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www.ildialogo.org L’ultima battaglia del Patriarca,(traduzione di José F. Padova)

Die Zeit, Hamburg - n° 51/2009 - Editoriale
L’ultima battaglia del Patriarca

(traduzione di José F. Padova)

La fine di Berlusconi sembra farsi più vicina. Paradossalmente anche la mafia potrebbe approfittarne.


http://www.zeit.de/2009/51/Meinung-Italien

Quanto a lungo si reggerà Berlusconi? Quanto a lungo rimarrà ancora al potere? La domanda si pone dopo ogni nuovo scandalo. Losche faccende di sesso, imputazioni per corruzione, adesso perfino le concrete accuse di un pentito di mafia che sostiene come Berlusconi abbia avuto già nel 1993 contatti con Cosa Nostra siciliana. Le accuse suonano sempre più drammatiche, le bordate di Berlusconi contro una congiura comunista suonano sempre più trite e ritrite. Sempre più spesso egli minaccia nuove elezioni. La sua ultima speranza per restare al potere è la convinzione degli italiani che non vi siano alternative a Berlusconi.

Questa convinzione si sta sgretolando. Certamente l’opposizione di centro-sinistra del Partito Democratico offre come sempre un quadro rattristante. Durante otto mesi interi essa è rimasta senza guida, si è inceppata nel momento preciso in cui le avventure sessuali di Berlusconi hanno lasciato l’Italia in balia del ridicolo davanti dell’opinione pubblica mondiale.

Eppure, al di fuori delle strutture partitiche si è formata un’opposizione extraparlamentare. Vi è fra i primi la Chiesa, la quale, ed è una novità nella storia del dopoguerra, si posiziona sempre più apertamente contro il premier. Vi sono gli intellettuali, che hanno taciuto anche troppo a lungo. Un appello dello scrittore Roberto Saviano a Berlusconi perché si sottoponga ai processi che lo riguardano è stato già sottoscritto da 500.000 cittadini. Migliaia di scolari e studenti hanno di nuovo protestato anche quest’autunno contro il governo. Centinaia di migliaia di giovani si sono riuniti sabato a Roma in un «No-Berlusconi Day» organizzato dai blogger. La gaia protesta, organizzata attraverso Internet, ha fatto apparire ancora più vecchio il patriarca Berlusconi ferito a morte. Perfino il suo mezzo di comunicazione di massa, la televisione, per mezzo della quale egli tiene in scacco l’Italia, seducendola e anestetizzandola da così lungo tempo, appartiene a ieri.

Le iniziative della generazione Internet dimostrano che la cultura della protesta in Italia non è ancora del tutto soffocata. D’altra parte, dal punto di vista dell’appartenenza politica a partiti, essa non è più univocamente classificabile come un tempo. Alla manifestazione a Roma i richiami a Gianfranco Fini suonavano ad alto volume. Proprio Fini, il presidente della Camera e vice di Berlusconi, è nello stesso tempo il suo più tagliente critico. Dall’estero intanto egli riceve molto sostegno. Nel suo partito è ancora attaccato, poco tempo fa è stato minacciato di espulsione. Ma l’uomo, che un tempo ha definito Mussolini «il più grande statista del XX secolo», si presenta ora come difensore delle istituzioni democratiche contro il suo primo ministro. Un neofascista “purificato” come portabandiera della democrazia. Questo è l’Italia oggi. Ed è forse l’unica chance del Paese.

Tuttavia il ruolo di Fini è incomprensibile. Il suo atteggiamento è autentico o recita soltanto la parte del critico, per la quale Berlusconi stesso lo ha scelto? Molte cose fanno pensare che Fini non voglia aspettare altri tre anni prima di poter prendere il potere nel [suo] partito e nel Paese. Egli intuisce che potrebbe essere troppo tardi per lui e per il suo progetto: quello del distacco dalla cultura autoritaria [del capo, del Führer], tanto antidemocratica quanto anacronistica, e della costruzione di un partito conservatore, moderno e indirizzato all’Europa.

Perché non soltanto attorno a Berlusconi si stringe il cappio, ma anche intorno all’Italia. Da 15 anni in questo Paese si tratta soltanto di Berlusconi, la politica non conosce alcun tema diverso, in ogni caso neppure Berlusconi stesso. Il quale non conosce limiti, neppure quelli della Costituzione. Berlusconi, mentre erode e indebolisce le istituzioni, gioca anche nelle mani della mafia. Questo è il grande pericolo per l’Italia, ed è reale. Per salvare la propria pelle, il premier vuole ora fare accorciare i tempi di svolgimento dei processi e con questo anche di quelli contro la mafia. Ciò significherebbe consegnare il Paese ai boss per gli interessi del capo del governo – se glielo si concede.

A lungo i gregari di Berlusconi hanno approfittato di lui sotto ogni aspetto, lui ha offerto loro denaro, influenza e potere. Adesso costoro intuiscono di essersi cacciati in un vicolo cieco. E cercano vie di scampo. Ma probabilmente l’ultima battaglia del patriarca lascerà in eredità anche per loro un cumulo di macerie. Il berlusconismo presumibilmente non finisce con una autodepurazione, urgentemente necessaria, ma di puro esaurimento. Resta indietro un Paese politicamente logorato, che molti già hanno abbandonato. Infatti, nonostante le azioni dei blogger e le dimostrazioni studentesche, negli anni scorsi hanno voltato le spalle all’Italia tanti giovani laureati come mai prima d’ora. I migliori abbandonano un Paese sfinito.

Testo originale:


Italien
Die letzte Schlacht des Patriarchen

Berlusconis Ende scheint näher zu rücken. Paradoxerweise könnte davon auch die Mafia profitieren
http://www.zeit.de/2009/51/Meinung-Italien

Wie lange hält sich Berlusconi noch? Wie lange bleibt er noch an der Macht? Die Frage stellt sich nach jedem neuen Skandal. Sexaffären, Korruptionsanklagen, jetzt sogar der konkrete Vorwurf eines Mafia-Aussteigers, Berlusconi habe schon 1993 Kontakte zur sizilianischen Cosa Nostra gehabt. Die Anschuldigungen klingen immer dramatischer, Berlusconis Rundumschläge gegen eine »kommunistische Verschwörung« klingen immer abgedroschener. Immer öfter droht er mit Neuwahlen. Der Glaube der Italiener, es gebe zu ihm keine Alternative, ist seine letzte Hoffnung, an der Macht zu bleiben.

Dieser Glaube bröckelt. Zwar bietet die Mitte-links-Opposition der Demokratischen Partei nach wie vor ein trauriges Bild. Geschlagene acht Monate lang ist sie führerlos geblieben, hat also just in dem Moment versagt, als Berlusconis sexuelle Eskapaden Italien vor der Weltöffentlichkeit der Lächerlichkeit preisgaben.

Doch abseits parteilicher Strukturen ist eine außerparlamentarische Opposition entstanden. Da wäre zum einen die Kirche, die sich, ein Novum in der Nachkriegsgeschichte, immer wieder offen gegen den Premier stellt. Da wären die Intellektuellen, die allzu lange geschwiegen haben. Einen Appell des Schriftstellers Roberto Saviano an Berlusconi, sich seinen Gerichtsprozessen zu stellen, haben bereits 500.000 Bürger unterschrieben. Tausende von Schülern und Studenten protestierten auch in diesem Herbst wieder gegen die Regierung. Zu einem von Bloggern organisierten »No-Berlusconi-Day« trafen sich am Samstag Hunderttausende junge Leute in Rom. Der über das Internet organisierte fröhliche Protest ließ den weidwunden Patriarchen Berlusconi noch älter erscheinen: Selbst sein Medium, das Fernsehen, mit dem er Italien so lange betörend und betäubend in Schach hielt, ist von gestern.

Die Aktionen der Internetgeneration zeigen, dass die Protestkultur in Italien doch nicht ganz erstickt ist. Allerdings ist sie parteipolitisch nicht mehr so eindeutig zuzuordnen wie früher. Auf der Kundgebung in Rom wurden Rufe nach Gianfranco Fini laut. Ausgerechnet Fini, der Parlamentspräsident und Stellvertreter Berlusconis, ist zugleich dessen schärfster Kritiker. Aus dem Ausland erfährt er inzwischen viel Unterstützung. In der Partei wiederum wird er attackiert, kürzlich wurde ihm gar mit Ausschluss gedroht. Denn der Mann, der einst Mussolini als »größten Staatsmann des 20. Jahrhunderts« bezeichnet hat, präsentiert sich nun als Verteidiger demokratischer Institutionen gegen seinen Premierminister. Ein geläuterter Neofaschist als Bannerträger der Demokratie: Das ist Italien heute. Und es ist vielleicht die einzige Chance des Landes.

Noch ist Finis Rolle unklar: Ist seine Haltung echt, oder gibt er nur den Part des Kritikers, für den Berlusconi selbst ihn auserwählt hat? Vieles deutet darauf hin, dass Fini nicht weitere drei Jahre warten will, bis er die Macht in der Partei und im Land übernehmen kann. Er ahnt, dass es dann für ihn und sein Projekt zu spät sein könnte: den Abschied von dem ebenso antidemokratischen wie anachronistischen Führerkult und den Aufbau einer modernen, europäisch ausgerichteten, konservativen Partei.

Denn nicht nur um Berlusconi zieht sich die Schlinge zu, auch um Italien. Seit 15 Jahren geht es in diesem Land nur um Berlusconi, die Politik kennt kein anderes Thema, er selbst sowieso nicht. Und er kennt keine Grenzen, schon gar nicht die der Verfassung. Indem Berlusconi die demokratischen Institutionen aushöhlt und schwächt, spielt er der Mafia in die Hände. Das ist die große Gefahr für Italien, und sie ist real. Um seine eigene Haut zu retten, will der Premier jetzt die Laufzeit für Prozesse und damit auch für die Verfahren gegen die Mafia verkürzen lassen. Das hieße, das Land im Interesse des Regierungschefs den Bossen zu übergeben – wenn man ihn denn gewähren lässt.

Lange haben Berlusconis Gefolgsleute in jeder Beziehung von ihm profitiert, er bot ihnen Geld, Einfluss und Macht. Jetzt ahnen sie, dass sie sich in eine Sackgasse manövriert haben. Und suchen nach Auswegen. Aber wahrscheinlich wird die letzte Schlacht des Patriarchen auch bei ihnen einen Trümmerhaufen hinterlassen. Der Berlusconismus endet vermutlich nicht mit einer dringend notwendigen Selbstreinigung, sondern in purer Erschöpfung. Zurück bleibt ein politisch zermürbtes Land, das viele bereits aufgegeben haben. Denn trotz Blogger-Aktionen und Schüler-Demonstrationen: In den vergangenen Jahren haben so viele junge Akademiker Italien den Rücken gekehrt wie noch nie zuvor.
Die Besten verlassen ein marodes Land.



Domenica 13 Dicembre,2009 Ore: 16:21
 
 
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