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www.ildialogo.org Haiti e la sensibilità del Signore,di Elisa Merlo

Lettera
Haiti e la sensibilità del Signore

di Elisa Merlo

Risposta di Augias e replica di Elisa


Risposta di Corrado Augias

La questione è antichissima. “Unde malum?”, da dove viene il male? Si chiedeva già Agostino: «Forse che la materia usata era cattiva ed Egli, nel darle una forma e un ordine vi lasciò qualche parte che non cambiò in bene? E perché mai sarebbe successo questo?…». La domanda si pose con tragica forza nel 1755 dopo il catastrofico terre/maremoto di Lisbona cui accenna anche Voltaire nel suo “candide”. Dal dibattito uscì il neologismo “Teodicea” cioè il rapporto di Dio con la Giustizia. Dopo Auschwitz e la Shoah il filosofo Hans Joanas si chiese: «Come può un Dio che si vuole onnipotente e infinitamente buono aver consentito questo orrore? Non dovremmo dubitare di queste sue qualità?». La chiesa cattolica risponde citando Giobbe cioè il giusto che Dio mette alla prova con numerose sventure. Il filosofo austriaco Gerhard Streminger nel suo recente: “La bontà di Dio e il male nel mondo: il problema della Teodicea” esamina, contestandole, molte possibili risposte. Per esempio: «Non esiste il male, esiste soltanto una mancanza di bene». Oppure: «Anche Dio ha sofferto: e se la sofferenza ci accomuna a Dio, soffrire non può essere un male». Una delle più lancinanti perorazioni contro l’ingiustizia divina è quella di Ivan Karamazov nel romanzo di Dostoevskij.
 
 Replica di Elisa
Il senso della mia lettera era il seguente: se Dio per ragioni a noi incomprensibili, non salva in qualche modo le sue creature da una simile tragedia, perché mai dovrebbe poi fare eccezione per questo o quel malato? Non era tanto mia intenzione porre il problema della Teodicea, che sappiamo benissimo non essere stato risolto da nessuno, ma volevo semplicemente dire che è pura illusione aspettarsi  guarigioni miracolose da Dio, oppure ritenere d'averle ricevute. E' ingenuità, ed inconsapevole presunzione ad un tempo.
Riguardo alla risposta della Chiesa cattolica, il Catechismo al n. 324 recita così: "Che Dio permetta il male fisico e morale è un mistero che Dio illumina nel suo Figlio, Gesù Cristo, morto e risorto per vincere il male.La fede ci dà la certezza che Dio non permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse il bene, per vie che conosceremo pienamente soltanto nella vita eterna”. Lo illuminerà, ma mistero resta. Giovanni Paolo II ci ricorda che “la morte è entrata nel mondo a causa dell’invidia del diavolo e del peccato dei progenitori” (Evangelium vitae). Non per volere di Dio! Stando al Vangelo, Gesù tentò in tutti i modi, con la predicazione, i miracoli, la sua vita, di estirpare il male dalla faccia della terra. Non sembra proprio che il male anche fisico gli andasse a genio: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice” (Mt 26,39). E non sembra neppure che gli andasse a genio il male altrui.


Giovedì 21 Gennaio,2010 Ore: 12:03
 
 
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