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www.ildialogo.org Carceri e infopoint,di Paolo Farinella, prete

Carceri e infopoint

di Paolo Farinella, prete

[pubblicato su la Repubblica/Il Lavoro (locale) del 2 agosto 2009, p. XXI con il titolo: «Niente quote per gli alunni stranieri. Signora sindaco, non sarà sola»]

Questa settimana ho una notizia buona e due non buone per la nostra città. Cominciamo da quella buona. La signora Sindaco, Marta Vincenzi,  ha risposto per le rime alla ministra Mariastella Gelmini che vuole introdurre le quote di cittadini italiani «di colore» all'interno della scuola, dimostrando ancora una volta, se ve ne fosse bisogno, il livello culturale e civile che anima lei e il governo dell'«utilizzatore finale». Mettere le quote è discriminazione razziale di matrice fascista e noi non tolleriamo una simile vergogna nella nostra città, medaglia d'oro della Resistenza. Su questa strada (finalmente un segnale di sinistra!) la Sindaco non sarà sola. Fine della buona notizia.

La prima cattiva notizia riguarda la chiusura dell'Infopoint di piazza Matteotti, il chiosco che in questi anni è diventato il cuore della città informata, il primo appuntamento dei genovesi e dei turisti, con personale straordinario, competente e gentilissimo. Spesso per strada, nel centro storico, sento dire alla gente comune: «vada in piazza Matteotti, al chiosco verde, lì le dicono tutto per benino». Una città senza informazioni è una luce spenta e un agglomerato disordinato messo insieme per caso. Le signore e signorine che lavorano all'Infopoint hanno fatto e fanno per la città più di tutta la giunta e del consiglio comunale, messi insieme. Questi allontanano la gente dalla politica, quelle continuano a dare della città un volto accogliente e civile. Chiudere il chiosco è buttare alle ortiche il fiore all'occhiello del turismo e della promozione della città. A nome della città, mi appello al Promotore, Prof. Nando Dalla Chiesa, perché non permetta questa ferita nella carne viva di Genova. Anzi s'impegni a moltiplicare il chiosco di piazza Matteotti e Genova brillerà di luce propria. E' suicida abolire ciò che funziona egregiamente.

La seconda cattiva notizia riguarda un nostro concittadino di 40 anni, uscito di carcere dopo avere scontato la pena per intero. Mi è stato segnalato da un amico di Verona. L'ho incontrato e abbiamo avviato il percorso previsto dall'art. 27, comma 3 della Costituzione italiana che stabilisce: «le pene [dei carcerati] devono tendere alla rieducazione del condannato». L'abbiamo aiutato a fare domanda per una abitazione popolare e lo abbiamo indirizzato ai servizi sociali territoriali, i quali o ci sono o ci fanno perché non prendono in carico la persona, ma spesso dicono che non c'è niente da fare, che ci vorrà molto tempo e infine con il loro comportamento disattendono addirittura il dettato costituzionale. Come si fa a rieducare se lo stesso Stato, attraverso un suo impiegato, rimanda da Ponzio a Pilato e non dà indicazioni certe finalizzate a risolvere i due problemi che assillano un carcerato che deve essere considerato persona e persona libera perché ha pagato il debito che lo Stato gli ha chiesto?

A questo amico, servono: un lavoro e una abitazione. Non può trovare né l'uno né l'altra non tanto per il momento tragico in cui viviamo, ma perché porta il marchio a fuoco del carcerato a vita. Nessuno si fida; la stessa famiglia che vive in un'altra regione, lo ha radiato; ha perso un affetto perché non ha potuto costruire un minimo di progetto, essendo allo sbaraglio e senza un soldo. Io garantisco per lui personalmente. Oso chiedere ai nostri tanti lettori, di aiutarmi a trovare una proposta di lavoro e un'abitazione anche provvisoria, in vista di una sistemazione definita. A 150 anni dalla fondazione dell'unità d'Italia, questo fatto è un marchio di fallimento per lo Stato e suoi cittadini. Ogni giorno decine di persone chiedono aiuti e si viene loro incontro secondo le possibilità e anche oltre, ma spesso si è impotenti senza soluzioni. Non posso rassegnarmi ad una città disumana che ha contribuito a scrivere l'art. 27 della Carta Costituzionale. Genova non lo merita. Per contattarmi: paolo_farinella@fastwebnet.it

Paolo Farinella, prete

Parrocchia S. Torpete - Genova

 



Giovedì 01 Ottobre,2009 Ore: 15:48
 
 
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