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www.ildialogo.org VATICANO E MERCATO. Crolla il mercato delle ostie, e sale quello delle zucche... Una nota di Giacomo Galeazzi e una di Marco Tosatti,a cura di Federico La Sala

ECONOMIA E TEOLOGIA. EU-CHARIS-TIA: IL "PANE QUOTIDIANO" DEL "PADRE NOSTRO" ("CHARITAS"), IL "CORPUS DOMINI", VENDUTO SEMPRE PIU' A "CARO-PREZZO"("CARITAS"), DA PAPA BENEDETTO XVI ("Deus caritas est", 2006) E DA TUTTI I VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICO-ROMANA ...
VATICANO E MERCATO. Crolla il mercato delle ostie, e sale quello delle zucche... Una nota di Giacomo Galeazzi e una di Marco Tosatti

Complice la fuga dei fedeli dalle chiese, la vendita delle particole ha subito una battuta d’arresto in tutto il Paese (...) Bertone ha detto di non aver ancora sentito il Papa sul tema.


a cura di Federico La Sala


  Si riduce il lavoro delle suore Crocifisse dell’Eucarestia, tra le principali produttrici del corpo di Cristo

  Ostie in crollo

  Cala il mercato delle ostie. Complice la fuga dei fedeli dalle chiese, la vendita delle particole ha subito una battuta d’arresto in tutto il Paese.

di GIACOMO GALEAZZI (La Stampa/Oltretevere, 5/11/2009)

Crolla il mercato delle ostie. Complice la fuga dei fedeli dalle chiese, la vendita delle particole ha subito una battuta d’arresto in tutto il Paese. Dati alla mano, Raniero Mancinelli, sarto capitolino dei papi che rifornisce del pane di Dio la stragrande maggioranza delle parrocchie, non solo romane, regista un «calo delle vendite pari al 15%. Sono finiti i tempi in cui le particole andavano via come il pane - afferma -. Se, infatti, per il Giubileo e negli anni a seguire mi rifornivo ogni settimana, ora gli acquisti sono limitati nel tempo». Spesso nel negozio di Borgo Pio resta pure il deposito. Si riduce, dunque, il lavoro delle suore Crocifisse dell’Eucarestia, tra le principali produttrici del corpo di Cristo.

«Il crollo del mercato delle ostie - spiega le cause Mancinelli -non è dovuto all’aumento dei prezzi. Una fornitura di mille particole fatte con un semplice impasto di farina, infatti, ha un costo di 7 euro. Il fatto è che c’è un fuggi fuggi generale dei fedeli. Basta entrare in chiesa la domenica per rendersene conto». Un calo del mercato delle ostie che si registra più al nord e al centro Italia, stando anche alla testimonianza di padre Giuseppe Lombardo, sacerdote della parrocchia di San Pietro al Carmine a Siracusa. «Per quel che mi riguarda, i miei fedeli sono rimasti abbastanza stabili sia nella frequenza della Santa Messa che nei sacramenti ma la mia, riconosco, è una parrocchia atipica. In effetti - afferma il prete siciliano - è soprattutto nelle grandi città che si registra l’allontanamento dei fedeli dalla messa».

Per non parlare delle confessioni. «Sempre meno gente - dice il sacerdote - è disposta a raccontare i propri peccati al prete. Insomma, ci si allontana dal sacramento e anche questo contribuisce al crollo del mercato della particola». Lontani i tempi in cui, nel bel mezzo della comunione, poteva capitare che il prete si ritrovasse senza ostie consacrate. Capitò nel 1993, durante la messa che precedette i lavori della Dc. Al rito parteciparono così tanti esponenti della Balena bianca al punto che il corpo di Cristo non bastò per tutti.


Bertone: solo le zucche...

Il Segretario di Stato commenta la recente decisione della Corte dei Diritti Umani di Strasburgo sul crocifisso nelle aule

di MARCO TOSATTI (La Stampa/San Pietro e dintorni, 4/11/2009)

Il cardinale Segretario di Stato commenta ironicamente il verdetto della Corte dei Diritti Umani, e la reazione dell’esecutivo italiano. "Certamente c’è apprezzamento" - ha detto - per il ricorso annunciato dal governo italiano contro la sentenza con cui la Corte dei diritti umani di Strasburgo ha detto no al crocifisso nelle aule scolastiche italiane. Lo ha detto il segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone a margine di una conferenza stampa all’ospedale pediatrico Bambin Gesù. "Io dico che questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche delle feste recentemente ripetute e ci toglie i simboli più cari. Questa è veramente una perdita. La nostra reazione - ha aggiunto - non può che essere di deplorazione e ora dobbiamo cercare con tutte le forze di conservare i segni della nostra fede per chi crede e per chi non crede".

"Abbiamo ascoltato tante voci - ha affermato il porporato - e anche l’eco del dolore di chi si sente un po’ tradito nelle sue proprie radici pensando che questo simbolo religioso è simbolo di amore universale, non di esclusione ma di accoglienza. Questo credo che sia l’esperienza di tutti". "Io dico purtroppo - ha aggiunto Bertone - che questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche delle feste recentemente ripetute prima del primo novembre e ci toglie i simboli più cari". Secondo il porporato inoltre "tutte le nostre città, le nostre strade, le nostre case, le scuole" presentano simboli religiosi come il crocifisso e dunque, ha chiesto, "dobbiamo togliere tutti i crocifissi? Penso a tutte le opere d’arte che presentano il crocifisso e la Pietà, mi domando se questo è un segno di ragionevolezza oppure no".

La Santa Sede "certamente apprezza" il ricorso annunciato dal governo italiano nei confronti della decisione della Corte europea di Strasburgo sui crocifissi. Lo assicura il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, rispondendo ad una domanda dei giornalisti. "Spero che siano anche altri governi a fare questo ricorso - ha detto Bertone a margine di una conferenza stampa all’ospedale Bambino Gesù di Roma - per una vicenda che non riguarda solo l’Italia e spazia anche oltre l’Unione europea". Il porporato ha peraltro sottolineato che la Santa Sede, da parte sua, "fa i passi che le spettano per stimolare, come ha detto bene la Conferenza episcopale italiana, i cristiani a reagire. Noi non possiamo interferire sulle decisioni della Corte europea". Rispondendo ad una specifica domanda dei cronisti, Bertone ha detto di non aver ancora sentito il Papa sul tema.


Sul tema, in rete, si cfr.:

LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!

IL VANGELO DI PAPA RATZINGER E DI TUTTI I VESCOVI E IL "PANE QUOTIDIANO" DEL "PADRE NOSTRO", VENDUTO A "CARO PREZZO".

LA CARESTIA E LA CHIESA CATTOLICO-ROMANA!!! "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1Gv., 4., 1-16). LO SCEMPIO DEL "CORPUS DOMINI".

IL POTERE E LA GRAZIA. I SANTI PATRONI - IN MOSTRA. NEL NOME DEL DIO DEGLI AFFARI, RINNOVATO PATTO DIABOLICO "STATO-CHIESA". Un’anticipata e preoccupata lettera di don Paolo Farinella, a Bertone e a Bagnasco



Venerdì 06 Novembre,2009 Ore: 10:30
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 06/11/2009 12.26
Titolo:Meno bugie più evangelo: nella scuola di Barbiana don Milani aveva tolto il cro...
Meno bugie più Vangelo

di Enzo Mazzi (il manifesto, 6.11.2009)

La Corte Europea dei diritti dell’uomo ha detto «no» al crocifisso in classe, pronunciandosi sul ricorso di una cittadina italiana. Si è subito scatenato il putiferio. In Italia la laicità è un obiettivo ancora lontano. Questo non deve indurre allo scoraggiamento. Deve anzi suscitare una spinta a lavorare con più lena perché la cultura della laicità divenga sentire comune. Finché la religione cattolica era l’unica religione dello stato si poteva ancora sostenere che l’esibizione pubblica del crocifisso corrispondesse all’interesse pubblico.

Ma oggi, dopo gli Accordi del 1984, la religione cattolica non è più la sola religione dello stato. Quindi i simboli religiosi, tutti i simboli religiosi, anche quelli della spiritualità o della fede laica, hanno uguale dignità. Le leggi e chi le interpreta devono adeguarsi di diritto e di fatto.

Ma è proprio vero che il crocifisso ha un valore universale e che è la bandiera dell’identità italiana? Che tutti i cittadini, di qualsiasi religione o credo, possono e devono accettare? Ma allora com’è che Costantino ha messo la croce sui suoi labari e in quel segno ha ucciso e in quel segno ha vinto? Com’è che da quel momento la croce è trionfo e vittoria? E’ vero che poi Costantino in omaggio alla croce ha abolito la crocifissione. Non però la sostanza del supplizio. Ha continuato a sacrificare innocenti con altri strumenti avvalendosi della protezione della croce. Si potrebbe continuare sul filo della storia, dalla croce indossata dai crociati alla croce brandita dai conquistatori, usata per accendere i roghi di eretici e streghe, fino alla croce sui simboli di partito e alla croce che s’insinua negli attuali arsenali militari.

Lo so bene che la croce ha alimentato anche la speranza del riscatto storico degli oppressi, la loro lotta e le loro rivoluzioni. Ma per lo più ciò è stato considerato una eresia. In realtà ogni volta che il cristianesimo si è aperto e legato ai movimenti storici che puntavano al riscatto dei poveri e degli oppressi, qui in terra e non solo in cielo, ha subito feroci repressioni. Contro quel cristianesimo ribelle puntualmente si sono accesi i roghi fisici o morali. Fino all’attuale allontanamento di don Alessandro Santoro dalla Comunità delle Piagge di Firenze.

Non risulta per niente vero che è consentito vedere nella croce il simbolo della prevalenza dell’amore sul potere, come sostiene un teologo alla moda come Vito Mancuso (la Repubblica di ieri 4 novembre). Tutti i movimenti popolari rivoluzionari animati dal Vangelo che hanno visto nella croce il segno della liberazione storica e non solo della redenzione sacrificale trascendente sono stati repressi spesso nel sangue. Quante croci della teologia della liberazione sono state abbattute e calpestate dai crociati della croce esibita come trionfo! La croce si può anzi si deve esporre solo in quanto è segno del potere.

Non per nulla «meno croce e più Vangelo» valeva anche nella scuola di Barbiana da dove don Milani aveva tolto il crocifisso. Meno croce e più Vangelo valeva per un cattolico come Mario Gozzini, il senatore della legge sulla carcerazione, il quale nel 1988 scrisse sull’Unità due forti articoli di critica verso i difensori dell’ostensione pubblica della croce. E vale oggi per tante esperienze di fede cristiana aperte al globalismo dei diritti e alla pace, vale per le comunità di base, vale per tante oscure parrocchie e associazioni, vale per i valdesi. Il problema è che il sistema dei media non ne dà notizia.

Le suggestioni di Gozzini sarebbero da rileggere oggi, tanto sono attuali. Egli da fine politico e da buon legislatore fa la proposta di «uno strumento che impegnasse il presidente del Consiglio a studiare e compiere i passi opportuni per ottenere, dalla Conferenza episcopale, l’assenso a togliere di mezzo un segno diventato, quantomeno, equivoco. Ci vorrà tempo e pazienza ma ho speranza che alla fine la ragione e l’autentica coscienza cristiana (quella che bada a Cristo più che ai patrimoni storici) avranno la meglio». La speranza di Gozzini è sempre più la nostra speranza.

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