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www.ildialogo.org RINNOVARE LA POLITICA,di Giulio Vittorangeli

RIFLESSIONE
RINNOVARE LA POLITICA

di Giulio Vittorangeli

 [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli@wooow.it) per questo intervento ]  
 
Se c'e' una parola che oggi desta profondo disgusto e disprezzo, tra larghi strati della popolazione in tanti paesi, questa parola e' "politica".
Certo bisogna riconoscere le cause che hanno determinato questa frustrazione di massa, questo atteggiamento di sfiducia e perfino di indignazione di fronte alla politica; particolarmente evidente nelle nuove generazioni.
I giovani frequentemente, ed inevitabilmente, confondono la politica con la bassa politica che imperversa nella nostra societa'. Sono influenzati, negativamente, da quei politici eletti dal popolo che usano la politica per esercitare la loro influenza, la distribuzione di vantaggi e l'assalto al bene comune, provocando cosi' livelli di corruzione spaventosi. Si e' fatto della politica (e non solo sul versante del cosiddetto berlusconismo) un affare, la risorsa delle elites che si succedono.
Si fatica cosi' a distinguere tra la politica come professione e la politica come vocazione. Come e' stato giustamente scritto: "Di tutte le vocazioni la politica e' la piu' nobile. Di tutte le professioni e' la piu' vile".
Non solo, abbiamo assistito alla fine dell'autonomia della politica, alla sua subordinazione all'economia, e degli interessi pubblici agli interessi privati, fino alla gestione mass-mediatica della sfera pubblica.
In effetti, la politica pare essere oggi una nave malmessa che naviga in un mare agitato, scossa (unitamente alla fragile democrazia) da enormi onde di discredito, sfiducia, indifferenza sociale e da una minacciosa manipolazione economica e mediatica che, nella migliore delle ipotesi, spinge verso la peggiore deriva populista. Scriveva Bertold Brecht: "Un analfabeta politico e' tanto animale/ che si inorgoglisce/ e gonfia il petto/ nel dire che odia la politica".
Se qualcuno nutre qualche dubbio in questo senso, basta osservare il consenso di cui ancora gode, almeno in Italia, il nostro Piccolo Cesare.
In questi anni caratterizzati da stanchezza, delusione e abbandono di parte di molti, diventa sempre piu' difficile dare corpo ad una politica nel senso piu' ampio di partecipazione e lavoro per il bene comune.
Imperversano allucinati messaggi che spacciano per modernizzazione innovativa la peggiore privatizzazione dei servizi e dei beni comuni. Si cerca di privatizzare, a fini di mercato, ogni bene comune (come l'acqua o la salute), per farne commercio e speculazione.
Tutto e' fragile, estremamente fragile e precario. La sfida di costruire relazioni umane e politiche giuste, di migliorare la convivenza umana non ha un modello fisso ne' un fine determinato.
 
*
Ogni giorno e' necessario ricominciare, accogliendo le nuove sfide, i nuovi problemi e le difficolta'.
Ogni giorno e' necessario inventare un nuovo modo di essere donne e uomini, esseri politici, fragilmente politici, giocosamente politici, sempre politici. "Siamo esseri politici", lo diceva Aristotele; ed ogni attivita' umana ha implicazioni politiche.
Politica e' l'organizzazione della vita umana, il processo della societa'.
E' piu' di una dimensione, abbraccia tutte le dimensioni della vita sociale.
E' preoccuparsi del mondo.
In parole semplici, occorre rinnovare la politica. Ovvero, che essa sia includente, non escludente; soggetta al vaglio popolare ed al controllo sociale, non un ambito del regno delle ombre; una politica partecipativa e non chiusa in piccole e ristrette oligarchie di potere.
Rivendicare, cosi', la vera politica; che e' fatta di giustizia, di trasparenza, di servizio, di partecipazione. Una politica umana e umanizzante. Altra dalla bassa politica iniqua, che inesorabilmente deve morire.
Una politica sociale basata sulla ricerca del bene comune della societa'; oltre che sulla partecipazione diretta delle persone alla vita sociale. Non necessariamente si identifica unicamente con la lotta per arrivare al potere, per conquistare il governo, la citta', la provincia, la regione, ecc.
Del resto, tornando alla radice della parola politica, proviene da polis: citta'. La citta' era per i greci uno spazio sicuro, ordinato e addomesticato, dove gli uomini potevano dedicarsi alla ricerca della felicita'. Il politico sarebbe colui che si prende cura di quello spazio. La vocazione politica, cosi', sarebbe al servizio della felicita' degli abitanti della citta'.
"Permettetemi di dire, a rischio di sembrare ridicolo, che il vero rivoluzionario e' guidato da grandi sentimenti di amore", scriveva Ernesto Che Guevara nel 1965. forse da questo incontro tra la politica e l'amore nasceranno uomini e donne nuove.
 

Tratto da
Notizie minime de
La nonviolenza è in cammino


proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Arretrati in:
http://lists.peacelink.it/

Numero 866 del 29 giugno 2009



Marted́ 30 Giugno,2009 Ore: 17:03
 
 
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