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www.ildialogo.org IL MESSAGGIO EVANGELICO E IL MAGISTERO 'INFALLIBILE' DEL "LATINORUM" VATICANO.,a cura di Federico La Sala

SINODO DEI VESCOVI 2008: ANNO DELLA PAROLA DI DIO. MA QUALE DIO: AMORE ("CHARITAS") O MAMMONA ("CARITAS")?! Fatto sta che la prima enciclica di Papa Benedetto XVI è dedicata al dio Mammona ("Deus caritas est", 2005/6).
IL MESSAGGIO EVANGELICO E IL MAGISTERO 'INFALLIBILE' DEL "LATINORUM" VATICANO.

Contro lo Spirito evangelico ("charitas"), la Federazione biblica cattolica avalla il tradizionalissimo e menzognero magistero della "Deus caritas est" e della "Caritas in veritate" di Papa Ratzinger. Interventi 'celebrativi' di Vincenzo Paglia e Altri, ripresi dall’Osservatore Romano


a cura di Federico La Sala

I quarant’anni della Federazione biblica cattolica che ha contribuito al rinnovamento spirituale della Chiesa dopo il concilio

Lo sguardo verso l’alto e l’orecchio teso

  di Vincenzo Paglia 
  Vescovo, presidente della Federazione biblica cattolica

A poco più di quaranta anni dal Vaticano II si può affermare che l’auspicio a fare delle sante Scritture l’anima della vita spirituale e pastorale delle comunità ecclesiali non è stato disatteso. Da allora infatti si è avviato uno straordinario processo di riacquisizione delle Scritture da parte dell’intera comunità ecclesiale e se ne vedono gli effetti profondi nella vita del popolo cristiano. Lo stesso movimento ecumenico trova nella rinnovata attenzione alla Bibbia un terreno propizio di dialogo - vedi riquadro, Parola di Dio ed ecumenismo. Nella Chiesa cattolica possiamo dire che si è sviluppato un vero e proprio "movimento biblico" che, rispetto a quello che ha preceduto il concilio Vaticano II, ha interessato la vita della Chiesa in tutti i suoi ambiti. Anche solo un veloce sguardo ai testi del magistero sulla sacra Scrittura fa vedere lo straordinario cammino compiuto rispetto ai secoli precedenti. Giovanni Paolo II, a venti anni dalla Dei Verbum, presentando il documento della Pontificia Commissione Biblica sulla interpretazione della Bibbia, affermava: "È motivo di gioia vedere la Bibbia presa in mano da gente umile e povera, che può fornire alla sua interpretazione e attualizzazione una luce più penetrante, dal punto di vista spirituale ed esistenziale, di quella che viene da una scienza sicura di se stessa".

Il Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio si è rivelato un chairòs in tale contesto, un vero e proprio momento di grazia. Le 54 proposizioni votate dai padri sinodali, e che il Papa ha voluto che fossero pubblicate immediatamente, mentre registrano la ricchezza del cammino compiuto in questi decenni del dopo-concilio, testimoniano altresì il vivace dibattito sinodale che ha aperto notevoli prospettive teologiche e pastorali. Ovviamente, siamo tutti in attesa dell’esortazione apostolica post-sinodale per poter accogliere con slancio quanto il Santo Padre vorrà dire alla Chiesa. Si deve comunque constatare che già in questi mesi passati sono state molte le iniziative in varie parti del mondo rivolte a presentare i lavori del sinodo in particolare attraverso il bel messaggio finale. C’è un’attesa diffusa di quanto il Santo Padre ci dirà perché la Parola di Dio possa ancor più ispirare la vita e la missione della Chiesa nei diversi continenti.

Una osservazione mi pare importante sottolineare a tale proposito e che potrebbe segnare qualitativamente una nuova tappa nel riappropriarsi delle sante Scritture da parte del popolo di Dio. A dire il vero, la indica già da tempo lo stesso Benedetto XVI: la Parola di Dio accolta come "fonte" della vita spirituale e pastorale. Il Papa, particolarmente nelle sue omelie, fa della Parola di Dio la fonte e il cuore del messaggio che vuole trasmettere. È una prospettiva che dovrebbe far arretrare quell’atteggiamento, spesso diffuso, che pone al centro non la Parola e quel che essa suggerisce, ma il proprio pensiero, le proprie prospettive che semmai cercano nella Bibbia qualche "appoggio". Le Scritture non sono un "bastone" per le nostre idee, sono la fonte ispiratrice della nostra vita, dei nostri pensieri, della pastorale.

Ricordo un piccolo episodio significativo di questa tendenza che ci fa pensare. Un vescovo, terminata la stesura di una sua lettera pastorale, inviò il dattiloscritto a un esegeta dicendogli: "Vi aggiunga qualche bella frase biblica". Le sante Scritture non sono un supporto alla nostra vita spirituale e pastorale, debbono esserne le ispiratrici. Lo hanno rilevato molto bene i vescovi nel corso dei lavori sinodali. Ed è anche l’esperienza che sgorga dalla Federazione Biblica Cattolica - che in questo anno ricorda il suo quarantesimo di fondazione - che ha promosso con generosità ed efficacia la "pastorale biblica" nei diversi paesi del mondo. I frutti sono stati davvero straordinari. Ma proprio tale fruttuoso impegno spinge ad avviarsi con decisione verso un nuovo traguardo, ossia passare da quella che chiamiamo la "pastorale biblica" alla "ispirazione biblica dell’intera pastorale". Era quel che lo stesso Vaticano II in verità auspicava: le sante Scritture siano "l’anima" della vita e della missione della Chiesa, la sua fonte, la sua origine, la sua ispirazione. Lo si deduce, tra l’altro, dall’incipit della stessa Dei Verbum: "In religioso ascolto della Parola di Dio e proclamandola con ferma fiducia". L’allora giovane teologo, Joseph Ratzinger, commentando queste poche parole, affermava che non si sarebbe potuta esprimere meglio l’essenza della Chiesa: una comunità interamente schiusa "verso l’alto...", la cui "piena essenza è riassunta nel gesto dell’ascolto, unico gesto da cui può derivare il suo annuncio".

All’inizio di questo millennio il Sinodo dei vescovi è tornato a richiamare questa antica e sempre nuova verità dell’ascolto della Scrittura come fonte della sapienza e della forza della Chiesa. Nel primo millennio della storia cristiana questa centralità è apparsa in maniera esemplare: vescovi e monaci, pastori e semplici fedeli, hanno sentito la Scrittura come il cuore pulsante dell’intera loro vita, spirituale, teologica, pastorale, familiare, ecclesiale. Ebbene, quel che il Sinodo dei vescovi si propone è di spingere tutti a ritenere le sante Scritture la fonte che alimenta la vita. I Padri della Chiesa spesso hanno presentato la Parola di Dio come una fontana a cui tutti possono attingere acqua. Sant’Efrem il Siro, per fare un solo esempio, paragona la Bibbia a una fontana a cui ognuno può recarsi per attingere acqua senza che essa si esaurisca mai. E quel che resta nella fonte è sempre molto di più di quel che ciascuno riesce a portare via. In effetti, la Bibbia resta una fontana di sapienza per chi non crede, ma resta acqua sufficiente anche per la vita di tutti i popoli.

L’inscindibile legame circolarità tra Parola di Dio, Chiesa e Liturgia resta la condizione per avvicinarsi a questa fonte. È una responsabilità grande per la Chiesa all’inizio di questo millennio. Benedetto XVI nell’omelia di chiusura del sinodo affermava: "Il luogo privilegiato in cui risuona la Parola di Dio, che edifica la Chiesa(...) è senza dubbio la liturgia. In essa appare che la Bibbia è il libro di un popolo e per un popolo; un’eredità, un testamento consegnato a lettori, perché attualizzino nella loro vita la storia di salvezza testimoniata nello scritto(...) la Bibbia rimane un Libro vivo con il popolo, suo soggetto, che lo legge; il popolo non sussiste senza il Libro, perché in esso trova la sua ragion d’essere, la sua vocazione, la sua identità". Il rinnovato incontro con la Parola di Dio renderà le nostre comunità efficaci per comunicare la via della salvezza agli uomini e alle donne di questo inizio di millennio.

(©L’Osservatore Romano - 23 agosto 2009)


Parola che si fa storia

di Francesco M. Valiante

Due tedeschi su cinque pensano che la Bibbia sia solo "un antico libro di leggende", ma uno su due vorrebbe addirittura che si studiasse nelle scuole. Nove americani su dieci la giudicano "interessante", eppure più della metà la trova "difficile". Oltre il cinquanta per cento degli olandesi la ritiene "astratta" e il trenta per cento "falsa": tuttavia i praticanti dei Paesi Bassi hanno un indice di conoscenza biblica superiore a quello di spagnoli, italiani e polacchi. A quattro francesi su cinque non è mai capitato di leggere nell’ultimo anno un brano della sacra Scrittura, anche se uno su due dichiara di avere in casa una Bibbia. Un russo su quattro invece preferisce la sua lettura all’ascolto di un’omelia, ma il novanta per cento non ne ha mai acquistata una per regalarla.

È un’istantanea sullo stato di salute biblico di dodici Paesi del mondo quella che emerge da un’inchiesta promossa dalla Federazione biblica cattolica come contributo al Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio celebrato nell’ottobre dello scorso anno. La ricerca è stata condotta tra il 2007 e il 2008 su un campione rappresentativo della popolazione adulta e un sub-campione di cristiani "praticanti" - tredicimila persone in tutto - interpellati in Stati Uniti, Regno Unito, Olanda, Germania, Francia, Spagna, Italia, Polonia, Russia, Argentina, Hong Kong, Filippine. I risultati dell’indagine, anticipati dal vescovo Vincenzo Paglia proprio durante i lavori dell’assemblea sinodale, sono ora pubblicati nel volume Fenomeno Bibbia (Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2009, pagine 168, euro 16) curato dallo stesso presule.

Solo in apparenza sorprendenti o contraddittori, i dati dell’inchiesta rivelano in realtà che la Bibbia continua ad avere credito e a suscitare interesse tra le persone, al di là delle singole credenze o appartenenze religiose. Tanto da far ritenere insuperata la nota espressione di Paul Claudel, che la definiva il "lessico della nostra cultura occidentale", senza il quale - lo rileva l’arcivescovo Gianfranco Ravasi nella premessa al volume - "è impossibile comprendere la nostra stessa identità di uomini e donne dell’Occidente, il nostro volto, la nostra arte, la nostra storia".

Dietro il quadro statistico delle cifre, con le sue interpretazioni anche opinabili, la ricerca rivela così quel "movimento interiore della Parola" che Benedetto XVI ha evidenziato nella meditazione proposta ai vescovi il 6 ottobre 2008 all’inizio dei lavori sinodali. Un "movimento" attraverso cui - osservò il Papa - la Parola di Dio si fa "parola umana" e "diventa storia d’amore".

È per questo che alla lettura di taglio sociologico suggerita da Luca Diotallevi - guida e coordinatore, insieme ad Arianna Trettel, dell’attività del gruppo di lavoro a cui è stata affidata l’indagine - si affianca nel volume una riflessione teologico-pastorale proposta dallo stesso monsignor Paglia. Il quale non a caso ricorda che con il concilio Vaticano II si è avviato un vero e proprio "movimento biblico" dal quale è scaturito "uno straordinario processo di riacquisizione delle Scritture da parte dell’intera comunità ecclesiale".

Di questa opera di familiarizzazione tra testo sacro e vissuto quotidiano dei credenti danno testimonianza proprio i risultati dell’inchiesta. Che Paglia interpreta come segnali di una "sete della Parola" diffusa più di quanto si creda nella società contemporanea. Anche se persistono spie di ostacoli e incertezze, soprattutto riguardo al rapporto "spirituale" e "personale" con la Bibbia. Colpa anche - rileva il presule - di una pastorale liturgica non sempre all’altezza, di omelie spesso inefficaci e poco comprensibili, di un’ignoranza di fondo delle Scritture diffusa anche tra i praticanti. Ma soprattutto va messa in conto la difficoltà di interiorizzare "il fascino che le Scritture continuano a suscitare, anche in una società secolarizzata, per renderle una parola che cambia il cuore e la vita". La predicazione e lo stile della testimonianza cristiana giocano qui un ruolo fondamentale: "Da questo si deduce - avverte Paglia - che le pagine bibliche non sono solo belle, ma anche vivibili".

Lo conferma con riflessioni stimolanti la voce di un biblista del calibro del cardinale Carlo Maria Martini, che in un’intervista di Luca Bressan pubblicata in chiusura del volume aiuta a leggere i risultati della ricerca alla luce della lunga esperienza pastorale e ministeriale svolta al servizio della Parola. La Bibbia - riconosce - va considerata "il grande libro educativo dell’umanità". E come tale "va consegnata a ogni cristiano, aiutandolo in modo attento perché impari a trasformarla nel libro della sua preghiera, della sua vita". Da qui la necessità che la Parola sia ricollocata sempre di nuovo al centro della vita della Chiesa. Anche perché nella capacità di superare le distanze e toccare il cuore di ogni religione, credenza o non credenza, sta la vera forza della scrittura biblica: "Libro dello Spirito Santo - dice Martini - che muove il cuore al vero e al bene e smaschera le trappole e gli infrangimenti che ostacolano il cammino della santità cristiana".

(©L’Osservatore Romano - 23 agosto 2009)


Un libro per vivere

Questa pagina del nostro giornale vuole essere un sostegno a quel cambiamento di sensibilità che, nella Chiesa cattolica, accanto all’Eucaristia pone l’ascolto della Parola di Dio, considerandoli i due pilastri basilari per alimentare la fede cristiana nel nostro tempo. Lo spunto ci viene dalla pubblicazione della prima ricerca sociologica internazionale sulla diffusione della Bibbia nel mondo presentata nelle linee essenziali all’ultimo Sinodo dei vescovi dedicato, appunto, alla Parola di Dio. L’inchiesta è stata promossa dalla Federazione biblica cattolica nel quarantesimo anno della sua fondazione e documenta il buon lavoro compiuto sinora per la conoscenza e la diffusione della Bibbia.

Voluta da Paolo VI, la Federazione esprime la volontà determinata dei Pontefici a mettere in pratica la costituzione Dei verbum. Questo testo del concilio Vaticano II ha rianimato e motivato la vita cristiana di milioni di fedeli, laici ed ecclesiastici, perché rende familiare Dio nella vita quotidiana e insegna a vedere e giudicare gli eventi piccoli e grandi con i suoi occhi e ad agire secondo il suo Spirito. Ed è attuale un’azione pastorale che vuole rendere la Bibbia, specialmente letta, ascoltata e pregata nella liturgia, fonte dell’azione cristiana. Benedetto XVI lo richiama puntualmente nel suo magistero solenne e ordinario con il quale intende formare cristiani capaci di rendere ragione della propria speranza nel mondo moderno e alla Sacra Scrittura egli attinge ordinariamente per le sue catechesi e omelie.

La riforma della Chiesa che il Papa va proponendo e spiegando è radicata nella Parola di Dio. Come lo è la sua capacità di leggere i segni dei tempi e di porsi in dialogo con le culture moderne, comprese quelle attraversate dalla rivoluzione informatica. Lo stile di vita cristiana proposto da Benedetto XVI discende dall’ascolto della Parola di Dio. Egli non offre una propria riflessione sulla quale apporre una episodica conferma della Sacra Scrittura, ma giustifica la sua attenzione ai diversi aspetti dell’esistenza umana a partire dalle sollecitazioni della Bibbia stessa. Il Papa è convinto che la nuova evangelizzazione, strategia unificante di tutta la pastorale di oggi, debba partire da un ritorno alla Parola di Dio. Come del resto lo fu agli inizi della Chiesa. "È urgente - scriveva nel 2006 nel suo primo messaggio per la Giornata mondiale della gioventù - che sorga una nuova generazione di apostoli radicati nella parola di Cristo, capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo e pronti a diffondere dappertutto il Vangelo". E aggiungeva: "Cari giovani, vi esorto ad acquistare dimestichezza con la Bibbia, a tenerla a portata di mano, perché sia per voi come una bussola che indica la strada da seguire. Leggendola, imparerete a conoscere Cristo".

La scelta di Joseph Ratzinger di scrivere un libro su Gesù di Nazaret, dove al Vangelo viene riconosciuta un’attualità storica e normativa pure nella nostra età dominata dalla scienza, non è il lusso di un teologo, ma un segnale chiaro in un tempo in cui Gesù Cristo viene proposto come uno dei tanti miti umanitari e la Chiesa avverte il bisogno di fondare solidamente le verità da credere, ripartendo da quel Gesù senza il quale non ha senso la fede cristiana.

Se c’è un libro che oggi richiede una scoperta personale, questo è senza dubbio la Bibbia. Masticarlo non è facile, ma non impossibile, specialmente per i tanti che, credenti e non, cercano un senso alla vita e alle piccole e grandi cose che la vita ci presenta ogni giorno in faccia, non di rado dolorosamente. La Bibbia, quando la si avvicina, non si rivela soltanto un libro, per quanto avvincente o suscitatore di travolgenti passioni. È infatti l’unico testo che, dietro la cortina di una conoscenza in chiaroscuro del mistero del bene e del male che ci inquieta sempre, lascia intravedere la presenza di qualcuno che forse cerchiamo senza sapere e che è lì, per camminare con noi, per liberarci dai pesi, quando ci pare che nulla, neppure l’amore, abbia più senso e nessuno riesce a raddrizzare le nostre spalle incurvate dalla fatica di vivere.

c. d. c.

(©L’Osservatore Romano - 23 agosto 2009)


  Oggi tutti possono spezzare e mangiare questo pane

  di Cesare Bissoli 
  Salesiano, membro della Fbc coordinatore dell’Apostolato biblico in Italia

Nel recente sinodo sulla "Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa", a proposito di "Bibbia e diffusione", nella proposizione 43, dopo aver affermato "quanto sia necessario che tutti i fedeli possano accedere con facilità alla lettura dei sacri testi" i padri sinodali raccomandano "di sostenere l’impegno della Federazione Biblica Cattolica per un accesso largo alla sacra Scrittura (Dei Verbum, 22) e perché sia ulteriormente incrementato il numero delle traduzioni della sacra Scrittura e la loro capillare diffusione. Ciò sia fatto anche in collaborazione con le diverse Società Bibliche".

Alla luce di quanto è stato detto in assemblea sinodale, tre elementi, fra gli altri, si possono rilevare: il riconoscimento di un servizio ormai collaudato alla Parola di Dio nella fedeltà al concilio Vaticano II, l’attenzione ai bisogni di fede del popolo di Dio e che suonano come sfide, il rinnovato impegno da prendere perché secondo le parole del grande testimone Paolo, "la parola del Signore corra e sia glorificata "(2 Tessalonicesi, 1, 3).

La Federazione Biblica Cattolica (Fbc) festeggia i suoi 40 anni. Non si tratta qui di rivisitare la storia - per questo si veda il ricco sito in quattro lingue in www.c-b-f.org - ma di richiamare alcuni fattori sostanziali che hanno retto fin qui il lavoro della Fbc.

Anzitutto l’eccellenza delle origini. La Fbc è stata voluta direttamente da Paolo VI all’indomani del concilio(16 aprile 1969) in attuazione della costituzione sulla Divina Rivelazione Dei Verbum. Questa connessione con la Parola di Dio secondo la lettera e lo spirito del concilio rappresenta la sorgente permanente dell’impegno della Federazione perché la Parola arrivi a tutto il popolo di Dio iniziando alla Bibbia secondo la fides ecclesiae Affermando negli statuti che le conferenze episcopali del mondo sono membri ordinari della Fbc - e oggi ciò vale per quasi tutte - e inserendo questa nel Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani Paolo VI ha inteso dichiarare ancora più esplicitamente che l’incontro con la Scrittura non è comparabile con una devozione popolare fra le tante, poiché si tratta di una componente intrinseca alla vita della Chiesa, è un’esperienza squisitamente teologico-ecclesiale

Prova ne sia la fioritura veramente cattolica della Fbc, presente in 134 paesi, con una straordinaria testimonianza di pluralismo nella unità della fede grazie a un uso vivace e vitale con la Scrittura nella fede della Chiesa. Segni indicatori sono le sette assemblee plenarie nei diversi continenti, l’ultima in Tanzania, l’organizzazione bene articolata e armonica, la rivista trimestrale Dei Verbum in edizione francese, inglese, spagnola, tedesca, sempre ricca di dati altrimenti non raggiungibili. Una parola a sé merita il convegno mondiale per i 40 anni di Dei Verbum, tenuto a Roma nel settembre del 2005, con una speciale udienza del Papa.

È stato un quarantennio di lavoro intenso nella triplice direzione della traduzione, diffusione e iniziazione alla Bibbia, con la varietà di pratiche di preghiera, di studio, di carità e la pubblicazione di tanti sussidi. Nell’inchiesta internazionale - unica nel suo genere - organizzata dalla Fbc sulla conoscenza della Bibbia da parte dei cristiani in occasione del sinodo - è apparso tra gli altri un duplice tratto: l’ignoranza quanto mai estesa sulla vera identità della Scrittura, la forte influenza di un contesto pluriculturale e in tante parti sempre più secolarizzato. Il Sinodo ne ha fatto oggetto di riflessione specifica, segnalando le sfide nuove che interpellano e servono la Parola di Dio per i fratelli. Se ne possono indicare alcune.

È auspicabile che tutti i membri della Chiesa possano avere la Bibbia in mano come fonte di fede e di spiritualità. Lo chiede la proposizione 9 del sinodo a seguito di Dei Verbum, 22. Non si pensa a una impossibile realizzazione materiale, quanto piuttosto a un contatto quanto più diffuso con la Bibbia per un cambio di mentalità: è dalla Parola di Dio incontrata nelle tante forme offerte dalla Chiesa, l’Eucaristia anzitutto, che ogni fedele ha assoluto bisogno, tanto più in questo multiculturalismo frammentato e lacerante e in una impostazione globalizzante di pensiero e stile di vita.

Si delinea l’esigenza di inculturazione sempre più compiuta, il che significa una maggior attenzione sul versante teologico al mistero dell’incarnazione che ogni comunicazione della Parola realizza e per questo una rinnovata competenza di dialogo con le diverse culture e religioni. Non basterebbe tradurre e vendere Bibbie se non si rafforzasse l’atteggiamento della fede, sempre più intenso, nell’accogliere la Bibbia. Tutto ciò comporta da parte degli animatori un atteggiamento di amore certamente al Libro, ma anche alle persone che lo ricevono.

È urgente perciò anche un ripensamento del servizio della Fbc nella sua globalità, precisando meglio la propria identità riguardo agli obiettivi, ai servizi, alla stessa organizzazione interna. In tempi di così grande accelerazione, per cui Paolo invita a pregare perché "la Parola di Dio corra" (2 Tessalonicesi, 3, 1), non può essere che i servitori stiano seduti. Del resto è la validità del lavoro fin qui compiuto che vuole e garantisce la bontà del cambio.

In questa dinamica di rinnovamento si inserisce la richiesta sinodale di una più efficiente "collaborazione con le diverse Società Bibliche". Nel citato grande incontro internazionale del 2005, Benedetto XVI affermava: "Un ringraziamento speciale va alla Federazione Biblica Cattolica per la sua attività, per la pastorale biblica che promuove, per l’adesione fedele alle indicazioni del magistero e per lo spirito aperto alla collaborazione ecumenica in campo biblico". È utile a questo punto ricordare alcune tra le maggiori sfide che attendono la federazione.

Dato l’esiguo numero di traduzioni bibliche specialmente in Africa, si fa prioritario l’impegno a investire ancora di più in tale settore, collaborando più intensamente con le Società bibliche con le quali al tempo del Sinodo si è concluso un preciso accordo in tale senso, potenziando con la traduzione e la diffusione, l’educazione alla Scrittura come libro della fede.

In questa direzione la Fbc accoglie l’invito esplicito di Benedetto XVI nella citata udienza in cui raccomanda "quale punto fermo della pastorale biblica, la Lectio divina, (che) va perciò ulteriormente incoraggiata, mediante l’utilizzo anche di metodi nuovi, attentamente ponderati, al passo con i tempi". Proprio in questo ambito la Fbc ha in sé esperienze notevoli che sarà bene mettere a conoscenza di tutta la Chiesa. In terzo luogo, la recente enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate, continuando le due precedenti sottolinea fortemente il rapporto tra ascolto della Parola e attuazione di essa in una prassi di speranza e di carità , secondo la tradizione evangelica. È una ulteriore spinta perché la Fbc continui ancora di più nella strada di promuovere "riconciliazione, giustizia e pace", sollecitata in ciò dalle giovani chiese, verificando così l’autenticità del suo servizio della Parola che vuol essere pane totale per i poveri.

Di fronte a tali obiettivi, è urgente avviare una revisione approfondita della struttura della Federazione, dove l’autonomia delle singole regioni si salda con una visione ecclesiale comune di problemi e soluzioni. Ciò richiede una profonda riflessione dei diversi ambiti della Federazione. Nell’incontro da preparare sarà importante fare della nostra migliore memoria, come è proprio della visione biblica, la nostra migliore profezia. Penso sia il modo più adeguato di onorare i quarant’anni di questa Federazione Biblica Cattolica mondiale che non pochi frutti ha portato nella Chiesa.

(©L’Osservatore Romano - 23 agosto 2009)


La notizia che taglia ma non divide

I dati dell’inchiesta della Federazione biblica cattolica confermano che la Bibbia, nonostante i problemi che ancora permangono, è il luogo che permette un più robusto incontro tra i cristiani. La Pontifica Commissione Biblica, già in passato, parlava di un "imperativo ecumenico(...) per tutti i cristiani (...) a rileggere i testi ispirati, nella docilità allo Spirito Santo, nella carità, nella sincerità e nell’umiltà". Il dialogo ecumenico sarà più fruttuoso se, concentrandosi spiritualmente sulla Parola di Dio, cederà il posto al dialogo di Dio con tutti i cristiani, e solo successivamente al dialogo dei cristiani tra loro. La via dell’ascolto, del primato dell’ascolto di Dio, è quella che permette di superare più facilmente anche quel malessere che oggi appare qua e là nel dialogo tra i cristiani. Benedetto XVI sottolinea con particolare forza l’indispensabile atteggiamento di ascolto anche per il movimento ecumenico: "Non siamo infatti noi a fare o a organizzare l’unità della Chiesa. La Chiesa non "fa" se stessa e non vive di se stessa, ma dalla Parola creatrice che viene dalla bocca di Dio. Ascoltare insieme la Parola di Dio, praticare la Lectio divina della Bibbia, cioè la lettura legata alla preghiera, lasciarsi sorprendere dalla novità, che mai invecchia e mai si esaurisce, della Parola di Dio, superare la nostra sordità per quelle parole che non si accordano con i nostri pregiudizi e le nostre opinioni, ascoltare e studiare nella comunione dei credenti di tutti i tempi: tutto ciò costituisce un cammino da percorrere per raggiungere l’unità della fede, come risposta all’ascolto della Parola".

Molteplici sono le iniziative, in tutte le parti del mondo, che vedono cristiani delle diverse tradizioni riunirsi attorno alle sante Scritture. Una sottolineatura va fatta rispetto alla collaborazione tra le diverse chiese e comunità ecclesiali promossa sia delle Società bibliche che dalla Federazione biblica cattolica in rapporto alla traduzione e alla diffusione delle sacre Scritture. Oltre le numerose realizzazioni già compiute, sono in atto più di 800 progetti comuni di traduzione o revisione della Bibbia nelle lingue di tutto il mondo. A tutt’oggi sono stati distribuiti circa 500 milioni di testi biblici ogni anno (Bibbie, Nuovi Testamenti, singoli libri biblici o loro selezioni).

Molto resta da fare se si pensa che la Bibbia è stata già tradotta in 2454 lingue diverse (interamente in 438, il solo Nuovo Testamento in 1168, e solo alcuni libri, ad esempio i Vangeli o i Salmi, in altre 848), ma restano ancora altre 4500 lingue in attesa di essere confrontate con le sante Scritture. Se poi si calcola che le Società Bibliche hanno distribuito nel 2006 circa 26 milioni di Bibbie, vuol dire che si è raggiunto solo l’1 per cento o il 2 per cento dei 2 miliardi di cristiani. È significativo che l’apostolato biblico, ancora oggi, ha i suoi "testimoni", i suoi "martiri", anche solo per la distribuzione delle Bibbie. Basti ricordare l’ultima testimone: il 16 giugno scorso è stata giustiziata dal regime della Corea del Nord la signora Ri Hyon-ok, di 33 anni, sposata e madre di tre figli, con l’accusa di aver "distribuito Bibbie". È un esempio e un seme fecondo per l’unità dei cristiani.

(©L’Osservatore Romano - 23 agosto 2009)


Sul tema, in rete, si cfr.:

Per leggere i testi, cliccare sul titolo:

  "DEUS CARITAS EST": LA VERITA’ RECINTATA!!!

  "Dopo la "Deus caritas est", la seconda enciclica: "Spe salvi".

  "CARITAS IN VERITATE": FINE DEL CRISTIANESIMO.

  LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!

GOVERNO DELLA CHIESA. DOPO IL SINODO DEI VESCOVI, RIAFFERMATA LA FEDE NEL DIO-VALORE ("Deus caritas est") DI BENEDETTO XVI, BAGNASCO PREPARA LA MOBILITAZIONE GENERALE.

  UN FALSO FILOLOGICO, ANTROPOLOGICO E TEOLOGICO. DIO e’ AMORE ("CHARITAS") non MAMMONA ("CARITAS"), COME SCRIVE BENEDETTO XVI ("Deus caritas est", 2006). 
  Così "il Dio del denaro" inganna Papa Ratzinger, e Papa Ratzinger inganna gli uomini.... e rende cieco anche Enzo Bianchi

  AI CERCATORI DEL MESSAGGIO EVANGELICO. Una nota sulla "lettera" perduta.



Lunedì 24 Agosto,2009 Ore: 11:28
 
 
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