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www.ildialogo.org Meditazione amara,di G.C.

Lettera
Meditazione amara

di G.C.

Figlio di un dio minore?
 
[…] memore di estreme parole dette a me, a me solo, da Papa Giovanni il 31 maggio 1963, dopo aver ricevuto il Santo Viatico: “non ci siamo soffermati a raccattare i sassi che, da una parte e dall'altra della strada, ci venivano gettati addosso per rilanciarli; abbiamo pregato, obbedito, lavorato, sofferto; abbiamo perdonato e amato".(ricordi di mons.Capovilla).
 
Come vorrei, mio Dio, in questo scorcio amaro di vita poter dire lo stesso non solo sui sassi che probabilmente “non ho saputo raccattare e rilanciare”, ma soprattutto su quel “positivo” abbiamo pregato, obbedito, lavorato, sofferto, perdonato e amato! Quando mai, mio Signore, mi sono trovato in mano qualcosa di positivo (pregato! Obbedito! Lavorato)? Ho solo sofferto, sofferto tanto e… da stupido. Ed ora non ho più forza di perdonare e non c’è più spazio per le tenerezze da dare e tanto cercate! Sono terreno arido e infertile: è passata su di me la piallatrice prostituta e impura che mi ha comprato calcolando quando e quanto ricavare e, perciò, mi ha prostituito. E io, nel tuo nome Signore, non ho mai voluto calcolare: mi sono affidato! E dunque, sono forse figlio di un dio minore?
Ho creduto di imparare dalla tua “parola”
Ho creduto di imparare dalla tua “parola”, ora vieppiù penetrata, che tu Signore, sei l’Amore, solo Amore che si dona, Amore fecondo. E vado interrogando quanto di tale Amore e quando mi ha toccato: se uno struscio di tale Amore m’avesse lambito, io sarei ora sereno dentro di Te. Forse sono tra quelli che la tua “parola” la sanno, che la dicono, che l’insegnano e che non la capiscono? e perciò Tu mi rigetti con il “non ti conosco”? Financo taluni che la predicano e la insegnano la “tua parola”, quando mi sentono mi trattano da lebbroso. Eppure tutta la fede cristiana non fa che dire “amore” a fondo, in modo assoluto, senza riserve. Tu ci hai insegnato che “l’amore non va meritato”, come dire che Dio, Dio stesso, il famoso Onnipotente, ci ama per primo, ci ama così come siamo, ci ama prima, e questo amore indefettibile niente, assolutamente niente può intaccarlo.
E dunque solo tu, Signore
E dunque solo tu, Signore, sai allungare la mano sul lebbroso e sanarlo? […] Dio è in noi grazia, cioè dono, regalo, pura liberalità. E questo dono è la mia vita, la mia libertà, la mia buona forza, gioia inattaccabile di esistere, comunione con tutte le cose e con i miei fratelli che può sussistere attraverso tutto. Tutti sanno questo fra i credenti! Ma questa parola che sanno, che dicono, che insegnano è come murata in un incredibile silenzio […] poichè quando mi presento con la mia “solitudine senza sbocchi” rivedono il lebbroso!
Arroccarsi nell’ascesi?
Perché, Signore, questo stridore con la tua parola, con i tuoi gesti? Forse perché i “cristiani” di oggi sono tornati ad arroccarsi nell’ascesi e quindi nelle parole pericolose di santo e santità? Mi hanno detto che i più vicini a te Signore, i tuoi apostoli, non sono “saggi ritiratisi sulle montagne e relegatisi nelle grotte”, saranno… “uomini sulle strade del mondo, e dirà Paolo, offerti agli uomini, a loro agio, nell’abbondanza come nell’indigenza; uomini dalla parola pronta e pronti all’azione (come il loro Signore), rimestati nel gran pasticcio di pasta umana: pasta di cui anch’io son fatto? O no?
 
 
Oppure farmi “santo”?
Oppure avrei dovuto farmi “santo” secondo l’ascesi? Ma […] l’ascesi non è una creazione cristiana. Il legame tra Vangelo e ascesi non va da sé. L’ascesi fa riferimento al desiderio della pace interiore o, meglio, all’“apatia”, al “non patire dei greci”; e ancora al desiderio di elevazione dell’anima verso l’Ineffabile; o, infine, all’avvento nell’uomo di questo grande non-desiderio che lo libera da ogni attaccamento e da ogni sete.
Il Vangelo,“amore” operante, traboccante
Il Vangelo, invece è “amore” operante, traboccante. Il cuore del Vangelo, il suo cuore è “agape”, la purissima e bruciante tenerezza che avviluppa e infiamma tutto l’uomo. “Agape” è un fuoco. È più violento del desiderio, è il grande divino desiderio che non aspira che all’amore stesso... il quale, se non libera dal dolore, lo attraversa e lo trasfigura.
Io vidi questo!
Io vidi questo! Però i maestri m’avevano centellinato…”crux et martirium” (strano elogio della sofferenza e della malattia). Non capii, mi ritrassi… non osai oltre! E fu… una deriva da compromesso in compromesso. Nessuno mi disse che Cristo non si è crocifisso da solo ma si è offerto alla follia degli uomini perché Dio passasse fino in quell’abisso e niente rimanesse al di fuori del suo amore. Niente mi fece pensare che quando Gesù vede un malato non gli predica la croce: lo guarisce!
Signore Buono, ch’io possa tornare a vedere!
E allora, Signore Buono, guariscimi, fammi levare dal pagliericcio fetido in cui mi rigiro insonne, e mostrami ancora una volta la strada! Ch’io possa tornare a vedere!
Ricaricami, Signore, di agape, d’amore operante perché ancora io possa servire nel tuo santo nome.
 


Luned́ 21 Dicembre,2009 Ore: 14:19
 
 
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