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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org “LO SCISMA SILENZIOSO”,a cura di CARLO CASTELLINI

Una analisi della Chiesa Cattolica
“LO SCISMA SILENZIOSO”

a cura di CARLO CASTELLINI

Un libro di Piero Cappelli, ”Dalla casta clericale alla profezia della fede”. Prefazione di Arturo Paoli; Fratelli Gabrielli Editori, Verona, 2009. Intervista all'autore.


CHI E’ PIERO CAPPELLI?
“PIERO CAPPELLI è un laico bene intenzionato che ama la Chiesa: ciò che sogniamo, ciò per cui viviamo e ci battiamo e operiamo è per fare una Chiesa piu’ umana e, conoscendolo, non si può dubitare delle sue intenzioni. Sono convinto che la Chiesa abbia bisogno di questi laici che sentono la Chiesa casa loro”. Così lo presenta ARTURO PAOLI nella sua prefazione al libro “LO SCISMA SILENZIOSO”, DAL TITOLO “Per una chiesa piu’ umana”.
PIERO CAPPELLI nasce a Livorno il 9 Gennaio 1957. Si forma nel campo socio-religioso e teologico per la ricerca interdisciplinare sia alla LIBERA UNIVERSITA’ DI URBINO presso l’Istituto di scienze religiose, sia alla Pontificia Università della Santa Croce di Roma conseguendo il titolo di Magistero ad indirizzo psico-pedagogico. E’ COUNSELOR PEROFESIONISTA specializzato in spiritualitàe iscritto al REGISTRO NAZIONALE COUNSELORS (F.A.I.P.). E’ GIORNALISTA PUBBLICISTA DAL 1984 e si occupa di COMUNICAZIONE E MASS-MEDIA. Collabora con periodici e giornali web come TELLUSFOLIO.IT e AGORAVOX.IT.
Ha diretto tra l’altro il mensile “IL COUNSELOR” DE LA S.I.C.O. (SOCIETA’ ITALIANA DI COUNSELING) E “I CARE”, rivista di cultura milaniana. Ha ideato e curato programmi radiofonici per la Rai di Firenze. Impegnato da sempre nel mondo del VOLONTARIATO PER “I DIRITTI DEI CITTADINI”.   Già ASSISTENTE del Sociologo della Religione Prof. SILVANO BURGALASSI, all’Istituto di SCIENZE RELIGIOSE “N. STENONE” DI PISA; è ‘VISITING PROFESSOR” presso Facoltà Teologiche.
 (A CURA DI CARLO CASTELLINI)
  

IL PENSIERO DELL’EDITORE.
Oggi, come ieri, da sempre, in mezzo agli uomini e alle donne di questa terra, e quindi anche nella chiesa, dentro il cuore e la coscienza dei credenti crescono insieme il GRANO E LA ZIZZANIA, il BENE E IL MALE. Coltivare il BENE con gioia, tenacia, coraggio e umiltà, riuscendo a controllare la mala pianta della zizzania, che prospera nella tristezza di una vita pervasa di egoismo, pusillanimità, arroganza, violenza e presunzione: questa è la possibilità offerta sempre ad ognuno di noi nella libertà di scelta.                    
 Come insegna Gesu’ nel Vangelo, dobbiamo cercare di estirpare questo MALE, ma di conviverci fino alla fine dei tempi, quando sarà finalmente annullato con l’aiuto della Grazia divina. In questo orizzonte il libro analizza le contraddizioni e i conflitti, spesso duri e profondi, in atto da tempo all’interno della Chiesa Cattolica, tra la gerarchia, con il mondo clericale che la sostiene, e i8l variegato “popolo cattolico”, - fedeli, sacerdoti, religiosi – che nella pratica e nel pensiero hanno posizioni diverse e contrastanti rispetto alla dottrina ufficiali.
Si tratta di un vero e proprio “SCISMA”, seppur silente, non dichiarato, perché non è dato spazio alla sana controversia e al dialogo. I dissidenti, soprattutto teologi e sacerdoti, pagano con ml’emarginazione e l’esclusione.
L’Autore analizza i fondamenti teologici/biblici/comunicativi e i processi che sostengono questo tipo di Chiesa, e conclude indicando piste di lavoro e di comunicazione ecclesiale per una nuova comunità-chiesa dove il dialogo e la profezia permettano un rinnovamento nel segno della FEDE, della Speranza e della Carità.
 ( A CURA DELLA CASA EDITRICE IL SEGNO DEI FRATELLI GABRIELLI EDITORI DI VERONA).

 
INTERVISTA A PIERO CAPPELLI  AUTORE DI “LO SCISMA SILENZIOSO”, GABRIELLI EDITORI, VERONA, 2009.
 
1.      PIERO CAPPELLI, come sei arrivato a questo libro?
È stato un lavoro molto lungo, travagliato e sereno allo stesso momento. È iniziato nel 1996 dopo pochi anni dalla pubblicazione del primo <<Comunicazione: crisi della Chiesa?>> (Marietti, Genova 1991). Dopo questo testo-ricerca - il primo in Italia a livello interdisciplinare, che prende in considerazione il linguaggio della chiesa cattolica nei vari contesti e nelle varie metodiche di comunicazione concentrandosi sulla comunicazione istituzionale per eccellenza quale è quella omiletica in uno spettro di analisi che mette in evidenza mancanze e impostazioni che fanno apparire  tutte le problematiche della trasmissione del pensiero da parte dell’istituzione -, che ha avuto anche delle considerazioni di tipo teologico dedotte in seguito ai risultati della ricerca, mi sono voluto concentrare verso una radicalizzazione dei perché la chiesa cattolica sia così, perché dica certe cose e perché le dica in un certo modo. Ecco che è nata l’idea di un nuovo libro. Un libro che prendesse avvio dalle conclusioni teologiche del primo e arrivasse a vivisezionare tutte le premesse delle fondamenta su cui si basa l’istituzione Cattolica Romana.  
 
2.     Perché ritieni che la nascita di un libro siffatto sia un fatto traumatico?
Non credo che sia un fatto traumatico in sé. Credo che sia un fatto traumatico per chi leggendolo si sente parte di quella chiesa che viene ‘accusata’ di essere tale. Cioè una chiesa istituzionale-gerarchica che ha ereditato o lo è stata direttamente artefice dello scisma, di quell’allontanamento dai propri fratelli nella fede! Ecco qual è l’effetto traumatico che vorrei che si innescasse nelle gerarchia…ma in realtà non farà altro – ma non lo auguro alla Chiesa – che consolidare il loro pensiero e il loro operato. Forse, se alcuni vescovi lo leggeranno potrebbero ripensarsi e rivedere la loro pastoralità e il loro governo della chiesa locale e di quella mondiale…
 
3.     Hai pagato per ogni parola come afferma CHRISTIAN BOBIN?
Certo caro Carlo! Non si paga solo con il disagio esteriore di un’emarginazione ecclesiale. Si paga anche con l’autoanalisi cristiana e psicologica di cosa voglia dire tutto questo per te prima ancora per gli altri. Cosa significhi prenderti cura di analizzare radicalmente il senso e l’interpretazione di una vita ecclesiale, gerarchica, istituzionale, ecclesiastica… è il pagare lo scotto della caduta di tutti i ‘veli’ (pensiamo al prototipo, al velo del tempio squarciatosi al momento della morte di Gesù, la cui simbologia tende ad indicarci - tra l’altro -, alla fine di tutti i ‘veli’, culturali e religiosi, di ogni tempo… ) facendoci restare nudi di fronte alla storia di un mondo che noi abbiamo governato in una data maniera, in dati momenti storici e vorremmo che tutto questo restasse imperturbato nonostante tutto, quando invece il mondo tutto cambia e si evolve senza tregua, dove gli uomini e le donne di ogni tempo sono con-creatori col Creatore per eccellenza… E’ da qui che parte l’incertezza tra l’abisso e l’eternità, da questa inquietudine interiore che ti spinge e ti frena, ti lancia e ti blocca, ti illumina e ti fa calare nel buio della notte oscura… e farti risorgere ogni giorno…
 
4.     Qual è lo scopo di questo libro?
Lo scopo di questo libro è di porre delle questioni radicali, sferzanti, impertinenti, se vuoi, ma necessariamente vere e tali da richiedere il bisogno di essere affrontate. Pongo in realtà delle premesse di fronte alle quali dovremmo, tutti, guardarci negli occhi e condividere come domanda colma di attese. Le risposte dovremmo darle insieme. Io ho cercato solo di mettere di fronte tutta una serie di problematiche che riguardano la vita della Chiesa cattolica al suo interno e in relazione al mondo in cui è immersa. E dovrebbe servire a chiamare al confronto tutti per domandarci se tutto quello che è scritto se e come viene o meno condiviso. È un’occasione per interrogarci e far scaturire un dialogo tra chi sostiene una visione e chi ne sostiene un’altra di come e cosa dovrebbe essere la Chiesa di Roma. Ed invece…purtroppo nessuno vuole né stigmatizzare il libro né applaudirlo nell’ambito ecclesia-le-astico. Viene lasciato, come quello di altri autori scomodi, il più possibile nell’ombra, cosicché il tempo che passo lo sotterri e lo faccia scomparire nel silenzio… Però ho trovato anche molti credenti e non credenti che lo hanno letto e mi hanno fatto sapere il loro parere e come si sono lasciati interloquire dal di dentro…
 
5.     Perché la scelta dei GABRIELLI EDITORI? Scelta od offerta?
In realtà è stata una scelta da parte mia rispetto ad un altro editore. Con i Gabrielli ci conosciamo da molti anni e abbiamo sempre avuto un comune sentire. E  poi apprezzo molto le loro scelte editoriali e la loro linea come pure mi piace il loro ethos di gestione della casa editrice che ai primi momenti si chiamava non a caso ‘Il Segno’…
 
6.     Come ne esce la gerarchia cattolica? Con le ossa rotte?
Si può anche leggere il mio libro, da una certa angolatura, per capire quanto invece potrebbe essere ben di più di una critica alla gerarchia, oggi come oggi, ma una vera e propria mano tesa da fratello della fede... Lo stesso Arturo Paoli – piccolo fratello di Charle de Foucauld -, ha scritto nella prefazione che io amo la Chiesa e la amo a tal punto che mi dedico ad essa non tanto per criticarla e condannarla, ma per stimolarla ad essere migliore e più aderente al Vangelo di Gesù Cristo! Il fatto che una parte della gerarchia ne possa uscire un po’ ‘stroncata’ è normale: la critica è serrata, puntuale, incessante, drastica ma colma di amore e di rispetto senza venir meno al bisogno di una struttura pastorale che governi in forma condivisa la Chiesa tutta…
 
7.     Sto leggendo in contemporanea anche VATICANO, di FERNANDO NUZZI, edito da CHIARELETTERE: noto una grande sintonia con il tuo libro?
Sì, ci sono dei punti in cui i nostri due testi sono sintonici, ma la differenza è proprio ciò che ti dicevo prima: un’analisi fatta con amore... Non per questo significa che Nuzzi non metta amore nel suo lavoro sul Vaticano, ma che il coinvolto direttamente lo fa sentire più passionale e partecipe al problema.
 
8.     La Chiesa sta esagerando con tutte queste invasioni di campo: verso quale chiesa stiamo camminando?
Le invasioni di campo sono dovute non agli uomini di Chiesa, ma ai politici che glielo permettono di interferire nelle questioni pubbliche tanto da condizionarne le leggi e i giudizi morali sulla vita di un paese. È normale ed è bene che ci sia un parere e un giudizio degli uomini della gerarchia e del clero cattolici verso le leggi e la vita di questa nostra Italia. Il problema è che noi siamo ancora governati da politici che temono la Chiesa come potere e quindi si lasciano condizionare tanto da riservarle un esagerato ascolto tale da rendere sia il centrodestra, sia il centrosinistra vittime di se stesse. E per timore di sentirsi tacciati di anticlericali si omologano, gli uni e gli altri, verso un accondiscendenza politica tale da rendere questo Paese ambiguamente cattolico. E vedi che ci sono politici di professione di lunghissimo corso come ad esempio Massimo D’Alema che proprio perché ex-comunista vive come se la Chiesa cattolica in Italia non esistesse: non ne parlano mai e non se ne interessano mai pubblicamente, ma se lo fanno danno sempre un giudizio positivo proprio per non farsi citare come un anticlericale…
  
9.     Oggi, mi pare, tutti citano in Vangelo in maniera autoreferenziale; tutti, sembra, per certi versi, che abbiano ragione: cosa pensi? Abbiamo imparato a usare il Vangelo come scudo e come paravento? Non è così?
Sì, purtroppo è così. Ognuno smozzica un po’ di vangelo di qui e un po’ di vangelo di là e così si mette l’anima in pace dicendosi cristiano. Ma in realtà non è così, tutt’altro. L’autoreferenzialità evangelica è uno dei mali peggiori sui quali spesso la chiesa gerarchica e clericale ha da sempre giocato in maniera subdola, con ‘l’unica ed esclusiva’ interpretazione, la sua. Quella a cui tutti si dovrebbero attenere perché i vescovi sono i successori degli apostoli e come tali devono essere ascoltati e rispettati e obbediti dal popolo. Eppure tutti i vescovi non sono così concordi come sembra e si dice, perché ognuno di loro ha visioni esegetiche e teologiche diverse. Ma anche se qualcuno di loro noti anche una divergenza tra se e il Papa, ad esempio, se ne sta lo stesso ‘allineato e coperto’ per non creare ‘scandalo’, come si dice... Quindi l’autoreferenzialità per la gerarchia e il clero cattolici, in genere, è ‘giusta’ solo quella che da loro promana. In realtà si dovrebbe far sì che la citazione evangelica dovrebbe sostenersi e giustificarsi e auto-referenziarsi solo con la Scrittura stessa…spiegare la Scrittura con la Scrittura dal Antico al Nuovo Testamento e viceversa…
 
10.Perché la Chiesa condanna le ricerche scientifiche e poi è omertosa su altri temi? Esiste un tacito scambio di favori con i politici? Una volta comperato questo silenzio?
La situazione è molto complessa e gli argomenti che citi tu, dalla ricerca scientifica ai problemi etici, agli scambi con i politici al silenzio acquistato a fior di milioni di euro è una realtà difficile da districare e densa di trasversalismi che spesso sfuggono all’opinione pubblica e di cui veniamo a sapere solo in piccolissima parte…
 
11.La Chiesa dovrebbe essere punto di incontro e di dialogo con le altre religioni invece mantiene un atteggiamento piuttosto ostile verso le altre religioni: è così?
Nella sostanza è così. L’immagine e la pubblicità che la Chiesa gerarchico clericale, la cosiddetta casta, dà di se stessa è in genere positiva perché non vuole apparire dura e lontana dal dialogo interconfessionale ed interreligioso e quindi cerca di ‘apparire’ attraverso i suoi ‘ministri’ dialogante, rispettosa, sincera, aperta. Ed invece chiude, chiude e chiude ancora i ‘tavoli’ del dialogo, con i fratelli ebrei, con il mondo orientale, con le confessioni protestanti addirittura cerca di consolidarsi con la confessione Ortodossa dell’area Russa per rinforzare la propria egemonia nel mondo, anche se i ‘capi’ ortodossi non vogliono lasciarsi fagocitare dal Papa di Roma… Non si parli poi del rapporto con le altre religioni: il concilio Vaticano II ci ha dato le dritte per come muoverci su questo versante eppure con questi due ultimi pontificati, ma soprattutto con questo il dialogo è praticamente interrotto…
 
12. Una delle funzioni della chiesa è quella di distinguere il RELATIVO DALL’ASSOLUTO: che cosa significa in parole più semplici?
La distinzione tra relativo ed assoluto significa una sola cosa: riconoscere che l’uomo non è niente e nessuno se non rispetto a Dio che è tutto. Ecco qual è la differenza. Ma il bello di questo ‘relativo’ che specialmente Benedetto XVI combatte, è che il mondo debba credere al ‘suo’ Dio-cattolico. Però, questo Dio-assoluto descritto dalla gerarchia cattolica non è altro che un modo per far passare la propria parola, la propria teologia sul mondo. Perché di fatto questo Dio la gerarchia lo fa parlare e lo interpreta se non tramite i suoi ‘legittimi pastori’ come sono i vescovi e il papa. Per cui l’assoluto che la Chiesa-gerarchia vuole far passare non è altro poi che chiedere al mondo il rispetto di sè e del suo potere per quello che dice e che annuncio in nome di Dio e come tale essere ritenuta la manifestazione della volontà di Dio sulla terra. Ecco quello che non è mai stato detto sulle conseguenze di questa lotta tra relativismo e assolutismo religioso …
 
13.I cattolici sentono un grande bisogno di infondere nuovo vigore nella chiesa locale: come fare?
I cattolici sentono questo bisogno perché sentono e vedono come sia avvilente e decrepita la vita della chiesa in campo cattolico nelle stesse realtà locali dalle parrocchie alle diocesi. Ma questo non è possibile perché i parroci, molti, e i vescovi, moltissimi, non lasciano che i fedeli si donino per come sono alla vita ecclesiale, ma pretendono che i fedeli diano solo quello che i preti e i vescovi vogliono secondo le loro mire e i loro programmi: la vita della gente delle proprie ‘pecorelle’ interessa poco. Ognuno non può essere se stesso perché loro capiscono chi è critico e lo allontanano e chi invece si mette alla loro stregua allora lo esaltano purché sia sempre funzionale ai loro progetti.
 
14.Esiste in tutto il MONDO CRISTIANO una RELIGIOSITA’ diffusa, ma lontana e separata dalla responsabilita’ sociale e politica: cosa significa?
La religiosità è una categoria sociologica che incontriamo in tutte le culture. Occorre differenziarla dalla spiritualità. La spiritualità significa riuscire a sentire, ascoltare dentro il proprio cuore quanto ci mette in sintonia con la parte più ascetica, mistica della propria esistenza. Mentre la religiosità è una manifestazione socio-culturale legata spesso ad un modo di essere del tempo in cui si vive. Ma da qui a passare all’impegno ‘politico’ e quindi alle responsabilità sociali il passo non è dato per scontato, né facile, né automatico né tantomeno con risultati positivi. Vuol dire che se uno vive una vita di fede e di spiritualità, ancor meglio che di religiosità, non significa ‘sposare’ l’impegno sociale. Vive la propria spiritualità-religiosità in una maniera molto asettica dal mondo e si rifugia spesso in essa lasciando che il mondo vada dove vuole e dando anche giudizi molto negativamente drastici verso le sorti dell’umanità perché ritiene che le soluzioni della vita del mondo siano solo quelle della propria religiosità…  si creano divari, separazioni, scismi, tra la loro vita e la vita del mondo che li circonda, dando molto consenso alle ‘guide’ religiose senza porsi troppe domande radicali e senza lasciarsi interrogare dai mille problemi dentro e fuori la loro comunità…
 
15.Nell’atteggiamento e nelle scelte della Chiesa non appare chiara la solidarietà di Gesù con i poveri e gli oppressi, i danneggiati dalle istituzioni politiche e imprenditoriali?
Non proprio. Dipende, a volte sì a volte no. Ma anche quando avviene è tutta letta ed interpretata secondo delle logiche funzionali allo stile e alle logiche che quel prete o quel vescovo hanno della Chiesa, della loro parrocchia, del modo di vedere il mondo. La povertà sociale che Gesù ha condiviso subendo l’emarginazione nella sua vita fino a morirne e morirne di Croce ne è la prova più evidente e pregnante del Messaggio evangelico dal quale non si può prescindere. Pensiamo solo al brano evangelico delle Beatitudini…
 
16.A questo punto ti chiedo : qual è l’obiettivo fondamentale del tuo libro?
L’obiettivo non è altro quello di portare un mio modesto contributo, una goccia, nel mare del dialogo di questo mondo cattolico e della Chiesa stessa. Lanciare nel mare aperto, come dentro una bottiglia un messaggio, questa mio pensiero, questo mio piccolo modesto dono…
 
17.Il titolo è forte e fa paura: perché questo titolo? La parola scisma è evocatrice di tante immagini, episodi e idee storiche…
Come ti dicevo sopra, il titolo è forte e più che paura cerca di guardare verso la Chiesa istituzionale con realismo ma anche con tanta Fede. Una fede che possa far guardare oltre le divaricazioni e le divisioni ecclesiali. Un titolo che vuol dire in sintesi il grave ‘divorzio’ tra i pastori della chiesa cattolica e le ‘pecorelle’ dei loro ovili seppur tutti parte di quel Popolo il cui Signore è Cristo di Dio. Non tutti i vescovi sono pastori che non amano il loro popolo, ma molti non sanno come fare tra le pressioni di Roma e le necessità e le richieste del popolo ‘affidatogli’ dalla Curia romana… per cui un titolo forte che ti mette di fronte, subito, alla realtà diversificata e divergente di un mondo cattolico oramai troppo silenzioso e bisognoso di avere voce in tutti i contesti ecclesiali ed ecclesiastici…
 
18.Non è facile descrivere uno scisma né raccoglierne tutti gli indizi, e nemmeno fissarne l’inizio….cosa dire?
Lo scisma si sviluppa e cresce in tanti modi e in tante maniere. Descriverlo non è facile ma si può. Io ho provato a farlo. Vediamo voi, potenziali lettori, cosa ne pensate dopo che lo avrete letto e meditato…
 
19.Cosa prevedi per il futuro? Scontri tra ETICHE, questo sarà il vero banco di prova tra credenti e non credenti, tra chiese e religioni, tra stati e culture: è questo il punto nodale?
Non prevedo niente di molto drammatico anche se parlo di scontro tra etiche. Prevedo solo uno scollamento ancora più accentuato all’interno della chiesa cattolica affinché non avremo – e lo dovremmo volere profondamente per averlo – un pontefice che saprà creare comunione autentica dentro la Chiesa nella maggior parte dei fedeli cattolici e verso il mondo… Oggi, ogni gruppo religioso, ogni chiesa, ogni setta, di fronte ad un mondo così stimolato da mille parti e in mille maniere in una società della comunicazione come la nostra nel bene e nel male, non rimane indenne e preservato dal resto. Per cui è ‘naturale’ il dissenso, il contrasto, il conflitto se non ci sarà dialogo, oltre lo “scisma silenzioso”, tanto da reclamare comunità ‘religiose’ e ‘spirituali’ ben più umane e ben più accoglienti… 
 
20.Quali sono i segni e le spie di un disagio ormai emergente e chiaro? Ce ne esponi alcuni?
I segni e le spie sono quelli di cui ti dicevo: la mancanza di dialogo e la mancanza di accoglienza per come uno umanamente è. Emerge chiaro che se le chiese, le religioni non riescono a parlare alla persona umana in maniera da farla sentire partecipe della comunità credente a cui si sente di appartenere non avrà frutti positivi ma solo disagi che si riveleranno a tanti livelli e in tanti modi da quelli più istituzionali come le assise ecclesiali tra cui le liturgie, a quelli meno formali ma più intensi come le proteste in vario modo e in varie maniere…l’oltre dello “scisma silenzioso” quello che rompe le barriere del silenzio e comincia a esternare quello che vive dentro… e un giorno o l’altro accadrà e allora la Chiesa cattolica dovrà porvi rimedio o creerà una vero r proprio scisma istituzionale…
 
21.Quali sono le esperienze di sofferenza che sono emerse negli ambiti socio ecclesiali ed ecclesiastici?
Un bell’argomento! Ce ne sono di tutti i tipi e di tutti i colori, dal singolo al gruppo. Dal laico alla donna, al prete alla suora, alla monaca di clausura. Ce n’è per tutti! Dai conflitti interni alle famiglie religiose a partire dal proprio priore o priora alle questioni con il proprio parroco, al proprio vescovo: quanta sofferenza inutile e gratuita! Senza parlare poi della sofferenza scatenata dai dicasteri vaticani verso teologi e/o ecclesiastici in genere che non rispettano le norme canoniche, i decreti e le regole secondo le interpretazioni ufficiali delle Congregazioni… quanta sofferenza inutile se non a produrre anche qui un “grido soffocato” che non riesce ad aprirsi sul mondo ma che rimane nascosto: quanta sofferenza vissute dietro le sbarre di un monastero, di un convento, di una curia, di una canonica… e se quelle bocche potessero parlare!! Se quelle anime affogate dal rigore religioso potessero dire il loro dolore… Con questo non voglio dire che dentro tutte queste realtà ecclesiali c’è solo dolore, perché in realtà c’è anche tanta gioia, tanta serenità tanta bellezza umana. Il male è uno solo: quello di proibire la comunicazione lo scambio con il ‘mondo’ dia esso interno, sia esso esterno all’ecclesìa. Quanta ricchezza e quanta carità riuscirebbe a beneficare di questo dialogo e a sanare reciprocamente le angosce e i solori spirituali ed umani che serpeggiano silenziosamente dentro questi mondi ricchissimi di umanità… se potessero parlare…!!
 
22.Non ostante le apparenze di una comune e uniforme visione fra clero e laici cattolici, anche se non sono vistose – persistono in realtà reazioni, contrasti, divisioni, tra gerarchia papa e vescovi, e il popolo dei battezzati e praticanti: questa vuole essere la spiegazione del titolo?
Lo dicevo subito sopra. Sì, è la divergenza nei punti etici, soprattutto, ma poi anche politici e di governo della ”casa ecclesiale”. Da qui nasce la separazione, lo scisma nelle visioni diverse e non conciliabili tra l’una e l’altra. Non conciliabili non tanto perché non si possono riconciliare, ma perché in realtà nessuno ha fatto qualcosa – nel mondo ecclesiastico – per aprire occasioni di dialogo e di colloquio e di confronto fra le diverse posizioni e cercare ‘luoghi teologici’ tali da essere possibile la convivenza ecclesiale. Dico teologici ma non mi riferisco per certe intese tra ‘esperti’, dico teologici per dire che riguardano problematiche inerenti la vita profonda della Chiesa rispetto a Dio e alle donne e agli uomini di ogni tempo e di ogni latitudine e longitudine…
 
23.Questo è il vero scisma silenzioso? Di cui tanti fanno esperienza?
Sì, caro Carlo è questo l’impatto scismatico di cui molti cattolici hanno esperienza. Ma prima ancora che una questione istituzionale, estetica, organizzativa, teologica, morale, è una questione comunicativo-spirituale, essenziale per la tua, la mia, la nostra Vita interiore perché se non riusciamo a comunicare e a stare sereni non tanto nel volere le cose come le vediamo, ma quanto per come le possiamo discutere e confrontarle in una relazione di fondo che non è altro la Pace interiore, del nostro Cuore, della nostra Anima, che Chiesa possiamo avere?!


Venerdì 28 Agosto,2009 Ore: 16:56
 
 
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