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www.ildialogo.org Ancora un atto di viltà. E ancora un appello a insorgere in difesa della legalità e dell'umanità.,di Peppe Sini

Ancora un atto di viltà. E ancora un appello a insorgere in difesa della legalità e dell'umanità.

di Peppe Sini

L'esternazione del Presidente della Repubblica oggi ampiamente diffusa dai mass-media costituisce un ennesimo triste atto di viltà.
Il Presidente della Repubblica sa bene che poteva e doveva rifiutarsi di promulgare una legge illegale che reca misure razziste e squadriste, anomiche ed eversive, criminali e criminogene. Era suo dovere, e non era affatto arduo compierlo.
E sa bene il Presidente della Repubblica che la sua lettera del 15 luglio con la quale comunque segnalava allarmato la selvaggia irruzione dell'apartheid e delle camicie nere nel corpus giuridico e nell'amministrazione pubblica del nostro paese, ed a suo modo tentava di porre un sia pur fragile argine a questa infamia, a questo orrore, ebbene, quella lettera è in ampia misura vanificata da questo nuovo intervento che suona implicita fiducia ed avallo al governo golpista, e laido un invito alla resa rivolto a quella parte d'Italia che lotta per la legalità, per la democrazia, per l'umanità.
Noi che in queste settimane abbiamo tentato – e continueremo a farlo anche in futuro - di valorizzare ogni opportunità offerta dall'ordinamento per difendere la Costituzione e l'umanità, la decenza e il diritto, l'onore e la dignità delle nostre stesse persone e del nostro paese e della gente che ci vive, prendiamo atto di questo ennesimo cedimento al male.
Ci addolora. Non ci sorprende. È infatti tragicamente coerente con la riapertura dei campi di concentramento nel '98 stabilita dalla famigerata legge Turco-Napolitano, campi di concentramento contro i quali ci battemmo allora e non abbiamo giammai cessato di batterci; ed è coerente con la persistente violazione dell'art. 11 della Costituzione, violazione costituita dalla illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan: e del sangue degli assassinati in quella guerra sono colpevoli anche tutti coloro che potendo impegnarsi contro la guerra e salvare tante umane vite non lo hanno fatto, anzi: della guerra sono stati e sono tuttora complici pienamente corresponsabili - e il governo italiano, il parlamento italiano, il capo dello stato italiano in primo luogo, al pari degli altri decisori degli altri paesi che la guerra e le stragi di cui consiste fanno proseguire pur avendo il potere di farle cessare.
 
*
Ma detto questo, occorre persistere in ciò che è giusto.
Le umane miserie delle concrete persone che oggi occupano le più rilevanti funzioni e cariche della Repubblica sono altra cosa dalla dignità delle medesime istituzioni, e non si deve affatto desistere dal chiedere ad esse istituzioni di tornare alla legalità che il razzismo e la guerra flagrantemente, oscenamente violano. Non solo non si deve desistere, ma occorre intensificare vieppiù l'impegno per riconquistare legalità, civiltà, umanità.
Ed allora, in guisa di sommario promemoria, a chi ci legge ancora una volta chiediamo:
1. di scrivere ai Presidenti di Camera e Senato, ed a tutti i parlamentari, affinchè sulla base delle considerazioni svolte nella citata lettera del Capo dello Stato del 15 luglio 2009 - e sulla base dei molti autorevoli appelli di illustri magistrati e giuristi - riportino subito all'esame del Parlamento la legge del cosiddetto "pacchetto sicurezza" e il Parlamento cassi le misure razziste e squadriste, anomiche ed eversive, criminali e criminogene manifestamente incostituzionali ed antigiuridiche;
 
2. di predisporre gli esposti e le denunce (proporremo a suo tempo alcuni modelli utilizzabili) alle competenti magistrature affinchè se e quando la legge entrasse in vigore, immediatamente in tutta Italia esposti e denunce siano presentati a tutte le Procure, attivando così anche la possibilità di tempestiva richiesta da parte dei magistrati di merito di un intervento della Corte costituzionale che abroghi le norme razziste e squadriste, anomiche ed eversive, criminali e criminogene per palese incostituzionalità;
 
3. di esercitare una solidarietà attiva e operante, concreta e corale, con tutte le vittime del razzismo e dello squadrismo: mille esperienze esistono già, si può sostenerle e se ne possono creare di nuove: e nelle prossime settimane formuleremo anche alcune semplici proposte ad hoc (ad esempio per favorire la persistenza del maggior numero di persone in condizioni di regolarità amministrativa e senza timori di ricatti);
 
4. di esercitare il diritto-dovere di resistenza al colpo di stato razzista; di predisporsi in scienza e coscienza a una vera e propria insurrezione nonviolenta delle persone di volontà buona, delle associazioni democratiche, delle istituzioni fedeli alla Costituzione in difesa della legalità, in difesa della Costituzione, in difesa della civiltà, in difesa dell'umanità;
 
5. di opporsi non solo alle misure razziste e squadriste contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza", ma anche ai campi di concentramento, alle deportazioni, allo schiavismo ed ai poteri criminali, ad ogni forma di violenza razzista, maschilista, squadrista, golpista, ad ogni violazione dei diritti umani nei confronti di ogni essere umano;
 
6. di impegnarsi affinchè il governo golpista sia costretto alle dimissioni, il parlamento dominato da una maggioranza golpista sia sciolto e siano indette nuove elezioni, i golpisti siano tratti in giudizio nei tribunali della Repubblica e giudicati secondo le leggi vigenti: le leggi di uno stato di diritto, le leggi di una democrazia, le leggi di un paese civile, le leggi scritte col sangue dei martiri della Resistenza al nazifascismo.
 
*
Che viva la Repubblica.
Che viva la Costituzione.
Che sia respinto il colpo di stato.
Vi è una sola umanità.
Nessuno si arrenda al razzismo.
Nessuno si rassegni all'apartheid.
La nonviolenza è in cammino.
Amandla ngawethu.
 
 
 
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L'UMANITÀ CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento straordinario de "La nonviolenza è in cammino" del 21 luglio
2009
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it


Mercoledì 22 Luglio,2009 Ore: 16:08
 
 
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