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www.ildialogo.org Le pericolose amicizie di Papi,Miguel Mora, Roma, 28 giugno 2009

Reportage: Gli scandali di Berlusconi
Le pericolose amicizie di Papi

Miguel Mora, Roma, 28 giugno 2009

L’anfitrione del vertice del G8 in Italia cerca di sdrammatizzare alcune accuse che avrebbero forzato molti politici alle dimissioni.
(traduzione dallo spagnolo di José F. Padova)


http://www.elpais.com/articulo/internacional/peligrosas/amistades/Papi/elpepuint/20090628elpepiint_7/Tes

Una studentessa di Napoli cui fece la corte quando era minore d’età (Noemi Letizia), un imprenditore carrierista di Bari che procurava ragazze e cocaina alle feste VIP (Giampaolo Tarantini), una prostituta quarantenne che lavora sempre armata di registratore (Patrizia D’Addario), una velina di 23 anni che dice di lavorare come ragazza immagine (Barbara Montereale), entrambe convertite in candidate nella lista elettorale “La Puglia Davanti a Tutto” dopo aver passato un paio di notti a casa sua, un giovanotto multiuso chiamato Alessandro Mannarini che registra le feste col portatile e un avvocato personale (Niccolò Ghedini) che cerca di scagionare il suo potente cliente dicendo che era soltanto l’ “utilizzatore finale” (delle prostitute). È questa, a grandi linee, la lista delle amicizie pericolose con le quali il primo ministro italiano ha passato i suoi periodi di ozio negli ultimi mesi.

“Sono un mattatore, un conquistatore. Ma sono fatto così e gli italiani mi vogliono così”.

Se si dimettesse perderebbe l’immunità che la carica gli garantisce.

In soli 12 giorni il magnate e geniale trasformista milanese dimenticherà questo elenco sudicio [ndt.: traduco così sureño = meridionale, di persona del sud] per ricevere 27 leader e capi di governo al vertice del G8, che deve porre le nuove basi che regoleranno un’economia globale immersa nella recessione più profonda dal 1929.

Così vanno le cose in Berluscolandia. Il PIL si ridurrà quest’anno del 5,5%, il deficit pubblico galoppa verso il 5%, il debito pubblico va alle stelle, il reddito pro capite si pone al disotto di quello spagnolo, eppure quasi nessuno parla di questo. E se parla, Berlusconi gli dice “si tappi la bocca”.

“Bisogna consumare e far tacere i catastrofismi, gli organi internazionali devono smettere di pubblicare dati negativi che producono panico. La crisi è soltanto psicologica”, ha affermato venerdì scorso il primo ministro.

Senza dubbio ha ragione. Parlare di queste cose non fa altro che danni. La gente vuole vivere tranquilla, guardare la televisione, evadere dalla realtà, parlare delle veline, di tutto questo esercito di ragazze disposte a farsi palpare da un sultano di 73 anni in cambio di una esibizione in Mediaste o alla RAI.

Emilio Fede, amico del cuore, compagno di bagordi sardi e milanesi del primo ministro e presentatore del telegiornale di Rete 4, di Sua proprietà, ha dichiarato questa settimana al Corriere della Sera che per l’ufficio del personale di Mediaset in questi anni sono passate 47.000 persone (veline e velini) per fare casting.

Si è scritto che l’Italia era così cinquant’anni fa, quando Anna Magnani in Bellissima (Luchino Visconti, 1951) si sottoponeva a ogni tipo di umiliazione per procurare a sua figlia una parte nel cinema. Si è ricordato che, dall’antica Roma e prima ancora, il potere sempre si è servito di nani, maschiette e cantanti per fare dimenticare le tensioni del governare. Il critico d’arte e filosofo Vittorio Sgarbi, addirittura, ha scritto in questi giorni: “Berlusconi si fotte tutte queste ragazze a nome di tutti gli italiani e questi lo devono ringraziare, perché per governare bene bisogna fottere bene”.

Ciò che sembra sicuro è che in un Paese più o meno normale questa storia di sesso, potere, maschilismo, dominio, narcisismo costrittivo ed eterna gioventù sarebbe finita già da diverse settimane con una mozione di censura, le dimissioni o forse in un discreto esilio su aereo privato. Nulla di questo è accaduto, al contrario, molti italiani sembrano tollerare le avventure dell’imperatore con una compostezza e disinvoltura ammirevoli.

Lo stesso Papi ha segnalato in questi giorni, non si sa se in pieno delirio di megalomania o se in risposta al prudente cardinale che reclamava da lui coerenza: “Non penso di cambiare e non mi pento di nulla. Sono un mattatore, un conquistatore. Forse qualche invitato era sbagliato e ha sbagliato invitandone altri. Ma io sono fatto così e gli italiani mi vogliono così. Ho il 61% di preferenze. Sentono che sono buono, sincero, generoso, leale e che mantengo le promesse”.

Un uomo d’onore, dunque. Magari si riferiva a questo. O forse, quando uno non può o non deve dire la verità, scherzare è l’unica via d’uscita possibile. “Non c’è un modo più positivo di reagire alle calunnie”, spiega il sultano. Così che quando vede all’opera alcuni operai a L’Aquila, la sede del prossimo G8, si avvicina loro e li infilza: “Vedo che qui siamo in molti compari, adesso porto io le veline e le minorenni”.

C’è modo e modo per affrontare questa faccenda che appassiona i giornali, benché le televisioni sottomesse al primo ministro (sei di sette canali) cerchino di nasconderla a tutti i costi. Il fatto è che autocritica e sconfitta non vanno d’accordo con Berlusconi. E arrendersi e dimettersi sono verbi che in Italia si coniugano ben poco.

Nel suo caso, per di più, rinunciare alla carica è perdere il tesoro più prezioso: l’immunità che gli dà il Lodo Alfano, la legge che impedisce di processare le quattro alte istanze dello Stato. E già si sa come sono i giudici. Il 19 giugno, mentre tutti parlavano delle amichette di Berlusconi, il suo compagno del cuore, Marcello Dell’Utri, si presentava alla terza udienza del giudizio d’appello, nel quale si difende dall’aver fondato Forza Italia in collaborazione con la mafia siciliana.

Dell’Utri fu condannato a nove anni di carcere nel 2004 per associazione mafiosa esterna. La sentenza affermava: “È provato che Dell’Utri ha promesso alla mafia precisi vantaggi nel campo politico ed è provato che, in cambio, la mafia, in applicazione di questa promessa, si impegnò a [far] votare per Forza Italia nella prima consultazione elettorale e anche in seguito”.

Forse per questo motivo in Berluscolandia la consegna del momento è di sdrammatizzare. E una buona faccenda di gonnelle – se si dimentica il piccolo dettaglio delle minorenni – ha certamente miglior smercio di un affare di mafia. “Si, va bene, si tirerà fuori tutto quello che si muove sotto, però è la sua vita privata, che cavolo ve ne importa di questo a voialtri, vi siete trasformati in un giornale di pettegolezzi”, diceva l’altra sera a una festa romana un veterano ex pilota di Alitalia.

Quello che non si vede non esiste. Il brutto è che molti italiani hanno già visto alcune cose, senza dubbio meno degli spagnoli o dei britannici e sicuramente meno forti di ciò che potranno vedere. Ma se tutto è psicologico, come lo è la sua mania per le donne giovani, ogni volta più donne e ogni volta più giovani, la domanda è: perché gli italiani non reagiscono?

Un motivo possibile è che continuano a non avere opposizione. Il congresso del PD si svolgerà l’11 ottobre e al momento i riformisti sono in costruzione, senza leader e senza rotta: brutto momento per andare a elezioni anticipate.

Un altro motivo è che, essendo il Popolo della Libertà, come dice Giovanni Sartori, una “grande mangiatoia nella quale tutti si rimpinzano grazie al Padrone”, il dissenso interno è incipiente, ma tuttavia al minimo. Se diamo ascolto al carismatico e canterino condottiere non c’è un’alternativa di potere, forse è meglio fare come se non succedesse niente e sopportare lo strappo. L’agonia potrebbe essere lunga.

Non sarà facile, anche se la società italiana pare essere realmente addormentata, aliena dallo stupore che agita le cancellerie. Il silenzio fragoroso degli intellettuali in un Paese che è stato all'avanguardia culturale dell'occidente si spiega, secondo il sacerdote Filippo di Giacomo, con il fatto che "quelli che non prendono soldi da Mondadori o da Mediaste [aziende di Berlusconi] sono intossicati dal denaro, dalla vanità e dallo scetticismo". L'assenza di risposte da parte della gerarchia clericale all'emergenza morale scandalizza maggiormente gli stessi cattolici e gli stranieri più che molti italiani, tanto elastici quanto lo sono i loro vescovi.

È poi c'è l'incomprensibile paralisi delle donne, che l'attrice e attivista italiana di origine somala Shukri Said immagina stiano "minimizzando l'affare di papi e invidiando le veline sotto le lampade a raggi UV".

In Salò o in 120 giorni di Sodoma, l'ultima pellicola di Pasolini, ricorda la Said, “ il film racconta con la massima accuratezza come il potere si distanzi dall'umanità, trasformandola in oggetto, e come il sesso abbia un terribile ruolo metaforico in questa mutazione. Pasolini denunciò la mercificazione dei corpi come metafora dell'essenza intima del potere nella società del consumismo capitalista (l'utilizzatore finale, il consumatore finale). Violenza, umiliazione, totale convincimento di impunità. Adesso sta accadendo nella realtà".

Non tutti tacciono, senza dubbio. Un piccolo gruppo di professoresse universitarie ha lanciato questa settimana, attraverso la rivista MicroMega, un appello che chiama le prime donne del G8 a non correre con i loro mariti in Italia, in segno di protesta per il trattamento indegno che Berlusconi riserva alle donne nella "sfera privata e pubblica". Per il momento l'iniziativa ha avuto la sua eco e ieri aveva raccolto 8.500 firme, fra le quali quelle di prestigiose scienziate e intellettuali. La prima donna mondiale, Micelle Obama, ha versato un secchio di acqua fredda sull'iniziativa annunciando che verrà, e per di più con le sue due figlie: la famiglia Obama avrà un'udienza privata con il Papa in Vaticano il 10 luglio, al termine del G8.

La risposta molle delle donne italiane, prima combattive e oggi in letargo, riflette la demoralizzazione e il decadimento generale. Convertite in oggetti di iniquità dall'utilizzatore finale, molte donne tacciono e accondiscendono. "Se le mamme non soltanto non reagiscono ma addirittura collaborano con questo stato di cose, chi salverà l'Italia?", si chiede Said.

La storia incominciò con il breve corso politico organizzato da Berlusconi per le veline nella sede del PDL, prima delle elezioni europee. Continuò con il Noemigate, che rivelò come Berlusconi abbia corteggiato e invitato a un paio di feste e a passare il fine anno nella sua casa sarda una giovane di 17 anni (con una amica, Roberta O., della sua stessa età e della quale da allora nessuno sa più nulla di certo).

Passando per i voli di Stato sui quali viaggiavano cantanti, ballerine di flamenco e prostitute, arrivarono le visite della meretrice Patrizia D’Addario e della ragazza-immagine Barbara Montereale all’harem di Palazzo Grazioli.

Due mesi dopo, benché pochi italiani lo dicano in pubblico, non vi è dubbio che il Papigate sta avendo il suo costo. Da allora, Berlusconi ha mentito numerose volte. E qualcosa ha incominciato a cambiare. L'altro giorno, un servizio in diretta di un telegiornale della Rai è stato disturbato da un gruppo di studenti che gridava: "Berlusconi pedofilo". Appartenevano a Comunione e Liberazione.

Berlusconi ha cercato di tirar fuori cifre e sondaggi per attestare l'appoggio degli italiani. Però esse risultano completamente irreali. È certo che ha vinto le elezioni europee con il 35% dei voti e che ha guadagnato molto terreno sulla sinistra in quelle locali. Tuttavia la realtà è molto lontana dal 72% di popolarità che attestava a sé medesimo - senza indicare di che il sondaggio - alcune settimane fa. E venerdì il solito Berlusconi ridusse questo appoggio al 61%, sempre senza prove: 11 punti in meno in due settimane. C'è di più: le europee dimostrano che per ogni 100 elettori un terzo non ha votato. Di questo 66% di elettori Berlusconi ha ottenuto il 35% dei voti. Se a questo togliamo almeno un 5% di votanti della vecchia AN che votano PDL ma non lo digeriscono, il risultato è che di ogni 100 italiani di maggiore età Berlusconi raccoglie soltanto un 20% di consensi. Uno ogni cinque. Sarà questo l'indizio che il finale si avvicina?

”Un essere vulnerabile”
Secondo quanto ha scritto Giuseppe D'Avanzo questa settimana su La Repubblica, “ le parole, le testimonianze incrociate, le immagini, i documenti sonori non possono ormai confondere ciò che teniamo sotto gli occhi. Quello che la signora Lario ha chiamato «infermità», l'effetto distruttivo di un narcisismo terrorizzato dalla vecchiaia, un'autostima che esige sempre, ogni volta di più, l'ammirazione riservata alla gioventù e al fascino, trasformano il capo del governo e l'autorità della sua carica in un essere vulnerabile e gravemente indifeso”.

È tuttavia: "C’è un fondo di onnipotenza nei suoi comportamenti, come se ogni azione gli fosse consentita. È circondato da prosseneti che ottengono vantaggi personali trovando per lui in ogni angolo d'Italia ragazze sempre nuove, sempre più giovani, sempre più maliziose e impudiche, sostenute per il momento nella loro cinica ambizione da parte delle loro famiglie, da mammà e papà. Vogliono uno sbocco, dovunque, in televisione o in politica. Il primo ministro se le può concedere con una telefonata, se vuole. Lo tengono sotto pressione, lo pretendono. È il quadro che ha schizzato Veronica Lario".

Ciò che ha detto Lario è questo: "Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno a fianco che facciano la medesima cosa, come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile" (La Repubblica, 3 maggio). Chissà che non lo sia stato.

I personaggi chiave dello scandalo

- Veronica Lario. Moglie di Berlusconi, dal quale si sta separando. “ Ho cercato di aiutarlo, ho implorato quelli che gli stanno a fianco di fare la stessa cosa. È stato tutto inutile".

- Patrizia D’Addario. La prima donna che ha parlato. Prostituta di 42 anni. Dice di aver ricevuto 1000 euro per andare a una festa che pareva un «harem», con 20 ragazzotte e Berlusconi.

- Noemi Letizia. L'inizio dello scandalo. Berlusconi era presente alla festa di compleanno di questa giovane (per i 18 anni) con una collana di € 6000 come regalo. In seguito lei disse che lo chiamava Papi.

- Barbara Montereale. Andava alle feste del primo ministro. Ha dichiarato davanti agli inquirenti giudiziari che nel 2008 ricevette € 10.000 in dono. La sua automobile è stata incendiata giovedì scorso.

- Niccolò Ghedini. Avvocato di Berlusconi. Afferma che, benché le ragazze da case chiuse [
ndt.: nel testo: alterne - In Spagna le case di appuntamento vengono chiamate più volgarmente “Puticlub” o ufficialmente “Clubs de Alterne” e sono riconoscibili di notte per le folgoranti luci al nèon - http://www.viverevalencia.net/tag/clubs-de-alterne] che andavano alle feste prendessero soldi, il primo ministro era soltanto l'utilizzatore finale, per cui non vi sarebbe rilevanza giudiziaria.

- Giampaolo Tarantini. Imprenditore. Frequentava Berlusconi in Sardegna. Accusato dai pubblici ministeri di fare affari nella sanità pubblica con bustarelle e di reclutare meretrici per Papi.

Testo originale:

REPORTAJE: Los escándalos de Berlusconi
Las peligrosas amistades de Papi
El anfitrión de la cumbre del G-8 en Italia trata de desdramatizar unas acusaciones que habrían forzado a dimitir a muchos políticos
MIGUEL MORA - Roma - 28/06/2009
Una colegiala de Nápoles a la que cortejó cuando era menor de edad (Noemi Letizia); un empresario trepa de Bari que acarrea chicas y cocaína a las fiestas VIP (Gianpaolo Tarantini); una prostituta cuarentona que trabaja siempre armada de grabadora (Patrizia d'Addario); una velina de 23 años que dice trabajar como chica imagen (Barbara Montereale), ambas convertidas en candidatas por la lista electoral La Puglia Antes que Nada tras pasar un par de noches en su casa; un chico para todo llamado Alessandro Mannarini que graba las fiestas con el móvil, y un abogado personal (Niccolò Ghedini) que trata de disculpar a su poderoso cliente diciendo que él solo era el "usuario final" (de las prostitutas). Ésta es, a grandes rasgos, la lista de amistades peligrosas con las que el primer ministro italiano ha pasado sus ratos de ocio en los últimos meses.
"Soy un matador, un conquistador. Pero soy así y los italianos me quieren así"
Si dimitiera perdería la inmunidad que le otorga el cargo
Dentro de sólo 12 días, el magnate y genial transformista milanés olvidará a este elenco sureño para recibir a 27 líderes y jefes de Gobierno en la cumbre del G8 que debe sentar las nuevas bases que regularán una economía global inmersa en la recesión más profunda desde 1929.
Así anda Berluscolandia. El PIB caerá este año el 5,5%, el déficit público galopa hacia el 5%, la deuda pública anda disparada, la renta per cápita sigue por debajo de la española pero casi nadie habla de eso. Y si habla, Berlusconi le dice que "se calle la boca".
"Hay que consumir y callar la boca a los catastrofistas, los organismos internacionales deben dejar de publicar datos negativos que producen pánico. La crisis es sólo psicológica", afirmó el viernes el primer ministro.
Sin duda tiene razón. Hablar de esas cosas no hace más que daño. La gente quiere vivir tranquila, ver la televisión, evadirse de la realidad, hablar de las velinas [azafatas televisivas], de todo ese ejército de chicas dispuestas a dejarse acariciar por un sultán de 73 años a cambio de una prueba en Mediaset o la RAI.
Emilio Fede
, amigo del alma, compañero de juergas sardas y milanesas del primer ministro y presentador del Telediario del Canal 4, de su propiedad, ha declarado esta semana alCorriere della Sera que por la oficina de personal en Mediaset han pasado en estos años 47.000 personas (velinas y velinos) para hacer castings.
Se ha escrito que Italia era ya así hace 50 años, cuando Anna Magnani en Bellissima (Luchino Visconti, 1951) se sometía a todo tipo de humillaciones para buscarle un papel a su hija en el cine. Se ha recordado que, desde Roma y antes, el poder siempre se ha servido de enanos, jovencitas y cantantes para olvidar las tensiones de la gobernación. El crítico de arte y filósofo Vittorio Sgarbi, incluso, ha escrito estos días: "Berlusconi se folla a todas esas chicas en nombre de todos los italianos, y estos se lo deben de agradecer porque para gobernar bien hay que nella società bien".
Lo que parece cierto es que en un país más o menos normal, esta historia de sexo, poder, machismo, dominación, narcisismo compulsivo y eterna juventud habría terminado ya hace varias semanas con una moción de censura, una dimisión o quizá un discreto exilio en un avión privado. Nada de eso ha pasado; al contrario, muchos italianos parecen tolerar las aventuras del emperador con una compostura y una desenvoltura admirables.
El propio Papi lo ha señalado estos días, no se sabe si en pleno delirio megalómano o respondiendo al prudente cardenal que le reclamaba coherencia: "No pienso cambiar y no me arrepiento de nada. Soy un matador, un conquistador. Quizá algunos invitados fueron equivocados, y ellos se equivocaron con otros invitados. Pero yo soy así y los italianos me quieren así. Tengo el 61% de apoyos. Sienten que soy bueno, sincero, generoso, leal, y que mantengo las promesas".
Un hombre de honor, pues. Quizá se refería a eso. O quizá cuando uno no puede o no debe decir la verdad, bromear es la única salida posible. "No hay un modo más positivo de reaccionar a las calumnias", explica el sultán. Así que ve a unos obreros en una obra en L'Aquila, la sede del próximo G8, se acerca y les espeta: "Veo que somos muchos tíos aquí, ya traigo yo las velinas y las menores".
Hay formas y formas de afrontar este asunto que apasiona a los periódicos aunque las televisiones sumisas al primer ministro (seis de siete canales) tratan de esconderlo a toda costa. Y es que la autocrítica y la derrota no van con Berlusconi. Y rendirse y dimitir son verbos que en Italia se conjugan poco.
En su caso, además, renunciar al cargo es perder su tesoro más preciado: la inmunidad que le da el Laudo Alfano, la ley que impide procesar a las cuatro altas instancias del Estado. Y ya se sabe cómo son los jueces. El 19 de junio, mientras todos hablaban de las amigas de Berlusconi, su compañero del alma, Marcello Dell'Utri, acudía a la tercera audiencia del juicio en apelación en el que se defiende de haber fundado Forza Italia en coordinación con la mafia siciliana.
Dell'Utri fue condenado a nueve años de cárcel en 2004 por asociación mafiosa externa. La sentencia afirmó: "Está probado que Dell'Utri prometió a la mafia ventajas precisas en el campo político y, a cambio, está probado que la mafia, en ejecución de esa promesa, se comprometió a votar por Forza Italia en la primera confrontación electoral, y después".
Quizá por eso, desdramatizar es la consigna del momento en Berluscolandia. Y un buen asunto de faldas -si se olvida el pequeño detalle de las menores de edad- tiene desde luego mejor venta que un asunto de mafia. "Sí, va bene, se tirará todo lo que se mueve, pero es su vida privada, qué rayos os importa eso a vosotros, os habéis convertido en un periódico de cotilleo", decía la otra noche en una fiesta romana un veterano ex piloto de Alitalia.
Lo que no se ve no existe. Lo malo es que muchos italianos han visto ya algunas cosas, sin duda menos que los españoles o los británicos y seguramente mucho menos fuertes de lo que pueden llegar a ver. Pero si todo es psicológico, como lo es su adicción a las mujeres jóvenes, cada vez más mujeres y cada vez más jóvenes, la pregunta es: ¿por qué los italianos no reaccionan?
Una posible razón es que sigue sin haber oposición. El congreso del PD se celebrará el 11 de octubre, y de momento los reformistas están en construcción, sin líder y sin rumbo: mal momento para ir a elecciones anticipadas.
Otro motivo es que siendo el Pueblo de la Libertad, como dice Giovanni Sartori, un "gran pesebre en el que todos meriendan gracias al amo", el disenso interno es incipiente, pero todavía mínimo. Si tenemos al carismático y cantarín condottiere y no hay una alternativa de poder, quizá sea mejor hacer como que no pasa nada y aguantar el tirón. La agonía podría ser larga.
No será fácil aunque la sociedad italiana parece realmente dormida, ajena al estupor que agita a las cancillerías. El estruendoso silencio de los intelectuales en un país que fue vanguardia cultural de occidente se explica, según el sacerdote Filippo di Giacomo, porque "los que no cobran de Mondadori o Mediaset [empresas de Berlusconi] están intoxicados de dinero, de vanidad y de escepticismo". La ausencia de respuesta de la jerarquía del clero a la emergencia moral escandaliza más a los propios católicos y a los extranjeros que a muchos italianos, tan elásticos como sus obispos.
Y luego está la incomprensible parálisis de las mujeres, a quienes la actriz y activista italiana de origen somalí Shukri Said imagina "quitando hierro a la vicenda de papi y envidiando a las velinas bajo las lámparas de rayos uva".
En Salò o los 120 días de Sodoma, la última película de Pasolini, recuerda Said, "éste narró con toda crudeza cómo el poder se distancia de la humanidad transformándola en objeto, cómo el sexo tiene un papel metafórico terrible en esa mutación. Pasolini denunció la mercantilización de los cuerpos como metáfora de la esencia íntima del poder en la sociedad del consumismo capitalista (el usuario final, el consumidor final). Violencia, humillación, total convicción de impunidad. Ahora está pasando en la realidad".
No todas callan, sin embargo. Un reducido grupo de profesoras universitarias ha lanzado esta semana a través de la revista MicroMega un manifiesto llamando a las primeras damas del G8 a no acudir con sus maridos a Italia en señal de protesta por el trato indigno que Berlusconi da a las mujeres en "la esfera privada y pública". De momento la iniciativa ha tenido su eco, y ayer había recogido 8.500 firmas, entre ellas las de prestigiosas científicas e intelectuales. La primera dama mundial, Michelle Obama, ha echado un jarro de agua fría a la iniciativa al anunciar que vendrá, y además con sus dos hijas: la familia Obama tiene audiencia privada con el Papa en el Vaticano el 10 de julio, al término del G-8.
La mórbida respuesta de las antes combativas y hoy aletargadas donne italiane refleja la desmoralización y el decaimiento general. Convertidas en objeto de iniquidad por el usuario final, muchas mujeres callan y otorgan. "Si las mammas no solo no reaccionan sino que colaboran con este estado de cosas, ¿quién salvará a Italia?", se pregunta Said.
La historia empezó con el cursillo político organizado por Berlusconi en la sede del PDL para las velinas ante las elecciones europeas. Siguió con el Noemigate, que reveló que Berlusconi cortejó e invitó a un par de fiestas y a pasar el fin de año en su casa sarda a una joven de 17 años (con una amiga, Roberta O., de su misma edad, de la que por cierto nadie sabe nada desde entonces).
Pasando por los vuelos de Estado en los que viajaban cantantes, bailarinas de flamenco y prostitutas, llegaron las visitas de la meretriz Patrizia D'Addario y la chica imagen Barbara Montereale al harén de Palazzo Grazioli.
Dos meses después, aunque pocos italianos lo digan en público, es indudable que el Papigate está teniendo su coste. Desde entonces, Berlusconi ha mentido numerosas veces. Y algo ha empezado a cambiar. El otro día, una conexión en directo de un telediario de la RAI fue perturbada por un grupo de estudiantes que gritaba: "Berlusconi pedófilo". Pertenecían a Comunión y Liberación.
Berlusconi ha tratado de invocar cifras y sondeos para certificar el apoyo de los italianos. Pero resultan completamente irreales. Es cierto que ha vencido las elecciones europeas con el 35% de los votos, y que ha ganado a la izquierda mucho terreno en las locales. Pero la realidad está muy lejos del 72% de popularidad que se otorgaba a sí mismo -sin enseñar el sondeo- hace unas semanas. Y el viernes, él mismo rebajó ese apoyo al 61%, también sin pruebas: 11 puntos menos en dos semanas. Hay más: las europeas muestran que de cada 100 electores un tercio no votó. De ese 66% de electores, Berlusconi obtuvo el 35% de los votos. Si a eso le restamos al menos un 5% de votantes de la vieja AN que votan PDL pero no le tragan, el resultado es que de cada 100 italianos mayores de edad, Berlusconi recoge sólo un 20% de apoyos. Uno de cada cinco. ¿Será el indicio de que el final se acerca?
"Un ser vulnerable"
Según ha escrito Giuseppe D'Avanzo esta semana en La Repubblica, "las palabras, los testimonios cruzados, las imágenes, los documentos sonoros no pueden ya confundir lo que tenemos bajo los ojos. Eso que la señora Lario llamó 'enfermedad', el efecto destructivo de un narcisismo al que aterroriza la vejez, una autoestima que exige siempre, cada vez más, la admiración reservada a la juventud y a la fascinación, convierten en un ser vulnerable y gravemente indefenso al jefe de Gobierno y la autoridad de su cargo".
Y, todavía: "Hay un fondo de omnipotencia en sus comportamientos, como si cada acción le fuese consentida. Está rodeado de proxenetas que obtienen ventajas personales buscándole en cada rincón de Italia muchachas siempre nuevas, siempre más jóvenes, siempre más golfas e impúdicas, a menudo sostenidas en su cínica ambición por sus familias, por mamá y papá. Quieren un éxito donde sea, en televisión o en la política. El primer ministro se lo puede conceder con una llamada, si quiere. Le presionan, le pretenden. Es el cuadro que dibujó Verónica Lario".
Lo que dijo Lario fue esto: "He intentado ayudar a mi marido, he implorado a los que están a su lado que hagan lo mismo, como se haría con una persona que no está bien. Ha sido todo inútil" (La Repubblica, 3 de mayo). Quizá no lo haya sido.
Los personajes clave del escándalo
- Veronica Lario. Esposa de Berlusconi, del que se está separando. "He intentado ayudarle, he implorado a los que están a su lado que hagan lo mismo. Ha sido todo inútil".
- Patrizia D'Addario. La primera mujer que ha hablado. Prostituta de 42 años. Dice que cobró 1.000 euros por ir a una fiesta que parecía un "harén", con 20 jovencitas y Berlusconi.
- Noemi Letizia. El inicio del escándalo. Berlusconi fue a la fiesta de cumpleaños de esta joven (de 18) con un collar de 6.000 euros de regalo. Ella dijo después que lo llamaba Papi.
- Barbara Montereale. Iba a las fiestas del primer ministro. Ha declarado ante la justicia que en 2008 recibió 10.000 euros de "
regalo". Su coche fue incenciado el jueves pasado.
- Niccolò Ghedini. Abogado de Berlusconi. Asegura que, aunque las chicas de alterne que iban a las fiestas cobraran, el primer ministro era el "
usuario final", por lo que no habría delito.
- Giampaolo Tarantini. Empresario. Frecuentaba a Berlusconi en Cerdeña. Acusado por los fiscales de trepar en la sanidad pública con sobornos y de reclutar meretrices para Papi.



Martedì 30 Giugno,2009 Ore: 16:56
 
 
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Autore Città Giorno Ora
MARCO GHETTI CESENA 07/7/2009 21.22
Titolo:
Che abbiamo in Italia una situazione molto anomala, è fuori discussione. Che un presidente del consiglio venga incolpato di tante azioni deplorevoli, con il silenzio compiacente, della maggior parte dei telegiornali, della carta stampata, (eccetto La Repubblica), con un muro di omerta' cosi' grande, molti italiani ricevono solo informazioni molto marginali. Ora sono scesi in campo molti dei giornali internazionali. Le minacce del nostro presidente del consiglio, all'estero non sortiranno effetti. La differenza tra una stamapa schiava,come quella italica, ed una stampa estera molto libera, tra poco sara' evidente ai piu'. Saranno le testate straniere a tenere alta la pressione,noi siamo un paese stretto nella morsa mediatica pilotata, ma ci arriveranno rinforzi almeno dall'estero.

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