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www.ildialogo.org LETTERA ALLE DONNE E AGLI UOMINI DI BUONA VOLONTA’ IN OCCASIONE DELL’OTTAVA GIORNATA ECUMENICA DEL DIALOGO,di Brunetto Salvarani

LETTERA ALLE DONNE E AGLI UOMINI DI BUONA VOLONTA’ IN OCCASIONE DELL’OTTAVA GIORNATA ECUMENICA DEL DIALOGO

di Brunetto Salvarani

Cari amici e amiche, fratelli e sorelle,
il 27 ottobre 2009 celebreremo l’ottava giornata ecumenica del dialogo cristianoislamico.
Come sapete, questa iniziativa ormai radicatasi in tutto il Paese si ispira al fatto che il 14 dicembre 2001, ultimo venerdì del mese di Ramadan dell’anno 1422 dall’Egira, Giovanni Paolo II chiese a tutti, donne e uomini di buona volontà (nel cuore della guerra in Afghanistan!) di condividere il digiuno di Ramadan. Un messaggio altissimo, inviato significativamente a soli tre mesi dal terribile 11 settembre, che nella strategia pontificia proseguiva quella pedagogia dei gesti con cui egli aveva scelto di porsi di fronte alle fedi altre. Da allora, quell’ultimo venerdì è divenuto, per molti cristiani di diverse confessioni e per molti musulmani in Italia, la ricorrenza simbolica in cui ritrovarsi, per rilanciare l’urgenza del dialogo. Nonostante tutto! Nonostante questi giorni cattivi che durano da troppo tempo, segnati più dalla pesantezza delle chiusure identitarie e degli individualismi eretti a sistema che dalla leggerezza che il nostro Italo Calvino, nelle sue Lezioni americane, invitava a portare con sé come virtù chiave per il terzo millennio.
La differenza, come mi piace ripetere, la può fare solo l’iniziativa dal basso, che rompe gli schemi delle persone serrate nelle rispettive appartenenze e mette a contatto donne e uomini dei vari credi o senza credo che si ritrovano assieme per dire che non ne possono più di odio, e di religioni strumentalizzate al servizio dei potenti di turno. Ma come rilanciare il tema del dialogo, mentre tale parola rischia il depotenziamento, o addirittura l’insignificanza, a causa del suo abuso e della sua banalizzazione? Domanda difficile, su cui soffermarsi appare vitale, peraltro! In un contesto del genere, lasciatemelo dire, appare in ogni caso quasi miracoloso che l’esperienza della Giornata ecumenica del dialogo giunga al traguardo del suo ottavo anno di vita in così buona salute. Se essa ha saputo attraversare indenne questi anni complicati, faticosi, e questi ultimi mesi addirittura affannati, densi di slogan beceri e di contrapposizioni frontali, non è soltanto per il nostro impegno, ma perché, in realtà, al dialogo non esiste alternativa. Il problema, piuttosto, riguarda la sua praticabilità, in un contesto di reiterate e penose strumentalizzazioni, di ascolto reciproco sostanzialmente nullo e di reciproche scomuniche quotidiane.
Lo scorso anno, invece di svolgersi l’ultimo venerdì di Ramadan, come ormai d’abitudine, la Giornata ecumenica del dialogo cristianoislamico è stata celebrata il 27 ottobre, a memoria di quello stesso giorno che, nel lontano 1986, vide riunirsi ad Assisi molti rappresentanti delle religioni mondiali a pregare per la pace. Da allora, per ragioni di praticità (la ricorrenza era mobile, come il calendario islamico, e presto saremmo giunti all’appuntamento in piena estate) la data del 27 ottobre rimarrà fissa, permettendoci di segnare in anticipo la ricorrenza nelle nostre agende.
Il tema di quest’anno è La gioia del raccontarsi la vita. Abbiamo infatti bisogno di riscoprire il valore dell’incontro con gli altri, la capacità di raccontarci e di scoprire le comuni esperienze di vita e le particolarità culturali, religiose, sociale di ogni persona. Dobbiamo superare la logica dell’homo homini lupus, che vede un pericolo in ogni persona che non appartenga al proprio clan, e riscoprire il prendersi cura vicendevolmente gli uni degli altri che è scritto nei libri sacri di cristiani e musulmani. L’obiettivo è di fare di questo ottavo appuntamento di dialogo un momento forte per riscoprire la dimensione del racconto che è riscontrabile in modo chiaro sia nella Bibbia sia nel Corano, libri che sono stati alimentati dallo spirito di Dio, che è passato e continua a passare di bocca in bocca, di cuore in cuore, di generazione in generazione… Sì, spetta ora a noi riscoprire la dimensione del racconto della nostra. Spetta ora a noi riscoprire la gioia del raccontarci la vita, la nostra cultura, le nostre tradizioni, la nostra fede, i nostri sogni, i nostri auguri di pace e di un mondo migliore!
La speranza è che il dialogo, sia pure in salita e con tanta fatica, prosegua: in fondo, si tratta di un processo giovane, nato, in ambito cattolico, con la dichiarazione conciliare Nostra Aetate (28/10/1965), che al paragrafo numero 3 proclama fra l’altro: “La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini”. Per consolidarlo e renderlo realmente fruttuoso, credo sia sempre più necessario individuare nuovi strumenti, nuove formule e nuovi spazi di incontro; ma occorrerà anche allargare la cerchia di coloro che lo vivono come un’esperienza significativa per la propria vita spirituale e per la convivenza sociale. Insomma un dialogo più partecipato e diretto, con più teologia e più spiritualità. In una società pluralista e accogliente tale dialogo ha poi anche una valenza esplicitamente sociale, serve a costruire convivenza, solidarietà civile, senso di appartenenza.
Da parte degli organizzatori della Giornata (via via allargatisi, fino a comprendere molte riviste e svariati gruppi impegnati a diverso livello) il messaggio è che, proprio oggi, sia quanto mai indispensabile non desistere dal cammino intrapreso. A dispetto dei troppi e vocianti profeti di sventura!
Con questo spirito, il prossimo 27 ottobre in tanti digiuneremo, discuteremo, ascolteremo, ci chiederemo perdono a vicenda, domanderemo a Dio di aiutarci nel nostro cammino, ci interrogheremo sulle difficoltà di questo itinerario e sul nostro peccato… e avremo sulla bocca, o perlomeno nell’intimo, una volta ancora, le parole del Salmo 133: “Ecco, quanto è buono e quanto è soave/ che i fratelli vivano insieme”. Ma anche quelle del Corano: “In verità i credenti sono fratelli: ristabilite la concordia tra i vostri fratelli e temete Allah” (Sura 49,10).
 
Con i più fraterni auguri di shalom – salaam – pace
 
 
Brunetto Salvarani
Carpi, 26 ottobre 2009


Lunedì 26 Ottobre,2009 Ore: 11:40
 
 
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Dialogo cristiano-islamico

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