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www.ildialogo.org L’EDUCAZIONE O È CATTOLICA O NON È. IL VATICANO RECLAMA L’ORA DI RELIGIONE OBBLIGATORIA,di Agenzia ADISTA

L’EDUCAZIONE O È CATTOLICA O NON È. IL VATICANO RECLAMA L’ORA DI RELIGIONE OBBLIGATORIA

di Agenzia ADISTA

 

35182. ROMA-ADISTA. Già l’equivalenza ‘l’educazione scolastica o è anche religiosa o non è’ - perché mancherebbe l’attenzione alla “dimensione morale e religiosa della persona” - potrebbe sollevare obiezioni, ma che l’educazione scolastica, per essere tale e completa, debba comprendere necessariamente e, perché no, esclusivamente l’insegnamento della religione cattolica è un’affermazione che innervosisce i sostenitori della laicità dello Stato, siano essi credenti o no. Ma, questo, in estrema sintesi, ribadisce la Lettera circolare n. 520/2009, datata 5 maggio 2009, inviata dalla Congregazione vaticana per l’Educazione Cattolica a tutti i presidenti delle Conferenze episcopali del mondo nella primavera scorsa e diffusa il 9 settembre.
Nel porre mano al testo, il prefetto card. Zenon Grocholewsky, doveva avere più che altro in mente il contesto spagnolo, nella cui scuola pubblica è prevista, come da noi, l’ora facoltativa di religione. Solo che, da quest’anno, sarà materia obbligatoria di studio l’“educazione alla cittadinanza”, che di religioso non ha nulla, ma sì di etico, in senso ampio, essendo una sorta di ‘guida’ ai valori della convivenza sociale dei cittadini. E i vescovi spagnoli sono ultra-impegnati contro tale insegnamento, che vedono in pericolosa – secondo loro, illegittima - concorrenza con quello della religione cattolica.
È la stessa lettera a precisare subito il contesto dell’intervento: “La natura e il ruolo dell’insegnamento della religione nella scuola – è detto in apertura – è divenuto oggetto di dibattito e in alcuni casi di nuove regolamentazioni civili, che tendono a sostituirlo con un insegnamento del fatto religioso di natura multiconfessionale o di etica e cultura religiosa, anche in contrasto con le scelte e l’indirizzo educativo che i genitori e la Chiesa intendono dare alla formazione delle nuove generazioni”.
E allora, meglio rimettere le cose a posto, perciò il testo spiega: “Un insegnamento che disconoscesse o emarginasse la dimensione morale e religiosa della persona costituirebbe un ostacolo per un’educazione completa”; “in una società pluralista, il diritto alla libertà religiosa esige sia l’assicurazione della presenza dell’insegnamento della religione nella scuola, sia la garanzia che tale insegnamento sia conforme alle convinzioni dei genitori”, “primi responsabili dell’educazione”; “il diritto all’educazione e la libertà religiosa dei genitori e degli alunni si esercitano concretamente attraverso: a) la libertà di scelta della scuola”, “b) la libertà di ricevere, nei centri scolastici, un insegnamento religioso confessionale che integri la propria tradizione religiosa nella formazione culturale e accademica propria della scuola”.
Da tali assunti discende la responsabilità economica dello Stato: “I pubblici poteri, a cui incombe la tutela e la difesa della libertà dei cittadini, nel rispetto della giustizia distributiva debbono preoccuparsi che le sovvenzioni pubbliche siano erogate in maniera che i genitori possano scegliere le scuole per i propri figli in piena libertà, secondo la loro coscienza”. E l’anatema: “La marginalizzazione dell’insegnamento della religione nella scuola - così paventa il testo della Congregazione vaticana - equivale, almeno in pratica, ad assumere una posizione ideologica che può indurre all’errore o produrre un danno agli alunni. Inoltre, si potrebbe anche creare confusione o generare relativismo o indifferentismo religioso se l’insegnamento della religione fosse limitato ad un’esposizione delle diverse religioni, in un modo comparativo e ‘neutro’”.
“L’insegnamento scolastico della religione - argomenta ancora la lettera circolare - s’inquadra nella missione evangelizzatrice della Chiesa. È differente e complementare alla catechesi in parrocchia e ad altre attività, quale l’educazione cristiana familiare o le iniziative di formazione permanente dei fedeli”: “La catechesi si propone di promuovere l’adesione personale a Cristo e la maturazione della vita cristiana nei suoi diversi aspetti”, “l’insegnamento scolastico della religione trasmette agli alunni le conoscenze sull’identità del cristianesimo e della vita cristiana”. “L’insegnamento della religione cattolica - precisa il documento - ha una sua specificità riguardo alle altre materie scolastiche”, e dunque “spetta alla Chiesa stabilire i contenuti autentici dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola, che garantisce, di fronte ai genitori e agli stessi alunni l’autenticità dell’insegnamento che si trasmette come cattolico. (…). La Chiesa riconosce questo compito come suo ratione materiae e lo rivendica come di propria competenza, indipendentemente dalla natura della scuola (statale o non statale, cattolica o non cattolica) in cui è impartita”. (eletta cucuzza)
 
 

Articolo tratto da
ADISTA
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Lunedì 14 Settembre,2009 Ore: 18:27
 
 
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