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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Una lettera aperta al Presidente della Repubblica,di Peppe Sini

Editoriale
Una lettera aperta al Presidente della Repubblica

di Peppe Sini

Egregio Presidente della Repubblica,
sono passate ormai alcune settimane da quando, il 15 luglio 2009, nel promulgare la legge n. 94 (il cosiddetto "pacchetto sicurezza") lei scriveva una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri della Giustizia e dell'Interno e per conoscenza ai Presidenti di Camera e Senato, lettera nella quale poneva gravi questioni sia in merito a punti specifici sia in merito al disegno generale di quel provvedimento.
Quella lettera, è purtroppo il caso di dirlo, è restata lettera morta.
Non solo il Governo, ma neppure il Parlamento ha ritenuto di doverle dare ascolto, di dare ascolto al capo dello Stato.
Mi perdonerà se le dico che era prevedibile.
Mi perdonerà se aggiungo che alla luce di quelle medesime considerazioni da lei dettagliatamente esposte ed altre analoghe, sarebbe stato necessario piuttosto che lei, sulla base dell'art. 74 della Costituzione, anziché promulgare quella legge, chiedesse alle Camere con messaggio motivato una nuova deliberazione. Come le era stato accoratamente chiesto da innumerevoli cittadini, tra i quali alcune figure di immenso prestigio morale e civile.
*
Egregio Presidente della Repubblica,
da allora ad oggi quella legge, che reca quelle scandalose misure che lei stesso ha definito con espressioni inequivocabili, è stata pubblicata sulla "Gazzetta ufficiale" e successivamente è entrata in vigore, dall'8 agosto 2009.
E da allora è una tragedia per milioni di esseri umani innocenti. Una tragedia.
Non so se lei, investito di una carica istituzionale così rilevante, abbia alcuna occasione di frequentare persone senza alcun potere negli ambiti della loro vita quotidiana; temo di no. Mi creda allora se le dico che per milioni di innocenti quelle scellerate misure razziste implicano una autentica persecuzione, una abominevole persecuzione attualmente in corso.
*
Egregio Presidente della Repubblica,
so quali siano i limiti del suo ruolo, e così come le chiesi a suo tempo di esercitare una sua precisa prerogativa, quella stabilita dall'art. 74 della Costituzione, con lo stesso atteggiamento di assoluto rispetto per la Costituzione non le chiederò certo ora di travalicare quei limiti.
Ma pur nei limiti del suo ruolo, ed anzi: nel pieno adempimento dei doveri del suo ruolo, lei può e deve far sentire la sua voce.
Lei può e deve far sentire la sua voce in questo drammatico momento in cui si sta dispiegando in Italia un colpo di stato razzista; si sta dispiegando in Italia una persecuzione razzista; si sta dispiegando in Italia una flagrante eversione dall'alto che viola i fondamenti stessi dell'ordinamento giuridico della Repubblica Italiana.
Lei può e deve richiamare tutti alla legalità, alla civiltà, all'umanità.
Lei può e deve esercitare il ruolo che la Costituzione le attribuisce all'art. 87, comma primo, di capo dello Stato e rappresentante dell'unità nazionale.
Lei può e deve mettersi alla testa del popolo italiano nella necessaria difesa della Costituzione e della Repubblica, nella necessaria difesa dell'ordinamento giuridico democratico, nella necessaria ed urgente opposizione al crimine del razzismo.
 
Distintamente,
 
Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
 
Viterbo, 28 agosto 2009
 
Mittente: Centro di ricerca per la pace di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532
e-mail: nbawac@tin.it
web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/


Sabato 29 Agosto,2009 Ore: 18:37
 
 
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