- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (326) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org CARO PAPA BENEDETTO,di Andreina Cafasso

Chi è il samaritano oggi
CARO PAPA BENEDETTO

di Andreina Cafasso

Riprendiamo questo EDITORIALE di Andreina Cafasso dal mensile Tempi di fraternità. Ringraziamo la redazione per avercelo messo a disposizione. Per contatti: www.tempidifraternita.it
CARO PAPA BENEDETTO,
mi permetto di scriverti come ad un vero pa­dre, anche a nome di un gruppo di persone che da anni ha scelto di approfondire la Paro­la di Dio e di ispirare ad essa la propria vita. Ti assicuro che il mio sentimento non è di polemica, ma di amore alla Chiesa che, fin dai miei primi anni, mi ha trasmesso il mes­saggio evangelico.
Sembra a molti di noi che, al di là di alcune prese di posizione da parte di singoli rappre­sentanti della gerarchia, la Chiesa sia poco evangelica, poco profetica sul tema cruciale della convivenza umana come oggi si presenta e come è destinata ad aggravarsi in futuro: l’accoglienza del diverso ed in particolare dell’immigrato, sia o no clandestino.
Bene hai fatto a proporre ai cristiani di por­tare il Vangelo nella vita.Ma che cosa dice il Vangelo su questo argomento?
Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente... Ama il tuo prossimo come te stessso. Tutta la legge di Mosè e tutto linsegnamento dei profeti dipendono da questi due comandamenti.
Da semplice credente non sono così pre­suntuosa da dover ricordare a Te questo fon­damentale precetto, ma devo esprimere per­plessità -non solo mie- sul fatto che quando questo prossimo si presenta in condizioni di grave difficoltà non venga sostenuto, ma anzi venga respinto, da leggi emanate da persone che dicono di difendere l’identità cristiana (hanno letto il Vangelo? ) e che non sono ab­bastanza contrastate dalla Chiesa, soprattut­to dai suoi vertici.
Ciò è dovuto al fatto che si tratta di stra­nieri?
Levitico 13,33 : Quando un forestie­ro dimorerà presso di voi, nella vo­stra terra, non lo opprimerete, ma lo tratterete come colui che è nato tra voi. Tu lamerai come te stesso per­ché anche voi siete stati forestieri in terra dEgitto.
Il samaritano oggi
Che il concetto di prossimo non si limiti al mio compaesano o al mio correligionario, lo dimostra la parabola del samaritano.
Dopo l’indifferenza del sacerdote e del levita, il samaritano si ferma. Non si doman­da come mai l’uomo sia stato ferito, non disquisisce sul fatto che vi siano briganti da quelle parti, ma porge un aiuto immediato e si impegna per il futuro, pagando di persona l’accoglienza ed il reinserimento nella socie­tà dell’uomo che nemmeno conosce, ma di cui si è fatto prossimo (en passant chi dice “aiutiamoli a casa loro” ha ridotto i fondi per la cooperazione internazionale e questo è noto…).
Caro Padre, forse Tu non sai che un com­portamento simile è stato mostrato da sette pescatori tunisini i quali hanno commesso il “crimine” secondo le recenti leggi italiane, ma non secondo le leggi del mare e dell’uma­nità, di salvare 44 migranti africani -uomini, donne, bambini- in procinto di affogare. Ap­prodati a Lampedusa furono arrestati per fa­voreggiamento all’immigrazione clandestina e, se verranno condannati, dovranno trascor­rere da 1 a 15 anni in carcere. Il capitano del peschereccio, Abdelkarim Bayoud ha dichia­rato: “Sono contento di ciò che ho fatto”. Ecco un vero samaritano, anche senza “radi­ci cristiane”.
Non sono invece state intraprese azioni le­gali contro altri pescatori che, trovandosi in una situazione simile, hanno ignorato le ri­chieste di soccorso ed hanno allontanato i migranti a colpi di bastone lasciandoli affo­gare, fatto destinato a ripetersi da quando esi­ste il reato di favoreggiamento all’immigra­zione clandestina (esempio tratto dal saggio di Slavoj Zizek: Politica della vergogna, ri­portato da Repubblica del 10 - 9).
Si può facilmente constatare, caro Padre, che mentre la Chiesa nel suo insieme difende con coraggio alcuni principi per lei non rinun­ciabili riguardanti la sessualità ed il termine della vita, essa procede con passi felpati per quanto riguarda i gravissimi provvedimenti di recente approvati in Italia che, come ha detto un alto prelato, porteranno tanto dolore a queste donne e uomini, veramente agli ulti­mi che, secondo Cristo, sono i primi desti­natari della Buona Novella.
Non mi importa se questo dipende da inte­ressi taciuti o da sottili questioni di equilibri politici tra stati e tra poteri.
Chiamare all’obiezione di coscienza nei confronti di leggi ingiuste e inumane non mi parrebbe fuori luogo.
Radici, fiori e frutti
Quanti parlano di radici cristiane da inserire nella Costituzione europea le conoscono ve­ramente? Sanno che la fede cristiana è radi­cata in Cristo che ha dato la vita per i suoi fratelli, tutti figli di un solo Padre?
Bene ha fatto il card. Tettamanzi a ricorda­re che le radici sono importanti ma se non portano fiori e frutti, come il fico sterile, sono destinate a seccare (Mt.21, 18-29).
Ho letto che in alcune regioni d’Italia le omelie che parlano in favore dell’accoglien­za agli immigrati non sono gradite alla popo­lazione, perciò non se ne parla e così ho sen­tito anche in altri luoghi. Così facendo mi pare che si vada incontro al peccato di omissione. Non è anche la Chiesa che deve formare le coscienze chiamando coi loro nomi male e bene? Non sono i pastori che devono guidare i fedeli alla sequela di Cristo? Non si ripeterà l’acquiescenza dei cristiani nei confronti del­le leggi antiebraiche del secolo scorso? Non saremo giudicati dalla Storia?
Predicare la fraternità, vedere in ogni uomo il volto di Cristo, rinunciare a chiuderci nel piccolo orto delle nostre abitudini non è buonismo, è semplicemente essere cristiani. Nell’alto medioevo, durante le invasioni bar­bariche, fu proprio la Chiesa a far superare le paure dei romani, mostrando che anche gli invasori erano uomini, tanto più ora, che non si tratta d’invasione, ma di “aggiungere un posto a tavola”….
Se saremo ostacolati da coloro che per in­teresse di parte attizzano i peggiori istinti, come la paura, la diffidenza, l’ostilità pre­concetta che fa vedere nel diverso un nemi­co, teniamo presente l’ultima delle Beatitu­dini: “Beati siete voi quando vi insultano e vi perseguitano, quando dicono falsità e ca­lunnie contro di voi per il fatto che siete miei discepoli. Siate lieti e contenti, perché Dio vi ha preparato una grande ricompensa: in­fatti prima di voi anche i profeti furono per­seguitati”.
Voglio concludere, caro Padre, con le pa­role di Don Gino Rigoldi, cappellano del car­cere Cesare Beccaria di Milano: dovremmo “essere discepoli di Uno che è stato arrestato, condannato e ucciso per quello che faceva e diceva. Il sospetto di essere diversi io ce l’ho e non poco”.
 


Mercoledì 14 Ottobre,2009 Ore: 15:36
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Osservatorio sul razzismo

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info