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www.ildialogo.org SEGUIRE IL VANGELO O OSTENTARE IL CROCIFISSO?,di Pierpaolo Loi

SEGUIRE IL VANGELO O OSTENTARE IL CROCIFISSO?

di Pierpaolo Loi

Ringraziamo Pierpaolo Loi per averci inviato questo testo sul crocifisso, pubblicato da CHORUS, periodico di ispirazione cattolica di Cagliari; il testo è stato pubblicato in traduzione spagnola (¿Seguir el Evangelio u ostentar el crucifijo?) anche sul sito di proconcil: http://proconcil.blogspot.com/2009/12/seguir-el-evangelio-u-ostentar-el.html  .

Talvolta mi domando perché si vogliano tenere in esposizione simboli religiosi senza capire il significato profondo degli stessi e senza che si metta in discussione la vita delle persone? Simboli utilizzati a fini prettamente politici (religio instrumentum regni): tenere unito un popolo, restare agganciati ad una tradizione…Il crocifisso è un simbolo eminentemente religioso, segna l’appartenenza alla fede cristiana, in particolare a quella cattolica, come le icone per la tradizione ortodossa o la nuda croce per i protestanti.
La croce – scrive l’apostolo Paolo – è scandalo per i giudei e follia per i gentili (Gal 5, 11: “…È dunque annullato lo scandalo della croce?”; 1Cor 1,18: “ La parola della croce è stoltezza per coloro che vanno in perdizione…”; 1Cor 1,23: “…Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani”). Dice ancora Paolo ai cristiani di Corinto: "Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio” (1Cor 1,27-29). E noi a che cosa abbiamo ridotto il crocifisso? A simbolo d’identità nazionale, simbolo culturale, di appartenenza etnica, stendardo da brandire contro gli altri; immagine che può ben stare affissa affianco a ritratti di capi di stato, di potenti, di generali... E non valgono gli altri significati che pure dal crocifisso dovrebbero scaturire (amore universale, solidarietà per le vittime, ecc.) perché vanificati dalle contraddizioni precedenti. Davvero i credenti dovrebbero insorgere contro questa assimilazione del crocifisso, contro questa riduzione della fede a identità culturale! Veramente Cristo in croce può diventare vessillo di un popolo? Scrive ancora l’apostolo: “Non c’è più né giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo” ( Gal 3,28). La croce conduce ad unità le diversità culturali non le acuisce, ma non il simbolo quanto la realtà della salvezza operata da Cristo.
 
La società in cui viviamo, anche in Italia, nel primo scorcio del terzo millennio, non è più “religiosamente” uniforme - non lo è stata neppure nel passato per la resistenza di minoranze (ebraica, valdese, evangelica…) - in quanto il fenomeno dell’immigrazione ha portato ad un cambiamento sociale evidente con l’ingresso di masse di persone confessanti altre fedi e praticanti altre religioni, in particolare appartenenti al mondo islamico (ma anche induisti, buddisti, oltre che cristiani ortodossi provenienti dall’Europa orientale). Nonostante qualcuno affermi che noi italiani siamo a casa nostra e che loro, gli stranieri che arrivano da noi, devono conformarsi al nostro modo di vita, è altamente improbabile che ciò accada, soprattutto in ambito religioso, perché chi emigra porta con sé un vissuto che non potrà dimenticare facilmente, che riemergerà con forza in tante situazioni della vita come è accaduto ai milioni di italiani (si parla di circa 10/11 milioni) che agli inizi del Novecento hanno dovuto lasciare il proprio Paese in cerca di lavoro.
Inoltre, la secolarizzazione è un processo in continuo avanzamento – benché oggi si parli di un ritorno al sacro – e uno dei suoi aspetti è che le persone non hanno timore a dichiararsi non credenti o agnostici o atei e rivendicano questa loro libertà e diversità.
Pluralità di culture e di espressioni religiose in uno stato laico hanno uguale dignità e libertà di espressione. Il problema nasce quando nei luoghi pubblici viene esposto un solo simbolo – appunto il crocifisso – che segna un’appartenenza religiosa di una parte della popolazione, sebbene sia la maggioranza. Due sono le possibilità: o moltiplichiamo i simboli religiosi nei luoghi pubblici o li togliamo. La prima soluzione mi sembra di difficile applicazione.
           
La sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha reso giustizia a una persona che si è sentita discriminata perché atea. Secondo me questa sentenza è una opportunità perché i cristiani e, in particolare, i cattolici italiani impegnati in un cammino di fede vivano maggiormente la dimensione della testimonianza. Non è col crocifisso appeso nelle aule scolastiche o nelle aule dei tribunali che si conservano le “radici” cristiane dell’Europa di cui tanto si parla e alle quali sembra che le gerarchie ecclesiastiche vogliano attaccarsi come ad un feticcio: probabilmente è raccogliendo i crocifissi di oggi dalle strade, soccorrendoli nei barconi in deriva nel nostro mare e non respingendoli come accade attualmente in Italia, il cui popolo si dichiara al 90% cattolico e che, tuttavia, ha prodotto una legislazione che criminalizza la persona in quanto tale (pacchetto sicurezza, reato di clandestinità). A suggello di queste riflessioni propongo le amare parole di alcune suore salesiane di Porta Palazzo (Torino). Dopo aver raccontato la disumanità che costringe una moltitudine di persone (tra cui le stesse suore non italiane) a fare file interminabile all’addiaccio per ottenere un permesso di soggiorno, concludono:
“Non vogliamo cercare soluzioni preferenziali per le religiose o per la chiesa, che ben più potrebbe fare e dire al riguardo del pacchetto sicurezza, ma si vorrebbe semplicemente dar voce a chi non ha voce, denunciare la disumanità delle procedure burocratiche e la disorganizzazione, mista a frustrazione inacidita, dei nostri "sportelli amici"...dove si viene accolti da operatrici che maneggiano il tuo passaporto munite di guanti usa e getta, come tu fossi appestato e non si curano che tu, in coda magari da tre ore al freddo, se ti scappa la pipì sei costretto a farla in "cessi" assolutamente allucinanti...eppure ci siamo chieste: "qual è il luogo più infetto?"...le turche della Questura o il cuore umano!?...
 ...Dobbiamo poter raccontare questi flashes, perché è ora che se ne parli...anche noi...
le polemiche sui crocifissi tolti dai muri non servono...le radici cristiane dovrebbero spingerci a togliere i crocifissi dalle strade!...perché Gesù Cristo...dicono, "passasse risanando"...
Con affetto e tutta la forza di un magnificat che vorrebbe realmente “abbattere i potenti dai troni e risollevare gli umili”.
Pierpaolo Loi


Luned́ 11 Gennaio,2010 Ore: 15:40
 
 
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Il crocifisso nelle aule scolastiche e negli uffici pubblici? Facciamo chiarezza

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