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www.ildialogo.org Notte dell’ospitalità,di Giorgio, dei Padri sacramentini di Caserta

Editoriale
Notte dell’ospitalità

di Giorgio, dei Padri sacramentini di Caserta

Ho fisse nella testa le parole del giovane amico scout Andrea, quando disse tempo fa: “non mi sono mai sentito così male davanti a un pezzo di carta, come nell’occasione dell’incontro sul treno con quel signore del Marocco e il suo Permesso di soggiorno scaduto”. Eh sì, Andrea, hai proprio ragione, e dal 2 luglio, giorno della votazione del Pacchetto sicurezza, avere o non avere quel ‘maledetto’ documento significa, per il nostro Paese, considerare una donna o un uomo persona o criminale; e di conseguenza una serie infinita di restringimenti e impedimenti che determinano per la sua vita tanta discriminazione.
Proprio per questo motivo, la Chiesa di Caserta ha voluto gridare, con un Appello e con una Veglia, che non ci sta: che non si può tacere, che bisogna ribellarsi e che occorre stare oggi più che mai accanto alle sorelle e ai fratelli migranti. E quando il nuovo Vescovo Pietro Farina ha aderito con convinzione a quel documento e alla proposta della Notte dell’ospitalità, secondo l’auspicio di Padre Raffele Nogaro, insieme a Casa Rut e a Casa Zaccheo, agli scout e all’azione cattolica, alla Caritas e alla Pastorale giovanile, e alle parrocchie (prime fra tutte quelle di don Mimì, di don oreste e di don Antonello, abbiamo compreso che potevamo continuare a sperare in un cammino di fede che mette al centro l’uomo, la compassione per l’uomo.
Così domenica sera, la preghiera e la riflessione si sono susseguite con l’animazione dei canti degli scout, dentro un’atmosfera di consapevolezza sempre maggiore: che dobbiamo stare vigili per difendere i diritti dei più dimenticati e dei più discriminati. Fuori dal duomo, venivano proiettate delle immagini che richiamavano i drammi e le speranze dei nostri fratelli migranti e all’ingresso una tenda attirava visibilmente i passanti ad entrare per rendersi conto di quello che stava accadendo all’interno.
La Veglia, ricca di brani biblici, che ponevano al centro il messaggio evangelico: “Ero forestiero, mi avete ospitato…venite benedetti”, ha avuto i suoi momenti più intensi attraverso i tre segni scelti:
il mappamondo, posto sull’altare: a ricordarci che la Terra è di Dio e tutte le creature hanno il diritto di poter migrare, soprattutto quando a muoversi sono costretti dalla guerra o dalla miseria;
il gommone: per fare memoria delle traversate drammatiche di tante donne e uomini: viaggi della speranza che a volte si sono tramutati in viaggi della morte; e che oggi vengono addirittura interrotti dai respingimenti in Libia;
le luci: tutti i partecipanti alla veglia, tra cui mamme e papà coi loro bambini, hanno posto un lumino attorno al mappamondo: dentro il buio di questo momento la speranza e la luce può arrivare dall’impegno personale di ognuno a fare la sua parte, a mettersi in gioco.
Non so se eravamo tanti o pochi: eravamo noi! E noi crediamo che possiamo cambiare la storia, e “che l’essenza dell’ottimismo è una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, il futuro lo rivendica per sé” (Bonhoeffer). Come ha detto con semplicità e profonda convinzione don Mimì, “noi possiamo e vogliamo far rinascere l’ospitalità”.
Ricordiamocelo sempre, di questi tempi, quel detto antico ebraico: “Da che cosa si può riconoscere il momento in cui la notte finisce e il giorno comincia? Quando, guardando il volto di qualunque uomo, riconoscerai il tuo fratello o la tua sorella”.
 
Giorgio, dei Padri sacramentini di Caserta


Mercoledì 15 Luglio,2009 Ore: 11:45
 
 
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