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www.ildialogo.org ETICA, TRASCENDENZA, E COERENZA LOGICA E MORALE. Gianni Gennari 'comprende' la lezione di Spinoza e 'sollecita a correggere' il titolo della "Deus caritas est" e della "Caritas in veritate" della tradizione cattolico-romana!!!,a cura di Federico La Sala

LAGER, NICHILISMO, CATTOLICESIMO-ROMANO,.... E CRISTIANESIMO
ETICA, TRASCENDENZA, E COERENZA LOGICA E MORALE. Gianni Gennari 'comprende' la lezione di Spinoza e 'sollecita a correggere' il titolo della "Deus caritas est" e della "Caritas in veritate" della tradizione cattolico-romana!!!

La vera moralità, dunque, quella che porta a salvezza, non è una teoria filosofica che dimostra l’esistenza di Dio, ma una vita fatta di 'amore nella verità' - 'Charitas in veritate' - di Dio e del prossimo.


a cura di Federico La Sala

 IL CRISTIANESIMO, IL NICHILISMO E I NON CREDENTI

di  GIANNI GENNARI (Avvenire, 20.08.2009)


Innanzitutto un equivoco da sfatare: nessuno, richiamandosi alla fede cristiana potrà mai affermare seccamente che solo chi crede esplicitamente in Cristo può conoscere e praticare il bene morale. Netto e forte: da 2000 anni, suona il testo di Matteo 25, nel quale Gesù stesso dichiara come giusti e praticanti il bene tanti che non hanno mai conosciuto Dio, e viceversa respinge come praticanti il male tanti che dicono di averlo conosciuto benissimo. Ma nel dibattito filosofico sorto dopo le parole del Papa del 9 agosto scorso, occorre chiarificare almeno due punti. La vera conseguenza della negazione di Dio è altra, cioè che ogni moralità puramente terrena ha un fondamento friabile. Basterà riandare a volo d’uccello sugli ultimi secoli di filosofia. Penso al grande Benedetto Spinoza, che tanto affascina menti laiche moderne col suo sistema straordinariamente coeso, ma che ha, al fondo, la negazione cosciente, lucida e assoluta della libertà umana, e quindi della distinzione reale tra bene e male morale. Di qui la sua celebre sentenza, davvero 'capitale' per ogni moralità che voglia separare il bene dal male: 'Humanas actiones non ridère, non lugère, non detestari, sed intelligere', e cioè 'Le azioni umane non vanno derise, né piante, né condannate, ma comprese a fondo'. Perciò la vetta dell’'Ethica' spinoziana è il lasciarsi trascinare ad occhi aperti - ecco la saggezza - dalla necessità assoluta degli eventi, tutti ugualmente divini.

  Ciò che accade, per il fatto che accade, è 'naturale', necessario e divino! Ecco Spinoza: ammirevolmente coerente e logico nel suo sistema. E qualcosa di simile si trova in ogni pensiero filosofico che sopprime ogni trascendenza divina, e che non può far altro che lasciare inspiegabile il problema del bene e del male: vedi Fichte, Schelling e Hegel. Lo stesso Kant fu costretto a recuperare un principio divino per fondare la sua morale nella 'Ragion Pratica'…

E allora? Ci può essere moralità umana senza Dio? Certo che ci può essere, ma qui è il secondo punto di questo breve ragionamento. Nella rivelazione ebraico-cristiana 'conoscere Dio' non è solo un atto dell’intelligenza, del sapere, ma altro.

Nel primo Testamento, 'Legge, Profeti e Scritti', Dio non si vede, ma si ascolta, e la sua voce nei 'Comandi' - le dieci Parole - afferma la sua unicità (1° comando) e poi il dovere di riconoscerlo nel prossimo (gli altri 9 comandi), così che tutto si riassume - lo proclamerà Gesù stesso - nei due comandi dell’amore di Dio e del prossimo. Perciò il Dio di Abramo, di Mosè e dei Profeti non vuole sacrifici, ma compassione e misericordia.

E il Nuovo Testamento? Conferma, dimostra e realizza... San Giovanni dice due volte che 'Dio non lo ha visto mai nessuno', e la prima volta, nel Prologo del Vangelo, annuncia che Gesù 'il Figlio unico, lui ce lo ha rivelato', mentre la seconda aggiunge 'se ci amiamo tra noi, Dio abita in noi, e il suo amore è giunto in noi a pienezza'.

La vera moralità, dunque, quella che porta a salvezza, non è una teoria filosofica che dimostra l’esistenza di Dio, ma una vita fatta di 'amore nella verità' - 'Charitas in veritate' - di Dio e del prossimo. La presenza rivelata e incarnata di Dio nella storia, Gesù di Nazaret, è venuto per la salvezza del mondo intero, e la nuova moralità, definitiva, non è solo il conoscerlo, ma 'riconoscerlo' nel prossimo da amare come noi stessi, cambiando anche la faccia del mondo come anticipo della vita eterna.

Questa moralità salvifica è aperta a tutti gli uomini, di ogni tempo, di ogni razza, di ogni religione, ma la sua pienezza è donata e realizzata in Gesù di Nazaret, salvatore - Lui! - del mondo intero. Può sorprendere, forse, ma qui è l’essenziale.

Dunque una moralità umana è possibile anche a chi non conosce Dio esplicitamente, anche a chi lo nega in buona fede magari perché lo ha visto troppo tradito da professionisti della sua rivelazione poco all’altezza del dono che hanno ricevuto per donarlo a tutti…

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Sul tema, in rete, si cfr.:

EVANGELO = BUONA NOVELLA. DIO E’ AMORE (Charitas) non "MAMMONA" (Benedetto XVI, "Deus CARITAS est", 2006). PER UNA NUOVA TEOLOGIA E PER UNA NUOVA CHIESA. L’INDICAZIONE DI GIOVANNI XXIII E DI GIOVANNI PAOLO II: LA RESTITUZIONE DELL’ANELLO DEL PESCATORE A GIUSEPPE. Il loro successore ha il cuore di pietra e se lo tiene ben stretto. Per lui Dio è Valore e tutto ha un caro-prezzo ("Deus caritas est")!!! LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE DI GESU’ E DEL "PADRE NOSTRO"....

 



Venerdì 21 Agosto,2009 Ore: 09:39
 
 
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