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www.ildialogo.org L’ULTIMO INSEGNAMENTO IN GALILEA,di p. Ottavio Raimondo, missionario comboniano

Commento alle letture di domenica 30 agosto 2009
L’ULTIMO INSEGNAMENTO IN GALILEA

di p. Ottavio Raimondo, missionario comboniano

Mc. 7,1-8a.14-15.21-23
Sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro (7,15)

Siamo di fronte all’ultimo insegnamento di Gesù in Galilea, lì dove aveva iniziato a evangelizzare con opere e con parole; lì dove diceva alla gente: definitevi, convertitevi al vangelo di Dio perché la vostra vita diventi essa stessa buona notizia.
I galilei ai quali Gesù si rivolgeva erano un popolo oppresso e impoverito dalla presenza dell’impero romano, di Erode e dei farisei e scribi.
Gesù affronta queste tre realtà che non sono in sintonia con il sogno di Dio.
Prima di tutto Gesù libera dalla paura delle legioni romane quell’uomo devastato, rifugiatosi sul monte (5,1-13), precipita negli abissi del mare il sistema economico romano.
Poi mette in crisi Erode facendogli esclamare: “Quel Giovanni che io ho fatto uccidere è risorto” (6,16).
E infine affronta l’oppressione più pericolosa: quella di soggiogare le coscienze definendo ciò che è buono e ciò che è male. Farisei e scribi gli offrono l’opportunità di dire con chiarezza che la legge e le norme sono giunte a eclissare il volto di Dio.
Se pensiamo come erano state sognate le leggi e le norme (prima lettura: Dt 4,1-2.6-8) dobbiamo riconoscere che si è caduti molto in basso.
Da qui anche l’urgenza di “mettere in pratica la Parola” come ci invita a fare la seconda lettura (Gc 1,17-18.21b-22.27).

Oggi ci troviamo di fronte agli stessi poteri che opprimono e impoveriscono.
E noi, come comunità, facciamo nostre le riflessioni di Alberto Nolan nel suo libro “Cristiani si diventa” (EMI) a pg. 200:
“La Via di Gesù è un cammino che ci porta verso la libertà, la libertà radicale che ci permette di partecipare alla grande opera d’arte di Dio, liberamente, spontaneamente, creativamente, tutti insieme”.
“L’opera di Dio a volte sembra molto lenta. Forse è così perché non sempre ci rendiamo conto dell’immensità del tutto di cui siamo parte. Tuttavia, proprio perché si tratta del lavoro di Dio, il futuro è sicuro. C’è speranza per l’universo e per ciascuno di noi in quanto individuo. Quando morirò il mio ego, il mio falso io, sarà distrutto una volta per tutte, ma il mio vero io vivrà per sempre in Dio, l’Io dell’universo”,

p. Ottavio Raimondo, missionario comboniano oraimondo@emi.it



Venerdě 28 Agosto,2009 Ore: 16:33
 
 
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