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www.ildialogo.org Schiavismo,di Bruno Gambardella

Editoriale
Schiavismo

di Bruno Gambardella

«A casa ‘sti niri!»: questo era l’urlo di battaglia lanciato da un centinaio di cittadini bianchi, calabresi di Rosarno, Italia, in una notte di gennaio dell’anno domini 2010.


“A casa ‘sti ‘niri”: questo era l’urlo di battaglia lanciato da un centinaio di cittadini bianchi, calabresi di Rosarno, Italia, in una notte di gennaio dell’anno domini 2010. I ‘niri sono i migranti che, in questa stagione, raccolgono per pochi euro al giorno le arance nei tanti agrumeti presenti nella piana di Gioia Tauro. A sentire i rapporti di polizia e gli stessi immigrati, all’improvviso si è scatenata una vera e propria caccia all’uomo da parte di un gruppo di rosarnesi pronti a vendicarsi per i danni subiti dalla cittadinanza durante una manifestazione spontanea di protesta organizzata il giorno prima da questi nuovi schiavi, quasi tutti regolari e africani. La protesta (una vera e propria rivolta, secondo alcuni) era scoppiata perché la sera prima un lavoratore straniero era stato preso a fucilate mentre, senza fare alcun male né disturbando nessuno, stava rientrando nel suo miserabile alloggio.
Tanto si è detto e tanto si è scritto in questi giorni sul “caso Rosarno”. Si è parlato di xenofobia, di razzismo, di italiani cattivi e di extracomunitari violenti, di leggi assurde che hanno reso ogni clandestino un criminale e di immigrati sempre ubriachi, sporchi, pronti a fare i loro bisogni in pubblico, per strada, senza rispetto per la propria e la altrui dignità. Non hanno perso occasione per iniziare la loro campagna elettorale i vari Storace, Santanché, l’intera Lega Nord: avvicinare la benzina dell’odio al fuoco della paura e dell’insicurezza degli italiani è un gioco che fanno da sempre, ma che prima o poi porta a situazioni come quelle vissute in Calabria nell’ultima settimana. Molti blogger padani o vicini all’estrema destra nazifascista hanno plaudito alle “azioni di difesa e di sacrosanta vendetta” dei rosarnesi che, seppure terroni, “hanno dimostrato di avere le palle”…
Le chiese cristiane hanno provato a far sentire la loro flebile voce, ma, come sempre, solo quella potente e tonante della chiesa romana è stata udita dagli italiani. Poco male (almeno per questa volta), in quanto le parole del pontefice e dei vari cardinali che si occupano dei temi legati all’immigrazione sono state chiarissime: condanna di ogni razzismo, ma anche dello sfruttamento di questi che possono essere definiti i nuovi schiavi dell’economia illegale. Dovremmo aggiungere che certi alti prelati queste cose dovrebbero ricordarle anche quando ricevono con tutti gli onori la dirigenza bossiana, custode della tradizione bianca e cattolica e non certo della spiritualità cristiana, ma lasciamo perdere…
Ciò che ci ha lasciato maggiormente sconcertati è sapere (e soprattutto vedere) le condizioni di vita di questi uomini e di queste donne che in Calabria, in Campania, in Puglia sono trattati peggio delle bestie. Non possiamo credere che nessun sindaco, nessun assessore comunale o provinciale, nessun dirigente di ASL, nessun magistrato o esponente delle forze dell’ordine sapesse che migliaia di persone vivevano in fabbriche abbandonate piene d’amianto; in casolari senza acqua corrente e luce elettrica; persino nelle condotte fognarie dismesse… Ora come ora non ci interessa tanto sapere se la ‘ndrangheta abbia diretto o tollerato la “rivolta” degli italiani, ma come lo Stato intenda far applicare le sue leggi anche in quelle zone d’Italia che sono controllate esclusivamente dalla criminalità organizzata. L’idea che i calabresi siano o mafiosi o leghisti non ci sfiora nemmeno, ma siamo ben consapevoli del fatto che se non si interviene riportando legge e civiltà questa finta dicotomia diventerà prassi.
Il partito di Bossi ha già annunciato di essere pronto ad aprire molte sezioni nella Piana di Gioia Tauro e a presentare liste in occasione delle prossime elezioni regionali. L’esperimento è stato già tentato a Lampedusa ed è perfettamente riuscito: il vice sindaco dell’isola è senatrice della Repubblica eletta in Emilia Romagna con i voti dei tanti lampedusani e agrigentini che fanno i pescatori sulle coste dell’Adriatico. A Castel Volturno, pur non avendo candidati locali, alle elezioni europee la Lega Nord è stata la quarta lista più votata. E’ la soluzione leghista quella che vogliamo offrire ai nostri spaventati concittadini dei nuovi ghetti?
Quindici anni fa, quando sulle coste pugliesi arrivavano i barconi pieni zeppi di disperati albanesi, l’attore e regista Nanni Moretti si chiese dove fosse finita la sinistra. Quando una nave della Marina italiana speronò e affondò una carretta del mare uccidendo tantissime persone, nessun esponente del governo D’Alema ebbe il coraggio di recarsi sul posto. La sinistra era forse impegnata nelle solite lotte intestine o, al massimo, a discutere del sesso degli angeli nel salotto di una delle belle, tante fondazioni. Anche giovedì sera ad Anno Zero non vi era nessun esponente dell’opposizione a contrapporsi al leghista Cota e alla solita Alessandra Mussolini. Abbiamo molto apprezzato Gad Lerner e il collega de L’Espresso autore delle inchieste più scottanti sull’immigrazione e sullo schiavismo, ma avremmo voluto sentire se non qualcosa di sinistra, almeno qualcosa di logico e di civile da parte di chi dovrebbe rappresentare un modello di vita, di etica e di prassi, contrapposto a quello berlusconiano e leghista. Come quindici anni fa, i soliti silenzi…
Molti immigrati dalla Calabria si stanno trasferendo nel nuovo ghetto di Castel Volturno in cerca di un riparo e di un lavoro. Da quanto si dice in giro i clan della zona, decimati dagli arresti e messi sotto gli occhi di tutti da Roberto Saviano e dalle sue coraggiose prese di posizione, starebbero per capeggiare una rivolta contro gli extracomunitari per recuperare il consenso perduto tra la gente comune. La guerra tra poveri sta per fare un nuovo, grande salto di qualità criminale in una terra sempre più abbandonata da Dio e dagli uomini. Lo Stato vigili, sia presente, impedisca nuovi episodi che ci farebbero vergognare davanti all’intero mondo libero ben più che per le immagini dei cumuli di spazzatura che i nostri politici non sono stati in grado di smaltire e che forse rappresentano plasticamente le condizioni della nostra ricca, opulenta democrazia italica.


Giovedì 15 Gennaio,2010 Ore: 09:47
 
 
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