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www.ildialogo.org OLTRE IL CERVELLO RETTILE,di Padre Giancarlo Gola s.j.

OLTRE IL CERVELLO RETTILE

di Padre Giancarlo Gola s.j.

Riflessioni a margine della vicenda Rom a Canarone


Dice la psicologia che tutti noi – compreso chi scrive – siamo dotati di un “cervello rettile”, un substrato neurologico che condividiamo con gli animali, il quale reagisce istintivamente a tutto ciò che percepisce come minaccia, soprattutto per quando riguarda la difesa del proprio territorio. E’ quel meccanismo, tanto per intenderci, che fa scattare in noi reazioni violente e distruttive quando siamo alla guida della nostra auto e ci sentiamo vittime della scorretta guida altrui. Tuttavia, come scrisse Dante, “fatti non fummo per esser come bruti ma per seguire virtute et conoscenza”; la nostra umanità ci pone necessariamente ad un livello diverso: di fronte al volto dell’altro che appare di fronte a me sono chiamato a riconoscerlo come un “tu”, una persona che ha il diritto come me di realizzare la sua vita. Anche se è diverso da me, anche se è un “extra-comunitario”, anche se è un Rom. Certo posso anche rifiutarlo o usarlo o subordinarlo ai miei interessi (normalmente giustificando il mio comportamento attraverso la svalutazione dell’altro, ossia convincendomi che è brutto, sporco, cattivo e pericoloso) ma allora sperimento di essere “cattivo” io, sperimento la mia disumanità e immoralità, se la mia coscienza morale funziona. Respiriamo però un’aria in cui tutto questo è offuscato o addirittura dimenticato, e ciò contribuisce a tacitare la nostra coscienza. Soprattutto nella gestione della cosa pubblica prevale sempre più la prepotenza, la difesa dei propri interessi particolari, l’ipocrisia, invece della ricerca del bene comune; purtroppo questo è alimentato da una mentalità condivisa che va sempre più nella stessa direzione, anche grazie alla crisi economica che alimenta a sua volta le nostre paure. I totalitarismi del secolo scorso, con i loro orrori, sono cresciuti allo stesso modo, e alla fine la maggior parte della gente “era d’accordo” e molte brave persone si sono prestate a cose terribili anche perché “bisognava obbedire all’autorità e alla legge”. E’ la “banalità del male” di cui parla Hannah Arendt nel suo libro quanto mai attuale.
Il mio bisnonno, Benedetto Berrino, comprò all’inizio del ‘900 la cascina di Canarone da una famiglia di Ebrei. Prima viveva in una piccola casetta sulla collina e questi proprietari, dovendo vendere, gli dissero: “Comprala tu, Benedetto, che hai tanti figli”. Lui rispose: “Mi piacerebbe ma non ho soldi abbastanza”. Gli replicarono : “Intanto comprala, e quando avrai i soldi ce li darai”. Gli Ebrei, notoriamente, erano considerati rapaci ed avari. Questa nomèa, assieme alla loro “diversità” li espose nei secoli ad oscillare tra la tolleranza nei ghetti e le persecuzioni. Non è molto noto ma gli Zingari di tutta Europa, assieme agli Ebrei, furono sterminati nei campi di concentramento nazisti. Questa storia è stato un movente profondo della scelta che ho fatto - e che la mia famiglia e i miei confratelli hanno condiviso - di mettere a disposizione la cascina al progetto di accoglienza delle famiglie Rom.
Le vicende di questi ultimi giorni mi hanno toccare con mano la “sclerocardìa”, la durezza di cuore di cui parla il vangelo, la quale si esprime nella volontà di mandar via comunque i Rom da Canarone, e così distruggere un progetto che cerca di fare del bene a qualcuno. Il Vangelo di Gesù mi dice, ci dice, che tutto si gioca nell’accoglienza dell’ultimo, in particolare del diverso e dello straniero (Matteo 25, 31-46); ma soprattutto ci libera dalla paura, nella esperienza del Suo amore grande e libero che ha vinto la morte. Ci libera da quella paura di perderci che ci porta a cercare la salvezza attraverso le strategie dell’avere, del potere e dell’apparire e così avvelena tutta la nostra vita. Ci libera dalla paura dell’altro vissuto come una minaccia. E ci libera anche dalla paura delle persecuzioni di vario tipo.
Io voglio ancora sperare che nella mia città il colore del vangelo (che si esprime nell’esperienza umana dell’accoglienza e della solidarietà) – non come una bella verniciatura - continui a brillare.
 
Padre Giancarlo Gola s.j.
 
(articolo pubblicato sul “Corriere” di Chieri il 23 ottobre 2009)


Mercoledì 28 Ottobre,2009 Ore: 15:28
 
 
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