è ingiusto tanto nel fine quanto nei mezzi. Esso è frutto dell'idolatria capitalistica del denaro e dell'autosufficienza egoistica, contraria al vangelo.
Falsificare è peggio che negare. Usare Cristo è peggio che ignorarlo. Onorare le autorità della chiesa per averne l'appoggio e corrompere il popolo cristiano è peggio che perseguitare i fedeli. I corruttori fanno più male dei critici.
Allora, che fare?
Proviamo a diffondere un'idea: in quaresima e a Pasqua, in tutte le comunità cristiane di ogni confessione, rinnoviamo il nostro battesimo, dichiarando in coscienza a Cristo e tra noi che se disprezziamo lo straniero e il povero disprezziamo Cristo.
C'è un discrimine, che non sta nel dire o non dire "siamo cattolici, siamo cristiani", nel mettere o no la sua croce sui muri e sulle bandiere, ma nel fare o non fare opere di amore e giustizia verso gli ultimi.
Chi la trova valida, diffonda e sviluppi l'idea coi suoi mezzi nella sua chiesa.

Enrico Peyretti, Torino, Natale 2009



Luned́ 28 Dicembre,2009 Ore: 17:02
 
 
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