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www.ildialogo.org Lettera a Stefano Ziantoni,di Giovanni Carbone

Lettera
Lettera a Stefano Ziantoni

di Giovanni Carbone

Che sofferenza aver seguito, anche se di sguincio, l'informazione giornalistica di Unomattina Estate su Rai 1 - dalle 7,10 fino alle 7,30 di stamani 29 giugno ’09.


Il conduttore Stefano Ziantoni ha sbattuto in Prima Pagina - la Rassegna Stampa dei principali quotidiani e settimanali - l’increscioso ripetersi di furti in casa di VIP in questi ultimi tempi nella Roma bene. Povero Renzo Arbore! Povero non so chi! La lista dei poveri ricchi aumenta! Poveri quelli che abitano loro malgrado quartieri lussuosi! Non se ne può più! Basta, basta, basta! Il fenomeno preoccupa perché oltre al danno materiale ne va di mezzo anche l’incolumità di chi vive arrancando! Un filmato mostra Arbore sconvolto e amareggiato dal torto subito! Veramente commovente! Non c’è che fare, è solamente cattiveria, delinquenza ad alti livelli! Tutta la comprensione degli italiani per l’accaduto! Queste sono le vere notizie su cui conviene spendere una pagina televisiva!
Rita dalla Chiesa, raggiunta telefonicamente in diretta, ha espresso la massima solidarietà alle Forze dell’Ordine che fanno il possibile ed anche oltre! Ciò nonostante tiene a sottolineare la difficoltà a uscire sul tardi, peggio rientrare quando le luci calano. La Rita evidenzia pure la poca sensibilità del prossimo e persino dei tassisti che, svolto il loro compito, non aspettano, soprattutto di notte, che il cliente entri in casa: sgommano appena possono e vanno via! Terribile! Vorrà dire che bisognerà mettersi d’accordo con il vicinato per ricorrere ad un servizio integrativo di vigilanza privata! Lei aggiunge. Non mi soffermo sulla retorica intervista di Ziantoni al comandante della Squadra Mobile di Roma. Botta e risposta da rudimentale copione. La sintesi? Più repressione e meglio organizzata! I cittadini sono invitati a collaborare!
Caro Ziantoni. A Napoli c’è parità di trattamento per agiati e svantaggiati. I carnefici non fanno differenza. Chiaramente quei carnefici quasi sempre con una vita da vittima alle spalle! A me hanno rubato tre autovetture e non conto i furti subiti negli autobus. Adesso i napoletani si limitano a denunciare il furto dei documenti tralasciando tutto il resto perché vaccinati all’inutilità dei propri esposti. A Napoli si chiama a telefono la Polizia che quando risponde, vuole conoscere il motivo spesso ritenuto inidoneo per il forse doveroso intervento perché i pochi poliziotti presenti sono già occupati in casi di prioritaria emergenza. Altre volte promette l’invio della volante che, preso il volo, si perde chissà in quale cielo! Spesso interviene, quando già è scappato il morto. Quante volte ho visto arrivare in carcere gli arrestati ben conciati per le feste! A volte senza nemmeno un giustificato appiglio. Si perde fiducia quando manca l’Autorità autorevole. Si vuole qualche grattacapo? Basta far presente al poliziotto che la pantera lampeggiante va parcheggiata come si conviene in ogni caso, anche al fine di dare il buon esempio.
Giovanni C., detenuto all’inizio degli anni ’80 al Filangieri, dove prestavo la mia attività di educatore, era il verace ragazzo napoletano di vico Scassacocchi a Forcella. Un ampio vano attrezzato degli accessori era abitato da almeno otto componenti la sua famiglia compresa la mamma obesa. Una famiglia necessariamente più che unita in pochi metri quadrati, un primo reale motivo per definirla disunita e affogata da tanti problemi superabili solo attraverso espedienti devianti, tipici della cultura del suo quartiere, vista l’incapacità, l’impotenza, il menefreghismo, la disorganizzazione delle istituzioni preposte, in ogni caso pullulanti di tantissimi dottori, esperti, tutti pronti a cantare, nessuno operativo nei fatti, se non a proprio vantaggio. Poco scolarizzato, Giovanni frequentava la scuola della strada con un discreto successo. Ma ahimè, in quel momento storico facilmente accadeva che adulti delinquenti accusassero, per averla franca, i minorenni, tanto quelli se la sarebbero cavata con poco o niente, grazie alle leggi praticamente sull’illogica impunità: perdono giudiziale, riduzione di un terzo della pena, probation, sospensione della pena, libertà condizionale, affidamento al servizio sociale, semilibertà, semidetenzione e chi più ne ha più ne metta.
Arrestato per reati da lui commessi e non, rimasto per essi diverso tempo in custodia cautelare, Giovanni, all’osservazione, mostrava una sua particolare sensibilità, oltre alla napoletana tipica generosità. Volentieri s’interessava a capire problemi esistenziali mai prima affrontati, tanto che la sua capacità critica evolveva a cadenza sciolta di pari passo con le capacità di analisi e sintesi. Lo spunto per dialogare su tali argomenti, era la visione di quel film, il contrasto d’idee con la maestra della scuola, il fatto accaduto e riportato dall’animatore socioculturale, la lettura di un giornale… Ben seguito, dopo qualche mesetto, agli occhi di tutto il personale penitenziario Giovanni appariva diversamente orientato. Apprezzato il suo sforzo a modificare la sua condotta e stimata la sua voglia di sentirsi gratificato, di affermarsi per essere protagonista di storia, mi parve ovvio affidargli qualche delicato compito: la responsabilità del servizio di pulizie nel suo reparto, il recupero del materiale didattico alla fine della giornata scolastico, la distribuzione del vitto a refettorio, la stesura di qualche articoletto sul giornale d’istituto… Giovanni uscì rinnovato.
Fin qui tutto bene, ma a distanza di qualche mese mi inviò una lettera che mi ferì al punto che chiesi il trasferimento per il riformatorio di Firenze. “Mi hai rovinato la vita” così esordiva Giovanni nella sua lettera, che gelosamente conservo. Il suo nuovo handicap era l’impossibilità a riprendere il suo precedente corso di vita, riconoscendosi piuttosto estraneo ad esso in seguito alla sua trasformazione di dentro, e la sua impossibilità a inserirsi nella società, diversa dalla sua originaria, perché da questa decisamente respinto. “Posso mai a vita vendere fazzolettini e accendini ai semafori delle strade?” Preferii non rispondergli. Volli incontrarlo personalmente e insieme accompagnarlo da più parti e per più giorni per offrirgli delle concrete opportunità lavorative. Effettivamente, presentarlo per lavoro e dire di lui, coperto da tatuaggi, residente a Forcella, dei suoi precedenti giudiziari, significava sentirsi rispondere al massimo: per il momento non è possibile, vedremo. Prima di trasferirmi a Firenze nel giugno dell’83, rincontrai Giovanni che mi illustrò il suo presente progetto: tenterò una rapina quanto meglio organizzata. Mi andrà bene, sarò io l’artefice del mio futuro. Mi andrà male, ritornerò in carcere, dove tutto sommato ci sto meglio che nella fossa di leoni di fuori! Seppi successivamente della sua carcerazione per rapina a mano armata.
Caro Ziantoni questa storia è emblematica. Altro che di repressione, è di prevenzione che sarebbe opportuno discutere. Altro che difendere Arbore o chissà chi. Un esercito di disoccupati, di migranti, di senza dimora, un esercito di svantaggiati, di anziani che vivono soli, milioni di disgraziati, di coloro ai quali, in tempi di elezioni, viene promesso mare e monti, si aspetta una minima risposta per una sopportabile sopravvivenza! Tu vuoi che mi preoccupi di Arbore? Stomachevole! Caro Ziantoni. Forse per te sarebbe meglio non parlare né di repressione né di prevenzione, ma educare la massa in difficoltà a starsene buona e a saper aspettare il momento del trapasso.
A Napoli e non solo è possibile scorgere in ogni dove migranti e non appollaiati qua e là senza speranza né dignità. Questi non possono nemmeno permettersi di servirsi di servizi igienici ormai tutti a pagamento. Questi svergognati fanno la pipì dove si trovano!  A morte! I migranti, bene farebbero a ritornarsene nei loro paesi magari a nuoto! Chi è responsabile del proprio male pianga se stesso! Questi sono sfuggiti alla fame credendo di trovare vita nel Pese di cuccagna. Ma sono impazziti? Sciò, sciò!  Ma che Ziantoni! Che bell’uomo! OK! So bene che dietro di te c’è l’augusto Augusto Minzolini! Anche lui che bell’uomo! Che bella complicità! Che servizi degni! Dietro Minzolini? Povero me, che pago il canone Rai e ne seguo le trasmissioni! Anche questo è vero! Otto e mezzo di La7, stesso giorno, ha fatto vedere i lavori in corso per il G8 all’Aquila dal vertiginoso costo superiore a quanto stanziato per quest’anno agli svantaggiati, 400 milioni di euro! I lavoratori, diversamente dalle affermazioni del Cavaliere che assicurava mano d’opera locale, in maggioranza erano extracomunitari. Con il permesso di soggiorno? In ottavo, nono o decimo subappalto? Ziantoni, saresti capace di approfondire questo argomento?
Giovanni Carbone
29 giugno ’09
 


Marted́ 30 Giugno,2009 Ore: 11:40
 
 
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