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www.ildialogo.org PIANETA TERRA: IL 20 LUGLIO 1969, CON ARMSTRONG, ALDRIN E COLLINS, I TERRESTRI VEDONO DALL'ESTERNO - PER LA PRIMA VOLTA - LA LORO CASA,a cura di Federico La Sala

2009, ANNO DELL'ASTRONOMIA. IL 1969, INIZIO DELL'ESPLORAZIONE COSMICA(KEPLERO A GALILEO, 1611) O DELLA COLONIZZAZIONE SPAZIALE?! Una traccia per una svolta antropologica ...
PIANETA TERRA: IL 20 LUGLIO 1969, CON ARMSTRONG, ALDRIN E COLLINS, I TERRESTRI VEDONO DALL'ESTERNO - PER LA PRIMA VOLTA - LA LORO CASA

Luna 1969: l'America celebra lo storico sbarco.


a cura di Federico La Sala

Ansa» 2009-07-18 10:24

LUNA 1969: L’AMERICA CELEBRA LO STORICO SBARCO

(di Cristiano Del Riccio)

WASHINGTON - L’America celebra i 40 anni dallo sbarco sulla Luna con una raffica di iniziative che hanno riportato in primo piano i tre astronauti protagonisti della storica missione dell’Apoll0 11. La più attiva, nella corsa alle celebrazioni, è stata indubbiamente la Nasa che offre sul sito web la trasmissione in ’tempo reale’ della intera missione degli astronauti Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins (che restò in orbita lunare): dal lancio ieri dell’Apollo 11 fino al ritorno con successo sulla Terra il 24 luglio.

La trasmissione consentirà di rivivere il 20 luglio il famoso ’primo pass’ di Armstrong sul nostro satellite. Per l’occasione la Nasa ha inoltre presentato una versione restaurata (con l’aiuto di una compagnia di Hollywood) delle immagini delle passeggiate lunari di Armstrong e Aldrin.

Ieri la Nasa ha diffuso muove immagini del punto di atterraggio di Apollo 11 scattate dal Lunar Reconnaissance Orbiter, che è in orbita lunare. Oggi sarà la National Symphony Orchestra del Kennedy Center di Washington a celebrare l’impresa con un concerto dedicato ai temi musicali di film come ’Guerre Stellari’, ’Star Trek’ e ’E.T.’.

Il giorno dell’anniversario, lunedì 20 luglio, la Nasa terrà una conferenza stampa a Washington con la partecipazione di Aldrin (di gran lunga il più attivo tra i tre membri dell’ Apollo 11) e di altri famosi astronauti come James Lovell (Apollo 8 e 13), Thomas Stafford (Apollo 10) e Eugene Cernan (Apollo 10 e 17). Sempre lunedì Aldrin ed altri astronauti, insieme ad alcuni dirigenti della Nasa, parteciperanno ad un dibattito al Newseum sul futuro della esplorazione spaziale, un tema che sta particolarmente a cuore all’ente spaziale Usa ancora alla ricerca di una missione definita dopo il completamento della Stazione Spaziale Internazionale.

La sera dl 20 luglio i tre astronauti dell’Apollo 11 parteciperanno, insieme a numerosi altri colleghi, ad un ricevimento per celebrare l’anniversario della storica missione e per conferire un premio postumo al presidente John Kennedy (Ambassador of Exploration award) che lanciò in un famoso discorso la sfida allo sbarco sulla Luna entro gli anni ’60.

Per l’occasione la tv cable HBO ha rimesso in vendita la sua miniserie ’Dalla Terra alla Luna’, prodotta dall’attore Tom Hanks, che comprende dodici ore di materiale sull’intero programma spaziale, dalle capsule Mercurio fino alle missioni Apollo. I media americani sono pieni di interviste a celebrità per sapere dove erano quando Armstrong sbarcò sulla Luna. Una delle risposte più insolite giunge dall’ex-candidato alla Casa Bianca John McCain: "Nel 1969 ero prigioniero dei vietnamiti - ha spiegato - Seppi che avevamo conquistato la Luna solo un anno e mezzo dopo".



  

UNA TRACCIA PER UNA SVOLTA ANTROPOLOGICA

di Federico La Sala *

[...] Senza equivoci: non siamo più né nelle taverne di Bacco e di Arianna, né nelle caverne a luci rosse. Siamo all’aria aperta: "io amo perfino le chiese e i sepolcri degli dèi, ma quando, con l’occhio suo puro, il cielo penetra dai loro soffitti in rovina: volentieri sto a sedere, come erba e rosso papavero, su chiese in rovina"(Nietzsche). Se volete, siamo a Nea-polis ... si sta suonando e cantando insieme a tanta bella gente,al sole e in mezzo al verde, When the Saints Go Marching In di Louis Armstrong.

Siamo semplicemte contenti: gli astronauti americani Armstrong, Aldrin e Collins (di origini italiane, così le cronache) ... ci hanno inviato la cartolina del pianeta. E la cosa è molto bella e importante. Addirittura anche Mr. Konner lo riconosce: "Se il programma spaziale non avesse dato alcun frutto (e spesso io faccio molta fatica a discernere che cosa ci abbia dato), gli dobbiamo essere grati per aver prodotto tale fotografia". Anch’egli guarda e sorride, guarda e sorride.... Nea-polis ... gli Azzurri [...] (pp. 188-189).

* Federico La Sala, La mente accogliente. Tracce per una svolta antropologica, Roma, Antonio Pellicani editore, 1991,  in particolare il cap. Terzo della Terza parte - Le "regole del gioco" dell’Occidente e il divenire accogliente della mente:

Sul tema, in rete, si cfr.:

  RIVOLUZIONE COPERNICANA. "Vicisti, Galileae" (Keplero, 1611). 
  UNESCO: IL 2009 ANNO INTERNAZIONALE DELL’ASTRONOMIA.

  PER IL PRESENTE E L’AVVENIRE, RICORDARE "IL ROSPO NEL POZZO"!!! AI VESCOVI E A TUTTA LA GERARCHIA DELLA CHIESA IN UN VICOLO CIECO, UNA PICCOLA E BELLA LEZIONE DI SAGGEZZA MONGOLA ... E DI MANZONIANA MEMORIA

  MATEMATICA E ANTROPOLOGIA, ALTRO CHE MISTERO. GALILEO GALILEI E’ GALILEO GALILEI ... E LA TRASCENDENZA CRISTIANA NON E’ LA TRASCENDENZA "DELL’ENTE ...CATTOLICO-ROMANO", DEL VATICANO!!!   Cerchiamo di "non dare i numeri": il "Logos" non è un "Logo", e la "Charitas" non è la "caritas"!!!

  LA STATUA DELLA LIBERTA’ DEGLI U.S.A. - CON LA SPADA SGUAINATA: "GUAI AI VINTI"!!! "IN GOD WE TRUST": TUTTO A CARO-PREZZO ("DEUS CARITAS EST")!!! LA LEZIONE DI FRANZ KAFKA, IL MAESTRO DELLA LEGGE.

  PIANETA TERRA. SULLE ALI DELLO SPIRITO DI FILADELFIA E DI GIOACCHINO DA FIORE, PER IL DIALOGO E LA PACE. UN NUOVO MOMENTO DELLA PROMESSA ... OBAMA IN GHANA. IL DISCORSO IN PARLAMENTO

  IL CIELO NON E’ VUOTO, MA NEMMENO E’ OCCUPATO DALL’IMPERATORE COSTANTINO E DAL SUO ESERCITO!!!

  La Fenomenologia dello Spirito... dei “Due Soli”. Ipotesi di rilettura della “Divina Commedia”..

  FOUCAULT, HADOT, PROSPERI, VATTIMO. L’ "addio alla verità" degli antichi e la coraggiosa proposta della carità ("charitas"), oggi.



Sabato 18 Luglio,2009 Ore: 12:58
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 18/7/2009 16.19
Titolo:L’uomo, la Luna e l’inno sofferto di Padre Turoldo - di Marco Roncalli
Ricorrenza

L’uomo, la Luna e l’inno sofferto di Padre Turoldo

di Marco Roncalli *

«Bellissima cosa e mirabilmente piacevole, vedere il corpo della Luna... », quando, quattro secoli fa, puntato il cannocchiale a contemplarla con nuovi occhi, Galileo Galilei scriveva nel «Sidereus Nuncius» queste righe, i suoi avversari parlavano di un’allucinazione: più o meno come quelli che continuano a dubitare del primo allunaggio, quarant’anni fa, vedendo in esso il «primo assaggio di realtà virtuale» .

Sgombrato il campo dalle teorie dei complotti a colpi di effetti speciali, resta il fatto che l’inizio della colonizzazione umana del cosmo, cominciata con il satellite vicino alla Terra, avvenne nel clima di guerra fredda tra Urss e Usa con investimenti pazzeschi a sostegno di una sfida che esigeva la vittoria e per gli americani ancor più che la guerra in corso nel Vietnam.

E così finì che persino l’astro irraggiungibile cantato nei secoli da Saffo a Leopardi, o da Rabindranath Tagore a Federico García Lorca, venne addirittura calpestato da due coraggiosi astronauti - Neil Armstrong e Buzz Aldrin - che consegnarono agli Usa con il loro balzo sul suolo lunare il ruolo di prima potenza mondiale.

Oggi però rivedere le sequenze filmate di quel repertorio provoca, oltre alle emozioni di ieri, qualche interrogativo in più che nell’ubriacatura del revival di questi giorni non sempre ha trovato... spazio. E non ci riferiamo al fatto che lassù l’uomo, nonostante progressi tecnologici incredibili e il perdurante bisogno di possibili fonti energetiche, non ha voluto rimetterci piede. Né alla crisi economica globale che farebbe sembrare assurda un’altra simile assai onerosa conquista, ritenuta ambigua già quatto decenni fa da chi anelava pane per gli affamati invece che pietre seppure lunari («Non credere, America, che ti si possa perdonare / perché sei approdata sulla Luna: / altri comporranno infiniti pena / all’avvento dell’era nuova. / Non io, pur commosso e lacerato a un tempo / dal rimorso di essere uno dei tuoi: / non io, che sarei maledetto, soffocando / la consapevole impotenza degli umili...» , scrisse padre Davide Turoldo nella sua elegia per il 21 luglio 1969).

No. Piuttosto, ci riferiamo ad alcune immagini. Una fra tutte quella dell’astronauta che posa la bandiera a stella e strisce sulla luna e che - indirettamente - suggerisce l’idea di chi fissa la sua sovranità, quasi a rivendicare un dominio, benché il diritto aerospaziale lo escluda nettamente. Infatti - ed è anche questo il bello della luna -, il Trattato del ’ 67, l’Outer Space Treaty, afferma cose poco note, ma assai interessanti. Ad esempio che « lo spazio extra atmosferico, ivi compresa la luna, [...] può essere esplorato e liberamente, senza alcuna discriminazione » (articolo 1). Anzi dice di più: «Anche realizzando una base lunare permanentemente abitata si potrà al massimo rivendicare la propria sovranità entro la base stessa» (articolo 2).

E non è finita; ecco cosa recita l’articolo 4: « Sono vietati sui corpi celesti l’apprestamento di basi e installazioni militari, di fortificazioni, la sperimentazione di armi di qualsiasi tipo e l’esecuzione di manovre militari » . Mi chiedo perché certe regole che valgono sulla luna non debbano valere su questa terra dove, fra l’altro, sarebbe quanto meno più facile o frequente il poterle applicare. Me lo chiedo ingenuamente pensando che da noi viene respinto chi calpesta il patrio suolo anche se fugge dal suo Paese solo per sopravvivere e, in fin dei conti... non vuole mica la luna.

* Marco Roncalli (Avvenire, 17 Luglio 2009)
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 18/7/2009 17.27
Titolo:NEW YORK. Obama ai giovani afroamericani

Il presidente alla Naacp, la più antica associazione per i diritti dei neri
"Non voglio che i nostri figli aspirino solo di diventare rapper o giocatori di basket"

Obama ai giovani afroamericani
"Studiate per diventare giudici"

dal nostro inviato ANGELO AQUARO *

NEW YORK - Quando Barack Obama si è ribellato, finalmente, all’ultimo padrone, quel tele-prompter, il gobbo, che gli confeziona i discorsi più convincenti, la gente, la sua gente giù in platea, è esplosa in un boato: "Guido per Harlem", ha urlato andando a braccio "scendo per il South Side di Chicago, vedo tutti quei ragazzi buttati agli angoli delle strade, e allora dico: potrei essere io, lì, ma grazie a Dio è andata diversamente". Grazie a Dio, e per volontà della nazione.

Nella sala dell’Hilton Hotel, addobbata di festoni e palloncini per i cent’anni del Naacp, la più antica associazione per i diritti civili, Obama riscopre l’orgoglio nero. "Noi lo sappiamo: anche se la crisi economica colpisce gli americani di ogni razza, tra gli afroamericani ci sono più disoccupati". Boato. "Sembra un sermone", chioserà il New York Times, e infatti i delegati cominciano a fargli eco con il classico "amen" delle funzioni religiose: l’origine del blues. Se ne accorge, Obama. "Ehi", scherza "ho creato un angolo della preghiera".

In campagna elettorale, nei primi cento giorni, il presidente non aveva mai esaltato le sue origini. Anzi. Ora gli analisti sottolineano che mai come adesso, stretto tra la crisi, le riforme che reclamano nuove tasse e le critiche per la scelta della latina Sotomayor alla Corte Suprema, il presidente ha bisogno del sostegno della comunità nera, magari nella forma lobbistica che il Naacp, 300 mila iscritti e 30 milioni di budget, può garantire. "Make no mistake", dice il presidente: non facciamo errori, non illudiamoci. "Il dolore della discriminazione è ancora sentito in America". Dice cose di sinistra, Obama. Parla di responsabilità. "Allontanate dai nostri figli l’Xbox, metteteli a letto presto. Non possono tutti aspirare a essere il prossimo Le Bron o Lil Wayne", dice, additando i due miti, del basket e del rap, dei giovani.

"Io voglio che i nostri figli aspirino a diventare scienziati e ingegneri dottori e insegnanti, non solo giocatori di basket e rappers. Io voglio che i nostri figli aspirino a diventare giudici della Corte Suprema. Io voglio che aspirino a diventare presidente degli Stati Uniti". In sala c’è ancora chi urla "Amen".

* la Repubblica, 18 luglio 2009

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