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www.ildialogo.org GENOVA, CAPITALE DEI DIRITTI,di don Paolo Farinella

GENOVA, CAPITALE DEI DIRITTI

di don Paolo Farinella

[pubblicato su la Repubblica/Il Lavoro (locale) del 19 luglio 2009, p. XI con il titolo: «L’orgoglio di Genova, capitale dei diritti»]
 
Finalmente una bella notizia dal pennone del Comune: per una settimana (16-22 luglio 2009) Genova discute, parla, si confronta sui «diritti», merce rara di questi tempi in cui prevale l’omertà, il sopruso e il dileggio della legalità assurta a governo nazionale. Ci vuole coraggio oggi a dichiarare «Genova, città dei diritti» e il merito va al coordinatore  per la promozione della città, Prof. Nando Della Chiesa e all’amministrazione che lo ha sostenuto nell’imbandire una settimana «di succulente vivande»: Bioetica, Vittime, Diritto Internazione, Informazione, Disabili, Stato di Diritto,  Immigrati. Ho usato le iniziali maiuscole perché certe «Parole» non sono solo suoni per comunicare, ma Persone vive che danzano dentro la coscienza dei singoli e dei popoli. Certe «Parole» sono eventi in se stessi perché la Parola e le parole sono l’identità degli avvenimenti che viviamo o che neghiamo.
Domenica scorsa, ho parlato del diritto del quartiere Oregina-Lagaccio ad avere riconosciuta una loro proposta: dare il nome di «Piazza dei Popoli» allo slargo tra via Napoli e via Vesuvio. Un diritto piccolo che sembra invece dare fastidio a molti e che bene s’inserisce nel contesto di questa settimana. Il vangelo dice che chi rispetta le cose piccole, sarà capace di rispettare anche quelle grandi, ma non dice il contrario (Lc 10,16). Siamo certi che la «settimana dei diritti possa arrivare anche in Oregina, se Genova vuole che il «Diritto» scorra come un fiume nelle sue vie e nella prassi dei suoi cittadini. Celebriamo i «diritti» come affermazione che ogni individuo è un «assoluto» che nessuno può prevaricare per nessun motivo, principio che Gesù codifica con la massima: «Il Sabato è fatto per l’uomo, non l’uomo per il Sabato» (Mc 2,27). Al tempo di Gesù, dire «Sabato/Shabàt» era uguale che dire «Dio»; da ciò possiamo capire come fosse terribilmente rivoluzionario il messaggio di Gesù.
Genova è veramente «Superba» in questa settimana perché «osa» dichiararsi non assembramento edilizio disordinato e caotico, ma «capitale» della dignità di ogni persona, indipendentemente dalle origini, dalla nazionalità, dalla cultura, dal colore: Genova è la «Piazza dei Diritti» che diventa monito e promessa. E’ monito perché essa declama e afferma i diritti della persona nello stesso momento in cui il governo nazionale vara un decreto stupido oltre che impossibile da attuare, tanto che non è ancora effettivo e deve essere cambiato. Il «decreto sicurezza» che dichiara mezza Italia illegale e gli immigrati «clandestini» ha la capacità di mettersi contro tutti: contro la dichiarazione dell’Onu, contro la Costituzione italiana, contro l’Europa, contro la dottrina sociale della Chiesa, contro il buon senso, contro la serietà. E’ monito perché nello stesso momento in cui è annunciata la settimana dei diritti, lo stesso governo offre lo scudo fiscale ad evasori e falsari di bilanci, salvando ancora una volta ladri, corrotti e corruttori (cioè parenti stretti del capo di governo) e mandando a quel paese i diritti delle persone che pagano le tasse e non frodano alcuno: un insulto all’Italia onesta e un inno all’Italia depravata da parte di un governo depravato.
Genova è anche una promessa: passerà la nottata dove regna il buio delle illegalità e sorgerà l’alba di un  nuovo mondo che vedrà protagonisti senza confini i bambini, gli artigiani, i poeti, i monaci, gli artisti, i contadini, gli immigrati, i disabili, i piccoli e vecchi. Genova è la promessa che tra le sue Piazze e i suoi Rolli si compie la profezia di Isaia che la contempla come un monte verso cui convergono tutti i popoli della terra (Is 2,1-5) per prendere coscienza di essere di fatto e di diritto un solo popolo con un solo destino. Oggi siamo orgogliosi di Genova.
 
Riporto alcune frasi dall’articolo  «La lunga marcia dall’ampolla alla croce»  di Jacopo Tondelli, in “Corriere della Sera” del 20 luglio 2009. Sottotitolo: Come la Lega ha accantonato i riti pagani delle origini per accentuare la tradizione cristiana in chiave anti-Islam
 
Tanta acqua è passata sotto i ponti del Po, da quando il fiume elevato a divinità riempiva le ampolle di Umberto Bossi. Adesso, chi frequenta la casa di Gemonio riporta i segni di una ritrovata devozione cristiana … il secondo trionfo elettorale consecutivo, la Lega l’ha costruito anche con una campagna elettorale capillare fuori dalle chiese di tutta la Padania. Il mondo dei cattolici praticanti è ormai un bacino elettorale di prim’ordine, per il Carroccio, e ciò ha consigliato il ceto politico più istintivo e ricettivo d’Italia — quello leghista, appunto — a riorientare la barra … sono cambiati i legami e i rapporti con il clero: con le alte sfere, che solo in parte e lentamente sono andate attenuando la risalente diffidenza, ma soprattutto con il clero di base.  «Anche Bossi ha sempre saputo che i cattolici erano una colonna portante del nostro elettorato, giocava a fare l’anticlericale perché rendeva mediaticamente », dice Giuseppe Leoni, storica guida dei Cattolici Padani e senatore leghista fin dalla prima ora, che oggi organizza pellegrinaggi per leghisti nei santuari di mezza Europa.


Mercoledì 22 Luglio,2009 Ore: 15:46
 
 
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