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www.ildialogo.org Amore come lotta,di Aldo Antonelli

Amore come lotta

di Aldo Antonelli

Non riesco a stare zitto di fronte all'ennesimo stravolgimento dei fatti e al ribaltamento della realtà.
Mi ero imposto un periodo di silenzio per non contribuire ad esasperare gli animi e non, come qualcuno mi ha suggerito, per darmi il tempo di riflettere...!
Che vuol dire, che normalmente, quando si parla o si scrive, non si riflette?
Non è da me, modestamente.
Mi riprendo la parola per denunciare la mistificazione in atto da parte dei "servi contenti", gli adulatori di professione e i millantatori d'amore.
Ora si vuol dare per scontato che è la sinistra che semina odio.
Ora ci si vuol iniettare il virus dell'imbacillità trasferendo il dibattito politico sul piano del bieco moralismo duale "Amore-Odio". Chi critica odia e chi lecca ama. Il vile servaggio viene promosso virtù.
Questo amore mieloso, caramellato e appiccicoso, che fa di tutt'erba un fascio; questo amore daltonico, che non sa distinguere il rosso sangue dell'amore dal nero fumo dell'adulazione non mi piace. Se Cristo avesse predicato questo amore sarebbe morto di vecchiaia, con tanto di onorifici riconoscimenti e di medaglie al valore.
Secondo questi politici magicamente trasformatisi in teologi, esiste solo il Gesù che piange e solidarizza. E' loro sconosciuto il Gesù che impreca e che prende la frusta. Forse che questo Gesù non amava? O, addirittura, odiava quando chiamava "vipere" certe persone o quando ribaltava i banchi di commercio nel tempio o quando consigliava a qualche altro di mettersi un macina al collo e buttarsi al mare  e non venirne più a galla?
Su Repubblica di ieri Michele Serra nella sua “Amaca” ha fatto riferimento a due sacerdoti ben noti al pubblico: don Baget Bozzo e don Verzé. Mi si sono rivoltate le viscere nel vedere citati questi due preti a proposito del dibattito su un tema tanto profondo e delicato come quello dell’amore e/o odio. Personaggi  tanto “allegri” e “volgari”. L’uno e l’altro sembra che non sappiano vivere senza “dipendenze”: da personaggi sospetti il primo (Craxi  prima e Berlusconi poi)  e da mondi ovattati di affari e ricchezze il secondo. Incapsulati in questi bavagli, rimane loro difficile coniugare l’amore con la lotta e con la disobbedienza, facendone invece una variante moralistica dell’ossequio e del servilismo. Soprattutto riesce loro impossibile impiantare l’amore in un discorso rigoroso di giustizia, senza la quale l’amore si fa elemosina.
Pensando a loro, mi sovvengo delle frustate che Nietzsche indirizzava ai cristiani, ai quali rimproverava: "Voi che dite d'amare v'affollate intorno al vostro prossimo e avete per esso belle parole. Ma io vi dico: il vostro amore per il prossimo non è che un cattivo amore per voi stessi. Voi dite d'amare e invece volete soltanto parlar bene di voi stessi; dite di donarvi agli altri e invece li usate come testimoni della vostra grandezza"(F. Nietzsche: Così parlò Zaratustra).
Questo è il solo amore di cui sono capaci, a destra, certi figuri; un amore sposo legittimo di quella libertà di cui si riempiono la bocca e che identificano sempre con il loro libertinaggio: libertà di evadere, libertà di "fare", libertà di rubare e libertà di criminalizzare quanti si oppongono. 
Grazie a Dio, vi sono altri, nella Chiesa, preti e non, che nell’amore sanno lottare, e lottare contro quanti schiavizzano il popolo, sventrano le democrazie, strumentalizzano i crocifissi e fanno loschi commerci con i potenti ed i gerarchi, vengano essi dagli Urali o dal Vaticano.
Posso parlare e scrivere liberamente?
Ebbene, sia detto allora che amare Berlusconi significa combatterlo per aiutarlo a liberarsi delle sue maschere e delle sue fobie e dalle sue pericolose, tossiche amicizie.
Un abbraccio
Aldo
 
P.S. Vi allego un ottimo articolo di Alexander Stille apparso oggi su Repubblica, ove si documenta magistralmente chi è che istiga all'odio....
 
 
 
LA POLITICA DELL’ODIO
(Alexander Stille – La Repubblica del 18 Dic. 2009)
 
Dopo l’attacco contro Berlusconi si parla molto di amore e odio, del “clima di odio” che la sinistra e giornali come Repubblica avrebbero creato criticando Berlusconi e dell’amore che Berlusconi richiede al Paese e al suo popolo.
Ma il dissenso politico e il di­ritto di critica non sono questioni di amore ed odio. Il Washington Post non era animato da odio per il presi­dente Richard Nixon quando fece l'in­chiesta su Watergate. La proprietaria del giornale, Katherine Graham, ave­va tanti amici tra i repubblicani dell'amministrazione e il presidente non accusò mai il Post di odio. Come il New York Times non odiava Bill Clinton quando fece i primi pezzi sull'affare "Whitewater," che portò alla vicenda di Monica Lewinskye che quasi gli co­stò la presidenza. Il dissenso e la criti­ca - talvolta anche aspri - sono ele­menti fondamentali di una democra­zia sana. La mancanza di critica all'amministrazione Bush - nel clima intimidatorio dopo l'undici settem­bre - ha contribuito forse in un modo decisivo alla guerra disastrosa in Iraq.
Ma porre il problema in termini di amore e odio - cioè in termini perso­nalistici - è caratteristico della politi­ca di Berlusconi. Il momento che mi colpì di più intervistando Berlusconi nel 1995 arrivò alla fine del nostro incontro quando, cercando di convin­cermi che non poteva neanche esiste­re il problema del conflitto d'interes­se, disse: «So creare, so comandare, so farmi amare». Come se farsi amare - piuttosto che gestire l'economia o riformare il sistema pensionistico - fosse il più grande requisito di un uo­mo politico.
Il dissenso in Italia parla di Berlu­sconi perché è costretto a farlo. Berlu­sconi si è sempre posto al centro delle cose e parlare del Popolo della Libertà senza parlare di Berlusconi è sempli­cemente un non-senso.
Parliamo di Berlusconi perché da quando è entrato in politica nel 1994 l'Italia è diventata ingovernabile. In­governabile perché i massicci conflit­ti d'interesse presentati da Berlusconi - un monopolista della televisione privata che ora controlla il suo com­petitore principale, la televisione di Stato, un indagato di reati gravissimi che gestisce il sistema della giustizia - sono macigni sulla strada di ogni go­verno. Così il Paese ha vissuto colpi di spugna, lodi di tutti i tipi, leggi ad per­sonam cucite su misura per evitare la galera a questo o quel collaboratore stretto del Cavaliere e possibili con­danne allo stesso Berlusconi. Nel mezzo di questa crisi, il governo pro­pone una legge per limitare la pubblicità alla te­levisione via sa­tellite di Rupert Murdoch, il primo vero concor­rente privato di Berlusconi. E su­bito siamo co­stretti a chiederci: è stata fatta per il bene del telespet­tatore o per il be­ne di Mediaset, l'azienda del pre­mier? E così è per tutto, o quasi: lo scudo fiscale, i condoni per l'e­vasione fiscale, la detrazione di tas­se per le aziende, l'eliminazione delle tasse di suc­cessione. Le ulti­me proposte di legge del centro-destra - sempre retroattive - dimo­strano che Berlusconi è pronto a smantellare tutto il sistema giudizia­rio italiano pur di salvare sé stesso. Ab­biamo il. governo di un uomo solo che si occupa esclusivamente della sua persona e delle sue aziende.
Siamo costretti a parlare di Berlu­sconi perché Berlusconi ha persona­lizzato la politica come mai era acca­duto nel dopoguerra. I vecchi partiti come la Dc e il Pci, per esempio, rap­presentavano delle idee e delle aree sociali del Paese, ma i loro leader era­no decisamente meno importanti dei blocchi che rappresentavano: i catto­lici da una parte, la classe operaia dall'altra. Berlusconi ha personalizzato la politica, presentandosi continua­mente come l'unico capace di "salva­re" il Paese dal pericolo del comuni­smo. «Sono in politica perché il Bene prevalga sul Male», ha detto nel 2005: «Se la sinistra andasse al governo l'esi­to sarebbe questo: miseria, terrore, morte. Così come avviene ovunque governi il comunismo».
Berlusconi ha creato attorno a sé il culto della personalità, nel decimo anniversario della creazione di Forza Italia ha perfino detto che la sua "discesa in campo" era stata un atto suggerito dallo Spirito Santo. Il volto di Berlusconi è su ogni manifesto politico. Ha cambiato la legge elettorale in modo che deputati e senatori servano al piacere personale del premier. Il Parlamento è pieno di veline e amiche e amici, molti impiegati o avvocati di Berlu­sconi. Non con­tento, Berlusconi propone di far vo­tare solo i capi­gruppo, riducendo il ruolo dei parlamentari a quel­lo di puro orna­mento.
Berlusconi ha cambiato il lessi­co della politica italiana, introdu­cendo il linguag­gio privato, quel­lo del bar e della rissa in casa nella sfera pubblica. Ha dato dei «co­glioni» agli eletto­ri del centrosinistra, ha chiamato «stronzate» le paro­le del suo avversario politico, Romano Prodi, «criminoso» il giornalismo di Enzo Biagi, Marco Travaglio e Miche­le Santoro. I magistrati sono «matti» e «mentalmente disturbati». L'ex presi­dente della Repubblica Scalfaro è un «serpente» e un «traditore». Pensiamo allo spettacolo indecente in cui du­rante l'ultima legislatura, i senatori del Pdl, aizzati dall'attuale presidente del Senato Renato Schifani, hanno co­perto di insulti e ingiurie il premio No­bel Rita Levi Montalcini per spingerla a dimettersi da senatore a vita e far ca­dere la maggioranza di governo. Sfido gli esponenti del centrodestra a trova­re un singolo episodio in cui i princi­pali leader del centrosinistra (Prodi, D'Alema,Veltroni) si siano lasciati an­dare a un linguaggio simile.
E’ stato Berlusconi ad invitare gli ita­liani dentro la sua vita privata: con i mille commenti sulla vita da "play­boy" e le sue prestazioni sessuali («Se dormo per tre ore posso fare l'amore per altre tre»), sul suo matrimonio («Rasmussen è il primo ministro più bello dell'Europa. Penso di presentar­lo a mia moglie»). E ci ha portati den­tro il suo divorzio con le sue appari­zioni a fianco di Noemi Letizia e le comparsate a "Porta a Porta". Se si fa­cesse il conto di chi negli ultimi quin­dici anni ha parlato di più sulle televi­sioni italiane scopriremo, credo, che gli italiani hanno dovuto ascoltare e vedere Berlusconi almeno dieci volte di più di qualsiasi altro politico. La ve­rità è che Berlusconi ha trasformato un intero Paese in un grande reality: "Casa Berlusconi". Chi non lo gradi­sce ha il diritto di protestare. Non è la politica dell'odio. È, semplicemente, la democrazia.
 

 

 
 


Domenica 20 Dicembre,2009 Ore: 17:06
 
 
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