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Islamofobia
Le notizie del 16-12-2009

Rassegna stampa sull'islamofobia in Italia e nel mondo


Coro di “no” alla costruzione di un luogo di culto islamico sotto la Mole
I torinesi come gli svizzeri
"No alla grande moschea"
TORINO 15/12/2009 - Invitati ad esprimersi sulla costruzione di una grande moschea sotto la Mole i torinesi votano come gli svizzeri e dicono “no”. Le urne del referendum virtuale lanciato da CronacaQui si erano aperte giovedì. E in cinque giorni in redazione sono arrivati più di 500 voti sotto forma di mail, sms e com­menti agli articoli pubblicati sul nostro sito. Quasi tutti i lettori si sono detti contrari all’idea di vedere spuntare un minareto a Torino. E in molti, dopo aver espresso la propria preferenza, hanno deciso di spiegare il perché. Una buona fetta di “no” viene giustificata con la mancanza di reciprocità con i Paesi musulmani.

«In alcuni paesi islamici – sostiene Maria Grazia Cacioli - hanno bruciato non solo le nostre chiese ma arsi vivi preti, suore e civili solo perchè professavano la nostra religione. Nessuno pensa all’ulteriore degrado e alla mancanza di sicurezza che dovranno subire i cittadini che hanno la sfortuna di abitare in quella zona. Nessuno pensa all’inevitabile ulteriore decremento che si abbatterà sugli alloggi della zona stessa? Aiutiamo la Chiesa Cattolica, la nostra Chiesa, non i musulma­ni ». Sulla stessa lunghezza d’onda Paolo P.: « Rigido la domanda dicendo: una grande chiesa nei loro paesi? Secondo me il 99% non sarebbe d’accordo...». Anche Mario la pensa così: «Pensano di avere solo diritti e nessun dovere». Ma poi lascia intendere di essere disposto a cambiare idea qualora la situazione cambi. «Quando noi potremo ave­re una chiesa cristiana in un paese musulma­no – spiega - si potrà fare».
Tullio, invece, ne fa una questione di simbo­li, ammettendo la costruzione della mo­schea, ma non quella di un minareto. «Non sono d’accordo - spiega - perchè‚ anche le chiese di nuova costruzione non hanno ob­bligatoriamente il campanile».

Un altro lettore, invece, si dice favorevole, purchè si trovi un luogo adeguato. «Non sono d’accordo che si faccia una mo­schea in via Urbino, dove i palazzi sono molto vicini e le vie troppo strette. Se la devono fare, se la facciano fuori Torino». Sandra P., sostiene di essere «contraria alle moschee e ai minareti», e che le priorità sono altre. «Cerchiamo di fare case per le persone disabili e pensionati - scrive - invece di far cose inutili». Tra le poche voci fuori dal coro, spicca quella di Angela L. «E’ vero che se noi cristiani andiamo nei paesi islamici molto spesso non veniamo rispettati, ma è anche vero che non far venire alla luce questi luoghi lasciandoli nascosti negli scantinati potrebbe essere pe­ricoloso. Se il problema sono i potenziali terroristi, secondo me, si controllano meglio in una grande moschea che in un garage».
 

 

Notizia del 15/12/2009 - 21:35          
SVIZZERA
Minareti: è ricorso a Strasburgo

La richiesta di dichiarare il risultato delle urne incompatibile con la Convenzione europea dei diritti umani è stata inoltrata da Hafid Ouardiri, ex portavoce della moschea di Ginevra 

GINEVRA - Hafid Ouardiri, ex portavoce della moschea di Ginevra, ha presentato oggi un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro il divieto elvetico dei minareti: egli chiede al tribunale di Strasburgo di dichiarare il provvedimento approvato lo scorso 29 novembre dal popolo svizzero incompatibile con la Convenzione europea dei diritti umani.
Lettera al Consiglio federale - Ouardiri ha anche inviato una lettera al Consiglio federale e a tutti i paesi membri del Consiglio d'Europa, ha indicato all'ATS Pierre de Preux, presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Ginevra, confermando una notizia pubblicata sul sito internet della Televisione romanda (TSR). De Preux è uno dei cinque legali - due svizzeri, due francesi e un belga - che rappresentano il ricorrente.
Libertà di pensioero, coscienza e religione - Hafid Ouardiri è l'ex portavoce della moschea situata nel quartiere ginevrino del Petit-Saconnex. Musulmano praticante di nazionalità francese, vive a Ginevra da 30 anni. Nel suo ricorso a Strasburgo - indica il sito della TSR - egli richiama l'articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che garantisce la libertà di pensiero, coscienza e religione, l'articolo 14, che vieta la discriminazione, e all'articolo 13, che recita: "Ogni persona i cui diritti e le cui libertà riconosciuti nella presente Convenzione siano stati violati, ha diritto a un ricorso effettivo davanti a un'istanza nazionale, anche quando la violazione sia stata commessa da persone agenti nell'esercizio delle loro funzioni ufficiali".
Complicazioni giuridiche - De Preux ammette che sussistono "problemi di ricevibilità" per il ricorso, come già ha rilevato il presidente della Corte europea, Jean-Paul Costa, che ha definito il caso "complicato sul piano giuridico". Prima di potersi rivolgere alla corte di Strasburgo, un ricorrente dovrebbe aver dapprima esaurito tutte le vie di ricorso nel suo paese. Tuttavia, "non è possibile rivolgersi al tribunale federale contro il risultato di un voto popolare", aveva spiegato Costa all'inizio di dicembre davanti a un gruppo di giornalisti a Bruxelles.
Soluzioni giuridiche - Secondo de Preux, questi problemi possono essere risolti dalla giurisprudenza della stessa corte europea. Questa è infatti già entrata in materia in casi in cui il risultato del ricorso era talmente prevedibile da diventare certo, ha detto l'avvocato ginevrino all'ATS.
Scarse possibilità di successo - Lo svizzero Stefan Trechsel, professore di diritto penale, pensa che le possibilità di successo del ricorso sono scarse. Seguendo l'argomento di Costa, l'ex presidente della Commissione europea dei diritti dell'uomo e attuale giudice al Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia all'Aja (Tpi) ha detto al telegiornale della televisione svizzero tedesca (SF) che il ricorrente non è direttamente toccato da un divieto di costruzione dei minareti. Secondo il giurista inoltre prima di approdare a Strasburgo dovrebbero essere esaurite tutte le istanze in Svizzera, fino al Tribunale federale (TF).
Consiglio federale in attesa - Il Consiglio federale aspetta una eventuale sentenza di Strasburgo per valutare concretamente la situazione. La ministra di giustizia Eveline Widmer-Schlumpf ha dichiarato durante la recente sessione del Consiglio nazionale che è fuori discussione una denuncia della Convenzione europea dei diritti umani. La consigliera federale ha precisato che non si può neppure avanzare una riserva alla sua applicazione, perché un passo del genere è possibile soltanto al momento della firma o della ratifica del testo.
 
ats
 
Foto apertura: Keystone Salvatore DiNolfi

 

Notizia del 15/12/2009 - 20:14         
 
PARIGI
Francia: ministro detta decalogo buon musulmano francese
PARIGI - Amare la Francia, avere un lavoro, non parlare lo slang delle banlieue e soprattutto non portare il cappellino con la visiera al contrario: ecco il mini-decalogo del buon musulmano, secondo il Segretario di stato francese alla Famiglia, Nadine Morano. Una frase "estrapolata" dal contesto, ha subito precisato il ministro. Rassicurazioni che però non sono bastate a placare le polemiche oltralpe, dove le reazioni non si sono fatte attendere.
L'opposizione di sinistra parla di "battuta fuori luogo", "concezione etnica della nazione che ricorda il regime di Vichy", "parole avvilenti e molto gravi". Il Partito socialista chiede persino le dimissioni della Morano e la chiusura immediata del dibattito sull'identità nazionale, lanciato in Francia nei mesi scorsi dalla destra di Nicolas Sarkozy. Mentre il Partito comunista parte all'attacco esigendo le scuse pubbliche del governo.
A una domanda sulla compatibilità tra l'Islam e la Repubblica francese - durante un dibattito sull'identità nazionale a Charmes, nell'est della Francia - il segretario di Stato ha detto che da un giovane musulmano si aspetta che "ami la Francia, che trovi un lavoro, che non parli il verlan (lo slang parlato dai giovani delle banlieue ndr.) e che non metta il berretto all'incontrario".


ATS
 


Giovedì 17 Dicembre,2009 Ore: 16:43
 
 
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