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www.ildialogo.org PROSEGUENDO SULLA VIA DEL DIALOGO,di Luciana Banfi

Ottava giornata ecumenica del dialogo cristiano islamico
PROSEGUENDO SULLA VIA DEL DIALOGO

di Luciana Banfi

ott 3rd, 2009

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo interessante contributo della sorella Lucia Banfi che postiamo anche nella riflessione sulla prossima giornata del Dialogo Cristiano-Musulmano in programma il 27 ottobre prossimo. Dal sito www.islam-online.it

Successivamente all’apertura al dialogo con l’Islam iniziata da papa Paolo VI°, il suo successore, Giovanni Paolo II°, che già aveva partecipato alla stesura dei documenti ufficiali del concilio vaticano II° che sancivano una nuova strategia di dialogo con l’Islam, non tarda a proseguire il cammino intrapreso dal suo predecessore camminando con andatura più veloce ed andando più lontano. E’ lecito domandarsi quale fosse l’attitudine di questo papa verso l’Islam e verso i musulmani in genere, una volta salito al soglio pontificio, egli che non aveva avuto mai l’occasione di incontrare o di conoscere l’Islam prima di diventare Giovanni Paolo II°.
Tuttavia in uno dei primi testi, subito dopo la sua elezione, straordinariamente esprime: “ a giusto titolo, i padri della chiesa vedevano nelle diverse religioni, come riflessi di un’ unica verità, come delle semenze di Dio che testimoniano che lo spirito umano, malgrado la diversità delle vie, va verso un’unica direzione.
Dopo aver ricordato le dichiarazioni del concilio vaticano II° a questo proposito, determina che il riavvicinamento con i rappresentanti delle religioni non cristiane deve essere espresso attraverso il dialogo, i contatti, la preghiera insieme, la ricerca dei tesori della spiritualità umana e queste cose non fanno difetto ai membri di tali religioni.
L’attenta lettura dei discorsi, dichiarazioni e messaggi di Giovanni Paolo II° dimostra che quest’uomo che, arrivando al vaticano ignorava tutto sull’Islam e sui musulmani, ha con il tempo, scoperto la ricchezza culturale e spirituale del mondo musulmano geograficamente e storicamente molto intersecato con il mondo cristiano stesso.
All’inizio il papa, riprendendo con rinnovato impegno le prospettive di dialogo con l’Islam, gradualmente modifica la sua posizione.
Ne possiamo accertare le prime avvisaglie nel discorso tenuto agli emigranti islamici a Magonza il 17 novembre 1980:”Vi prego con sincerità di conservare la vostra credenza e nella gioia dei vantaggi economici non dimenticate i valori spirituali della cultura e della fede, solo attraverso essi realizzerete un vero progresso per la vostra personalità e per l’umanità intera.
Inoltre, sempre nello stesso discorso esprime grande stima per lo spirito religioso dei musulmani:
“ se non temete di pregare in pubblico, date a noi cristiani un esempio che è degno del massimo rispetto in quanto spinge a salvaguardare i valori spirituali in questo mondo materiale.
Prosegue poi dicendo: “ a voi vada la mia benedizione dal profondo del cuore se avete portato con cuore sincero la vostra fede in Dio dalla vostra patria in un paese straniero e se qui pregate Dio come Vostro creatore e Signore, appartenete anche Voi alla grande schiera di pellegrini che dal tempo di Abramo si sono sempre messi in cammino per cercare e per trovare il vero Dio.
Questo elogio rivolto ai musulmani è solamente l’inizio della continua e crescente stima di questo papa verso la religione islamica ed i suoi valori, stima mai cessata nei numerosi incontri e viaggi che egli ha effettuato nei paesi islamici in cui ha sempre cercato il contato diretto con i musulmani stessi e l’attenzione alle loro cause.
Nel 1989 ha protestato decisamente contro l’occupazione del Libano, contro il bombardamento di Beirut da parte dell’esercito israeliano che ha ucciso migliaia di persone, libanesi e palestinesi: “ho voluto sottolineare con molteplici appelli il dovere che tutti noi abbiamo di non dimenticare il Libano, di non assuefarci alle tribolazioni crudeli che esso sopporta da troppo tempo.
Il papa ha aggiunto, riferendosi ai palestinesi:”un altro popolo soffre sulla terra libanese, il popolo palestinese, non meno caro degli altri; preghiamo affinché possa vedere riconosciute le sue legittime aspirazioni, in primo luogo quella di avere una patria.
Su questo tema, ricevendo il nuovo ambasciatore siriano in vaticano ha dichiarato:pensando e pregando quotidianamente per questa regione, scossa ed insanguinata del nostro pianeta, io sono tra quegli uomini e credenti che saranno capaci di dare soluzioni di giustizia e pace ispirate alle ricche tradizioni culturali di fede in Dio, comune a tutti i popoli del levante.
In un’altra dichiarazione afferma: bisogna assicurare a Gerusalemme delle condizioni giuridiche e concrete affinché cessi il fuoco ed i litigi tra i partiti, ma possa diventare, secondo la sua vocazione, un centro spirituale di pace ove le comunità locali delle tre grandi religioni monoteiste potranno vivere insieme in una uguaglianza pacifica dei diritti.
L’Islam ed i musulmani occupano un posto centrale tra le parti chiamate al dialogo dal papa.
Un esempio importante in tal senso è il discorso tenuto nelle Filippine:” è sempre un piacere incontrare i membri delle comunità musulmane nel corso dei miei viaggi e poi spiega questi legami di fraternità con l’appartenenza alla medesima famiglia umana e l’appartenenza ad un Unico Dio creatore.
Concludendo il discorso, si rivolge ai musulmani filippini: “desidero che siate convinti che i vostri fratelli cristiani hanno bisogno di voi e del vostro amore. E il mondo intero, con il suo ardente desiderio di pace, fraternità e amore ha bisogno di vedere una fraterna coesistenza fra cristiani e musulmani, in una moderna, credente e pacifica nazione filippina.
Questo papa ha sviluppato una nuova posizione dottrinale cristiana nei confronti dell’Islam.
Nel suo viaggio in Kenia nel1980 ha dichiarato ai musulmani di Nairobi:”da parte mia desidero fare tutto il possibile per sviluppare il legame spirituale fra cristiani e musulmani. La nostra reciproca stima e desiderio per un autentico servizio all’umanità ci spinge ad un impegno comune per promuovere la pace, la giustizia sociale e tutte le vere libertà dell’uomo.
Con Giovanni Paolo II°, pur trovando le medesime argomentazioni al dialogo sviluppate dal concilio vaticano II°, riscontriamo anche argomenti nuovi tra cui la fraternità umana e la fraternità nella differenza.
Nel suo discorso in Marocco nel 1985 ha spiegato i fondamenti di questa fraternità dal fatto che tutti gli esseri umani sono creature di Dio.
Nello stesso discorso il papa insiste sul fatto che Dio, credendo che tutti gli uomini sono uguali in dignità, egli li ha creati anche diversi. Loro devono assumere questa differenza, renderla una fonte di ricchezza umana grazie al dialogo visto che ogni persona è unica agli occhi di Dio ed insostituibile in quest’opera di sviluppo.
Sempre in questo discorso prosegue dicendo: Cristiani e musulmani, ci siamo in passato mal compresi, qualche volta opposti, abbiamo polemizzato fino ad arrivare a guerre. Io credo che Dio oggi ci inviti a cambiare le nostre vecchie abitudini. Dobbiamo rispettarci e stimolarci gli uni e gli altri nelle opere di bene sul cammino di Dio.
In sostanza non bisogna più vedere le altre religioni come forme di spiritualità incomplete o errate anche se sincere; il papa ha considerato tutte le religioni come delle vie possibili che conducono ad una sola verità.
A giusto titolo i padri della chiesa vedevano nelle diverse religioni come tanti riflessi di un’unica verità poiché l’aspirazione più profonda dell’essere umano è volta, malgrado le diversità delle vie, in una direzione unica.
La religione, vista in questa prospettiva, è secondo Giovanni paolo II° l’unica soluzione alla crisi di civiltà in cui vive il mondo contemporaneo.
Per il papa esiste senza dubbio una crisi di civiltà che può essere contrastata solamente da una nuova civiltà dell’amore, fondata sui valori universali della pace, della solidarietà, della giustizia e della libertà.
Questa nuova civiltà sarà quella ispirata dagli ideali comuni alle grandi religioni, soprattutto le religioni monoteiste a patto di oltrepassare i pregiudizi, le incomprensioni e le ferite della storia e questo grazie al dialogo nella stima e nel rispetto reciproco e nell’accettazione delle differenze.
Giovanni Paolo II° è morto dopo ventisette anni di attività per far valere le sue convinzioni riguardanti il “dialogo” tra le religioni e soprattutto tra le due grandi religioni monoteiste: il cristianesimo e l’Islam.
La sua concezione di “dialogo”, intrapresa da Paolo VI°, va ben oltre l’accezione del termine stesso.
Egli infatti ha una visione profetica delle due fedi che marciano per far conoscere all’intera umanità la verità divina e per il conseguimento di un mondo fatto di amore, pace, fratellanza e benessere (visione per altro totalmente condivisibile con noi musulmani e comune alle realtà profetiche di entrambe le fedi).
Tuttavia se ci soffermiamo a chiederci quale bilancio sia possibile stilare circa i risultati tangibili di tale sforzo e coraggio intellettuale, cioè, nel vedere cristiani e musulmani cooperare insieme a favore del bene delle due comunità stesse e dell’intera società umana, tale bilancio è ben lontano dall’essere soddisfacente, visto che il camino più lungo resta ancora da fare.
In tutto il mondo sono stati organizzati incontri di studio, di preghiera comune, assemblee e discussioni ma niente di più.
Dal punto di vista dei musulmani permangono forti reticenze finché la chiesa cattolica non avrà rivisto la sua politica di evangelizzazione, non avrà equilibrato il suo appoggio alle cause relative ai conflitti dei musulmani, soprattutto al problema palestinese.
Preoccupa e delude altresì i musulmani stessi il fatto che il messaggio del papa Giovanni Paolo II°, relativo alle relazioni tra chiesa ed Islam, sia quasi non interamente non applicato.
Dal punto di vista cristiano, invece, molti di loro sono totalmente diffidenti a proposito dell’integralismo islamico che considerano alla tregua di n nemico da combattere.
Inoltre uomini politici e religiosi occidentali non vedono di buon occhio la cosiddetta Daawa islamica.
Le due parti hanno seri motivi di diffidenza reciproca.
Sarà possibile, quindi, coltivare la semenza di Giovanni Paolo II°, abbandonando per i cristiani l’attività missionaria sopratutto nei paesi islamici, malgrado essa sia componente intrinseca del cristianesimo stesso?
E da parte islamica sarà possibile accettare che l’Islam non sia altro che una delle tre vie verso la Verità Divina?
Né per gli uni né per gli altri è agevole rispondere a queste domande.
Attualmente si incontrano molti ostacoli sul cammino della cooperazione tra cristianesimo ed Islam.
Ma bisogna fare attenzione perché “ o impariamo a camminare insieme nella pace e nell’armonia o finiremo alla deriva”.
Malgrado il bilancio attuale non sia positivo, tuttavia spesso abbiamo considerato i cristiani “fratelli” perla fede in un Unico Dio, mentre da parte loro riscontriamo la loro stima ed ammirazione per le pratiche fondamentali della nostra fede, come la preghiera, il digiuno, la condotta morale.
La matrice fondamentale di divergenza tra le due religioni è la lenta, ma progressiva modificazione ne tempo “dell’originale messaggio messianico” contenuto nelle primarie scritture del Vangelo, la quale ha condotto alle forme di culto cristiano per noi spurie a tutti gli effetti.
Noi musulmani abbiamo ricevuto il più grande dono che Allah potesse farci: IL SACRO CARANO, che, per volontà di Allah, abbiamo mantenuto integro, quindi in qualità di “fratelli” dovremmo condividere con loro questo grande dono prezioso perché se i cristiani arriveranno a gustare nella sua integrità il messaggio messianico, che è puro Islam, saranno a noi “fratelli” anche nella religione, insciallah.
Forse non è sufficiente dire loro che le scritture che essi utilizzano sono inficiate e che quindi si sono allontanati dalla Verità (ualavvalin) ma bisognerà dimostrarglielo.
Quanto ci siamo sforzati di far conoscere al mondo intero il più bel dono che Allah ci ha regalato?
Quante volte abbiamo data per scontata la conoscenza della nostra fede da parte dell’altro?; oppure ci siamo giustificati dicendo: “non dobbiamo obbligare nessuno”.
Una persona a noi amica, ad esempio, è riuscita a conoscere la sublime bellezza del Messaggio Coranico e, ad abbracciarne la fede, solamente dopo essere uscita illesa da un incidente mortale sotto un camion, perché nessun musulmano le aveva mai messo tra le mani un Corano dicendole: “prova a leggerlo”.
Forse attraverso i messaggi di Giovanni Paolo II°, capo della chiesa cristiana cattolica apostolica romana, la chiesa più prestigiosa al mondo, Allah ci fa pervenire un invito al nostro futuro dovere di musulmani per il conseguimento della realtà profetica, da tutti auspicata, comune ad entrambe le fedi.
Forse è proprio questo l’incarico che Allah ci vuole affidare, cioè camminare insieme ai “fratelli cristiani” pur nelle loro differenze e specificità, che non sono di poco valore data la grande vocazione evangelizzatrice in tutto il mondo, per far conoscere all’umanità intera la Verità Divina (loro attraverso l’evangelizzazione e noi attraverso l’esempio di vita) al fine del raggiungimento di quel mondo, da tutti auspicato e chiaramente delineato nelle realtà profetiche di entrambe le scritture, cioè “un mondo di pace in cui tutti gli uomini siano fratelli”.
Pertanto noi musulmani non possiamo non raccogliere tale “invito” essendo decreto divino, al procedere insieme verso “quel mondo” cioè verso la vittoria di Allah sulla terra, evento sul quale, nessuno può nutrire dubbio alcuno.
Perciò non posso esimermi dalla mia personale esortazione a raccogliere tale “invito”.
Assalamu Aleikum.

Luciana Banfi

 
 


Marted́ 06 Ottobre,2009 Ore: 16:11
 
 
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