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www.ildialogo.org Tacete,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Tacete

di Giovanni Sarubbi

Altri sei sodati italiani morti in Afghanistan. Ritiro subito da tutti i fronti di guerra.


 
«Il Papa prega per i soldati morti a Kabul. Benedetto XVI, informa il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, "assicura la sua vicinanza nella preghiera per le vittime e manifesta la sua vicinanza alle famiglie e a tutte le persone coinvolte".
La strage di militari italiani a Kabul non cambierà nulla: l'Italia continuerà la sua missione in Afghanistan. Lo ha detto al Senato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Da tutti i vertici delle istituzioni, a cominciare dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dai partiti di maggioranza ed opposizione sono arrivati messaggi di cordoglio alle famiglie dei soldati morti nell'attentato.
» (da La Repubblica on-line del 17-9-2009)
 
Tutto come da copione. Altri sei morti fra i soldati italiani impegnati nella guerra afgana ma nulla cambia nei comportamenti e nelle dichiarazioni delle istituzioni dello Stato di cui anche il Papa oramai sembra far parte a pieno titolo.
E la prima notizia infatti riguarda proprio il Papa che prega e assicura la sua vicinanza alle famiglie delle vittime. Da cristiano forse avrebbe potuto ritirare il cappellano militare che si trova anche lui sul fronte afghano a sostenere la guerra. Avrebbe potuto abolire tutti i cappellani militari sparsi in tutte le forze armate del mondo. Da cristiano forse avrebbe potuto dire parole forti contro la guerra, chiedendo l’immediata cessazione di ogni conflitto insieme alla smilitarizzazione di tutti gli eserciti e alla riconversione di tutte le industrie di armamenti in industrie di pace. Avrebbe potuto dire come Papa Giovanni XXIII che la guerra è pura follia che va bandita dalla storia dell’umanità (Pacem in Terris). Avrebbe potuto farci sognare il sogno di Isaia, «Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra.» (Isaia 2,4).  Non lo ha fatto e questo certo significa qualcosa.
Il presidente della Repubblica è addolorato ed esprime "profonda emozione". Anche lui ha espresso "sincero e accorato cordoglio ai familiari dei caduti e un augurio di guarigione ai feriti". Da presidente della Repubblica potrebbe chiedere ed anzi pretendere il rispetto dell’art. 11 della nostra Costituzione ed il ritiro immediato di tutti i soldati italiani da tutti i teatri di guerra dove sono stati mandati a combattere e a morire. Se facesse questo, il suo cordoglio e la sua vicinanza potrebbero avere un senso.
Chi ha gridato di più è stato il ministro della difesa che ha usato parole di fuoco contro gli attentatori. Li ha chiamati “infami e vigliacchi”. Infame, secondo il dizionario della lingua italiana De Mauro, è “chi per le proprie colpe merita il disprezzo altrui”. Vigliacco è “chi per mancanza di coraggio evita ogni occasione di pericolo e subisce sopraffazioni senza reagire”. Ora non mi sembra che si possa accusare di infamia o vigliaccheria chi decide di fare il Kamikaze per difendere la propria terra da un esercito invasore. Di solito nella pubblicistica militarista azioni come quelle fatte dai talebani vengono descritte come azioni di grande coraggio. Chi ha fatto l’attentato può essere un invasato o un disperato ma certamente non un infame e vigliacco. Infami e vigliacchi sono stati invece quei piloti americani che in Afghanistan proprio recentemente hanno scaricato le loro bombe su civili inermi massacrandoli a centinaia. Vigliacco, sempre secondo il De Mauro, è anche “chi si comporta da prepotente con chi non può difendersi”. Chissà perché quando sono morti a migliaia i civili afghani nessuna parola forte è stata usata dai responsabili del nostro esercito. Il ministro potrebbe prendere atto del fallimento della propria strategia e fare mea-culpa riconoscendo di aver violato coscientemente la Costituzione che vieta la partecipazione dell’Italia alle guerre. Invece no, la missione continua, altri mezzi e altri soldati verranno mandati in guerra, uccideranno e saranno uccisi.
Tutti i partiti esprimono cordoglio ai soldati e alle loro famiglie. Anche lo sport italiano lo farà con un minuto di silenzio, tanto vale il dolore delle famiglie delle vittime. Lo spettacolo deve continuare.
Fra i nomi resi noti dei soldati uccisi salta agli occhi la loro provenienza dal sud del paese: tenente Antonio Fortunato (Lagonegro, Pz, 35 anni), sergente maggiore Roberto Valente (Napoli, 37), Matteo Mureddu (Oristano, 26), Davide Ricchiuto (nato in Svizzera, 26), Gian Domenico Pistonami (Orvieto), Massimiliano Randino (Pagani, 32) tutti caporalmaggiore. Chi esprime cordoglio, oltre ad avere la grave responsabilità di averli mandati a morire, ha anche la grave responsabilità di aver offerto ai giovani del sud solo l’arruolamento nell’esercito per avere uno stipendio a fine mese e poter magari realizzare un proprio progetto di vita: sposarsi, costruirsi una casetta, mandare a scuola i propri figli.
Quelli che i Leghisti continuano a chiamare con disprezzo “terroni” continuano ad essere buoni come carne da cannone, come ai tempi dei Savoia o del periodo fascista.
Del vostro cordoglio e delle vostre preghiere non sanno che farsene le famiglie delle vittime: siete pronti a mettere in cantiere altri morti, inviando in Afghanistan altri mezzi militari e altri soldati. Voi si che siete infami perché nascondete dietro a parole roboanti le “vostre colpe”, le vostre violazioni della Costituzione e del Vangelo e quindi  meritate il disprezzo altrui. Voi si che siete vigliacchi perché nessuno dei vostri figli è in prima linea e nessuno di voi rischia nulla. Mandate i poveri a morire per voi e poi li chiamate anche eroi. Loro preferirebbero essere vivi e avere un lavoro onesto da fare al proprio paese. In questi giorni, per avere carne fresca da mandare al macello in guerra, avete anche proposto la cittadinanza italiana subito agli immigrati che si arruoleranno nell’esercito.
Ritiro di tutti i soldati italiani dalle guerre.
Smilitarizzazione dell’esercito e riconversione ad uso civile delle fabbriche di morte.
Questo vogliamo vedervi fare per dare credito al vostro cordoglio. Altrimenti tacete.
Giovanni Sarubbi
 
 


Giovedì 17 Settembre,2009 Ore: 16:02
 
 
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