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www.ildialogo.org La chiesa e Berlusconi,di Nino Lanzetta

La chiesa e Berlusconi

di Nino Lanzetta

Tra le ragioni del successo di Berlusconi c’è sicuramente il massiccio apporto del voto dei cattolici. Le ragioni sono da ricercarsi già negli anni del “rompete le fila” delle gerarchie ecclesiastiche e nel declino, improvviso quanto rapido, della Democrazia cristiana.
In Berlusconi le gerarchie ecclesiastiche, da quelle, onnipotenti e segrete, dell’Opus Dei a quelle più pubbliche della Cei del cardinale Ruini, hanno visto il garante di un nuovo equilibrio che, escludendo i comunisti, anche se post, dalla gestione dello Stato, fosse in grado di assicurare, un più moderato equilibrio delle forze sociali, culturali ed economiche e, nello stesso tempo, potesse meglio difendere gli “interessi” e gli stessi valori della Chiesa cattolica.
La maggior parte dei Vescovi si è subito allineato al nuovo orientamento ed ha dato man forte al movimento di Berlusconi, che ben presto ha conquistato il potere. Il resto lo hanno fatte le televisioni, la crisi della DC e le insipienze delle sinistre.
 Il movimento di don Giussani, Comunione e Liberazione del modello milanese, ha fatto da tramite tra i politici e le gerarchie religiose, contribuendo, non poco, al rafforzamento dei rapporti Berlusconi – Chiesa. Non a caso Formigoni è stato il primo a lasciare l’UDC per confluire direttamente in Forza Italia.
A lungo andare, però, specie nella pratica governativa di quest’ultimo governo, sono cominciate a venire alla luce tutte le insufficienze, le incapacità, la difesa di interessi personali e di gruppo, ed è apparso più chiaro il castello di finzioni, di propaganda, che una sapiente regia dei media, in mano quasi completamente ad un solo soggetto, andava propinando all’utente,ignaro e già condizionato, la percezione di una realtà sempre più virtuale.
Di fronte a quella realtà mediatica, fatta di finzioni, di annunzi, di veline, di mistificazioni, di spensieratezza, vacanze e consumismo, poco a poco, ha cominciato a farsi strada la vita vissuta da molti, con le difficoltà di far quadrare i bilanci; la mistificazione e la mortificazione della verità; le disuguaglianze, la precarietà e i razzismi. Poi si sono aggiunti gli scandali, “lo sventolare di mutande”; i falsi valori, effimeri e negativi; la scarsa considerazione della dignità della donna; la poco cristallina scelta della classe politica ( veline, attricette, cantanti, mogli e amanti di politici importanti, fedeli servitori); ma anche la normativa sui lavori precari, la scarsa e, a volte, nulla protezione sociale; gli aumentati incidenti sul lavoro a fronte di una normativa sulla sicurezza falsa e propagandistica; i tagli alla sanità, alla scuola e alla ricerca; l’iniqua riforma delle pensioni; le leggi che proteggono sempre più i potenti ed i ricchi (scudo fiscale!) e lasciano indifesi i meno abbienti di fronte ad una crisi lacerante; il poco decoro delle Istituzioni; le menzogne dell’uomo pubblico; l’etica pubblica che si pretende diversa da quella privata, e via di questo passo.
La Chiesa non poteva rimanere insensibile rispetto a tutto questo! Ai pochi vescovi che non hanno mai taciuto la realtà del Paese, se ne sono aggiunti, via via, numerosi altri che, a contatto con i veri problemi della gente, non potevano continuare a tacere.
I giornali cattolici, per primi “Famiglia Cristiana” e “Aggiornamenti sociali” , poi numerosi settimanali e infine lo stesso “Avvenire”, non potevano più far finta di nulla, sommersi da numerose lettere di proteste di sacerdoti e di fedeli. L’ennesimo scandalo delle escort, delle Noemi, dei voli di Stato, dei festini del Sultano, hanno scoperchiato un vaso dal quale è venuto fuori un maleodorante odore di marcio e di sudiciume di un apparato di potere arrogante e volgare, che predica bene e razzola male.
Si è cominciato, finalmente, a capire che i valori della famiglia non possono essere difesi da pluri divorziati e libertini; quelli dell’onestà da chi ha fatto scempio dei beni dello Stato e da chi continua a praticare il condono come metodo di riscossione delle tasse; che c’è un decoro che non è consentito ad alcuno, fosse anche il capo del governo, di offendere; che non ci può essere un’etica pubblica ed un’etica privata.
La Chiesa, quella dei pastori di anime, che predicano il Vangelo in mezzo al popolo, e del quale conoscono le ambasce e le difficoltà della crisi che vive sulla sua pelle, i licenziamenti, la cassa integrazione, la precarietà del lavoro, non si fa più incantare da una televisione becera e falsa e comincia a riflettere e a rivendicare che siano rispettati, nei fatti, i valori cristiani della fratellanza, della solidarietà, della comprensione, della difesa della dignità, soprattutto nella povertà. E’ tutta la Chiesa? La condanna delle Gerarchie è stata chiara e definitiva? Secondo il direttore dell’Avvenire, sì. Anche se così non fosse non c’è più spazio per tornare indietro!
NINO LANZETTA 


Venerd́ 07 Agosto,2009 Ore: 19:57
 
 
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