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www.ildialogo.org Per una disponibilità fiduciosa,di Guglielmo Loffredi

Per una disponibilità fiduciosa

di Guglielmo Loffredi

Ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25,35)
35 Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
________________________________________
 
Ci sentiamo sicuri:
 
se pensiamo la terra come dono di tutti
se coltiviamo la pace in noi
se viviamo le differenze e l’incontro come opportunità
se ci riconosciamo, almeno un poco, nell’altro
se abbiamo rispetto per le cose che non comprendiamo
se….
 
 
 
Allora quale è la differenza? Dove si annida la paura del diverso? Cosa ci spinge ad odio e conflitto?
Noi siamo in larga parte ciò che pensiamo. I pensieri hanno il loro peso nel costruire parole che diverranno comportamenti:
 
Bada ai tuoi pensieri
perché diventano parole
Bada alle tue parole
perché diventano azioni
Bada alle tue azioni
perché diventano abitudini
Bada alle tue abitudini
perché diventano il tuo carattere
Bada al tuo carattere
perché diventa il tuo destino
 
Talmud
 
Se ad esempio, nella Babele di parole di oggi sostituissimo: Tolleranza con Rispetto creeremmo nuove e più positive condizioni. Nella parola “tolleranza” manca l’equilibrio, come in una bilancia fuori asse. La parola contiene nello stesso tempo: chi tollera e chi è tollerato quindi una posizione di potere e una svantaggiata.
Occorre dar vita a un nuovo lessico, ritrovando le parole disarmate dal silenzio per una rifioritura del linguaggio e di relazioni autentiche.
Ciascuno di noi ha un suo specifico alfabeto, attraverso il quale comunica e comprende il mondo e nello stesso tempo è portatore di una verità che è legata alla sua esperienza che  bisogna legittimare. Per incontrare ogni persona bisogna essere disposti ad incontrare il suo mondo e il luogo che l’ha costruito.
Cosa biasimiamo alla politica?... l’incapacità ad affrontare il fenomeno epocale della migrazione con la necessaria umanità e con strumenti adeguati e di scegliere invece risposte sbrigative sollecitate dalla piazza e gestite nei termini di controlli di polizia.
Quali strumenti?... suggerendo di attuare serie politiche di cooperazione e di sviluppo umano ed economico con i paesi che si affacciano sul mediterraneo dirottando le ingenti risorse economiche stanziate per la presenza militare italiana in Afghanistan, Bosnia, Kosovo,  Libano etc… Ad esempio in Albania qualcosa è stato fatto dopo la caduta di Enver Hoxha  e gli sbarchi di decine di migliaia di esseri disperati in Italia.
Centinaia di aziende italiane sono operative in tutti i settori e si sono riunite in Associazione. In Albania la presenza italiana militare è particolarmente significativa. Dal giugno 1997 opera in Albania la Missione italiana interforze di polizia, che realizza progetti di assistenza e consulenza in favore delle forze di polizia albanesi.
Dal 1997 è presente in Albania un Gruppo navale della Marina militare italiana con base a Durazzo. La cui funzione e' quella di pattugliare le acque costiere albanesi in collaborazione con le autorita' militari locali. Si tratta in altri termini di disincentivare l’emigrazione producendo sviluppo locale: economico, intellettuale senza alterare gli equilibri delle comunità. Come già fanno moltissime ONG europee.
La migrazione è una costante della storia umana. In tutte le epoche le popolazioni di sono messe in cammino da un luogo ad un altro per commercio per scambi, a motivo di guerre, carestie e/o altro. La questione oggi è dovuta soprattutto alle dimensioni, ai numeri che diventano fenomeno sociale. Una umanità in movimento che nel nostro continente, da due millenni, è  divenuto luogo di incontro/scontro tra popoli differenti di diverse religioni. Senza dimenticare le migrazioni interne è intercontinentali che noi italiani abbiamo vissuto sulla nostra pelle.
Abbiamo tutti la responsabilità della testimonianza, in qualsiasi campo siamo impegnati, e ci vuole un grande lavoro di cura su diversi fronti, soprattutto quello di sollecitare e sostenere  i valori della vita.
Ogni giorno siamo chiamati in prima persona, incrociando le differenze, di qualsiasi genere, a riconoscerle e legittimarle iniziando da una sincera apertura del cuore, orientato alla ricerca delle somiglianze nel nome della stessa “umanità.
I migranti sono gli ultimi, anche se a noi più vicini, la distanza grande che ci separa non è quella dei muri ma è quella dei cuori. Quando chiamiamo clandestino un essere umano disperato, cancelliamo la sua identità e la storia che lo lega al suo mondo e ai suoi affetti.
Si tratta di riportare nell’incontro tra noi e  le differenze: linguistiche-culturali-sociali-religiose dei popoli migranti una disponibilità fiduciosa: cosa è questo per te?, per la tua gente?...lo scopo è di aprire i mondi. Se favoriamo queste pratiche limitiamo il nascere di traumatismi di diverso ordine: culturali, sociali, religiosi, e non perdiamo una buona occasione. Altrimenti lo spazio vuoto lo colmerà l’apparato esecutivo con il pensiero di paura che lo alimenta che ci venderà processi di assimilazione camuffati da integrazione illuminata.


Venerdì 10 Luglio,2009 Ore: 17:18
 
 
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