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www.ildialogo.org LA META E LA STRADA,di p. Ottavio Raimondo, comboniano

20 settembre
LA META E LA STRADA

di p. Ottavio Raimondo, comboniano

Condanniamolo a una morte infamante. (I lettura: Sap 2,17-20)
Per coloro che fanno opere di pace, viene seminato nella pace un frutto di giustizia. ( II lettura: Gc 3,16-4,3)
Chi accoglie anche solo uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me. (III lettura: Mc 9,30-37)
 
Insegnava ai suoi discepoli e diceva loro: “Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno…”
 
La meta è la risurrezione. La strada è la passione e la morte. E per ben tre volte Gesù parla di questo con i suoi discepoli e dopo ciascuno di questi tre annunci viene presentata un’esigenza ineludibile:
* Dopo il primo annuncio Gesù chiede al discepolo di assumere la croce. Chiede di accettare di essere emarginato ed eliminato dall’impero, dal potere. Ieri quello del Cesare oggi quello del capitale o del mercato. (la croce era il modo con cui l’impero eliminava coloro che non si conformavano). Concretamente prendere la croce è: accettare di essere deriso, umiliato, schiacciato, emarginato.
* Dopo il secondo annuncio Gesù chiede al discepolo di farsi servo, dono gratuito di sé stesso. Servo non padrone. Servire non come un benefattore dall’alto al basso, ma dal basso, dai piedi.
* Dopo il terzo annuncio Gesù chiede al discepolo di bere il suo stesso calice, di ricevere il suo stesso battesimo. Calice amaro del sentirsi solo, battesimo dell’essere consumato dalla morte in croce.
 
Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo per la strada?”. Ed essi tacevano.
 
Per paura non fanno domande e per vergogna non rispondono.
Dove non c’è comunicazione lì fiorisce la competizione, l’invidia e la guerra per primeggiare, per essere più importante.
Ma possiamo anche dire che se non accettiamo Gesù consegnato alla morte si sviluppano nella comunità le logiche della forza e del potere, di quella stessa forza e potere che cercano di dominare e uccidono il giusto, il fratello.
Ci facciamo una domanda? Saranno di più i cristiani vittime delle persecuzioni o del cosiddetto fuoco amico? .San Daniele Comboni è morto di crepacuore a causa del “fuoco amico”.
 
Una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà.
 
La passione da sola porta a una spiritualità ciecamente disperata e masochista;
la risurrezione da sola porta a una religiosità stupidamente entusiasta e trionfalista. Passione e risurrezione insieme diventano cammino di comunione e di vita: vita in abbondanza per noi e per l’altro, il diverso da me. Forse proprio per questo è importante per te e per me partecipare a iniziative che dichiarino la nostra solidarietà con l’immigrato e che manifestino il nostro impegno in favore della natura, dell’acqua ad esempio. Ad iniziative che ci aiutino a crescere e a discernere con senso critico la realtà in cui viviamo, realtà che crocifigge ancora oggi…
p. Ottavio Raimondo, comboniano. oraimondo@emi.it - 348-2992393
 


Mercoledì 16 Settembre,2009 Ore: 17:13
 
 
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