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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org GESŲ, I GIUDEI E PONZIO PILATO.,di Pasquale CASTELLUCCIO

Dialogo ebraico-cristiano
GESŲ, I GIUDEI E PONZIO PILATO.

di Pasquale CASTELLUCCIO

Revisione di un processo.


Nell’ambito del dialogo ebraico-cristiano, in interessanti seminari ed accese discussioni, spesso si parla delle responsabilità circa il processo, la sentenza e la condanna di Gesù alla croce. Da una lettura superficiale dei vangeli sembra trapelare una chiara accusa verso i giudei, quali responsabili della morte del maestro di Galilea. I personaggi che si alternano negli eventi e nei momenti che precedono la Pasqua ebraica vengono descritti dagli evangelisti con confuse valutazioni storicamente imprecise. La velocità dello stesso processo, o dei due processi (giudaico e romano), se così possiamo definirli, presenta molte lacune, e giuridiche e storiche.
 
Pensando all’ebreo Gesù, la storia che lo vede condotto alla croce sembra essere più una tragedia esistenziale ebraica che il dramma di una predestinazione cristiana. Sebbene i vangeli verranno scritti nel mondo pagano dominato dall’impero romano, tutti i racconti dovevano essere ri-ambientati in territorio giudaico, e in linea con l’AT, ne era in gioco la loro autenticità. …Messia di discendenza davidica, e i vangeli affermano che Gesù discende da Davide; ebrei come popolo eletto, e Gesù è l’eletto; i 40 anni nel deserto sono i 40 giorni della tentazione nel deserto; Mosè riceve la legge sul monte Sinai, Gesù è trasfigurato su un alto monte; gli ebrei divisi in 12 tribù, Gesù sceglie 12 collaboratori; tutto ciò che fanno i patriarchi dell’AT, Gesù lo fa molto meglio nel NT.
 
Lasciando per un momento la teologia, e dedicando un po’ di attenzione alla storia, cinque sembrano i momenti salienti delle ultime giornate di Gesù:
 
1. Ingresso in Gerusalemme.
2. Purificazione del tempio.
3. Le accuse dei giudei contro Gesù.
4. Il tribunale romano - Il processo.
5. La crocifissione.
 
1. Ingresso in Gerusalemme.
 
Fino a quel momento, Gesù non sembra essere stato trattato meglio o peggio di qualunque altro predicatore itinerante che lo aveva preceduto. Ben 19 erano stati i presunti “Messia” prima di lui. Gesù non preoccupava più di tanto né i giudei, né Ponzio Pilato, anzi, quest’ultimo poteva perfino considerarlo un pacifista, amico dei romani, perché predicava ubbidienza e non violenza…:”Amate i vostri nemici!” - “Porgete l’altra guancia; perdonate….!” Cioè, paradossalmente, un simile, docile giudeo faceva comodo al procuratore ! Entrando in Gerusalemme, acclamato come re, Gesù offre una immagine diversa della sua persona, e ai romani, e agli stessi giudei….Per i romani Gesù diventa un “traditore”, per i capi giudei è un problema il fatto che il popolo lo saluti come re e che Gesù accetti tale titolo. Che cosa fare? Arrestarlo e consegnarlo ai romani per evitare rappresaglie contro la nazione giudaica?
I vangeli affermano in modo conciso: …”meglio che muoia uno soltanto e non l’intera nazione!”(Giov.11,50)…Il momento a Gerusalemme è molto delicato. I capi giudei non decidono, attendono di poter festeggiare la Pasqua in pace; i romani pensano ad un caso isolato e non lo collegano ad alcuna intenzione rivoluzionaria.
 
2. Purificazione del tempio.
 
Il secondo episodio avviene nel cortile del tempio. Qualcuno forse pensava che Gesù intendesse procedere ad una riforma del sacerdozio, o di abolire il sacrificio!!! Ma queste non sembrano essere le sue intenzioni. Ciò che Gesù vuole contestare è: “l’uso della moneta con l’effigie dell’imperatore nell’ambito del tempio” (tradizionale interpretazione teologica dell’accaduto). La moneta aveva su una faccia la testa dell’imperatore, sull’altra la scritta: “Pontifex maximus”, motivo per cui Gesù sembra prendersela con i cambiavalute, ma non viene arrestato. Per i seguenti tre giorni va e viene dal tempio denunciando farisei e sadducei con invettive di ogni genere, quasi indisturbato. Gesù accusa i giudei di aver ucciso alcuni dei loro profeti (Mt. 23, 30-31)…Anche se la storia non riporta di profeti uccisi dai giudei! …Sarebbe come dire che, nel medioevo, i cardinali avessero denunciato la venerazione delle statue di Gesù come idolatria!….. Va detto inoltre che, nei primi 3 secoli, quando il cristianesimo si diffonde nell’impero romano, i cristiani avevano già ucciso i loro fratelli cristiani accusandoli di eresia più di quanti ne avevano ucciso i romani 3 secoli prima. Paradossalmente, a Gerusalemme sembra essere stata più tranquilla la vita per i cristiani nel primo secolo dopo Cristo, di quanto lo sia stata nell’Europa del medioevo. Basti citare “la notte di S. Bartolomeo” (1572); “la Guerra dei 30 anni” (1618-1648). …. Dunque, la tolleranza dei giudei verso i cristiani era dignitosa. Gesù non viene accusato, né condannato al rogo, né lapidato; passeranno alcuni giorni prima che venga arrestato a Gerusalemme. Perché? E da chi?
 
3. Le accuse dei giudei contro Gesù.
 
I sinottici sostengono che Gesù “viene arrestato dai giudei, condotto davanti al sinedrio e condannato a morte.” Giovanni sostiene il contrario:…Gesù è arrestato dai romani (coorte), non è processato dai giudei, né tantomeno condannato a morte da questi ultimi. …Se Giovanni sostiene che non ci sono accuse da parte giudaica contro Gesù, perché lo arrestano? Se i sinottici invece sostengono che la condanna a morte è decisa dai giudei, quale è il crimine che conduce a tale sentenza?…Maledire Dio, pronunziare il Suo Nome, sarebbero stati motivi sufficienti per la lapidazione, ma queste non sono le accuse. In ogni caso, il processo è un fatto storico e non una invenzione degli evangelisti, per cui importante è: “capire chi ha giudicato Gesù, e chi lo ha condannato a morte.”
 
4. Il tribunale romano - “il processo”.
 
Sebbene i sinottici concordino sul fatto che Gesù viene condannato a morte dai giudei per un crimine religioso, la storia non sembra collaborare con loro. Gesù viene condannato dai romani per un crimine politico. Come spiegare la mancata esecuzione da parte dei giudei? Come interpretare il capovolgimento dei fatti che vedranno Gesù “traditore” verso i romani?
 
Alla prima domanda i giudei rispondono in modo geniale:….”Non abbiamo il permesso dei romani per eseguire condanne a morte!”… Tale posizione, e tale risposta mancano di fondamento, perché nel caso della condanna di Stefano e di Giacomo, i giudei non chiederanno il permesso a nessuno.
 
Quando Gesù sarà portato davanti al sinedrio è già un prigioniero dei romani, non dei giudei. È Pilato che lo manda da loro….”Processo e condanna sono un affare romano. L’interrogatorio da parte del sommo sacerdote non è una regolare seduta del sinedrio…Il sinedrio investiga per poter dar seguito ad una formale accusa di fronte ai romani.” (Cullmann)[1].
 
Stando alle fonti del diritto ebraico, al tempo dell’occupazione della Giudea, il crimine religioso rientrava nella giurisprudenza del sinedrio, mentre per quello politico erano responsabili i romani.
 
Gesù che predica per quasi una settimana circa il regno di Dio dopo essere stato acclamato re, per i romani suona come sedizione…Anche i capi sacerdoti sapevano che se Gesù avesse insistito sul tema “regno di Dio”, “re dei giudei”, davanti a Pilato, questo lo avrebbe certamente portato alla morte. C’è stato un tentativo da parte dei capi sacerdoti nei confronti di Gesù per convincerlo ad abbandonare le sue posizioni e rinnegare tutto?…Se sì, Gesù non ha certamente collaborato per un suo eventuale rilascio….”Sei tu il Cristo, il figlio del Benedetto?” (Mc. 14,61)…”Sì, lo sono….” Definendosi aspirante al trono di Davide, ai capi giudei non rimaneva altro che consegnarlo ai romani.
 
Il corrotto e sanguinario procuratore romano, P. Pilato, nei circa 10 anni di servizio in Giudea aveva condannato alla croce circa 6000 giudei. Per la sua crudeltà veniva poi rimosso dall’imperatore Tiberio, Ma i vangeli lo definiscono quasi un umanista, devoto a giustizia e grazia, corretto verso Gesù, tanto da essere collocato sul trono di santità nel settimo secolo d.C. dalla chiesa di stato etiopica.
 
Anche se Gesù viene considerato “innocente” da P. Pilato, questi lo fa fustigare e lo consegna ai soldati per la crocifissione. Per inciso, la formula classica che andava pronunciata secondo il diritto romano: “Condemno ibis in crucem” non viene riportata da nessuno dei 4 vangeli.
 
Marco, scritto nel 70 d.C., presenta un P. Pilato convinto dell’innocenza di Gesù (Mc.15,15), ma conclude mandandolo al flagello e alla crocifissione.
 
Matteo, scritto 10 anni dopo ad Alessandria d’Egitto, ci offre la scena del lavaggio delle mani di Pilato, cui segue la consegna di Gesù ai giudei (Mt. 27,26).
 
Luca, scritto 10 anni dopo Matteo ad Antiochia, descrive P. Pilato come un umanista; non fa flagellare Gesù, né i suoi soldati lo fanno, ma sembra che lo facciano i giudei.
 
Giovanni, anche se vede P. Pilato condannare al flagello e umiliare Gesù da parte dei soldati, descrive il procuratore come un giudice che non vede colpa in Gesù. I primi tre vangeli insistono sulla responsabilità di P. Pilato di aver ordinato la crocifissione, il vangelo di Giovanni vede consegnare Gesù ai giudei per crocifiggerlo…Ben in linea con l’antisemitismo che trapela chiaramente in tutto lo scritto……Ironia della storia, se Pilato avesse ascoltato sua moglie, non sarebbe nato il cristianesimo!….E, se Giuda non avesse “tradito” Gesù non ci sarebbe stata la salvezza dell’umanità!
 
Dunque, Gesù non collabora né con Pilato, né con i capi sacerdoti. L’ebreo Gesù mette in scacco l’autorità romana:….”Sai che ho potere di liberarti o condannarti a morte!”….Asserisce Ponzio Pilato, e Gesù risponde: “Contro di me, l’unico tuo potere valido potrebbe essere soltanto se di divina provenienza!” - “Sono nato per essere re, per questo sono nel mondo, per testimoniare della verità!” (Giov.19,1-11.)…Viene così confermata la paura dei capi sacerdoti e Gesù è condannato alla croce.
 
5. La crocifissione.
 
Gesù esclama: “ Dio mio, Dio mio, per quale scopo mi hai abbandonato?”…
(Per inciso va precisato che, “Lamma”, per quale scopo; è diverso da “Maddua”….Perché! - Perché guarda al passato; invece, “per quale scopo” guarda al futuro. Nell’AT soltanto 6 volte ci si rivolge a Dio con “perché”, ma oltre 46 volte le domande iniziano con “per quale scopo”! “Perché” sembra sottolineare un certo scetticismo, mentre: “Per quale scopo” rimane sul terreno della fede.)
Mentre i romani si rallegrano per questo tipo di soluzione finale, i giudei piangono la morte di Gesù. Non piange Pilato, né i dodici!…(Zeloti delusi dal maestro!!!). I vangeli, malgrado il lavarsi le mani di P. Pilato, evidenziano l’atrocità romana, non l’insuccesso della giustizia ebraica. Dalla fortezza Antonia al Golgota, Gesù porta la croce, così come Isacco porta la legna per il suo sacrificio sul monte Moria. Il roveto che blocca il montone al momento opportuno, Agostino lo paragona alle spine della corona sul capo di Gesù.
- Nella genesi, ad Abramo non viene promesso nulla per il sacrificio del figlio; la fede lo spinge, la speranza lo sostiene. Il sacrificio non avviene, un animale prende il posto di Isacco.
- Nell’Iliade c’è Agamennone che sacrifica la figlia Ifigenia per riconquistare il favore degli dei.
- Nei vangeli Gesù non guadagna nulla per la sua disponibilità. Nell’AT la vittima è il montone, Isacco è salvo; mentre nel NT Gesù muore. A meno che, giusto per rimanere in linea con l’AT, Isacco viene sacrificato, ma Dio interviene e lo fa risuscitare, come avverrà con Gesù. (Interpretazione rabbinica. Ulteriori interpretazioni rabbiniche affermano che Isacco si sia offerto spontaneamente - senza alludere a Gesù - e si sia fatto legare “Akedah”, senza opporre resistenza.)….AT, paganesimo e cristianesimo si incontrano in questo contesto con al centro un sacrificio! Unica differenza fra Isacco e Gesù potrebbe qui essere: nell’AT chi ordina, chi esegue e la vittima sono tre persone distinte; nel NT troviamo tutto concentrato sull’individuo Gesù. In Isacco abbiamo una vittima passiva che procura salvezza a Israele; in Gesù, con la croce, abbiamo la vittima che attivamente collabora alla salvezza dell’umanità…..(Trinità e/o triunità!!!).
Gesù muore da ebreo, recitando il salmo 22. Lo faremo diventare cristiano più tardi. A noi rimane la domanda fondamentale: anche se acclamato simbolicamente figlio di Dio da una piccola folla di fondamentalisti messianici, questo non è motivo sufficiente per essere interpretato come rivolta agli occhi dei romani. Forse è tutto ermeticamente incomprensibile dato che non è chiara l’azione della purificazione del tempio!
Come mai i sinottici sostengono la tesi di una condanna da parte dei giudei, se non c’è neppure stato un dibattimento in tribunale?
Come mai trasferiscono questa vergogna per la condanna di Gesù dai romani ai giudei?
Sorge quasi il dubbio “laico” che, il principe della pace forse aveva una chiara intenzione di invitare ad una sommossa contro Roma, data la quantità di croci già innalzate e i leoni in attesa di sfamarsi! Nulla di più logico!
 
Detto questo, ci trasferiamo davanti al tribunale giudaico.
Non ci troviamo di fronte ad un processo in piena regola, e il diritto romano, e quello ebraico avevano procedure ben precise. Ciò che i vangeli riportano non rispecchia assolutamente la realtà. Né gli apostoli, né gli evangelisti sono presenti. I 12 scappano; Pietro è l’unico che riesce ancora a seguire Gesù, da lontano. Ed anche se ha potuto vedere le prime battute dei maltrattamenti inflitti al Maestro non sarà presente all’interrogatorio che seguirà a porte chiuse. Dunque, ciò che gli evangelisti riportano è “per sentito dire”! Le loro cronache variano notevolmente l’una dall’altra.
 
- Dopo l’arresto, dove verrà condotto Gesù?….Risposta dei sinottici: “Dal sommo sacerdote al momento in servizio. Caiafa.” (Mc. 14,53; Mt. 26,57; Lc. 22,54). È soltanto Matteo a chiamarlo per nome.
Giovanni: “dal suocero di Caiafa, Anna.” (Giov.18,12).
- Davanti a chi appare Gesù?….. Marco e Matteo affermano che questi viene condotto per ben due volte davanti al sinedrio; di notte, dopo l’arresto. Gesù è di fronte “ai capi sacerdoti, al sommo sacerdote, agli anziani e agli scribi” (Mc.14,53; Mt.26,57;), -
“a tutto il sinedrio” (Mc.14,55; Mt.26,59).
Il carattere di tale riunione non poteva essere assolutamente ufficiale, perché la legislazione del sinedrio non prevedeva processi notturni, e tantomeno il pronunciamento di una sentenza di morte durante la notte.
La seconda riunione ha luogo al mattino presto ; in essa, il sommo sacerdote, e tutto il sinedrio, sacerdoti, anziani e scribi sono convocati (Mc. 15,1).
….”Tutti i capi sacerdoti e gli anziani” (Mt. 27,1).
Luca riporta di una sola seduta al mattino presto (Lc. 22,66).
Giovanni non riporta di alcuna seduta, né di giorno, né di notte. Giovanni parla soltanto di un interrogatorio senza risultati fra Anna e Gesù; Anna lo manda poi da Caiafa ed infine, Gesù è rispedito a Pilato. Giovanni non parla affatto di una apparizione di Gesù davanti al sinedrio, anche se, questo sarebbe stato in perfetta sintonia con l’antisemitismo dell’omonimo vangelo.
Gesù esporrà al sommo sacerdote la sua posizione, affermando di aver parlato apertamente al mondo (Giov.18, 20-21)….Sulla base di tale dichiarazione non può esserci alcuna condanna.
Matteo e Marco parlano dell’interrogatorio notturno; Luca di un interrogatorio al mattino presto. Marco e Matteo citano le accuse: “Io distruggerò il tempio in tre giorni” (Mc. 14,58). …”Io posso disfare il tempio di Dio…” (Mt.26,61). È evidente la differenza.
Citando nuovamente Giovanni, troviamo nel suo vangelo una ulteriore affermazione di Gesù….:”Disfate questo tempio, e io lo farò risorgere in tre giorni.” (Giov.2,19). Una dichiarazione che l’evangelista immediatamente trasforma in una profezia della risurrezione, politicamente non pericolosa, cioè:…”Parlava del tempio del suo corpo.” (Giov. 2,21).
A Matteo bisogna almeno riconoscere coerenza con l’AT, data la sua attenzione e l’intenzione di collegare il “processo” a Gesù con il discorso del tempio che troviamo in Geremia (Ger. 26). Matteo sembra attingere proprio da lì! L’imminente annunzio della distruzione di Gerusalemme incita il popolo a gridare: “Tu devi morire”. (Ger. 26,9)….E i sacerdoti, e i profeti parlarono ai capi e a tutto il popolo dicendo: “Quest’uomo merita la morte…” (Ger. 26,11).
 
Torniamo a Gerusalemme. Gesù non risponde alle accuse…Strano che a questo punto il sinedrio si sia fatto forte di “falsi testimoni” (contro ogni regola e rendendo ridicola perfino la cronaca evangelistica) e non abbia affatto pensato di interrogare Giuda, persona informata sui fatti e, già pagata!
 
Excursus: “monete”. Va ricordato che, in Israele, al tempo di Gesù, le valute in corso erano: dramme - shekel - mine, ma i sicli d’argento (Mt.26,15) erano fuori corso da ben 300 anni! Cioè, i 30 denari dati a Giuda non rispondono alla realtà del tempo.
 
L’interrogatorio raggiunge l’apice del dramma con la domanda decisiva: “Sei tu il Cristo, il figlio del Benedetto?” (Mc.14,61); …”…il figlio di Dio” (Mt.26,63); …”Sei tu il Cristo?” (Lc.22,67)….Fino a quella di Luca: “Dunque, sei tu il figlio di Dio?” (Lc.22,70). Certamente, il sommo sacerdote non avrà pensato che colui che si definisce messia, si fa chiamare anche figlio di Dio, come se tutti fossero d’accordo con questa interpretazione di messia. Il sacerdote, inoltre, non avrebbe potuto usare l’espressione “figlio di Dio”, senza precisare che questa non veniva formulata in senso giudaico, ma in senso cristiano, espressione che apparirà soltanto mesi dopo, ma in greco! La doppia domanda: “Sei tu il Cristo, il figlio di Dio?” non collegava affatto fra loro le due dizioni. Ogni buon, pio ebreo poteva essere definito figlio di Dio; nessuno dei due titoli era passibile di punizione. Nessuno dei 19 precedenti “messia” era stato denunciato per tali espressioni.
Risposta di Gesù: “Lo sono, e vedrete il figlio dell’uomo alla destra del padre onnipotente e venire sulle nuvole del cielo” (Mc.14,62).
“Tu lo hai detto….” (Mt. 26,64).
“Se ve lo dicessi…” (Lc.22,67-68).
Alla domanda: “Dunque, sei tu il figlio di Dio?” Gesù risponde: “ Voi lo dite…” (Lc.22,70).
A Gesù vien chiesto se è il figlio di Dio, lui risponde dicendo di essere “il figlio dell’uomo”; risponde in terza persona, e usando il futuro…(Lc.22,69). Non ci troviamo affatto di fronte ad una autodichiarazione.
Facit: Per Marco significa: “ Sì “! Per Luca, la risposta è evasiva!
In ogni caso, in nessuno dei vangeli Gesù ha usato scorrettezze linguistiche nei confronti di Dio, cioè, ….non ha pronunziato il nome di Dio. È così chiaro che, l’autodefinizione di “messia”, o “figlio di Dio” non contiene offese verso nessuno. (Cfr.: Dt. 14,1; Osea 11,1; Ger. 31,9). Anche nella “lezione della montagna” ricorre questa espressione per definire altre persone (Mt. 5,9).
Stando così le cose, come mai il sacerdote si strappa le vesti? E aggiunge: “Non c’è bisogno di testimoni….” (Mc. 14,63; Mt. 26,65).
Ultima domanda: È l’autorità giudaica a condannare Gesù?….Marco risponde: “Sì “ (Mc. 14,64). Matteo risponde: “ No “ - “ …È reo di morte…” - Questa non è formula di condanna. (Mt. 26,66).
 
Per entrambi i due vangeli, tale decisione viene presa durante la notte, ma è ben chiaro nel diritto ebraico che è vietato formulare una condanna capitale durante la notte. Giovanni e Luca non si esprimono affatto in questo contesto; sanno di un interrogatorio, ma non di un “processo giudaico”. Piuttosto, è Gesù stesso, quando preannuncia la sua morte, a fornirci chiare indicazioni….: “Saliamo a Gerusalemme…. Sarà dato in mano ai pagani…” (Lc. 18,31-33).
 
 “Anche se ci fosse stato un interrogatorio davanti al sinedrio, la scena descritta in Marco 14,55-65, viene continuamente inventata. Essa contraddice nei dettagli tutto ciò che noi conosciamo fedelmente come procedura giuridica ebraica” (Bornkamm).[2]
 
Inoltre, nel cosiddetto “processo”, stranamente vediamo: testimoni contro l’accusato - accusatori e giudici - l’accusato; difensori e testimoni a favore non appaiono… Nessuno chiede: “Sono contro la sua condanna a morte!” - “Liberatelo!” …- “Comunque sia, lo riconosco messia!”…
Facit: Tale “processo” sembra una caricatura unilaterale, non convince nessuno, e Luca e Giovanni, coerentemente, si rifiutano di menzionarlo.
 
Osservazioni.
 
1. Marco e Matteo si contraddicono varie volte circa il “processo” in questione; perfino sulle procedure dello stesso.
2. Processi in cui è prevista una eventuale condanna a morte vanno svolti soltanto di giorno (Sanhedrin IV,1).
3. Né il sabato, né nei giorni di festa, né alla vigilia della festività è permesso lo svolgimento di un processo. Figuriamoci alla vigilia della Pasqua! Sarebbe stata un’autentica scorrettezza verso la solennità del momento. (Beza V,2).
4. La condanna a morte non viene mai decisa nello stesso giorno del dibattimento, ma nel giorno seguente; i giudici devono rifletterci sopra.
5. Come “bestemmia” che conduce alla pena di morte può essere soltanto l’aver pronunciato il nome di Dio. Definirsi “messia”, o figlio di Dio, stando al diritto giudaico, non è bestemmia (Sanhedrin VII, 4-5).
6. Il “processo” sembra aver avuto luogo in casa del sommo sacerdote ma, processi regolari dovevano aver luogo soltanto in sedi legali come: sale del sinedrio, o quadrilatero del tempio (Sanhedrin XI,2).
7. Il silenzio (facoltà di non rispondere) dell’accusato, per il diritto romano è: ammissione di colpa, non però per il diritto ebraico. Nessun accusato poteva essere definito colpevole sulla base di una personale ammissione di colpa…Le parole del sacerdote: “Lo avete udito…” (Mt. 25,65) non hanno valore legale.
8. Processi capitali iniziano con accusa e difesa del prigioniero (Sanhedrin IV,1); i vangeli ci presentano un processo segnato soltanto da accuse, non appare nessun giudice in difesa dell’imputato.
9. La sentenza va pronunciata da tutti i giudici, a partire dal più giovane, fino al più anziano, per evitare che quest’ultimo influenzi gli altri (Sanhedrin IV,1). Nei vangeli, il sommo sacerdote è il primo a parlare, contro ogni regola.
10. Una sentenza poteva essere pronunciata soltanto sulla base di due testimoni d’accusa ascoltati separatamente. Qui, con Gesù, avviene il contrario; due falsi testimoni vengono ascoltati insieme; e il sinedrio sembra aver accettato tale trasgressione alla legge!
11. …”Tutti lo condannarono alla morte!” (Mc. 16,64). Questo avviene contro ogni prassi di diritto ebraico. Un giudice doveva fungere da difensore dell’imputato… Ma qui non appare, malgrado l’amicizia di Gesù con Nicodemo, con Giuseppe d’Arimatea e con Gamaliele (Giov. 3,1-2; Lc. 23,50ss; Atti 5, 34-39). …Il diritto ebraico escludeva condanne unanimi.
12. Stando alla legge “Torah”, al sommo sacerdote è vietato “strapparsi le vesti” (Lev. 10,6).
13. Non c’è formula di “giuramento”, né per giudici, né per i testimoni!…La frase del sommo sacerdote: “Io ti scongiuro nel NOME DI DIO ALTISSIMO” che Matteo gli mette in bocca (Mt.26,63) è inammissibile per il sinedrio, e tantomeno per un sacerdote! Per dovere di tradizione va anche citata una dichiarazione delle Makkot …”Una corte che abbia condannato a morte qualcuno in 70 anni, può essere considerata una corte omicida” (Makkot 1,10).
Facit: Matteo e Marco sembrano descrivere una rovinosa caduta nell’illegalità del sinedrio di Gerusalemme. Non possiamo dar credito ad un tale processo né storicamente, né giuridicamente, al contrario, se pensiamo al processo davanti a P. Pilato, come espressione del diritto romano, quello eventuale del sinedrio è una cattiva espressione del diritto ebraico. Il processo davanti a P. Pilato rimane un fatto centrale nella storia di Gesù, tanto da poter affermare che, senza Pilato non ci sarebbe stata la crocifissione.
 
Quanto finora sostenuto può essere avvalorato da alcune dichiarazioni: “È una minima parte ciò che è a nostra disposizione e ciò che può aiutarci a guardare i fatti con sicurezza. Il fatto centrale è che Gesù fu crocifisso. Si può dunque essere certi dell’arresto e di un processo, di un processo romano; la crocifissione è una condanna capitale romana, non giudaica. Il resto del susseguirsi degli avvenimenti è discutibile.” (Conzelmann). [3]
 
Il manuale di lavoro per il dialogo ebraico-cristiano nel 1979, sotto l’egida del “Consiglio della Chiesa Evangelica Tedesca” dichiara inoltre: “Circa la partecipazione degli ebrei al processo a Gesù non possiamo sostenere nulla di storicamente certo”.
 
Excursus: Croce e politica.
 
Siamo nell’anno 30d.C.; è stata appena sedata una rivolta nelle varie province; data la imminente celebrazione della Pasqua con vasta partecipazione di popolo, ulteriori rivolte sono sempre latenti. Inoltre, le voci circa un “nuovo” - “il vero” messia entrato con acclamazione a Gerusalemme destavano preoccupazione in ogni ambiente. La presenza di legionari romani in città era enorme. La figura di Gesù non veniva intesa soltanto come religiosa, ma anche come speranza rivoluzionaria. Già nel 6d.C., dopo la morte di Erode, era sorto in Galilea il partito degli “Zeloti”. Il nome “zelota” deriva da Fineas, il primo zelota che passa alla storia per aver ucciso Cozbi, la figlia di un sacerdote di Madian, colta in atto di fornicazione con un ebreo (Nu. 25,6-16). Tale fatto, così riportato, rimane fortemente enigmatico nella teologia dell’AT, in quanto anche Mosè era sposato con la figlia di una sacerdote di Madian! Comunque, colui che fonderà il partito degli zeloti sarà Giuda il Galileo. Il motto di quest’ultimo era: “CHI VUOL VENIRE DIETRO A ME RINUNZI A SE STESSO, PRENDA LA SUA CROCE E MI SEGUA!” ….Gesù sembra simpatizzare per questa espressione e la popolarizza. Frangia fondamentalista di questo partito era il gruppo dei “Sicari”. Questi usavano pugnali (daga) per uccidere ufficiali romani. Dunque, P. Pilato, sapendo tutto ciò, e informato circa l’individuo Gesù appena acclamato “Re”, non aveva notti tranquille. Fino a quel momento tutte le “predicazioni” dei precedenti messia avevano infiammato gli animi dei giudei, e le rivolte si susseguivano.
Stranamente, i vangeli non ci presentano con chiarezza tale situazione, anzi, a volte sembrano narrare episodi vissuti in tutta pace e di comune accordo coi romani (….Gesù e il centurione; Lc.7,1-10). I vangeli sono frammentari circa il conflitto giudeo-romano. Soltanto sei episodi ci fanno riflettere sulla figura di Gesù come “Messia-guerriero” contro i romani:
A. La missione dei 12.
B. L’ingresso trionfale in Gerusalemme.
C. Il significato della purificazione del tempio.
D. L’arresto di Gesù.
E. L’enigma “Barabba”.
F. Le tre croci sul Golgota.
 
A. I 12 sembrano degli incapaci di cui Gesù si fida poco! Essi non riescono ad essere bravi missionari; appena vedono il pericolo scappano. I 12 non assistono alla crocifissione; non sono loro a seppellire il maestro, e sono gli ultimi a vederlo risorto!…Dunque, missionari-religiosi, o combattenti messianici al servizio della causa zelota?… Sembrerebbe proprio così, visto che la loro fuga è dettata dalla paura di una inevitabile croce. I 12 devono rivolgersi soltanto ad israeliti; non soffermarsi più del necessario in un luogo e, pronti a scappare se scoperti…”Sarete come pecore in mezzo ai lupi; siate prudenti come serpenti!” - Comportatevi da agenti segreti! - Quando sorge la discussione fra chi sia il maggiore, Gesù argomenta dicendo che il rivoluzionario non cerca il proprio profitto!…Ma promette loro di nominarli giudici sui troni del nuovo ordine!…Consiglio pratico è quello di vendere la giacca e comprare la spada.
Per inciso storico va anche detto che, scribi e farisei non sono un vero pericolo per Gesù e per i 12, in quanto, per un intero anno lui predica ovunque e senza problemi. È soltanto dopo l’ingresso in Gerusalemme che la situazione si capovolge.
Cullmann, Brandon, Winter, Lehmann, Carmichael sostengono che i vangeli ci danno numerose indicazioni circa i 12 come facenti parte del partito zelota.
….Simone lo zelota; da Marco definito: “Il cananeo”…forma aramaica che significa zelota.
….Giuda Iscariota; più che proveniente da Keriot, sembra legato al “sicari” di cui sopra.
….Simon Pietro; - Bar Jona..Normalmente interpretato con: “figlio di Giona”…Ma il termine, letto per intero: “Barjona” significa: “Terra senza confini”…Zone aperte in cui potevano fuggire.
….Gli zeloti venivano anche definiti “figli del tuono”…Giacomo e Giovanni vengono chiamati così.
….Almeno 8 di loro subiranno il martirio come zeloti…Non furono i giudei a giustiziarli, ma i romani; non furono giustiziati perché cristiani, ma perché zeloti. Filippo e Giovanni moriranno di morte naturale; Giuda, pare si sia suicidato (…episodio sconsociuto all’apostolo Paolo).
Ne consegue che, lo sforzo dei vangeli è quello di evitare ogni tipo di coinvolgimento politico; dunque, va tutto simboleggiato!…L’annunciato e desiderato “Regno di Davide” diventa “Regno di Dio”!… Il Gesù della nuova generazione cristiana viene presentato come un semplice messia perseguitato, invece che come un rivoluzionario. E questo stava bene ai nuovi credenti, non più ebrei, ma pagani convertiti.
 
Conclusione provvisoria: Gli evangelisti sono interpreti, non biografi. Essi non hanno scritto la storia, ma “l’hanno inventata” (Lehmann). Stranamente, anche se Gesù aveva vietato di essere chiamato : “Messia” - “Figlio di Dio” - “Figlio di Davide”, quando il cieco di Gerico grida più volte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me”, Gesù non rifiuta tale titolo… È questo da interpretarsi simbolicamente, oppure è l’inizio di un richiamo al popolo a prepararsi per una azione di forza?
 
B. L’ingresso trionfale in Gerusalemme.…”Prendete l’asino e portatelo a me. Se qualcuno vi domanda qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno” (Mt.21,3). Questo sembra quasi un linguaggio in codice di eventuali cospiratori!…Anche il rifarsi alla profezia di Zaccaria sembra un linguaggio in codice.
 
 “Osanna”. Termine tutt’altro che di lode! Questa era la parola chiave che significava: “Deh, salvaci”, i.e. :”Salvaci Gesù, liberaci dai romani.” La richiesta e l’aspettativa della massa non era per il “Regno di Dio”, ma per il “Regno di Davide”, quello terreno. Le palme non stanno a significare la pace, ma il trionfo, l’onore al vincitore… A colui che può battere i romani. Dunque, “osanna” invitava alla sommossa. ….
 
Tentativo esegetico: ”Osanna nei luoghi altissimi.” (Mc. 11,10). La frase, in aramaico, si presta ad una doppia interpretazione, e le traduzioni non sembrano molto felici!.. Ci sembra di riascoltare la richiesta contenuta nel Salmo 118,25: “Soccorrici ora!”… Quasi sicuramente, la massa deve aver gridato: “OSHNÀNA MI HAROMIM”, oppure: “HOSHIA-NA MI ROMIM”…Questa è un’espressione rivoluzionaria che il testo greco ha completamente depoliticizzato, transportando Gesù dal contesto terreno (Gesù atteso come liberatore) al cielo! …Luca completa tale espressione con: “Pace in cielo e gloria nei luoghi altissimi” evitando ogni polemica - smontando l’attesa politico-messianica del popolo. La somiglianza fonetica delle due espressioni: “MI NA ROMIM” (dai romani) e, “BA-MEROMIM” (nei luoghi altissimi) ha provocato errori di traduzione! Comunque, sappiamo che, il nome “Jeshua” - “Gesù” significa: “ Colui che salverà il popolo” (Mt.1,21). ..”Deh, salvaci nei luoghi altissimi” non avrebbe senso !!!
Un ruolo importante, per trovare una presentazione adatta di un messia che non voleva andare dai pagani, ma che era animo e corpo per la liberazione del suo popolo viene proposto con tre soluzioni dalla comunità primitiva. …Dato l’intoppo della dichiarazione romana posta sulla croce :“Re dei Giudei”!
I. Gesù viene de-giudeizzato e universalizzato.
II. Gesù viene continuamente de-politicizzato e gli viene data una immagine celeste.
III. I romani diventano dei “cordiali pagani”, mentre i giudei degli odiosi mascalzoni.
….Quest’ultima immagine, figlia del suo tempo, domina ancora oggi la scena della separazione fra chiesa e sinagoga!
Ulteriore problema è l’errore di traduzione di Mt.21,4ss che riprende Zac. 9,9, dove non si parla del :”tuo re che viene a te”, ma di : “UN GIUSTO E UN LIBERATO”…(Zadik wènosha - espressione al passivo). Quindi, potremmo leggere:” …La liberazione è tua, O Signore, così come la nostra…” (Jalkut Shimoni II,577; scritta da Rabbi Abbahu nel II secolo).
 
C. Il significato della purificazione del tempio. Il tempio era un grande complesso con vari edifici, protetto ed amministrato da almeno 20.000 funzionari, sacerdoti, bancari, venditori di animali , etc. (Diversamente dalle chiese cattoliche con qualche bancarella di santini e crocifissi!). Il tempio era un centro di incontri di ogni genere, dal religioso al finanziario, quindi superprotetto, e sorvegliato esternamente dai militari romani.
I romani sembrano assenti! Si muoveranno il giorno seguente per sedare una strana rivolta nel cortile del tempio, rivolta che i vangeli transformano in “purificazione del tempio”! Qui si sfoga la rabbia del rabbi Galileo! Né venditori, né cambiavalute, né pellegrini si arrabbiano con Gesù per il suo comportamento violento!…La frusta fatta di cordicelle nelle mani del principe della pace la dice lunga!
 
Più tardi però, Gesù avrà già una piccola folla intorno a sé che lo ascolta per quasi una settimana, fino al momento dell’arresto. Chissà che la moltitudine, i 12 e forse tanti altri zeloti non abbiano tentato la “conquista” del tempio con la forza, fino al momento in cui capitoleranno davanti ai romani!
 
D. L’arresto di Gesù. Gesù verrà arrestato….Con altri???…Per evitare un bagno di sangue, i romani chiedono soltanto la consegna di Gesù. E Gesù si consegna, salvando la vita ai compagni.
Se interpretiamo così gli eventi, forse si riesce a ricostruire la storia del momento in senso logico ed anche fedele. In questo frangente però, le narrazioni evangeliche non ci aiutano molto nella ricostruzione dei fatti.
Gli evangelisti tendono a presentarci l’episodio del tempio come una “purificazione teologica”, evitando di citare tutti quegli elementi che, in forma orale, circolavano negli anni seguenti ricordando “l’assedio del tempio!”
Tacito descrive Gesù come capo zelota, giustiziato da P. Pilato, e non parla di un eventuale arresto del maestro da parte giudaica.
Lattanzio cita Gesù come capo di una “banda di ladroni” (leggi: zeloti) e, Giuseppe Flavio, per i due crocifissi insieme a Gesù, usa il termine “lestes” che veniva usato normalmente per “rivoluzionario-terrorista”.
La torre di Siloe non cade da sola e uccide i 18 ivi rifugiati! …Evidentemente c’è un assalto romano che ne provoca perfino il crollo!…“Sangue mescolato”….di due opposte fazioni?….Gli 8 apostoli uccisi dai romani, vengono uccisi perché zeloti, non perché cristiani!…Del resto, Gesù aveva consigliato loro di armarsi e, quando parla di se stesso si definisce come “colui che non porta pace, ma la spada!” (Mt. 10,34.)
 
Anche la preparazione per l’ultima cena sembra far parte di un copione cospirativo. Due discepoli devono andare in città e contattare uno sconosciuto individuo con brocca d’acqua, il quale indicherà il luogo della cena…Tutto misterioso, come se Gesù avesse paura dei….giudei, o-e dei romani!
La coorte che va ad arrestarlo è composta di 600 uomini! In 600 contro un rabbi disarmato!!! Pietro prova a sguainare la spada (segnale!) … Altro che pacifista!!! Ed è qui che i 12 scappano. La paura della croce è evidente. Forse è qui che i 12 si accorgono che a Gesù interessa più il fatto di diventare messia che di ristabilire il regno di Davide. Stando così le cose, è chiaro che i 12 rinunciano a considerarlo ancora un capo militare e preferiscono fuggire!
Infine, Giovanni riporta che Gesù viene condotto da Anna, cognato del sommo sacerdote. La Oxford Annotated Bible, a questo punto fa una interessante osservazione: “Anna conduce un interrogatorio formale per poterlo accusare di “preparare segretamente i discepoli a scopo rivoluzionario” “ (Pag. 1, 311). Dunque, una eventuale immagine di Gesù come condottiero zelota non è poi così fantastica, o irreale!
 
E. L’enigma Barabba. A questo punto non possiamo dimenticare Barabba. Guarda caso, il suo primo nome è : Gesù! È un ribelle? Zelota?…Arrestato per sedizione. …Quale?..L’unica del momento ci riporta alla torre di Siloe!…Collegata alla purificazione del tempio.
Forse, per calmare gli animi dei fondamentalisti, P. Pilato escogita il “favore” della liberazione di un prigioniero, a scelta del popolo, come regalo di Pasqua!…Per inciso, però, va detto che, il diritto romano gli vietava di “inventare”, seduta stante, una nuova legge - indulto !!! Ci sembra di trovarci di fronte ad una pura invenzione degli evangelisti, perché né il diritto romano, né quello ebraico prevedevano un tale privilegio. Inoltre, nel caso di condottieri politici, rivoluzionari di un certo livello, il processo doveva avvenire a Roma e non a Gerusalemme. P. Pilato si stava mettendo politicamente nei guai! Gli evangelisti però sembrano capovolgere completamente le cose con un chiaro intento teologico e, usando questo episodio, trasferiscono la colpa della condanna alla croce dai romani agli ebrei. Anzi, i romani, a questo punto, appaiono perfino “bravi”, perché P. Pilato “non trova alcuna colpa in Gesù ”!!! In ogni caso, la spiegazione, vista come documentazione storica, apparirà nella scritta sulla croce: “RE DEI GIUDEI”.
 
F. Le tre croci sul Golgota. Con Gesù vengono crocifissi due “ladroni” in quel giorno. Però, i romani non crocifiggono i ladroni, ma i ribelli! Dunque, l’aspirante al trono di Davide muore insieme ad altri due rivoluzionari. Cioè, muore come il resto degli zeloti crocifissi prima di lui. I giudei attendevano il messia-guerriero, il liberatore. La delusione è quando vedono arrivare il falegname sull’asino, senza scorta e, qualche momento dopo lo vedranno sulla croce, alla stessa stregua di uno schiavo fuggiasco. I giudei rifiuteranno, comprensibilmente, questa immagine di messia, mentre le masse colonizzate dall’impero romano la accetteranno… Il messia è ancora atteso, malgrado la conquista di Ben Gurion e la ricostruzione dello stato ebraico (di Davide)!
O, forse, il concetto di messia è quello che apparirà simboleggiato 65 anni dopo la morte di Gesù in un pezzo di letteratura che porta il titolo di “Rivelazione” (Apocalisse)! Qui ci verrà offerta l’immagine di un Gesù che, se non era riuscito a battere i romani che opprimevano gli ebrei, ora, come re dei re, e signore dei signori lotta per la liberazione dei cristiani.
 
Riflessioni conclusive.
 
Nel 1945, con la Shoah sembra ormai cancellato ogni tentativo di definirsi ancora popolo ebreo, e sembra anche che le carte geografiche non lascino spazio a questo gruppo ormai privo di tutto, privo di una terra. Tre anni dopo, nel 1948, Israele ha una terra e ri-sorge presentandosi al mondo come: lo “Stato ebraicò; sembra assistere ad una forma di risurrezione, visto che è Dio che dirige la storia.
 
Nel dicembre del 1949, un gruppo di teologi cristiani europei si rivolgeva all’alta corte di Gerusalemme chiedendo la revisione di un processo che faceva e fa ancora storia, è il processo a Gesù di Nazaret. La risposta non si fece attendere, ma fu quasi laconica: “non esisteva materiale sufficiente da parte ebraica per poter considerare gli eventi come un autentico processo.” I giudici di Gerusalemme suggerivano però di rivolgersi alla giustizia italiana, legale successore di P. Pilato, sicuramente più informata e documentata.
 
Nel dicembre 1974 a Troyes, in Francia, i giornali annunciavano un “secondo processo a Gesù”. L’avvocato ebreo Jacques Isorni, in un suo libro accusava P. Pilato e l’autorità romana quali colpevoli per la condanna a morte di Gesù. L’avvocato veniva definito come “agente segreto” israeliano e “falsificatore storico” dal sacerdote Georges De Nantes. Costui asseriva che: “ I giudici del sinedrio sapevano esattamente che Gesù era Figlio di Dio” e aggiungeva: “anche oggi, ogni ebreo che non abiura la propria fede è colpevole di deicidio”. La giustizia francese non volle entrare nei meriti della questione, ma accusò il sacerdote di “offesa all’avvocato”, e lo punì con una multa di un franco.
 
Le reazioni dei giudici, e in Francia, e a Gerusalemme evidenziavano il fatto che, ancora oggi, una chiarezza sui fatti non è stata raggiunta. Le conseguenze le viviamo con una continua ostilità fra ebrei e cristiani religiosamente ed intellettualmente e, con una rinascita di antisemitismo, quasi ad indicare la colpevolezza di un intero popolo per la morte di Gesù…L’unico a sentirsi “colpevole” è proprio un ebreo, Pietro, il quale “uscì fuori e pianse amaramente” (Lc. 22,62), sebbene non avesse alzato la mano contro il maestro. La paura lo aveva sopraffatto, come il resto dei 12 !
 
Va anche osservato che, dopo pasqua, non c’è stata una presa di posizione del rimanente gruppo dei 12 contro Giuda, o contro il sommo sacerdote, o contro il sinedrio! Anzi, al contrario, gli apostoli continuano a frequentare il tempio (Atti 3) da buoni ebrei, annunciando con franchezza che: “Gesù è morto per i peccati di tutti.”
 
Purtroppo, tutte le seguenti epoche storiche hanno avuto una sola voce in proposito: “Gli ebrei sono i colpevoli”. La chiesa pagano-cristiana dei primi secoli trova la sua espressione teologica e sociale nella patristica, dove senza troppe spiegazioni, gli ebrei vengono ritenuti colpevoli; sono gli stessi padri a coniare il termine: “Deicidio - Teoktonia”. Il resto lo farà la teologia dei secoli successivi definendo gli ebrei: “Cani circoncisi; serpenti ebrei; il cui modello è Giuda”, fino a Gregorio di Nissa che li etichetta con: “Perversi assassini del Signore”; Giovanni Crisostomo: “La sinagoga è un bordello, la fortezza di Satana, luogo di incontro degli assassini del Cristo”, concludendo: “Iddio vi odia”… Da qui ad Auschwitz, gli ebrei hanno continuato a portare la loro croce.
 
La teologia “Della dannazione e della morte” forgiata dai padri della chiesa, ripresa fraternamente dalla Riforma e più tardi dal Nazismo, può essere espressa in una tesi: “ Gli ebrei hanno prodotto il Gesù secondo la carne - ma rifiutato dai suoi - bisogna giungere a riconciliare tale contraddizione.” Dunque, la formula migliore e sbrigativa non poteva essere altro che questa: “Stando al piano di Dio, Gesù nasce come uomo, per poi essere ucciso dalle forze del male. Per poter espletare la sua funzione messianica doveva essere rigettato e crocifisso - e, gli ebrei, gli esecutori, hanno compiuto la volontà di Satana, in quanto suoi figli (Giov. 8,44)…..La distruzione di Gerusalemme, del tempio, la condanna alla diaspora, la miseria della loro condizione, il grande storico Eusebio la vede come : - giusta punizione di Dio per aver ucciso il Cristo!”
Non ci si poteva aspettare che ulteriori attacchi nei confronti degli ebrei sulla base di queste posizioni e provocazioni! L’Europa del medioevo contribuì a costruire odio contro gli ebrei, inventando perfino storie che facevano buona presa sull’ignoranza di massa. Nel 1144, a Norwich in Inghilterra, veniva ritrovato in un bosco il corpo senza vita di un bambino. Era morto accidentalmente, ma furono accusati gli ebrei di averlo ucciso con l’intento di “mettere in ridicolo la passione del Signore”….Lo scopo era quello di “poter ottenere il sangue di Cristo per poter preparare i pani azzimi!” (Questa l’accusa)….Assurdità enorme, in quanto agli ebrei la Torah vieta ogni consumazione preparata con sangue!…La leggenda però trovò accoglienza presso papi e imperatori nel corso dei secoli e fu accostata al “Deicidio”, provocando l’eliminazione di almeno 144 comunità giudaiche in tutta l’Europa.
Dopo la promulgazione del dogma della transustanziazione (1215), ci fu un nuovo episodio che scatenò l’ira contro gli ebrei. Si raccontava che questi, di tanto in tanto, cercavano di appropriarsi di pezzi delle ostie consacrate per poter continuare a “torturare” il corpo di Cristo. Questo avveniva tagliuzzandole con coltelli e forbici per poi inchiodarne i pezzi sul legno…Nulla di più assurdo, dato che per gli ebrei non esiste alcuna consacrazione di elementi.
Il 1 luglio del 1946, un bambino di 8 anni, Henryk Blaszczyk, scompare di casa nel villaggio di Kielce in Polonia. La colpa cade nuovamente sugli ebrei. 42 sopravvissuti dai lager vengono massacrati a bastonate dalla folla inferocita. Il 4 luglio, l’agenzia stampa PAP annuncia che il bambino era stato sequestrato da Antony Paiovski nel suo appartamento e rilasciato due giorni dopo. Il bambino affermò che, nei due giorni del sequestro, aveva ricevuto l’ordine di raccontare che gli ebrei lo avevano rapito con l’intento di ucciderlo.
 
Da questi, e dal resto di episodi che condussero ad un diffuso odio verso l’ebreo, si giunge all’odio razziale del ventesimo secolo che li etichetta con la definizione di “Untermenschen”. Tutto questo, sulla base di un antigiudaismo cristiano…. Possono continuare a convivere l’amore predicato dall’ebreo Gesù e un odio antigiudaico? Quale cristiano può parlare di deicidio, se i quattro Vangeli descrivono la passione come il compimento di una divina promessa?
 
Quale la responsabilità degli ebrei?
 
1. Come popolo hanno prodotto il Cristo, e lo hanno consegnato al mondo.
 
2. Fede giudaica, modi di pensiero e teologia rabbinica sono il patrimonio delle chiese cristiane sulle quali esse hanno costruito teologia e prassi.
 
3. È in Israele che sorge Paolo e annuncia ai pagani la buona novella dell’infinito amore del Dio degli ebrei per il mondo.
 
4. Cena del Signore, Risurrezione, evento di Pentecoste, sono i capisaldi del cristianesimo; ma queste sono esperienze di fede ebraica che dal terreno ebraico conducono alla fondazione della chiesa.
 
Forse, è proprio da una revisione di questo patrimonio, storico-biblico e di fede che può nascere un vero dialogo fra ebraismo e cristianesimo, superando lo stadio dell’attuale “dibattito” in cui si continua a non capirsi a motivo di posizioni ambigue da parte di chi dovrebbe essere portavoce di pace e di riconciliazione.
 
 
Pasquale CASTELLUCCIO
Montréal 2009
 


[1]God and Caesar. Philadelphia, Westminister Press (1950).
 
[2]G. Bornkamm, Gesù di Nazaret. (1957) pp. 105, ss.
 
[3]H. Conzelmann, Storia e teologia nei racconti della passione; zur Bedeutung des Todes Jesu. Guetersloh (1986), S. 37ff.
Inoltre…H. Conzelmann, Die Mitte der Zeit, J.C.B. Mohr (Paul Siebeck), Tuebingen. 1964-5*, pp. 78-80.
 


Venerdė 17 Luglio,2009 Ore: 15:21
 
 
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