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www.ildialogo.org CHE COSA UMILIA UNA REPUBBLICA LAICA ?,di FRANCO CARDINI

CHE COSA UMILIA UNA REPUBBLICA LAICA ?

di FRANCO CARDINI

Cardini sul niqab e hijab


francocardini.net/

Il 2 luglio del 1798 un giovane militare che, piaccia o no, è colui che ha  dato un senso alla Rivoluzione francese e resta, anche grazie alla sua opera di  legislatore laico, uno dei “Padri storici” dell’Europa, sbarcava nel porto di  Alessandria d’Egitto e lanciava uno stupefacente proclama, nel quale si  sosteneva che la Repubblica nata dalla Rivoluzione e l’Islam riposavano sugli  identici valori di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza. Al di là della sua  genialità di demagogo (ma era anche ben altro), il generale Napoleone Bonaparte  aveva una buona conoscenza dell’Islam: superiore forse a quella di molti  politici d’oggi, francesi e non. Allora: sbagliava lui, o sbagliano oggi i suoi  connazionali i quali vedono in alcune usanze (peraltro minoritarie) di alcuni  gruppi musulmani d’oggi un insulto e un attentato a quei valori?   La repubblica francese di questi anni non è nuova a esperimenti liberticidi  travestiti da misure libertarie: è già in vigore da tempo la norma che vieta il  hijab il semplice velo da testa, praticamente un foulard) nelle scuole. L’alibi  giuridico è stato, in quel caso, quello del “divieto di ostentazione di segni d’ appartenenza religiosa”: una norma ambigua e pericolosa. Quand’è che una croce  o una stella di David al collo diventa “ostentata”? Se ha un centimetro di  diametro? O due? O cinque?  Ora, si vara una legge che proibisce gli abbigliamenti musulmani di copertura  integrale (burqa e niqab), senza cercar nemmeno l’alibi dell’ostentazione: e  tanto meno quello – che pur sarebbe plausibile – della sicurezza, nel nome  della quale si può chiedere a chiunque di mostrar il volto scoperto come  elemento d’immediata riconoscibilità. No. In questo caso si fa riferimento ai  “valori della Repubblica”. E il presidente della commissione responsabile  dichiara che burqa e niqab sono “solo la punta dell’iceberg”, perché in realtà  rappresentano solo uno degli aspetti della repressione dei diritti della Donna  nell’Islam. E’ un vecchio discorso: che però viene acriticamente ripetuto,  senza che si fornisca mai lo straccio d’una prova dell’assunto dogmatico  secondo il quale le donne musulmane, se potessero, insorgerebbero in blocco per  sbarazzarsi di quegli odiati indumenti. Al contrario. E’ sempre più frequente  imbattersi – piaccia o no – in donne musulmani giovani, istruite, magari  carine, che adottano l’uso di quegli indumenti o che, pur non portandoli, ne  difendono la legittimità. Capita sempre piu spesso di leggere e di ascoltare  difese della copertura integrale per nulla retrograde e reazionarie, ma al  contrario intelligenti e spiritose: dove per esempio si rimprovera alle  “occidentali” la schiavitù costituita dall’ostentazione continua a tutti delle  loro grazie, l’implicito mercimonio che in essa è presente, lo stress derivante  dal dover esser sempre belle e ordinate anche quando si scende al market  paragonato alla libertà di un bel burqa indossato in fretta per cinque minuti,  sotto al quale magari si resta in calzamaglia e bigodini.
 Esagerazioni? Mica tanto. Nei paesi musulmani sta montando un agguerrito e  serio movimento femminista che punta a ben altro: e che difatti difende gli  indumenti tradizionali. Quanto ai valori di una “repubblica laica” che  paradossalmente tutela il diritto alla pubblica impudicizia ma punisce quello  al pudore, va detto chiaro che la vera laicità consiste non già nel vietare  simboli e atteggiamenti religiosi, bensì nel permettere e nel tutelare tutti i  comportamenti che non impediscano la convivenza e l’esercizio dei diritti  altrui. E imporre agli altri i propri canoni morali sostenendone  aprioristicamente la “superiorità” non è laicità. E’ prepotenza.   
 
Franco Cardini
 
26.01.2010     
 


Luned́ 01 Febbraio,2010 Ore: 15:28
 
 
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