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www.ildialogo.org “DICO SÌ ALL’ORA DI RELIGIONE ISLAMICA”,di Agenzia ADISTA n. 108 2009

“DICO SÌ ALL’ORA DI RELIGIONE ISLAMICA”

di Agenzia ADISTA n. 108 2009

INTERVISTA A SHAHRZAD SHAHOUSHMAND


35259. ROMA-ADISTA. Sulla proposta lanciata dal sottosegretario Urso (v. articolo precedente) si sono pronunciate tutte le forze politiche e numerosi esponenti delle gerarchie cattoliche, questi ultimi, per altro, non sempre in sintonia fra loro. Ma poche sono state le voci di intellettuali islamici ospitate dai media italiani. Adista ha voluto sentire il parere della teologa islamica Shahrzad Shahoushmand. 
Preliminarmente, credo si possa concordare su un punto: la proposta sull’ora islamica ha avuto per lo meno il merito di riavviare il dibattito sull’ora di religione cattolica nelle scuole italiane…
I miei tre figli hanno frequentato la scuola pubblica in Italia e l’ora di religione cattolica. E devo dire che sono contenta di questa scelta. Anche i dati di cui disponiamo ci dicono che non sono pochi i musulmani in Italia che scelgono per i propri figli l’ora di religione cattolica. Non solo: c’è anche una buona percentuale di musulmani - in Italia come negli altri Paesi europei - che addirittura sceglie di mandare i propri figli in scuole cattoliche. Questo avviene perché molti musulmani vedono l’educazione religiosa, l’ancoraggio a solidi valori religiosi ed umani, come un valore in sé, a prescindere dalla religione tramite la quale tali valori vengono proposti.
Ovviamente, l’insegnamento della religione cattolica, anche nell’ora facoltativa presente nelle scuole pubbliche, deve avvenire in un clima pacifico e non confessionale. Non deve essere un’ora di catechismo, bensì un modo con il quale anche i bambini musulmani possono conoscere meglio la cultura del Paese dove stanno crescendo.
 
Sulla specifica proposta sollevata da Urso - l’ora di religione islamica in alternativa a quella cattolica - qual è la sua opinione?
Sono in parte favorevole. Ormai nelle scuole italiane ci sono tantissimi bambini figli di immigrati, e molti di religione islamica. Talvolta questi bambini sono addirittura la maggioranza. E allora trovo giusto che si offra loro la conoscenza della proprie radici culturali e religiose. Se in una ci sono dodici, tredici bambini con genitori di cultura islamica non vedo perché non dovrebbero poter seguire un’ora di insegnamento della loro religione. Credo possa essere anche uno strumento di evangelizzazione, perché sarebbe la manifestazione di un amore autentico verso il prossimo che oggi si trova in questo Paese come straniero e come immigrato. Sarebbe veramente un segno vivo di apertura e fratellanza, che mostrerà meglio di ogni altra cosa ai musulmani cosa significa essere veramente cristiani.
 
C’è qualcuno che vede nelle diverse ore di religione il pericolo di una riproduzione delle divisioni comunitarie di origine familiare. Cosa pensa dell’ora di storia delle religioni che molti hanno proposto come soluzione alternativa? Non sarebbe un modo migliore per scongiurare il rischio di ghettizzazione delle varie comunità?
Sono favorevole anche a questa proposta. Ma realisticamente io vedo che l’ora di religione cattolica, per quanto formalmente facoltativa, è di fatto obbligatoria in molte scuole perché manca un’alternativa (non sono attivati altri insegnamenti in quell’ora). E allora mi dico: prima ancora di pensare a una riforma generale dell’insegnamento di religione – che troverebbe tantissime resistenze – perché non cominciare ad attivare corsi per tutti quei musulmani che già frequentano le scuole italiane?
I ghetti si creano se noi costringiamo tutti in un unico modello, perché alla lunga questa costrizione e questa mancanza di alternative può provocare sentimenti di umiliazione, che a loro volta favoriscono rinascite identitarie e fenomeni di violenza. Invece, quando i bambini di altre culture sperimentano un’apertura vera, un gesto di fratellanza autentica, sono ben lontani dal reagire, da grandi, con violenza.
 
Dal punto di vista pratico pensa sia possibile attivare questi insegnamenti? La comunità islamica italiana non si raccoglie attorno ad un’autorità riconosciuta in grado di coordinare un’iniziativa del genere…
Se l’uomo è stato capace, con le sua intelligenza e le sue conoscenze scientifiche, di creare armi potentissime di distruzione di massa, è altrettanto capace di costruire “bombe di fratellanza”.
Non possono essere le difficoltà tecniche a precluderci questa strada. Io vedo la cosa assolutamente fattibile: per esempio si potrebbe formare un comitato composto da una serie di intellettuali musulmani residenti in Italia. Il comitato potrebbe redigere un questionario con il quale esaminare, tramite concorso pubblico, tutti coloro che si candideranno a svolgere il ruolo di insegnanti dell’ora di religione islamica. Insomma, possiamo studiare tante formule, ma il problema non è assolutamente di natura tecnica. (e. c.)

Adista Società Cooperativa a Responsabilità Limitata - via Acciaioli 7, 00186 Roma - P.I. 02139891002 
 


Mercoledì 28 Ottobre,2009 Ore: 17:27
 
 
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