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www.ildialogo.org LA CHIESA SI SENTE SOTTO ASSEDIO. MA IL NEMICO È DENTRO LE MURA. LE VOCI DEL MONDO CATTOLICO SUL CASO BOFFO,di Agenzia ADISTA

LA CHIESA SI SENTE SOTTO ASSEDIO. MA IL NEMICO È DENTRO LE MURA. LE VOCI DEL MONDO CATTOLICO SUL CASO BOFFO

di Agenzia ADISTA

 

35178. ROMA-ADISTA. A pochi giorni dalle dimissioni dell’ex-direttore di Avvenire, Dino Boffo, (v. Adista n. 88/09), dopo le rituali dichiarazioni di solidarietà ‘a caldo’ dal mondo cattolico, arrivano le prime letture critiche della vicenda. Quasi tutti, pur nella differenza di interpretazioni e di accenti, puntano ora ad inquadrare lo scontro Feltri-Boffo all’interno di un più un complesso scenario politico-religioso.
Mons. Crociata: “Resistere all’intimidazione”
L’Azione Cattolica – il 5 settembre, nel corso del convegno nazionale dei presidenti diocesani – condanna ancora l’affondo del Giornale che ha portato alle dimissioni del direttore di Avvenire. Dopo la nota ufficiale del 29 agosto scorso, che definiva l’editoriale di Feltri un “attacco gratuito e rancoroso” (v. Adista n. 88/09), il presidente nazionale Franco Miano ribadisce la “profonda amarezza” dell’Associazione per quanto accaduto.
Dal convegno di Ac, dunque, una nuova affermazione di stima e solidarietà a Boffo. “Rigettiamo l’intimidazione del Giornale”, dice inoltre Miano, non solo per “l’attacco strumentale che ha ricevuto la persona Boffo”, ma anche per il colpo basso sferzato “contro la libertà di espressione”. “La Chiesa non può tacere rispetto alle questioni che riguardano l’uomo e il nostro tempo”, ha poi esortato il presidente, “e l’impegno del laicato cattolico per dire una parola vera nell’attuale dibattito è il modo più concreto per rispondere a questi tentativi di intimidazione”. Parole queste che hanno suscitato, a detta delle agenzie, una vera e propria standing ovation alla quale si è unito anche il Segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Mariano Crociata. Nel suo intervento, però, mons. Crociata non fa nomi, non parla direttamente della querelle che ha portato alle dimissioni di Boffo. Proclama però “l’irriducibilità sostanziale” dei credenti “al mondano e alle sue logiche, a tutto ciò che contraddice il Vangelo e la fede”. Occorre una “Chiesa fatta di credenti che resistono” anche ai tentativi di derubricare la fede ad una “dimensione privata” o, all’opposto, “di adagiarsi sul mantenimento di un ambiente socio-culturale con tratti religiosi e più o meno vagamente cristiani, secondo una prospettiva di religione civile”.
 
Card. Tettamanzi: un attacco politico alla Chiesa
Qualche accento diverso nelle parole dell’arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi che l’8 settembre scorso, nel suo discorso di apertura dell’anno pastorale della diocesi ambrosiana, ha parlato di una Chiesa “poco collaborativa, corresponsabile e unita”, in stato “confusionale”, e per questo maggiormente vittima di attacchi e strumentalizzazioni da parte del potere politico. Il problema – si domanda l’arcivescovo di Milano esprimendo “solidarietà umana ed evangelica” all’ex-direttore di Avvenire – “è la questione personale di Boffo o il vero obiettivo è fare un uso più ampio e indebito di questa vicenda e vederci, come più d’uno ha fatto, una critica e un’aggressione alla Chiesa come tale e alle sue prese di posizione?”
 
Don Sciortino: informazione malata e serva del potere
Tocca invece solo marginalmente il caso Boffo, all’interno di un lungo ragionamento sulla libertà di informazione, il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino, all’interno di un’intervista rilasciata ad Avvenire il 9 settembre. La presenza di don Sciortino sulle pagine del quotidiano dei vescovi stupisce. Da tempo, infatti, Famiglia Cristiana ha adottato una linea diametralmente opposta a quella di Avvenire nei confronti del governo in carica. Il caso Boffo ha evidentemente riallineato le due testate su un atteggiamento critico nei confronti dell’esecutivo. Nell’intervista, don Scortino ammette che “oggi in Italia i giornali non sono al servizio dei lettori ma dei potenti di cui invece dovrebbero essere voce critica”. “Il vizio di fondo” dell’informazione nostrana, aggiunge poi riferendosi implicitamente al premier, “è quello della concentrazione dei mezzi di comunicazione in poche mani e della quasi totale mancanza di editori puri, che rispondono esclusivamente agli interessi dell’informazione”. Esternazioni che, solo un mese fa, non sarebbero mai comparse sulle colonne di Avvenire. Il caso Boffo, afferma Sciortino in conclusione, rappresenta uno degli aspetti patologici dell’informazione italiana: “Non si entra nel merito delle questioni ma si cerca di delegittimare la persona, attaccandola pesantemente e lanciando avvertimenti e intimidazioni”
 
Noi Siamo Chiesa: rapporti fondati sui ricatti
Accende i riflettori sui “lati oscuri” della vicenda un comunicato stampa del 5 settembre di Noi Siamo Chiesa, che raccoglie una dichiarazione del portavoce Vittorio Bellavite. Il clamore mediatico sollevato dallo scontro Feltri-Boffo sembra, secondo Bellavite, aver lasciato sotto silenzio le reali problematiche politiche della vicenda: “L’esistenza di rapporti fondati anche sui ricatti”, i “contrasti ai vertici della Chiesa”, “un inizio di difficoltà nei rapporti con il governo”. Insomma, attacca il portavoce, “c’è di tutto”, “meno che l’evangelico ‘sì, sì, no, no, il resto viene dal maligno’”. Al centro della denuncia d’ambiguità, Bellavite colloca due elementi emblematici che ben raccontano i rapporti tra il quotidiano dei vescovi e il governo: la legge sulla sicurezza e gli scandali sessuali del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. “In questi due episodi”, attacca Bellavite, la linea editoriale di Avvenire si è distinta per “i silenzi durati settimane, le reticenze, le mezze parole”, “tanto da determinare la reazione vivace di una parte consistente del mondo cattolico”. Un atteggiamento, quello di Avvenire, quasi collaterale al governo Berlusconi: sono infatti bastate poche e peraltro tardive parole del quotidiano dei vescovi “per scatenare la reazione del potere politico”.
Noi Siamo Chiesa, per questa nuova stagione del quotidiano, “propone e chiede una svolta. Chiede che l’Avvenire sia guidato da una personalità indipendente e che diventi espressione di tutto il mondo cattolico nelle sue pluralistiche espressioni (per esempio anche dei tanti si sono autonomamente ritrovati a Firenze il 16 maggio per discutere delle prospettive della nostra Chiesa). Il pluralismo e il legittimo dibattito non sono mai esistiti con la gestione Boffo, tanto che una parte dei cattolici attivi nella Chiesa non legge più da tempo l’Avvenire”.
 
CdB: un attacco delle gerarchie al Concilio
Le dimissioni di Boffo sono il “frutto di ricatti incrociati e di un ignobile e oscuro patteggiamento sulla pelle delle persone fra i vertici del potere vaticano e quelli del potere politico” e sono anche “un segnale inquietante del degrado della democrazia e della laicità”: è quanto denuncia un comunicato del 6 settembre scorso delle Comunità cristiane di Base italiane. Le manovre di vertice (dentro e fuori la Chiesa) che hanno portato alle dimissioni di Boffo evidenziano, secondo le CdB, la profonda crisi dell’istituzione ecclesiastica, la cui “struttura centralistica svuota non solo gli episcopati, ma la Chiesa tutta nelle sue espressioni, aggregazioni, articolazioni, di ogni senso di pluralismo e di ogni accenno pur timido di democrazia. La centralità del ‘Popolo di Dio’, grande ‘rivoluzione copernicana’ del Vaticano II, non esiste più”.
 
Messori: la fine del federalismo clericale
Anche secondo l’intellettuale cattolico conservatore Vittorio Messori – intervenuto con un articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 6 settembre scorso – dietro il caso Boffo si nasconde il progetto di Benedetto XVI di ridimensionare le Conferenze episcopali che, nel corso degli anni, hanno conquistato una forte autonomia pastorale e un’ampia discrezionalità nella gestione dei rapporti con i poteri politici locali. “Già molti anni fa, in Rapporto sulla fede, Joseph Ratzinger affermava che le più che 100 Conferenze episcopali del mondo non hanno base teologica, non fanno parte della struttura divina della Chiesa. Questa, osservava, non è una Federazione di Chiese nazionali, dove si converga solo sui grandi principi del Credo. Il potere dei ‘piccoli vaticani’ sparsi nei cinque continenti, uno per ciascuna nazione, va ridimensionato. Pietro è uno solo”. “Non è in atto un regolamento di conti tra cardinali”, ribadisce Messori: “È in atto semmai una strategia di lungo respiro di Benedetto XVI per contrastare un per lui inaccettabile ‘federalismo clericale’”.
Inoltre, scrive ancora, le gerarchie sono state imprudenti: “Tutta l’informazione della Chiesa italiana era gestita e controllata da un uomo solo, che su di sé aveva un altro uomo solo: il cardinale presidente della Cei”. La “rovina professionale di un singolo”, conclude Messori, getta “un’ombra di sospetto e di discredito su tutto un sistema informativo per il quale, tra l’altro, la Chiesa italiana salassa i suoi bilanci”. E così, per non versare altra benzina sul fuoco, l’agnello è stato sacrificato, per “input o, almeno, accettazione” del “Vertice stesso della Chiesa”, Benedetto XVI.
 
La Valle: il giornale dei vescovi o quello dei cristiani?
Sul suo blog (http://ranierolavalle.blogspot.com) Raniero La Valle, fondatore di Sinistra Cristiana ed ex-direttore dell’Avvenire d’Italia (quotidiano conciliare chiuso dalla gerarchia nel 1967 e dalle cui ceneri nacque l’Avvenire), scrive che l’affaire Boffo conferma “il crepuscolo del berlusconismo” che “manifesta tutta la sua forza distruttiva e corruttrice”. E lo fa per bocca di Feltri, che accusa Boffo affermando implicitamente “che, se tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole”. Ma, avvertiva lo stesso Boffo nella lettera di dimissioni, “Feltri non si illuda. C’è già dietro di lui chi, fregandosi le mani, si sta preparando a incamerare il risultato di questa insperata operazione”. La posta in gioco, dunque, anche secondo Raniero La Valle, sembra essere ben più alta: “Si può fare l’ipotesi – scrive La Valle – che si sia aperta una partita di potere nella destra italiana, nel capitalismo italiano (la sinistra non c’è più), e che la sua ala non confessionale voglia chiudere i conti non solo con Berlusconi, ormai inaffidabile, ma anche con la Chiesa, sofferta come troppo invasiva”. A leggere i fatti in questi termini, “sarebbe sbagliato, però, per la Chiesa, rispondere sullo stesso terreno, cercando di ricostruire, in altre forme, un fronte clerico-moderato. La lezione è che la saldatura tra la Chiesa e un governo espone a un fortissimo disagio la variegata e pluralistica base cattolica che spesso si sente ferita nelle sue convinzioni più profonde”.
 
Mazzi: si vuole azzerare ogni pluralismo ecclesiale
Secondo l’animatore della Comunità di Base dell’Isolot-to di Firenze Enzo Mazzi, “il caso Boffo è segno di uno scontro di poteri all'interno della Chiesa”. Al fondo, ha dichiarato Mazzi alla nostra agenzia, “emerge ancora una volta il disegno strategico del blocco che fa capo a Ratzinger: annullare ogni germe di conciliarismo seminato da papa Roncalli e dal Vaticano II, riportando tutto il potere nella persona di ciascun vescovo, monarca assoluto nella propria diocesi, e infine tutto il potere nella Chiesa e sulla Chiesa nella persona del papa ‘rex regum’. Le Conferenze episcopali e lo stesso Sinodo sono e devono essere organi consultivi del papa senza reale potere autonomo. È l'annullamento in radice di ogni possibilità di pluralismo ecclesiale e la negazione della centralità del Popolo di Dio affermata dal Concilio”.
 
Castagnetti: la Chiesa e i laici non tacciano
Opposta invece la lettura dell’ex segretario del Ppi Pierluigi Castagnetti.L’esponente cattolico-democratico, in un articolo pubblicato da Europa il 5 settembre scorso, sostiene che Feltri ha fatto fuori “l’unico laico dotato di visibilità e rappresentanza reale del mondo cattolico”. Di più: “L’unico laico ‘dirigente’ della Chiesa italiana”, edificata da Ruini nel dopo-Dc e che “si era data una soggettività politica molto forte, che implicava una struttura fortemente piramidale e consonante, nella quale non c’era spazio significativo per troppe voci, soprattutto di laici”. E ora che ha assaggiato la scure della censura, si interroga Castagnetti, “può la Chiesa tornare nei ranghi, cioè accettare di discutere solo astrattamente di nuova antropologia e di etica sessuale, rinunciando a vedere ciò che accade e conseguentemente a giudicare? Può barattare il silenzio con qualche favore legislativo? La risposta è ovviamente negativa, senza se e senza ma”.
Magister: senza Ruini una Chiesa più debole
Una autorevole conferma dell’ipotesi che dietro le dimissioni di Boffo si stia consumando la fase più acuta dello scontro tra vertici della Cei e Segreteria di Stato viene da Sandro Magister, vaticanista dell’Espresso da diversi anni assai vicino al card. Ruini. Sotto la sua presidenza, scrive Magister (10/9) “la Conferenza episcopale italiana aveva assunto in proprio la guida dei rapporti con la sfera politica, in pieno accordo con Giovanni Paolo II e con il suo successore Benedetto XVI, mietendo indubbi successi. Avvenire, diretto da Boffo, era l'organo di punta della leadership ruiniana”. Poi però, “uscito di scena Ruini, il cardinale Bertone ha voluto prendere lui in pugno il timone della politica della Chiesa in Italia”. Ma “i vescovi non accettarono affatto d'essere esautorati e così da allora tra il Vaticano e la Cei permane un attrito che talora precipita in aperto contrasto. “Nel frattempo però - scrive Magister - la Cei è cambiata. Non è più quella compagine ordinata che era stata con Ruini all'apogeo”. Bagnasco, che è un “fedele continuatore” della linea ruiniana “non ha pari autorevolezza” e il nuovo segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, “si è in breve rivelato non all'altezza del ruolo”. Così, quella attuale “è una Cei dalle molte teste e dalle molte voci, spesso tra loro dissonanti”. Una Cei più debole che dà maggiori possibilità a Bertone affinché “rafforzi le sue ambizioni di guida, incoraggiato in questo dai politici, che individuano in lui un interlocutore più sicuro, rispetto a una Cei che appare incerta e confusa”. La conclusione della riflessione di Magister è un peana per l’ex direttore di Avvenire, a difesa del quale si sarebbe schierata “quella ‘Chiesa di popolo’ che Boffo ha saputo in effetti straordinariamente esprimere e interpretare, nei quindici anni della sua direzione”. (giampaolo petrucci)
 
 

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail Sito www.adista.it



Lunedì 14 Settembre,2009 Ore: 18:24
 
 
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