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www.ildialogo.org Lettera al Sindaco di Udine e all'assessore ai servizi sociali,di Augusta De Piero

Lettera al Sindaco di Udine e all'assessore ai servizi sociali

di Augusta De Piero

Sul riconoscimento anagrafico dei figli di immigrati irregolari


Prof. Furio Honsell, Sindaco del Comune di Udine
e p.c. all’Assessore ai Servizi sociali, Antonio Corrias  
 
LORO SEDI
 
 
Signor Sindaco
nel comunicato emesso dall’Ufficio stampa del comune il 26 giugno leggo tra l’altro:  
Tra le azioni che ci proponiamo di intraprendere per appoggiare l’iniziativa della Rete per i Diritti di Cittadinanza e del Centro Balducci c’è la possibilità di convocare la presidenza dell’Ordine dei Medici e delle Ostetriche alla presenza dei responsabili dei servizi anagrafici per esplorare, qualora il comma relativo al segreto sanitario diventasse legge, la possibilità di misure di contrasto alla creazione di apolidi”.
E’ su questo punto che mi permetto di intervenire rivolgendomi a Lei, come sindaco del Comune in cui sono nata e risiedo, mentre attendo di conoscere le decisioni conseguenti le intenzioni espresse nel comunicato.
Il 15 luglio il presidente della Repubblica, promulgando le ‘Disposizioni in materia di pubblica sicurezza’ (come approvate dal senato il 2 luglio) ha scritto tra l’altro:
In altre occasioni, ho rilevato pubblicamente (rivolgendomi alle "alte cariche dello Stato", a partire dal dicembre 2006), come provvedimenti eterogenei nei contenuti e frutto di un clima di concitazione e di vera e propria congestione sfuggano alla comprensione della opinione pubblica e rendano sempre più difficile il rapporto tra il cittadino e la legge.
Ritengo doveroso ribadire oggi che e' indispensabile porre termine a simili ‘prassi’, specie quando si legifera su temi che - come accade per diverse norme di questo provvedimento - riguardano diritti costituzionalmente garantiti e coinvolgono aspetti qualificanti della convivenza civile e della coesione sociale. E' in giuoco la qualità e sostenibilità del nostro modo di legiferare”.
Confortata da questa autorevole considerazione, mi permetta di considerare un aspetto in cui la tutela della pubblica sicurezza, come immaginata da questo governo, suscita più che dubbi, angoscia
Lo stesso comunicato dell’Ufficio Stampa del Comune di Udine afferma: “...Questa politica anziché favorire il processo d’integrazione <.. > rischia invece di comprometterlo, innescando gravi meccanismi di esclusione, con la pericolosa conseguenza di abbassare i livelli di coesione e sicurezza sociale”.  
Voglio però scendere nel dettaglio.  
Il Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286. pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 191 del 18 agosto 1998 – S.O. n. 139”), significativamente modificato dalla nuova legge sopra citata, sembra assicurare ancora il rispetto del segreto sanitario. Recita infatti il non abrogato comma 5 dell’art. 35  “L'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”.
Quindi il segreto sanitario non sarebbe in gioco se non ci fosse, su tutta questa materia, l’ombra del reato di clandestinità, come previsto dalla nuova normativa e di cui il Presidente della Repubblica nel suo messaggio del 15 luglio ha, tra l’altro, scritto:
Mi riferisco alle disposizioni che hanno introdotto il reato di immigrazione clandestina (art. 1 commi 16 e 17). Esso punisce non il solo ingresso, ma anche il trattenimento nel territorio dello Stato. La norma e' perciò applicabile a tutti i cittadini extracomunitari illegalmente presenti nel territorio dello Stato al momento della entrata in vigore della legge. Il dettato normativo non consente interpretazioni diverse: allo stato, esso apre la strada a effetti difficilmente prevedibili.
In particolare, suscita in me forti perplessità la circostanza che la nuova ipotesi di trattenimento indebito non preveda la esimente della permanenza determinata da "giustificato motivo". La Corte costituzionale (sentenze n. 5/2004 e n. 22/2007) ha sottolineato il rilievo che la esimente può avere ai fini della "tenuta costituzionale" di disposizioni del genere di quella ora introdotta”.
E’ chiaro a mio parere che paghiamo e faremo pagare la mancata legislazione sul rifugio politico a soggetti non responsabili delle negligenze di parlamento e governi diversi succedutisi nel tempo (personalmente ricordo che l’ultimo tentativo di proporre una normativa in merito fu compiuto dall’on. Fernanda Contri, ministro con delega all’immigrazione. nei primi anni novanta)”
 
A differenza della pur problematica salvezza del segreto sanitario, ora l’esclusione totale dalla presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione degli atti di stato civile (già prevista dal comma 2 dell’art. 6 del TU 286/1998) risulta significativamente limitata ai  “... provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e ... inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolasticheobbligatorie”.  
Escluse le situazioni citate infatti “i documenti inerenti al soggiorno <...> devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati”.  
Resta sempre l’ombra delle prassi che possano derivare dall’introduzione del reato di immigrazione clandestina ma soprattutto, per quel che riguarda l’oggetto di questa mia comunicazione, è evidente che la registrazione dell’atto di nascita richiede l’esibizione del permesso di soggiorno, il che è logicamente impossibile ‘per la contraddizion che nol consente’.
Come esibire un documento di cui, per le più svariate ragioni, non si può essere in possesso?
Un gruppo consistente di associazioni per la tutela dei minori (gliene proporrò il testo integrale in allegato) ha descritto alcune delle conseguenze che potranno colpire i bambini non registrati alla nascita nel corso della loro crescita, senza considerare il rischio di sottrazione ai genitori.  
Se espulsa dopo i sei mesi dal parto (ancora previsti dalla legge come periodo di tutela) come farà una madre a presentarsi al confine con un bimbo non registrato sul suo passaporto, né riconosciuto da alcun documento legalmente valido come figlio suo?  
Come farà a registrarlo come figlio suo in qualsivoglia altro paese in cui possa trovare rifugio, sempre che rifugio sia concesso ad entrambi nel rispetto del legame che li unisce?
Verrà denunciata come una rapitrice di minori e quel bimbo le sarà sottratto se l’orrore non si sarà compiuto prima? Per salvare suo figlio dovrà rinnovare la sua clandestinità offrendosi ai mercanti di carne umana che ormai pullulano anche in Europa?
Comunque scrivono le associazioni suddette: “A nostro avviso, saranno molto gravi gli effetti del previsto reato di clandestinità che spingerà, di fatto, la popolazione straniera, oggetto del provvedimento, a non avere alcun contatto con le istituzioni ne' con alcun tipo di servizio pubblico, relegando alla marginalità non solo gli adulti ma anche i loro figli, rendendo la loro presenza assolutamente invisibile con conseguenze sociali gravi e difficilmente prevedibili.
La conseguente esclusione dai servizi scolastici e sociali così come dalle prestazioni sanitarie, per il timore di un genitore di essere segnalato all'autorità', viola diritti fondamentali dei bambini e dei ragazzi quali il diritto all'istruzione e alle cure sanitarie. Mentre e' obbligo dello Stato - uno Stato responsabile di fronte ai propri doveri - riconoscere a tutti i minorenni pari trattamento senza alcuna discriminazione.
Serissime saranno altresì le conseguenze della mancata registrazione alla nascita dei nati da genitori "irregolari", in aperta violazione del diritto fondamentale ad un nome, previsto dalla Convenzione, nonché notevoli gli ostacoli che i minori stranieri non accompagnati arrivati da adolescenti in Italia incontreranno al compimento della maggiore età, non potendo di fatto regolarizzare la loro permanenza nel nostro Paese. Quanto sopra indicato rappresenta solo alcune delle gravi situazioni che dovranno affrontare, per il semplice fatto di non essere italiani, i minorenni di origine straniera in conseguenza dell'attuazione di queste norme previste a tutela della sicurezza pubblica”.
 
Rivolgendomi al Lei ho la consapevolezza di prendere contatto con chi rappresenta un elemento costitutivo della Repubblica italiana.
Recita infatti l’art. 114 della Costituzione della Repubblica, nel testo modificato dall’art. 1 della legge costituzionale 18 ottobre 201 n, 3: “ La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”.
Mi rendo conto che ora Lei, nell’esercizio delle sue funzioni, si trova dinanzi a una contraddizione che sembra insanabile: da una parte la nuova legge sulla pubblica sicurezza pretenderebbe di essere elemento di costruzione di ordine mentre dall’altra rafforza una tendenza così descritta da un gruppo di giuristi che si sono recentemente rivolti al Presidente della Repubblica:  
"Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le società più avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, sì che (...) non si può non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare le persone in condizioni di povertà come pericolose e colpevoli". Le parole con le quali la Corte Costituzionale dichiarò l'illegittimità' del reato di "mendicità" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995) offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria complessità e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla Costituzione a tutte le persone”.
A Lei spetta entrare nel momento fondante questa condizione di povertà assoluta, non solo di beni materiali, ma anche del fondamento di una qualsivoglia cittadinanza: la registrazione anagrafica e certamente non ignora le conseguenze inevitabili della negazione di tale atto.
Gliene voglio citare, insieme a quelle sopra trascritte dall’appello delle associazioni per la tutela dei minori, una soltanto che pure può coinvolgere un servizio che anche il comune di Udine garantisce, quello della Biblioteca civica. Faccio mia la voce che viene dalla biblioteca di Cervia : “Mi unisco ... agli appelli degli intellettuali e dei giuristi firmatari degli appelli perché non venga promulgato il ddl 733 B aggiungendo la mia voce di bibliotecaria di una biblioteca pubblica che, con tante altre, ha promosso da marzo scorso una campagna d'opinione per ribadire il diritti di accesso ai servizi bibliotecari alle persone che si trovano nel nostro Paese senza documenti "regolari".
E infine un altro aspetto che non voglio trascurare.
Ai nostri bambini offriamo la lettura del diario di Anna Frank.  
Se il comune di Udine accetterà di rifiutare la registrazione della nascita dei figli di irregolari potrà farlo ancora con la dignità che viene dalla coerenza?
E ancora: spesso nella giornata della memoria ha parlato nelle nostre scuole Bruno Segre. Lui stesso si definisce “un vecchio italiano ebreo, figlio di antifascisti, nato 79 anni fa nell’Italia fascista, bandito nel 1938 in quanto ebreo da tutte le scuole del Regno d’Italia”.
Cosa diremo a giovani ed adolescenti che hanno ascoltato Segre con l’attenzione e il coinvolgimento che i giovani sanno esprimere a chi si rivolge loro testimoniando coerenza e manifestando rispetto esente da pregiudizi? Diremo che il 27 gennaio – la giornata della memoria - è come uno shopping day dettato da volatili opportunità?
Non voglio sovrapporre la mia voce a quella di Bruno Segre di cui, concludendo, sono onorata di trascrivere il testo integrale della lettera recentemente inviata al Presidente della Repubblica.
Sull’atto integrale di nascita a me intestato, che si conserva negli archivi dell’anagrafe di Milano, sta ancora oggi scritto a chiare lettere “di razza ebraica”: una dicitura che mi portero’ appresso sino alla morte. Memore del fascismo e delle sue aberrazioni razziste, mi permetto di rivolgermi a Lei per chiederLe di non ratificare il cosiddetto “pacchetto sicurezza” approvato in via definitiva dal Senato il 2 luglio scorso, dopo ben tre voti di fiducia imposti dal governo. Si tratta di un provvedimento che, in palese violazione dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, introduce nei confronti dei gruppi sociali più deboli misure persecutorie e discriminatorie che, per la loro gravità, superano persino le mostruosità previste dalle leggi razziali del 1938. Si pensi, per citare un unico esempio, al divieto imposto alle madri immigrate irregolari di fare dichiarazioni di stato civile: un divieto che, inibendo alle genitrici il riconoscimento della prole, farà si che i figli, sottratti alle madri che li hanno generati, vengano confiscati dallo Stato che li darà successivamente in adozione. Per buona sorte, le garanzie previste dai Costituenti Le consentono, caro Presidente, di correggere questo e altri simili abusi. Anche in omaggio alla memoria delle migliaia di vittime italiane del razzismo nazifascista Le chiedo di non promulgare un provvedimento che, ispirato nel suo insieme a una percezione dello straniero, del “diverso”, come nemico, mina alla radice la convivenza civile, pacifica e reciprocamente proficua tra italiani e stranieri, rischiando di alterare in modo irreversibile la natura stessa della nostra Repubblica”.    (Bruno Segre)
Ringraziandola per l’attenzione porgo distinti saluti.
 
(Augusta De Piero)
19 luglio 2009
 
 


Luned́ 20 Luglio,2009 Ore: 15:33
 
 
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