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www.ildialogo.org RALLEGRATEVI ED ESULTATE, PERCHE’ GRANDE E’ LA VOSTRA RICOMPENSA NEI CIELI,

TUTTI I SANTI – 1 novembre 2009
RALLEGRATEVI ED ESULTATE, PERCHE’ GRANDE E’ LA VOSTRA RICOMPENSA NEI CIELI

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM


Mt   5, 1-12a
[In quel tempo], vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Scrive l’evangelista, in questo che è il capolavoro del suo Vangelo, il capitolo 5, il racconto delle Beatitudini, che Vedendo le folle, Gesù salì su il monte. Gesù non si allontana dalle folle, ma le attira su il monte. “Il monte” indica la condizione divina. Non è più come nell’antica alleanza, quando c’era il timore e la paura di avvicinarsi a Dio.
Adesso è diventata una condizione vitale, quella di avvicinarsi a Dio. Salì su il monte, l’evangelista pone l’articolo determinativo e indica un monte conosciuto, anche se non ne dà un’indicazione geografica. Cos’è questo “il monte”? E’ un monte conosciuto. L’evangelista vuole raffigurare il monte Sinai, dove Mosè salì per avere da Dio l’alleanza con il suo popolo. Allora per l’evangelista Gesù sale lui sul monte, non per andare da Dio, ma lui, che è Dio –l’evangelista ha già definito Gesù ‘il Dio con noi’ – comunica, promulga, la nuova alleanza con il suo popolo.
Si mette a sedere, posizione del maestro, si avvicinano a lui i suoi discepoli, quindi Gesù attira le persone nella sfera divina per comunicare loro la vita divina, e “si mise a parlare, insegnando loro, dicendo…”
E qui c’è il capolavoro letterario, teologico, spirituale, dell’evangelista. Anzitutto il numero delle Beatitudini, sono otto. Perché questo numero? Il numero otto, nella simbologia del cristianesimo primitivo, indicava la risurrezione, perché Gesù è risuscitato il primo giorno dopo la settimana. Allora ponendo il numero otto a queste Beatitudini, significa che l’accoglienza e la traduzione in pratica di questo messaggio, conduce a una vita che non sarà interrotta dalla morte.
Mentre l’osservanza dei comandamenti di Mosè assicurava lunga vita su questa terra, la pratica di queste Beatitudini assicura una vita che non sarà interrotta dalla morte.
Ma non solo, l’evangelista si è curato addirittura di quante parole comporre queste e sono esattamente, nel testo greco, settantadue, come i popoli pagani, secondo il computo del libro del Genesi, al capitolo decimo. Mentre i comandamenti erano per il popolo di Israele, le Beatitudini sono per tutta l’umanità.
Non abbiamo tempo di commentare tutte le Beatitudini, ma la prima non è stata posta a caso: è la condizione perché esistano tutte le altre. Gesù proclama “Beati”. Questo termine (mak£rioj) indicava la felicità degli dei, una felicità impossibile da raggiungere su questa terra. Ebbene, la volontà di Dio e l’invito di Gesù è che è possibile raggiungere qui in questa esistenza terrena, non nell’aldilà, una felicità piena, completa, che assomiglia a quella di Dio.
E chi proclama beati? I poveri in Spirito. Qui c’è un problema di traduzione e di interpretazione. Cosa significa “poveri in Spirito”? Le soluzioni grammaticali sono tre:
-          “Poveri”, in quanto “carenti” di Spirito. Non è possibile che Gesù proclami felici le persone … che vanno aiutate, assistite, ma non sono un modello di comportamento;
-          L’altra spiegazione è “poveri nello Spirito”, cioè persone che, pur possedendo dei beni, ne sono spiritualmente distaccati. Questo viene smentito dall’azione di Gesù che, quando incontra un ricco, non gli chiede di spogliarsi spiritualmente dei beni, ma materialmente e radicalmente;
-          La terza possibilità è “per lo Spirito”. Cioè Gesù non proclama beati quelli che la società ha reso poveri, ma quelli che, liberamente e volontariamente, per amore, entrano in questa condizione di povertà. Ma per fare cosa? Non per andarsi ad aggiungere ai tanti, troppi poveri che l’umanità ha creato, ma per eliminare le cause della povertà.
Gesù non chiede di spogliarsi, chiede di vestire gli altri. Gesù chiede: diminuisci un po il tuo livello di vita per permettere a quelli che lhanno troppo basso di innalzarlo un po’”. Quindi Gesù dice che quelli che, liberamente e volontariamente, per amore, sono disposti a condividere – perché di questo si tratta – quello che hanno e quello che sono, sono “felici” pienamente. Perché? Perché di essi E - non usa un verbo al futuro, non dice sarà, ma usa il presente – “il Regno dei Cieli.
L’incomprensione, in passato, di questa espressione tipica ed esclusiva di Matteo, ha portato all’alienazione di questo messaggio, cioè “beati i poveri perché andranno in paradiso”. Nulla di tutto questo. “Regno dei Cieli” è una formula, adoperata da Matteo, che, per rispetto alla sua comunità, composta da giudei che, non solo non nominano, ma neanche scrivono il nome di Dio, usa tutte le volte che gli è possibile dei termini sostitutivi. E “cielo” è uno di questi, come anche noi nella nostra lingua diciamo “grazie al cielo”, non si ringrazia mica l’atmosfera, si ringrazia Dio.
Allora “Regno dei Cieli” significa “Regno di Dio”. Ma cosa significa il Regno di Dio? Non è uno spazio geografico. E’ l’ambito in cui Dio governa i suoi. Allora l’evangelista ci sta presentando questo messaggio di Gesù, che è di un straordinaria bellezza: se voi – perché il messaggio non è rivolto ad una persona, ma ad una comunità – liberamente, volontariamente, per amore, vi sentite responsabili della felicità degli altri, felici! Perché? Perché permetterete a Dio, al Padre, di essere responsabile della vostra felicità.
Sarà il Padre che si prenderà cura di voi. Allora Gesù ci assicura che è possibile essere pienamente felici qui in questa esistenza. C’è una sua espressione conservata negli Atti degli Apostoli in cui Gesù dice “Si è più beati nel dare che nel ricevere. La felicità non consiste in quello che si ha, ma in quello che si dà. Quindi, più uno dona all’altro e più è pienamente felice.
Questa è la condizione perché esistano poi tutte le altre Beatitudini.


Mercoledì 28 Ottobre,2009 Ore: 16:54
 
 
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