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www.ildialogo.org Basta, Cavaliere!,Le Monde, 12 settembre 2009, 13.32

Editoriale di Le Monde, Parigi
Basta, Cavaliere!

Le Monde, 12 settembre 2009, 13.32

(traduzione dal francese di José F. Padova)


 
Decidendo di attaccare per “diffamazione” due quotidiani di centro-sinistra - la Repubblica e L’Unità -, Silvio Berlusconi si rivela il peggior avvocato della sua causa. Invischiato da più di quattro mesi in una successione di rivelazioni scabrose sulla sua vita privata che non restano senza conseguenze sulla sua attività pubblica, il presidente del Consiglio italiano, piuttosto che spigarsi e fare chiarezza, ha deciso di delegittimare e d’intimidire le testate che lui non controlla.
 
Proprietario di tre reti di televisioni private, di un gruppo di giornali e di case editrici, l’impresario Berlusconi dispone di un ventaglio di media proni a cantare quotidianamente le sue lodi; controllando una grande parte dell’audiovisivo pubblico, il presidente del Consiglio Berlusconi ha ugualmente i mezzi per fare passare sotto silenzio la telenovela delle sue turpitudini – e ci riesce. Ma per il “Cavaliere” questo non basta. Come se fosse sufficiente che qualche testata metta in luce le sue contraddizioni, gli chieda conto o lo motteggino per fare tremare la realtà del potere.
 
Facendo questo, il capo del governo italiano commette un doppio errore. In quanto uomo dei media, è al posto giusto per sapere che l’informazione non la si controlla più. Il progetto di rizzare una palizzata fra l’informazione e i suoi concittadini è un’illusione, anche quando fosse suggerito, come dice lui, dalla preoccupazione di ”proteggere la sua vita privata”. In quanto uomo politico – anche se fuori norma – si assume il rischio, in questa avventura giudiziaria, di abbassare ancora un poco più la sua funzione e di nuocere all’immagine del Paese che dirige.
 
Il principio della libertà della stampa, perfino se questa non è esente da errori o da approssimazioni, non si discute e non potrebbe essere rimessa in causa. Salvo fare del proprio Paese una singolare anomalia in Europa. Il semplice fatto che, sabato 19 settembre a Roma, sia prevista una manifestazione per difendere questa libertà fondamentale la dice assai lunga sulla situazione che regna in Italia e sull’inquietudine che essa suscita.
 
Se per sua fortuna Berlusconi – che lui sì è protetto da qualsiasi procedimento penale durante il suo mandato – rinunciasse alla sua offensiva giudiziaria e scegliesse il basso profilo, eviterebbe a sé stesso il ridicolo di dover mettere l’Italia in concorrenza con la Corea del Nord o la Russia nel capitolo sulla libertà d’informare. E lui, che dice di sé di essere ”il miglior presidente del Consiglio (italiano)” da centocinquant’anni ad oggi – ciò di cui giudicherà la Storia – eviterebbe già da ora di passare per il peggiore agli occhi di una buona parte dell’opinione pubblica internazionale.
 
Testo originale:
 
Edito du Monde
Basta, Cavaliere !
LE MONDE | 12.09.09 | 13h32  •  Mis à jour le 12.09.09 | 13h32
 
En décidant d'attaquer pour "diffamation" deux quotidiens de centre gauche - La Repubblica et L'Unita -, Silvio Berlusconi se révèle le pire avocat de sa cause. Empêtré depuis plus de quatre mois dans une succession de révélations scabreuses sur sa vie privée qui ne sont pas sans effets sur son activité publique, le président du conseil italien, plutôt que de s'expliquer et de faire la clarté, a choisi de délégitimer et d'intimider les titres qu'il ne contrôle pas.
Propriétaire de trois chaînes de télévision privées, d'un groupe de presse et d'édition, l'entrepreneur Berlusconi dispose d'un éventail de médias prêts à chanter ses louanges au quotidien ; contrôlant une grande part de l'audiovisuel public, le président du conseil Berlusconi a également les moyens de faire passer sous silence le feuilleton de ses turpitudes - et il y parvient. Mais, pour le "Cavaliere", cela n'est pas assez. Comme s'il suffisait que quelques titres mettent au jour ses contradictions, lui demandent des comptes ou le brocardent pour ébranler la réalité du pouvoir.
Ce faisant, le chef du gouvernement italien commet une double erreur. En tant qu'homme de médias, il est bien placé pour savoir que l'information ne se contrôle plus. Le projet de dresser une palissade entre l'information et ses concitoyens est un leurre, quand bien même serait-elle dictée, comme il le dit, par le souci de "protéger sa vie privée". En tant qu'homme politique - fût-il hors normes -, il prend le risque, dans cette aventure judiciaire, d'abaisser encore un peu plus sa fonction et de nuire à l'image du pays qu'il dirige.
Le principe de la liberté de la presse, même si celle-ci n'est pas exempte d'erreurs ou d'approximations, ne se discute pas et ne saurait être remis en cause. Sauf à faire de son pays une anomalie singulière en Europe. Le simple fait qu'une manifestation soit prévue, samedi 19 septembre à Rome, pour défendre cette liberté fondamentale en dit assez long sur la situation qui règne en Italie et l'inquiétude qu'elle suscite.
Si, par bonheur, M. Berlusconi - qui est, lui, protégé de toute poursuite pendant son mandat - renonçait à son offensive judiciaire et choisissait de faire profil bas, il s'éviterait le ridicule de devoir placer l'Italie en concurrence avec la Corée du Nord ou la Russie au chapitre de la liberté d'informer. Et lui qui se dit "le meilleur président du conseil (italien) " depuis cent cinquante ans - ce dont l'Histoire jugera - éviterait d'ores et déjà aux yeux d'une bonne partie de l'opinion internationale de passer pour le pire.
Article paru dans l'édition du 13.09.09.
 
 


Mercoledì 16 Settembre,2009 Ore: 17:35
 
 
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