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www.ildialogo.org CONTRO "IL DIO IGNOTO DELLA PATRIA LEGHISTA", UN APPELLO E UNA PREGHIERA - di Fulvio Tessitore,a cura di Federico La Sala

LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI, LA QUESTIONE "CATTOLICA", E LA CATASTROFE ITALIANA ...
CONTRO "IL DIO IGNOTO DELLA PATRIA LEGHISTA", UN APPELLO E UNA PREGHIERA - di Fulvio Tessitore

La preghiera alla gerarchia cattolica di “predicare dai tetti” i valori del Vangelo, senza ipocrisie e strumentalizzazioni, in nome della dignità della persona, “parola cristiana”. Che Dio li illumini. Che Dio ci assista. Che non si debba, ancora una volta, raccomandare sé e la patria al dio ignoto.


a cura di Federico La Sala

Il dio ignoto della patria leghista

di Fulvio Tessitore l(a Repubblica/Napoli, 31.07.2009)

POVERA Italia! Sì, Italia e non Mezzogiorno e Napoli dinanzi all’ultima, ormai sono quasi quotidiane, esternazione di becero razzismo della Lega. Non serve, non vale lamentare il silenzio dei “meridionalisti” di destra alleati della Lega. La questione non riguarda Napoli e il Mezzogiorno. La questione riguarda tutto il nostro Paese, ormai stordito, frastornato dal “regime di propaganda” e dalla rozza incultura della Lega. Il suo razzismo è da suburra (per i signori della Lega ricordo che così si chiamava, nell’antica Roma, la valle tra il Palatino e l’Esquilino, abitata dalla parte più bassa della popolazione) e da lupanare (ossia, sempre a uso dei signori della Lega, nell’antica Roma, la casa delle puttane). Non è il Mezzogiorno a essere offeso, è l’Italia tutta, ivi compresa la grande cultura lombarda che, con le culture veneta, piemontese, napoletana e siciliana, ha fatto la storia e data la sostanza alla cultura pluralistica (altro che razzismo) del nostro Paese.

Ma tant’è: sia consentito a un napoletano orgoglioso di esserlo parafrasare il gran lombardo, Manzoni (da me napoletano tanto amato) e dire: «la cultura» come «il coraggio chi non ce l’ha, non se lo può dare». E, tuttavia, noi napoletani e meridionali non possiamo e non dobbiamo accogliere, con un sorriso di superiorità, quella di una cultura e una città cosmopolitiche quali sono Napoli e la sua cultura, l’insulto razzistico della Lega. Questa volta, addirittura, lanciato nella commissione Cultura della Camera, non in un coro da adunata di suburra.

Perché non dobbiamo e non possiamo tacere? Ma perché questo razzismo da incultura si coniuga col lascivo contegno di uomini pubblici, che non sanno neppure più coprire con ipocrite “pubbliche virtù” i propri “vizi privati” e anzi se ne vantano solleticando il fariseismo di una borghesia priva di valori e la parte più rozza del Paese.

Come contrastare il razzismo se si infanga e si ignora la pubblica e privata moralità? Mi viene in mente una domanda dalle “Confessioni” di Rousseau, che suona così: «Qual è la natura del governo atto a formare il popolo più virtuoso, più illuminato, più saggio». Si rispondeva che questa, la virtù, era il metro per valutare un governo. Che ne deriva circa la qualità del nostro governo, tra offesa alla moralità e razzismo, che è anch’esso una forma - e assai grave - di offesa alla eticità di un popolo?

Dinanzi a tanto non si può tacere, non possiamo e non dobbiamo tacere, in specie noi laici meridionali e i nostri compagni laici settentrionali. I laici hanno nel loro Dna il rispetto dell’altro, questo è il significato della laicità. Non possiamo e non dobbiamo tacere, sperando di trovare accanto a noi gli uomini di chiesa, non solo gli eccezionali giovani sacerdoti e gli straordinari parroci dei nostri quartieri degradati.

Quando sono stato senatore di Bagnoli, Fuorigrotta, Soccavo, Pianura, Chiaiano, ne ho incontrati tanti e ho visto in loro i soli, i pochi generosi operatori sociali in aiuto della gioventù da togliere dalla strada e dal malaffare e dei diseredati di ogni colore e cultura. Noi laici, “religiosamente laici”, dobbiamo sperare di trovare, prima o poi, finalmente con noi qualche esponente della gerarchia cattolica, qualche teologo anche se conservatore sul piano dottrinario.

Proprio questi, sostenitori tenaci del nesso indissolubile di fede cristiana e di ragione classica, dovrebbero sapere che non è atto di fede né di ragione l’offesa alla dignità della persona, quella che un grande protestante dell’Ottocento definiva bellamente «parola cristiana».

La fede, colle sue virtù della carità e della pietà, non può tollerare nessuna forma di razzismo becero, da suburra e da lupanare e nessuna trasformazione in lupanare delle pubbliche istituzioni.

Non c’è interesse che tenga, non c’è ideologia che valga: tollerare razzismo e immoralità pubblica e privata è spregevole cinismo, è immonda ipocrisia, è antipolitica, quella dei miserevoli cantori del nostro governo.

Siano perciò consentiti un appello e una preghiera. L’appello agli uomini seri - ve ne sono tanti - di destra a rispettare i valori del loro credo politico. La preghiera alla gerarchia cattolica di “predicare dai tetti” i valori del Vangelo, senza ipocrisie e strumentalizzazioni, in nome della dignità della persona, “parola cristiana”. Che Dio li illumini. Che Dio ci assista. Che non si debba, ancora una volta, raccomandare sé e la patria al dio ignoto.

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Sul tema, in rete, si cfr.:

TRE PRESIDENTI: OSCAR LUIGI SCALFARO, CARLO AZEGLIO CIAMPI, GIORGIO NAPOLITANO, CHE NON SANNO PIU’ CHE SIGNIFICA, GRIDARE COME PERTINI, "FORZA ITALIA"!!!

COSTITUZIONE ED EDUCAZIONE CIVICA. LA LEZIONE DI GAETANO FILANGIERI, IL PARTITO DI "FORZA ITALIA" E IL COLPO DI STATO DI SILVIO BERLUSCONI.

POLITICA E "QUESTIONE MERIDIONALE". Una nota sull’allarme Svimez di Giorgio Ruffolo

 

 



Venerdì 31 Luglio,2009 Ore: 19:05
 
 
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