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www.ildialogo.org La fabbrica dell’alienazione,di Mario Mariotti

Editoriale
La fabbrica dell’alienazione

di Mario Mariotti

Dato che è la stragrande maggioranza del genere umano ad essere religiosa; fa parte della naturalità dell’uomo; dato che il pensare per prima cosa a sé stessi in rapporto al proprio destino ultimo è un atteggiamento quasi totalmente generalizzato; il fatto che io sistematicamente me la prenda con la religione non può significare altro che sia, io stesso, sbalinato; che sia, io stesso, a dare i numeri… Però io sto vivendo proprio questa esperienza, quella di rendermi conto che è la religione a sbalinare tutto, che è la religione ad operare una micidiale falsificazione della realtà, e perciò, di conseguenza della Verità.
Lasciamo stare il soggettivo eccezionale dei Santi, al quale penserà nostro Signore nel giorno del giudizio; ma abbiamo mai pensato ai tipi di modello che la Chiesa indica appunto quali modelli che il popolo dei credenti, (non dico popolo di Dio perché questo popolo, con Dio, non ha nulla da spartire), dovrebbe seguire per realizzare la sequela a Nostro Signore, e salvare la propria anima per l’eternità? Chi andrà mai dietro a S. Francesco, oppure a Madre Teresa di Calcutta? E se i credenti in un raptus pseudoevangelico si mettessero a farlo, quali sarebbero i risultati nella concretezza storica che stiamo vivendo? La seconda, Madre Teresa, aveva bisogno della piena efficienza della fabbrica degli ultimi per poter realizzare sé stessa; e il fatto che andasse a pranzo e si mostrasse in comunione coi ricchi e coi potenti rende evidente la realtà che lei trascurava completamente la dimensione politico-strutturale dei problemi, e la dimensione anche profetica dell’incarnazione.
Se uno lascia in pace la trinità maligna, capitalismo, mercato e competizione, e si limita a curare, a soccorrere un’esigua frazione dello sterminato numero delle vittime che essa strutturalmente produce, il Regno, il progetto di Dio per questo nostro mondo, ancora saturo di ingiustizia, di violenza e di dolore, resterà fuori dalla nostra galassia per l’eternità.
E che dire di S. Francesco? (sempre lasciando stare il suo eccezionale soggettivo in rapporto alla scelta degli ultimi). Imitando l’esempio, vivendo di elemosina e praticando la castità, tutti i problemi si estinguerebbero attraverso l’estinzione dello stesso genere umano: nessuno lavora e nessuno fa figli; in poco tempo coloro che si preoccupano della bomba demografica si metterebbero tranquilli… dicono che il Santo volesse imitare in tutto Nostro Signore, ma sicuramente, e anche per necessità più fondata, non aveva interiorizzato il fatto che Colui che egli stesso voleva prendere come modello era stato assassinato proprio perché voleva abolire la religione, perché denunciava il negativo dell’uomo per il Sabato, perché sacralizzava la dimensione laica dell’impegno a favore dell’uomo, ponendo gli ultimi quali giudici in rapporto all’incarnazione dell’Amore.
Se S. Francesco avesse completato la testimonianza con la profezia, denunciando la casta sacerdotale per la trasformazione della Verità in potere, avrebbe fatto la fine di Giordano Bruno anticipata di qualche secolo, e sarebbe finito non fra i santi, ma fra gli eretici, che a quel tempo, e sempre in nome e a gloria di Dio, venivano trattati proprio male! E questo atteggiamento è sempre stato specifico della religione: i santi “politici” non sono mai stati fatti santi, e quelli che lo sono stati, facevano parte della confraternita che vedeva nel nazifascismo la realizzazione del regno di Dio in terra, vedi Stepinach, Escrivà de Balaguer e c.
E i profeti? Un tempo arrostiti, e oggi solo scomunicati, o messi in condizione di non avere degli ascoltatori cui sturare le orecchie.
E l’atteggiamento verso il comunismo? Ecco il prezioso servizio reso dalla religione, che ha contribuito alla vittoria dell’impero del bene. (di cui oggi stiamo facendo esperienza): invece di attaccare i comunisti perché non lo erano, o perché lo erano troppo poco, li hanno demonizzati perché cercavano di esserlo; e li hanno convinti a rendersi seguaci di Mammona, li hanno contaminati col ricco è bello, ricco è buono, ricco è giusto. Oggi, senza antagonista, il capitalismo è diventato fascismo, e le differenze delle condizioni di vita fra i ricchi e i poveri, tutti figli dello stesso Dio, sono indegne, sono blasfeme. Ci vuole proprio un triduo di ringraziamento, coi vertici della CEI ad officinare… E le omelie di coloro che, per millantato credito, si ritengono seguaci di Dio-Condivisione? Invece di annunciare che la ricchezza, che l’accumulo bestemmiano strutturalmente Dio-Amore, e perciò Dio-Condivisione, e che il capitalismo privato, il mercato e la competizione sono tre cancri che soffocano lo Spirito, e rendono impossibile la fratellanza e la fruizione generalizzata dei doni del Padre per le proprie creature, continuano a predicare che la ricchezza privata è un valore, e per salvarsi al faccia aggiungono che essa serve per il bene comune, per condividere.
La verifica di questa destinazione però resta virtuale da diciassette secoli, eccezione fatta, in questi ultimi tempi per l’8 per mille che viene curato con molto affetto… E d’altra parte come faranno mai i sacerdoti, con la formazione religiosa che hanno ricevuto, e con la realtà che essi dalla Verità ricavano serenità, prestigio e tranquillità economica, a entrare in sintonia e in comunione col Signore, che è laico, che si è incarnato non per essere servito, ma per servire l’uomo, che si pone quale Paradigma del rapporto laico fra l’uomo e tutte le altre creature? Loro lavorano per creare dei sudditi che adorino, ringrazino e preghino Dio; e poi si pongono quali mediatori fra Lui e loro, e questo è esattamente l’opposto della volontà di Dio, il cui amore per noi si incarna in Gesù perché il destinatario dell’amore dell’uomo non sia Lui stesso, ma l’uomo, ma tutte le altre creature. E questo perché il Suo amore per noi ha bisogno di noi per arrivare a noi.
La religione, quindi, sposta l’attenzione, la responsabilità, impegno di coloro che si dovrebbero amare fra loro come il Padre li ama. Verso una destinazione, Dio stesso, che si ritrova degli adoratori interessati e privo di mani, di persone, che facciano di se stesse gli strumenti del Suo amore per tutte le proprie creature.
Evviva l’oppio, che in qualche caso è utile anche lui; ed evviva gli ultimi, perché nella prossima era geologica saranno i primi… E i piccini della favela? Fatevi coraggio, e nutri la speranza, che insieme ai disoccupati, ai migranti, agli emarginati, agli sfruttati, agli oppressi, ai rincoglioniti da chi vi esorta a brucare come pecore mentre qualcuno dal sorriso perfetto vi tosa…
E la lotta all’AIDS? Tanti clienti anticipati per il Regno dei Cieli, dato che il profilattico li spedirebbe, a vita vissuta, all’inferno…
E le Encicliche? Evviva il mercato ed il lavoro per tutti, evviva la ricchezza e la condivisione, evviva la competizione e la cooperazione, cioè “volemosi tutti bene”, corriamo stando fermi, progrediamo regredendo, avanziamo indietreggiando, e lasciamo che i poveri siano una costante della storia umana, e così gli oppressi, e gli alienati da noi.
Parce nos, Domine; ma Tu non ci ascolterai e non avremo scampo.


Lunedì 05 Ottobre,2009 Ore: 16:01
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Maria Pia Di Caro Torino 05/10/2009 18.12
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A conferma di quanto esposto se c'è ne fosse bisogno,( mi chiamo Maria Pia e sono di Torino) la badante rumena di mia mamma ormai invalida mi racconta che sotto Ciausescu, noto criminale, le famiglie vivano in case simili anche per quanto riguarda i mobili e perciò le signore non conoscevano l'invidia per la casa più bella dell'altra. La televisione c'era solo poche ore e fino alle 20.00 perchè la gente deve lavorare. Ad ogni ritardo sul lavoro la polizia era già sulla porta al mattino, per il controllo. In compenso nelle fabbriche il lavoro era lento e abbastanza tranquillo, ogni richiesta del lavoratore era ascoltata. Mai avrebbero, pensato che in Italia i ritmi di lavoro nelle fabbriche fossero così sostenuti e stancanti da non essere in grado di badare alla famiglia al rientro a casa, come succede a sua sorella. Avevano poco ma per tutti, a parte poche eccezioni. Propio un prete ha girato la Romania convincendo tutti, compresa lei della bellezza del nostro sistema evocando immagini di ricchezza per tutti. Ora la gran parte della popolazione soffre la fame e si nutrono quasi solo di pane, la romania ha il più alto tasso di diabete. Dieci famiglie si sono prese tutto quello c'era da prendere. Adesso mi chiede davanti a tanta pubblicità con tanti oggetti che non si possono comprare: "ma non sarebbe meglio non sapere che c'è tanta roba?"

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