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www.ildialogo.org CEMENTO DEPOTENZIATO,di Vincenzo Lombardo

CEMENTO DEPOTENZIATO

di Vincenzo Lombardo

L’ultima, clamorosa notizia sulla chiusura del nuovo ospedale “.S.Giovanni di Dio” di Agrigento, disposta dalla Procura di Agrigento, per il rischio di crollo a causa della struttura portante aggrappata a travi e pilastri sospesi nella sabbia, ci manda segnali inequivocabili sullo scricchiolio di un potere fondato sull’illegalità diffusa e persistente del sistema su cui tale potere si regge.

La tragicomica storia delle opere pubbliche- ponti, scuole, strade, perfino un commissariato di polizia- a rischio di crollo per difetti di costruzione non caratterizza solo la Sicilia, ma l’intero territorio nazionale.

Com’è possibile che tanta imprenditoria caratterizzata da cinismo criminale abbia potuto realizzare profitti per miliardi di euro a spese della collettività e con rischi gravi per l’incolumità della stessa? Sembra evidente che nessuna di tali opere si sarebbe potuta realizzare senza l’intreccio e la connivenza di interessi perversi tra classe politica, imprenditoria, burocrazia. Non sarebbe stata possibile tanta furfanteria se controllati e controllori non avessero stabilito un patto di acciaio in nome del comune arricchimento derivante dalla realizzazione di opere pubbliche.

Non sarebbe stato possibile se non ci fosse stato l’allentamento delle regole, la famosa deregulation, figliata dal quel liberismo che affidava alla supremazia del mercato e dell’impresa le felici sorti progressive dell’umanità. Non sarebbe stata possibile tanta devastazione ambientale e sociale se la classe politica dirigente avesse concepito il suo ruolo di governo come servizio per la collettività e strumento per il conseguimento del bene comune.

Così non è stato e, forse, non poteva essere. Quando la cultura dominante, o egemone, ti dice che tu individuo devi trovare la tua personale soluzione ai problemi, senza farti scrupolo di regole e di principi, quando perfino la vita privata del massimo esponente della vita pubblica può essere improntata alla negligenza di qualsiasi vincolo etico e/o morale, allora nessuno scandalo che ai vari livelli gli individui si sentano autorizzati a raggiungere il massimo profitto col minimo sforzo, di qualsiasi natura.

Da un quindicennio, con brevi pause, la classe politica dirigente ha dismesso questo ruolo per assumere quello di classe dominante ed ha abdicato alla sua funzione di governo della cosa pubblica e si è impossessata, anzi, della cosa pubblica per conseguire fini privati. Cos’altro è il golpe apparentemente democratico operato da Berlusconi supportato non da blindati e aerei ma da mezzi più sottili e sofisticati che non feriscono il corpo ma il cervello? E cosa ha tentato di compiere a livello di governo,se non un assoggettamento al suo potere, e quindi ai suoi interessi, di tutti gli organi e le istituzioni che potessero in qualche modo ostacolare i suoi disegni. Cos’altro sono i suoi attacchi al parlamento, alla magistratura, alla costituzione, se non il tentativo di asservirli al libero e incontrollato conseguimento dei suoi interessi? Un primo passo in questa direzione l’aveva compiuto decidendo, secondo una logica padronale, chi potesse stare in parlamento e legiferare. Non un legame, come era sempre stato, pur con distorsioni e degenerazioni, tra elettore ed eletto, ma una dipendenza diretta tra nominante- capo partito- e nominato. Non l’esplicitazione di un mandato in nome e per conto del demos delegante, ma l’esecuzione di un compito prefissato dal capo. Questa è stata,forse, la più grave distorsione del concetto di democrazia operata da Berlusconi.

Con lo stesso atteggiamento Berlusconi e la classe politica ai suoi ordini hanno approcciato la gestione dell’economia e dei problemi sociali. All’insegna della libertà i gruppi sociali forti che hanno stretto un patto di alleanza col potere politico dominante hanno operato la devastazione sociale e civile che è sotto gli occhi di tutti. Nello scenario di vita da giungla sono saltati tutti i freni inibitori di ordine morale che possono moderare gli istinti selvaggi presenti nell’inconscio e si è dato libero sfogo alle pulsioni più sconce in modo sfrenato. Così si sono moltiplicati i furbetti a tutti i livelli. Grandi e piccoli speculatori hanno fiutato il vento per cacciarsi negli affari; gli evasori fiscali si sono visti incoraggiati nel perseguire il loro interesse col minor danno possibile, i furfanti di ogni genere hanno capito che la classe dominante non avrebbe ostacolato il business, anche losco, se anche essa avesse potuto beneficiarne . Va da sé che in tale mare di illegalità e complicità diffuse la mafia ha trovato il terreno ideale per crescere e prosperare senza bisogno di stragi ed omicidi.

E’ stato così creato un tessuto di relazioni tra lobbies imprenditoriali, gruppi mafiosi e politici, speculatori finanziari intrecciato con fili di acciaio rinforzati da iniezioni di cemento potenziato, indistruttibile e inattaccabile, anche perché il sistema aveva provveduto, in particolare in Sicilia, a chiudere il buco della serratura da cui potessero curiosare ficcanaso rompiscatole. Il buco è stato otturato con un bello sbarramento elettorale al 5%. Le iniezioni di cemento potenziato erano a base di S.S.N (sanità) e FP( formazione professionale).

A metà anni ‘80 mi trovai, quasi per caso, ad avere responsabilità amministrative nel comitato di gestione dell’USL 11. In quell’ambiente si sentiva ripetere con regolare monotonia: nella sanità non si muove foglia che Cuffaro non voglia. La sanità era diventato il nuovo business della classe politica. Per le convenzioni che si stipulavano con laboratori e specialisti esterni, per la gestione del personale, per i miliardi che circolavano nella fornitura di macchinari e materiale tecnologico e di consumo, per i favori che si potevano fare anche per cose banalissime, come un ricovero ospedaliero. Una vera manna per coltivare clientelismo e comprare consenso elettorale. Non per niente le liti furibonde tra DC e PSI riguardavano la gestione degli assessorati alla sanità a tutti i livelli e non più quelli dei lavori pubblici, dove l’intervento della finanza pubblica si era fatto sempre più striminzito. En passant, se mai c’era bisogno di una riprova più recente del business sulla sanità basta ricordare le vicende dell’Abruzzo prima e della Puglia ora. E’ quasi inutile ricordare qui gli intrecci perversi tra regione Sicilia e tante strutture sanitarie private, in primis la clinica Villa S..Teresa di Bagheria dell’imprenditore mafioso Aiello, e il ruolo di cerniera tra mafia e potere politico esercitato da tanti professionisti. Medici innanzitutto (Guttadauro, Miceli) ma non solo.

L’altro principio attivo utilizzato per il potenziamento del cemento, l’FP, è di invenzione più recente. Difatti con l’attribuzione alle regioni dell’autonomia in materia di formazione professionale si è spalancato un altro filone per la costruzione del consenso e per potenziare i fili della rete di convivenze e complicità tra regione e settori della società. Sono sorti come funghi decine e decine di centri per la formazione professionale, spesso enti inutili se non dannosi, che pompano milioni dalla mammella pubblica per fornire una formazione di scarsa o nulla utilità. E se no perché hanno continuato ad emigrare migliaia e migliaia di giovani se erano così ben formati professionalmente? In realtà tali corsi assolvono alla stessa funzione che avevano una volta i cantieri scuola: un parcheggio dove trattenere disoccupati in attesa che il tempo- o la Madonna, come sperava l’ex governatore- si faccia carico di fornire una soluzione Solo che i cantieri scuola qualcosa producevano. Qualche rara assunzione è avvenuta nell’ambito della sanità- tanto per cambiare-, ma essendo il parametro di valutazione costituito dall’ossequio al potere e dalla disponibilità ad asservirsi al potente di turno, che bisogno c’è di essere professionalmente formati? E non è forse la gioventù più preparata che lascia la nostra terra? Questa classe politica che ha sgovernato la Sicilia per decenni porta sulla coscienza la responsabilità storica di avere criminalmente desertificato il futuro della nostra isola. Per questo tipo di reato non c’è codice penale che possa prevedere sanzioni adeguate. Solo il giudizio della storia e quello di Dio- per chi crede- possono valutare il danno grave arrecato alla collettività nel suo insieme. Come si può quantificare in termini penali e morali la sottrazione di immense risorse pubbliche dalle opere per la collettività, vedi ospedali, ai mille canali parassitari utilizzati dalle classi dominanti per il proprio arricchimento con la costruzione del consenso attraverso corruzione e illegalità?

Eppure questo collante di pregio del potere, il cemento potenziato del clientelismo, sta dando segnali di cedimento, sotto i colpi impietosi della crisi economica, innescata anche dagli sperperi operati dalle classi dirigenti che hanno sottratto risorse allo sviluppo vero per destinarlo alla loro autoconservazione. Ed anche SSN e FP, un tempo cemento ad alto potere legante, si sono degradati al pari del cemento depotenziato delle opere pubbliche, e rischiano di coinvolgere nel crollo la struttura portante del sistema Sicilia.

Una forza di opposizione degna di questo nome deve mettere in discussione e sotto accusa questo modello di sviluppo e di governo e non tentare di raccogliere qualche briciola. Se così non sarà il cemento depotenziato rischia di trascinarci in una crisi irreversibile dagli esiti imprevedibili.  

Raffadali 01/08/09



Sabato 01 Agosto,2009 Ore: 20:15
 
 
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