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www.ildialogo.org Ratzinger: un pontefice di parte.,di Rosario Amico Roxas

Ratzinger: un pontefice di parte.

di Rosario Amico Roxas

A proposito di "fede adulta"


Quando la dottrina non si coniuga con la memoria, si finisce con il cadere in preoccupanti contraddizioni.
E’ quello che è accaduto a Benedetto XVI sotto l’altare della basilica di San Paolo fuori le mura, quando ha dato al mondo il clamoroso annuncio del ritrovamento di quelle che potrebbero essere le spoglie mortali di San Paolo.
Si è servito della dottrina per eseguire uno slalom gigante intorno alle parole, uno di quegli slalom in cui si è ampiamente specializzato per confondere le menti.
Utilizzando la “Lettera agli Efesini” di Paolo, ha sferrato un indegno attacco ad un politico, che peraltro ha preso le distanze dalla competizione politica ed elettorale. Un attacco che non riesce a mimetizzare l’assurdità di una implicita difesa di quell’altro politico per il quale la chiesa non ha speso una sola parola di condanna per la dissennata gestione della sua vita e di quella altrui, valutata come merce di scambio, come oggetto di piacere, come abuso di autorità.
Attribuisce a San Paolo una interpretazione di parte, che nulla ha a che vedere con l’alto ruolo spirituale riservato al Vicario di Cristo.
Non possiamo più rimanere fanciulli in balia delle onde, trasportati qua e là da un qualsiasi vento di dottrina” queste la parole di Paolo.
Il commento di papa Ratzinger ha ammesso che l’apostolo “desidera che i cristiani abbiano una fede responsabile, una fede adulta”, ma ha aggiunto: “la parola “fede adulta” è diventata uno slogan diffuso. Lo si intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede fai da te, quindi. E lo si presenta – ha detto ancora Ratzinger – come “coraggio” di esprimersi contro il magistero della Chiesa».
L’omelia diventa una esaltazione delle apparenze propagandate dai nuovi esponenti del cristianesimo dei politici, del cristianesimo degli apostati, alternativo e negatore del  vero e solo “cristianesimo dei cristiani”
L’attacco era chiaramente indirizzato a Romano Prodi, che, da cattolico, volle servire il suo ruolo di presidente del consiglio, nella esigenza della laicità dello Stato; infatti il pontefice ha chiarito  meglio: “non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo schema del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una fede adulta. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo».
Quindi la laicità dello Stato sarebbe un vento momentaneo o una corrente temporale.
Ma perché Benedetto XVI si è servito del concetto “fede adulta” e per quali ragioni comprendiamo benissimo che il bersaglio preso di mira era proprio Romano Prodi, il cui ricordo, in politica e nell’etica della  politica, rimane un  metro di paragone sotto  il quale  il nuovo  pupillo di Ratzinger è  destinato a soccombere, travolto dalle  più contrastanti  contraddizioni con il dettato del cristianesimo ? Il riferimento contro il quale si scaglia il pontefice riguarda le unioni di fatto, l’uso delle cellule staminali e altri argomenti squisitamente legati alla laicità dello Stato, che deve soddisfare le esigenze di tutti.
Ma a Ratzinger piace l’indirizzo attuale della politica, mentre vira pericolosamente verso l’autoritarismo di un solo uomo; gli piace perché vorrebbe ripristinare l’autoritarismo religioso, secondo i tipi dell’Inquisizione, di cui è il massimo interprete, e vorrebbe esserne anche il restauratore.
Dimentica, o finge di dimenticare che fu proprio Romano Prodi il miglior interprete della Sociologia del Nuovo Umanesimo, che Giovanni Paolo II impresse nella Centesimus Annuso, quell’enciclica mai digerita da Ratzinger, perché diseredava dal seno della chiesa la condanna ratzingeriana elaborata contro la teologia della Liberazione.
Ormai è documentata la distanza siderale esistente tra l’evoluzione del Magistero sociale della Chiesa è la contorta dottrina di papa Ratzinger.
La dottrina sociale della Chiesa, pur nella sua evoluzione lenta, ma costante, era rimasta nel limbo delle discussioni dottrinali, anche se, con la Populorum Progressio, aveva scosso molte coscienze; con Giovanni Paolo II e la Centesimus Annus è diventata patrimonio di idee e giudizi ai quali poter fare riferimento, a prescindere dalle distinzioni di religione, di nazionalità, perché parlò un linguaggio concreto e universale, programmando per la Chiesa un ruolo da protagonista nella società del terzo millennio.
Protagonista unitamente agli altri, ai diversi, alle altre culture e alle altre religioni.
Ciò è assente nella cultura nazisteggiante di Ratzinger.
L’atteggiamento di critica nei confronti di quel capitalismo che genera il consumismo sfrenato era ampiamente motivato. Se bisogna prendere atto del fallimento del marxismo, che ha lasciato un pessimo ricordo per l’oppressione della libertà, la violazione dei diritti dei lavoratori e l’inefficacia del suo sistema economico, non bisogna trascurare il pericolo di una radicalizzazione del capitalismo che non promuove lo sviluppo integrale dell’uomo ma ne privilegia lo sviluppo economico, fino al consumismo : è questo il vero tarlo del capitalismo occidentale.
Queste affermazioni contenute nella Centesimus Annus suonano come condanna aprioristica di quanto sarebbe avvenuto in Italia con l’avvento del cavaliere Berlusconi.
La lezione di Giovanni Paolo II fu ben compresa, invece, proprio dal prof. Romano Prodi, allora ex-presidente dell ‘IRI, rientrato all’insegnamento universitario. Il professore-manager fornì una lunga e dettagliata interpretazione della C. A., ma non come cristiano obbediente alla parola del Pontefice, ma
come tecnico capace di valutare la proiezione che l’Enciclica avrebbe avuto in ordine allo sviluppo del Magistero sociale della Chiesa.
Tutti i quotidiani italiani e molti stranieri riportarono i giudizi di Romano Prodi che mettevano chiarezza nei rapporti tra la sociologia della Chiesa e l’economia sociale del mondo occidentale; riporto alcune parti significative, tratte dal Corriere della Sera del 3 maggio del 1991, pag. 3:
" E’ l’Enciclica più aperta all’Occidente e al mercato della storia: superato il comunismo c’è il timore di un capitalismo troppo aggressivo. La Centesimus Annus afferma la necessità di intervenire contro i monopoli, di non pregiudicare le libertà economiche e il commercio internazionale" .
Da qui l’attacco odierno rivolto alle menti pensanti, nell’ingenua considerazione di potere guidare tali  menti come un branco di pecore, o secondo un redivivo autoritarismo religioso.
La fede adulta non è quella che intende Ratzinger e che erroneamente attribuisce a Paolo; la fede adulta è quella che si pone dignitosamente al cospetto di Dio. La pretesa “umiltà dell’obbedienza” è quella che ha prodotto le “radici cristiane dell’Europa”, quelle radici che hanno prodotto i frutti più tossici per le coscienze.

 

 

 
Rosario Amico Roxas


Giovedì 02 Luglio,2009 Ore: 16:28
 
 
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