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www.ildialogo.org Due pellegrini verso la Verità,di Nando Cottafavi

Due pellegrini verso la Verità

di Nando Cottafavi

Relazione introduttiva al convegno che si è tenuto a Reggio Emilia sabato 12 dicembre 2009, presso l’Università di Modena e Reggio in occasione del 50° della morte di don Primo Mazzolari


     Nel 50° della morte di don Primo Mazzolari, l’Associazione Aletheia, fondata da padre Aldo Bergamaschi e la Fondazione don Primo Mazzolari, hanno promosso un Convegno: “Mazzolari e Bergamaschi: Due pellegrini verso la Verità”. Il convegno si è tenuto a Reggio Emilia sabato 12 dicembre 2009, presso l’Università di Modena e Reggio.
 
 
Due pellegrini verso la Verità

- relazione introduttiva al convegno -

Buon giorno, benvenuti e grazie per essere presenti a questo incontro voluto dall’Associazione Alethia fondata da p. Aldo Bergamaschi, e dalla Fondazione Mazzolari, con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura e Università del Comune di Reggio Emilia.

Era importante ricordare, anche qui a Reggio don Mazzolari nel 50° della morte, dove ha svolto la sua  attività p. Bergamaschi, suo discepolo e collaboratore. Chi lo ascoltava e lo leggeva respirava concetti mazzolariani. Avremo modo di vedere come i due fossero legati da un filo altamente radicato all’amore per l’uomo, attingendo dal Vangelo la fede nella rivelazione cristiana e nelle sue applicazioni per una giusta convivenza. Questo è il motivo che ci ha portato a unire i due personaggi dal passo lungo: “Due pellegrini verso la Verità”, dal momento che cristiani non si nasce, ma si diventa.
   
La leggo questa introduzione, per rimanere fedele al loro pensiero e ciò che dirò è da considerarsi quasi tutto tra virgolette. Ecco come fu l’approccio di p. Bergamaschi con don Primo Mazzolari che ha segnato poi, tutte le sue scelte. In una intervista del 1976, nella settimana Santa, a p. Bergamaschi viene chiesto: Che significato ha per lei, l’essere discepolo di don Primo Mazzolari? Risponde: “Ha un significato che va al di là certamente del ricordo, perché per me, don Mazzolari è una continuità, una continuità nella mia vita, giacché egli è penetrato dentro la mia coscienza: quindi, è anche in questo caso, che si potrebbe fare il raffronto con la Risurrezione di Cristo. Le molecole di lui, che io ho conosciuto quando era vivo, quelle sono entrate in un certo tipo di storia, ma lui in persona è vivo dentro la mia coscienza: ecco, questo è il significato della sua presenza dentro di me”. In uno scritto ne descrive l’approccio.

“Quando apparve “Adesso”, 15 gennaio 1949 - rivista fondata nel primo dopoguerra da don Mazzolari, quasi clandestina, anche in parrocchia, tanto che P. Bergamaschi firmava i suoi articoli con pseudonomi: Avevo 22 anni, stavo frequentando il primo anno di teologia, ma avevo dentro molte insoddisfazioni culturali. I punti del primo editoriale mi presero subito l'anima. Elenco i più importanti.
1°) «Adesso è l'ora dei manovali di Dio più che dei rappresentanti di Dio»
2°) «Il passato è moneta già spesa su cui conviene invocare la misericordia di Dio». Mi sembrava questa la presa di distanza dal Cristianesimo reale (oggi aggiungo: ridotto al rango di religione)
3°) Il punto che mi agganciò l'anima: «Non solo Dio, ma ogni creatura mi dà appuntamento nell'Adesso. Dio può attendere, l'uomo no».

I cattolici, per la prima volta, dopo la gestione del potere temporale da parte dei chierici, hanno in mano, per mandato democratico, la cosa pubblica. Stupore di Mazzolari: Cristo continua a morire fuori le mura, il povero è crocefisso. No, l'interclassismo è una strana tautologia, fino a quando potrà durare una convergenza ideologica con una divergenza di interessi? Operai e contadini si allontanano dalla Chiesa; il comune denominatore cristiano o è valido in ogni momento della vita associativa, oppure è illusione e oppio. Non si può essere fratelli in orazione e non a colazione. Breve: ci vuole un incontro di fraternità positiva (aggiungo: la solidarietà non basta).

Sul tema della Religione - e per 'vera religione' Mazzolari intendeva l’adesione alla Parola di Gesù - egli scriveva: ma oggi, ho un patrimonio da custodire che diviene per grazia cristiana. Non avvenga che tale doverosa difesa mi obblighi a considerare come usurpatori, quelli che invece il Signore ha inviato a tutela di ogni bontà, perché quel giorno, pur piangendomi l’anima, non starei un momento in forse tra Dio e l’uomo, tra l’autorità della coscienza e quella dei superiori, tra la Chiesa che passa e la Chiesa che non passa. Oggi noi mangiamo i frutti della collusione fra altare e trono - e non dell’innesto tra Vangelo e storia - ma se liberiamo l’altare, anche da se stesso, i nostri nipoti potranno mangiare i frutti della libertà che scaturiscono da ciò che facciamo adesso.

Gli fa eco p. Bergamaschi: Una religione che non intacca la realtà diventa un capitolo della storia delle religioni e cioè il cimitero delle credenze dell’uomo. Gesù libera il credente in Lui dalla religione per entrare nella novità esistenziale, e per mezzo della conversione diventa fautore della propria libertà orientata alla Verità. Socrate, più che ringraziare Dio 'per la sua esistenza', rinnova, eo ipso, la sua esistenza nell’atto con cui conosce ciò che è divino in noi per favore divino. Potremmo dire che Socrate deriva l’etica dalla metafisica senza mediazione religiosa (non concede culto alcuno alle divinità della città). Gesù Cristo, a sua volta, contesta il sabato (getta gravi sospetti sulla religione) e dice Dio suo Padre, da cui deriva il suo Messaggio (modo assolutamente nuovo di vivere).

Padre Bergamaschi arricchiva le sue numerose opere, i suoi scritti, le omelie, con riferimenti culturali e filosofici, coi suoi amici Socrate e Platone come quando si vuol risolvere i nodi del passato e del futuro, che sono prerogativa dei profeti. In particolare le sue omelie molto frequentate qui a Reggio, erano uno dei riferimenti fondamentali per quanti erano interessati alla ricerca della Verità, che con rigore intellettuale, l’uso della ragione, supportato dal Principio di non contraddizione, esaminava il Vangelo per capire e far capire quello che veramente Gesù ha voluto trasmetterci, visto che i Vangeli sono più testimonianze che fonti. Scuoteva con vigore quanti lo ascoltavano, proponendo come soluzione evangelica l’'Amatevi come io ho amato voi' e aggiungeva: senza profitto, nei tre settori della convivenza sesso, danaro e potere. Leggo da una sua omelia: Quando troverò un uomo e una donna che si ameranno senza profitto, lì si avrà il matrimonio cristiano; quando troverò un uomo che non dica ad un altro uomo: tu lavora e io ti pago, ma mettiamoci al lavoro e dividiamoci i frutti di quello che produciamo, senza profitto, avremo finalmente una società che avrà un contesto sociale cristiano; quando troverò due uomini, uno dei quali non dica all’altro: io comando tu ubbidisci, ma ognuno di noi avrà un ruolo nel servizio di tutti senza profitto, finalmente avremo una società cristiana.

Scavava in profondità l’animo umano con esempi incarnati nel nostro tempo. Soffriva quando si affermava che la Chiesa è con i poveri, - tema caro anche a don Mazzolari, vedi la lettera ai vescovi della pianura padana. Sentite, sempre su questo tema, don Primo: I poveri non sono una classe: Cristo altrimenti non avrebbe detto la prima Beatitudine, essa non avrebbe senso o ne avrebbe uno pauroso. Padre Aldo approfondiva l’analisi della prima Beatitudine e traduceva 'poveri in spirito' con 'mendicanti dello spirito', ricercatori di valori spirituali. Gesù - dice il Padre - non si schiera con i poveri storici contro i ricchi, ma afferma che chi accetterà il suo messaggio per conversione, annullerà quel dualismo che ammorba la convivenza. E questo dovrebbe essere il compito di chi vuol fare Chiesa.

Padre Bergamaschi, quando ci fu la corsa ai nuovi apostolati, mi riferisco al movimento dei “preti operai”, aveva deciso di raggiungere a Parigi alcuni suoi confratelli già in tuta. Raggiunsi prima Bozzolo - racconta il Padre - e rivelai a don Primo la mia intenzione. La risposta mi ghiacciò: «Vai pure, ricordati però che vai a lavorare a casa del capitalismo». Dopo tre giorni di riflessione abbandonai l'idea. Adesso ho capito appieno la lezione: tutti, chierici e laici, pensano a nuove forme di apostolato e si nevrotizzano e nessuno - o quasi - pensa ad attuare il Vangelo. E tuttavia, quando Roma sconfessò i “preti operai”, «Adesso» prese le loro difese. Don Primo stesso mi chiese di rispondere al documento di Roma, per difendere l'anima di verità contenuta in quella scelta.

La proposta di p. Bergamaschi alla richiesta di una ‘Fraternità positiva’ di don Primo ai cristiani per affrancarci dal capitalismo, era Telergo, un sistema in cui la produzione del capitale - risorse vitali - viene sottratta al domino di Mammona, cioè alla logica del profitto economico. Questa era per lui la terza via, mai proposta e mai sperimentata dai cristiani. Ce ne parlerà Il Prof. Bacchi. É la 'buona utopia' di p. Aldo rafforzata oggi dagli avvenimenti in campo economico, dove passa sotto la legge del mercato anche il lavoro dell’uomo, mentre il danaro produce danaro e non lavoro, e non ci accorgiamo che sono rapporti di non fratellanza.

Il Padre ha continuato a camminare nel solco mazzolariano; sentite cosa ha scritto il nostro prof. Bacchi: Pur sospinti da una consonante spiritualità, don Primo si è speso a valle, nella fatica di portare la fiaccola del risveglio cristiano dentro la ‘democrazia compiuta’, mentre Padre Aldo ha continuato a spendersi  nell’ardimento di abitare la luce della città sul monte. La mia volontà - diceva Padre Aldo - è di continuare a tenere in mano l'aratro che don Primo ci ha consegnato. Il solco è incompiuto, ma va nella giusta direzione. Ma i tempi non erano e non sono maturi, non sempre si è compresi. Dopo i provvedimenti, le riabilitazioni a tutti gli effetti. P. Aldo è nominato superiore del convento. Profetizzava don Primo: Un giorno, quando non sarò più di quaggiù, non mi rifiuteranno un’attestazione di fedeltà.

Un altro impegno di p. Bergamaschi è stato quello per la pace. Scriveva già sull’Adesso del 1° settembre 1959: Se Cristo avesse risposto alla forza ingiusta con la forza giusta, chiamando dei guerrieri con le mani pulite come gli Angeli, nessuno l'avrebbe biasimato, perché nessuna morale ragionevole preclude la legittima difesa; ma non avrebbe avviato nessuna Redenzione.

Infine nel 1952, Mazzolari - insieme con i giovani di «Adesso» - scrive "Tu non uccidere", dove si teorizza l'obiezione di coscienza e spiega come va intesa: «Bisogna obbedire prima a Dio che agli uomini»; (Socrate è stato il primo ad enunciare questo principio), ma la guerra giusta era ammessa dalla teologia morale cattolica, dunque per contestarla bisognava di nuovo disobbedire alla Chiesa. Ancora don Primo: Le Chiese cristiane dovrebbero dire ai loro fedeli dell'Est e dell’Ovest: Laddove vi trovate, fate obiezione di coscienza ogni qualvolta si parla di armamenti e datevi convegno costante sulle frontiere, per una liturgia di testimonianza”. Come si vede, al fondo di ogni singola contestazione, ci si incontra col muro di gomma istituzionale.
Gli fa eco il Padre: La pace, non è un dono di Dio e neanche una virtù praticabile. La pace, semmai sarà un risultato o un esito. Per cui, per ottenerla, devi fare qualcosa d’altro, cioè: se vuoi la pace devi ricercare e recidere le radici che generano la guerra. E le radici sono esattamente tre: gli Stati nazionali sovrani, la babele linguistica, la conflittualità delle religioni.  Lo abbiamo sentito anche nel filmato.

Numerose sono le pubblicazioni di padre Bergamaschi su don Primo Mazzolari, per ultimo ha curato i Diari, dal 1905 al 1945. (Don Giuseppe ricorderà le giornate con lui in clausura per la redazione). Nel 2005 pubblica "Quale cristianesimo?" dove si confronta con personaggi come Severino, Cacciari, Eco, card. Martini, card. Ratzinger e altri. Scrive p. Aldo nella prefazione: Noi crediamo che il cristianesimo debba ritrovare se stesso come catalizzatore (anima mundi) che provoca o promuove la reazione (unità del genere umano) senza parteciparvi come parte e con disegno egemonico. Non è infatti, il cristianesimo, o il suo modello che deve trionfare, ma la verità (e cioè la fratellanza) di cui è portatore originario il messaggio di Cristo.

Infine sono stati pubblicati i tre volumi delle sue omelie "Andate e Mostrate anno A, B e C" a completamento del ciclo liturgico, che significa avere a disposizione tutte le omelie che riguardano la liturgia festiva, come dire: in qualsiasi domenica o festività, è possibile consultare l’esegesi che del passo evangelico ne faceva p. Aldo. Autentico francescano, come S. Francesco dopo il sogno di Spoleto, aveva deciso di ubbidire prima al Padrone che al servo: Al Padrone-Dio - diceva - a Lui ho consacrato i miei voti di sacerdote, e a Lui devo risponderne.

Termino leggendo quattro righe da "La più bella avventura" scritto da don Primo, per farvi comprendere come fosse simile la sensibilità e la natura dei due personaggi: L’insoddisfazione non è una colpa, ma una distinzione spirituale, un preannuncio di grazia. Le più belle pagine della Chiesa furono scritte da anime inquiete. Non è certo un mestiere comodo essere o vivere presso degli inquieti, per cui, si capisce come l’ordinaria educazione tenda a far scomparire o addomesticare il tipo. Ma se si pensa che ogni grande o vera passione, non può ridurre questo tono, c’è da chiedersi se, spegnendo l’inquietudine non si spenga pure lo spirito. Questi cuori eternamente delusi sulla terra sono una preda di Dio.

Grazie
Nando Cottafavi
R. Emilia, 12 dicembre 2009


Martedì 15 Dicembre,2009 Ore: 16:15
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
g. c. altofonte 16/12/2009 00.10
Titolo:GRANDIOSO!!!
Le più belle pagine della Chiesa... scritte da anime inquiete. [...]c’è da chiedersi se, spegnendo l’inquietudine NON SI SPENGA PURE LO SPIRITO. Questi cuori eternamente delusi sulla terra sono una preda di Dio.

Signore! grazie per avermi fatto incontrare stasera queste frasi in cui "mi ritrovo". Sono stato, sono un'anima inquieta e perciò dolorante ma mi consola sentire che i cuori perennemente delusi sono "preda di Dio". Ammen!
E poi... come è vero che "non si può essere fratelli in orazione e non a colazione" e che la religione che non riesce ad intaccare la realtà, può essere solo "cimitero... di credenze". Ma per me che sto soffrendo per l'errore/orrore del mio matrimonio, diventa lapalissiano che "trovare un uomo e una donna che si amano senza profitto", qui è il matrimonio tout court! poiché "il profitto o mercimonio" dovunque esso attecchisca, rende ogni rapporto..."impuro e prostituzione".


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