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www.ildialogo.org Dalla legge vergogna nazionale al sussulto di civiltà di Genova «Medaglia d’oro della Resistenza»,di don Paolo Farinella

Dalla legge vergogna nazionale al sussulto di civiltà di Genova «Medaglia d’oro della Resistenza»

di don Paolo Farinella

[pubblicato su la Repubblica/Il Lavoro (locale) dell’18 ottobre 2009, p. XVII con il titolo: «Immigrazione, legge immorale, il Comune garantisca tutti»]
Di fronte alla nuova legge (n. 94/2009 del 15 luglio 2009)  che dichiara reato il fatto stesso di essere immigrato senza documenti, non possiamo che reagire con la forza della ragione perché in un sol colpo il legislatore cancella quattro millenni di diritto e di civiltà: se n’era fatta strada dall’uomo preistorico all’uomo della civiltà, condita anche in salsa cristiana! Ora, nell’anno del Signore 2009, all’inizio del 3° millennio, per volontà di Bosberma (il trio: Bossi/Berlusconi/Maroni) si ritorna all’età della pietra. La Legge punisce chi compie o contribuisce a realizzare un reato personale a danno di altri. La legge Maroni invece punisce una persona perché è sventurata, in fuga dalla guerra, dalla persecuzione e dalla miseria che noi occidentali abbiamo provocato in secoli di sfruttamento e con i nostri stili di vita che vivono della povertà altrui. Tutti dovremmo essere uniti per dichiarare insieme la nostra ferma obiezione di coscienza verso una legge xenòfoba, immorale e incompatibile  con la lettera e lo spirito della Carta Costituzionale e del Vangelo. Chi accetta questa legge non può essere cittadino e cristiano. Credenti e non credenti devono fare muro con i propri corpi ad una legge che ci seppellirà per la sua irrazionale disumanità. Vorrei che la Chiesa locale e nazionale facesse sentire la sua voce morale e dicesse in modo inequivocabile che gli immigrati sono «cosa santa», il «corpo di Cristo crocifisso»: guai a staccarlo dalle pareti della nostra civiltà e fede.
L’amministrazione comunale si sta interrogando seriamente sull’attuazione pratica della legge, coinvolgendo i servizi territoriali  che, comunque, daranno la massima accoglienza ai bambini e alle donne incinte le quali   hanno diritto al permesso di soggiorno. Il problema si pone «grave» per gli immigrati adulti senza permesso di soggiorno, anche se presenti sul territorio da anni: verranno rimandati indietro, senza alcuna indicazione o indirizzo verso uffici e/o servizi alternativi e non sarà garantita alcuna informazione. Nel 1935 Hitler fece affiggere sulle vetrine dei negozi la scritta «Vietato l’ingresso agli ebrei. I cani sono benvenuti». Lentamente, strappo dopo strappo, stiamo sprofondando nel nazifascismo, facendo gli stessi errori di allora con l’aggravante che ora lo sappiamo. I cani del canile comunale sono più rispettati e accolti di uomini e donne immigrati, «persone», soggetti di diritti e doveri e immagine di Dio per i credenti, che invocano le briciole della nostra mensa di ricchi.
 Se un immigrato, privo di permesso di soggiorno, arriva a bussare alla porta di un servizio sociale territoriale e/o dell’Unità Operativa Cittadini Senza Territorio, significa che ha superato le barriere poliziesche, segno del fallimento dello Stato che fa la faccia feroce con chi è già spaventato di suo. Sul personale comunale sul territorio, quali responsabilità ricadono se accoglie un adulto senza permesso di soggiorno, ma in stato di emergenza e o di necessità sanitaria? Verrà deferito alla disciplinare? Perderà il lavoro? Può fare obiezione di coscienza o finisce davanti al tribunale?  La legge Bossi/Berlusconi/Maroni è una vergogna promulgata da un governo immorale, il cui presidente è oggetto di scherno nel mondo intero. In forza delle Carte dei Diritti Universali, recepiti nel nostro ordinamento e che hanno valenza superiore alla singola legge, auspichiamo che il Comune s’interroghi come «Città medaglia d’oro della Resistenza», e si assuma la responsabilità di assicurare assistenza pure agli adulti, anche per avere un controllo incrociato sull’immigrazione, un controllo preventivo sulle possibili epidemie di cui possono essere portatori coloro che, abbandonati a se stessi, sono condannati a nascondersi e a non fidarsi. Anche a costo di dimettersi per non vanificare la morte di tanti giusti che diedero la vita perché il mondo fosse una sola patria.


Mercoledì 21 Ottobre,2009 Ore: 16:48
 
 
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