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www.ildialogo.org BAARIA: UNA LETTURA RIDUTTIVA E INTERESSATA. TORNATORE RESPINGE IL GIUDIZIO ENTUSIASTICO DEL PRESIDENTE (DEL PARTITO) DI "FORZA ITALIA" E DEL CONSIGLIO DELLA REPUBBLICA D'ITALIA.,a cura di Federico La Sala

MOSTRA DI VENEZIA 2009. Presentato in anteprima il primo film italiano in concorso. Amori, nostalgia e tanta politica ...
BAARIA: UNA LETTURA RIDUTTIVA E INTERESSATA. TORNATORE RESPINGE IL GIUDIZIO ENTUSIASTICO DEL PRESIDENTE (DEL PARTITO) DI "FORZA ITALIA" E DEL CONSIGLIO DELLA REPUBBLICA D'ITALIA.

"Io non ho ancora letto le sue parole - dichiara a un gruppo di cronisti riuniti allo Spazio Lancia dell'hotel Exclesior - ma ridurre il film a questo episodio è sbagliato, è una bugia". E comunque, aggiunge, quello del premier è stato un intervento "intempestivo".


a cura di Federico La Sala

-Il premier ha definito "un capolavoro" Baaria, prodotto e distribuito da sue aziende
-Il regista accetta i complimenti ma parla di intervento "intempestivo"


-Tornatore ringrazia Berlusconi
-"Gli elogi fanno piacere, ma..."


-dal nostro inviato CLAUDIA MORGOGLIONE *
 
 
VENEZIA - Ieri, da Danzica, Silvio Berlusconi aveva espresso un giudizio entusiastico su Baaria - coprodotto e distribuito da sue aziende, Mediaset e Medusa: "Un capolavoro che tutti gli italiani dovrebbero vedere", aveva detto. Anche perché, aveva aggiunto, è la storia di un comunista idealista che va in Urss e resta deluso. Oggi, qui dalla Mostra, Giuseppe Tornatore apprezza i complimenti del presidente del Consiglio, in particolare perché arrivano da "una persona che la pensa diversamente da me in politica". Ma respinge al mittente questa sintesi: "Io non ho ancora letto le sue parole - dichiara a un gruppo di cronisti riuniti allo Spazio Lancia dell'hotel Exclesior - ma ridurre il film a questo episodio è sbagliato, è una bugia". E comunque, aggiunge, quello del premier è stato un intervento "intempestivo".

Parole dure nella sostanza anche se diplomatiche nei toni, quelle che il regista pronuncia subito dopo la proiezione per la stampa della sua ultima fatica. Che stasera inaugura l'edizione numero 66 del Festival. "Berlusconi ha recensito la mia opera? L'ho saputo solo questa mattina. In verità, non credevo che lui fosse un critico cinematografico; ma non sono per nulla sorpreso, vista la sua personalità complessa e articolata. Spero a questo punto che faccia le critiche anche di altri film. Non voglio però essere ipocrita: quando qualcuno dice che un mio film è bello, mi fa piacere".

I complimenti del Cavaliere - non si sa bene se nei panni di premier o in quelli di imprenditore - dunque non lo hanno infastidito. Ma Tornatore non si accontenta di questa risposta. E prosegue il suo ragionamento, con un bel po' di malizia in più: "Ho letto nei giorni scorsi sull'Espresso, in un articolo sulla sua recente visita sul set tunisino di Baaria, che Berlusconi è il produttore del film. Io non l'ho mai incontrato durante la lavorazione né ho discusso del progetto con lui, ma mi fa piacere che, se lui è il produttore, da produttore il film gli sia piaciuto. Anche se un produttore avrebbe dato un giudizio del genere un po' dopo". Magari non prima che la pellicola fosse vista da critici e pubblico, per questa attesissima prima veneziana. Conclusione: come produttore, il premier è stato a dir poco "intempestivo". Perciò, aggiunge il regista, forse è meglio che "invece del produttore faccia il critico cinematografico".

Tornatore, infine, contesta la sintesi berlusconiana secondo cui la sua Baaria - storia plurigenerazionale di una povera famiglia siciliana, in cui il protagonista è attivista del Pci - parli di un comunista che va in Urss e resta deluso: il passaggio, nella pellicola, effettivamente c'è, ma è una scena di appena dieci secondi". Insomma, ridurre tutto a questo è sbagliato: "Il mio è un film molto sincero sulla politica, ma nel nostro Paese è antica l'arte di estrapolare una frase di uno scrittore per mandarlo al rogo o farlo diventare antipatico. Ma non credo che sia stata questa la molla di Berlusconi". Con queste parole che Tornatore conclude la sua lunga replica al Cavaliere. Pronunciata mentre siede accanto ai vertici Medusa o Mediaset giunti a Venezia per la presentazione del film: tra loro, l'amministratore delegato di Medusa Gianpaolo Letta, il presidente Carlo Rossella. E a un politico siciliano come Gianfranco Micciché.


* la Repubblica, 2 settembre 2009

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  Presentato in anteprima "Baaria" di Tornatore, primo film italiano in concorso 
  Storia di una famiglia povera che voleva "abbracciare il mondo"

  Amori, nostalgia e tanta politica 
  "Evviva la passione civile"

  Il regista racconta con ironia la Sicilia e l’Italia del dopoguerra 
  "Nel caos di oggi perduta la capacità di relazionarsi agli altri"

  dal nostro inviato CLAUDIA MORGOGLIONE *

VENEZIA - "Noi siamo quelli che vorremmo abbracciare il mondo, ma abbiamo le braccia troppo corte". La frase, detta dal protagonista comunista al figlio ancora ragazzino, descrive perfettamente le corde emotive, e la passione civile, che costituiscono il cuore pulsante di "Baaria": primo film italiano in concorso, diretto dal premio Oscar Giuseppe Tornatore. Affresco della Sicilia, del Sud, dell’Italia tutta da cui proveniamo: proiettato questa mattina per la stampa (con accoglienza freddina), in serata inaugura ufficialmente la Mostra numero 66.

In tutto, 150 minuti di cinema girati con virtuosismo, in location sontuose, con la colonna sonora sentimentale firmata da Ennio Morricone. In cui si raccontano le vicende di una umile famiglia, i Terranuova di Bagheria - paese in cui il regista è nato e cresciuto: quasi un secolo di povertà, lotte per la sopravvivenza, amori. Con una galleria di personaggi di contorno di gran lusso: Raoul Bova, Monica Bellucci, Luigi Lo Cascio, Beppe Fiorello, Lina Sastri e tantissimi altri. Ma a colpire lo spettatore è l’assoluta preponderanza della politica, su qualsiasi altro dei numerosi temi del film. Un aspetto che si incarna nel protagonista, Peppino (Francesco Scianna): dopo aver sposato la sua amata (la debuttante Margareth Madé), dedica l’intera esistenza al Partito comunista. E così, sullo schermo, riviviamo le grandi sfide dell’Italia, dal dopoguerra agli anni Settanta: la lotta Pci-Dc, le ingerenze della mafia, i sindacalisti e i lavoratori siciliani uccisi, il rapporto difficile con Mosca, la protesta giovanile con il suo "tutto e subito".

Una politica vissuta nel quotidiano, a cui Tornatore guarda con evidente nostalgia. Come lui stesso, qui a Venezia, conferma: "Nel film il tema della passione civile e morale è importantissimo - dichiara - io ho fatto in tempo a nascere quando a queste tematiche ci si faceva caso. Nella mia famiglia non si insegnava solo a indossare un grembiule o a impugnare una forchetta, ma anche come relazionarsi con gli altri, col mondo. Come portare avanti i nostri sogni. Tutto ciò, nel nostro Paese, purtroppo si è perso. Sarebbe bello che anche oggi si insegnasse che la nostra libertà è bellissima, ma che deve fare un passo indietro per quella degli altri. Queste cose, nel caos della politica attuale, sono andate perdute".

In questo senso, è importante un altro passaggio del film in cui si elogia il riformismo: "Credo che valga ancora adesso - prosegue il regista - e deve essere anche un elemento di dibattito all’interno della sinistra. Bisogna essere ragionevoli, e tolleranti: specie in un momento in cui le cose sembrano andare da un’altra parte".

Per il resto, il film contiene anche tanta ironia, che fa da contrappeso alla nostalgia: "Da subito ho capito che doveva fare parte dello spirito del film, insieme a momenti di vera comicità e al dramma - spiega Tornatore - una vecchia ricetta in disuso, a cui io credo, è che se un film fa ridere e piangere è un buon film".

C’è poi l’ultimo elemento forte: la sicilianità. Anche se il regista in parte la nega: "Non volevo raccontare l’isola - dice - ma una serie di personaggi visti da un microcosmo, da una cittadina di provincia in cui chiunque abbia vissuto in provincia si può riconoscere. Una vecchia massima di Stendhal dice ’se vuoi parlare del mondo, parla del tuo paese’. Quanto all’essere nato e vissuto lì, concordo con Sciascia: ’Si è siciliani con difficoltà". Il film comunque, anche per l’alto budget (25 milioni di euro) è stato pensato per il mercato mondiale, ed è stato già prevenduto in tantissimi paesi: in Italia esce il 24 settembre. In Sicilia, nella versione in dialetto stretto vista qui a Venezia; nel resto della penisola, con un doppiaggio italianizzato con cui andrà inevitabilmente perduta un po’ di autenticità.

* la Repubblica, 2 settembre 2009



Mercoledì 02 Settembre,2009 Ore: 14:14
 
 
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