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www.ildialogo.org L'innovazione salverà la chiesa?,Storie di ROBERT J. McCLORY

L'innovazione salverà la chiesa?

Storie di ROBERT J. McCLORY

 

National Catholic Reporter - novembre 2007

Amsterdam ed altre città olandesi

La liturgia domenicale delle 11 alla St. Dominic Church di Amsterdam esemplifica i paradossi del cattolicesimo in Olanda. Essa è - o dovrebbe essere, una Messa, con una preghiera eucaristica cantata alternativametne dal presidente, dal coro e dall'assemblea. Altre parti della Messa familiari ai cattolici mancano. E' una Messa ecumenica, non come quella che larga parte dei cattolici sono soliti frequentare nelle loro parrocchie.

Una domenica di novembre, la chiesa era al tracollo, come al solito,  con più di 600 fedeli, la maggioranza anziani o di mezza età, ma con una sostanziale rappresentanza di giovani, comprese famiglie con bambini. Tanto potente era la musica e il canto e talmente coinvolta l'assemblea che era impossibile non essere impressionati. Non sembrava qualcosa di morto o moribondo, come si pensa che sia il cattolicesimo in Olanda, ma qualcosa di straordinariamente nuovo.

C'è un detto tra i cattolici olandesi in questi giorni che dice che la situazione della chiesa nei Paesi Bassi è "senza speranza, ma non grave". Questa espressione semi-Zen riflette la realtà dualistica della chiesa olandese: è il luogo in cui si sono sperimentate alcune delle più grandi innovazioni nella pratica cattolica degli ultimi cinquanta anni, in contemporanea al decremento più forte della pratica nel mondo occidentale.

L'interesse internazionale verso lo stato del cattolicesimo in questa parte del mondo si è destato in settembre quando la provincia olandese dei religiosi domenicani hanno scioccato il mondo con un libretto di 34 pagine intitolato "La Chiesa e il Ministero" distribuito alle 1.245 parrocchie del paese.

Il libretto suggerisce che, a causa della grave mancanza di preti e in accordo alla riveduta teologia del ministero legata al Vaticano II, sia arrivato il tempo in cui le parrocchie designino alcuni laici che presiedano all'Eucaristia al posto dei preti - una forma di ordinazione dal basso. Dichiara inoltre che l'attuale ordinamento canonico della chiesa, che vieta il ministero presbiterale alle donne e agli sposati, deriva da una "filosofia umana obsoleta e una antiquata visione della sessualità".


Cifre in caduta libera

Secondo il Catholic Institute for Social-Religious Research nel 2006 4,3 milioni dei 16 milioni di olandesi erano cattolici.  Questa cifra rappresenta una decrescita di 700.000 unità dal 2000 e di 1,3 milioni di unità dal 1980. La realtà è persino peggiore delle cifre, dato che solo il 60% dei 4,3 milioni realmente si considera cattolico praticante, a parte la definizione. La frequentazione alla Messa domenicale riguarda circa il 7% della popolazione cattolica, diminuita rispetto al 14% del 1990 o al 24% del 1980. Il totale dei preti diocesani attivi nel 2006 era 950, rispetto a 2.150 nel 1990 e 3.400 nel 1980. Pochi giovani frequentano le scuole teologiche. Le ordinazioni sono in media 10-15 l'anno nell'intero paese. La diocesi di Breda non ha ordinazioni da più di 15 anni.

Simili dichiarazioni sono provenute da teologi progressisti o altri cattolici riformisti per anni, ma questo documento, approvato da un'intera provincia di un rispettato ordine religioso, è particolarmente incisivo e realistico. Cosa volevano ottenere i domenicani olandesi? Alcuni dicono che si possa comprendere dal contesto di un paese in cui il cristianesimo abbia avuto un trend decrescente per decenni, perdendo il 22% dei suoi membri solo negli ultimi 17 anni. 
Ton Bernts, direttore del Catholic Institute for Social-Religious Research di Nijmegen, motiva il declino con le solite ragioni - secolarizzazione e perdita di rispetto per ogni forma di autorità istituzionale. "La gente non accetta più quel che le si dice". Avrebbe potuto notare che non c'è traccia in Olanda di istituzioni cattoliche forti altrove, nessun nuovo ordine religioso femminile conservatore, pochissima attività degli evangelici o dei carismatici, solo uno sparuto interesse nei movimenti religiosi come Comunione e Liberazione o i Focolarini, nessuna presenza tangibile dell'Opus Dei.

La sola fede che sembra stia crescendo in questa parte del mondo è l'Islam, i cui aderenti nei Paesi Bassi stanno raggiungendo il milione, come ha fatto notare Bernts.
Sebbene non veda nessun nuovo modello di cristianesimo che giustifichi un cauto ottimismo, egli ritiene che sopravviverà, anche se "in modo modesto", solo se troverà il mondo di vendersi meglio, pur se non vedo nuovi modelli", ha aggiunto  Bernts.


Poca la religione nei campus

La sfida di catturare la nuova generazione era evidente nella fiorente Radboud University di Nijmegen, che è, in effetti, l'Università cattolica ufficiale dei Paesi Bassi. Lì, in netto contrasto con la presenza delle religioni in molti campus degli Stati Uniti, ma forse come premonizione dei cambiamenti a venire, gli studenti olandesi intervistati dal NCR, hanno detto ripetutamente che la religione e i temi religiosi non trovano spazio nella vita del campus. "Se trovassimo qui l'1% di cattolici che sono interessati, resterei sorpreso", ha detto uno storico studente. "Non è che ce l'abbiamo con la chiesa, è che tutto l'argomento ci sembra irrilevante".

Nel refettorio, Elam Zeyrek, 25enne studente di legge, cresciuto tra gli Cristiani Ortodossi di Siria, stava finendo il suo panino. "Nessuna religione viene discussa qui, a parte l'Islam, e solo per quel che riguarda il terrorismo", ha detto. "Personalmente credo in Dio, ma la scelta sta a ciascuno". Zeyrek ha ammesso di sentire spesso il desiderio di chiedere una benedizione quando si mette a tavola, "quindi qualcosa c'è ancora anche se non è il centro della mia vita".

Le apparenze non ingannano, ha detto Marit Monteiro, docente di storia del cattolicesimo a Radboud. "Quelli che sono interessati a cambiare la struttura, quella generazione sta morendo", ha detto "e i giovani non sono interessati". Molti cattolici possono pure continuare "a credere", ma "non appartengono. Non sfidano il vaticano o l'interpretazione vaticana".
Invece negli anni '60 e '70 le speranze erano alte. Quelli erano gli anni in cui "i vescovi concordavano con la retorica del rinnovamento e della modernizzazione".
La parte gerarchica dell'equazione cominciò a cambiare negli anni '80 quando il Vaticano consacrò vescovi conservatori, in particolare Joannes Gijsen nella diocesi ultra cattolica di Roermond, nel sud. Ogni tentativo di rinnovamento venne scoraggiato in tutto in paese, i preti liberali e gli altri leader persero il ruolo, il popolare Catechismo Olandese fu soppresso. Sebbene venissero montate proteste di massa contro la repressione, verso l'anno 2000, ha detto Monteiro "i cattolici avevano raggiunto il fondo quanto a pazienza".
Nel 2003 il Movimento riformista Eight day, che un tempo aveva raccolto migliaia di persone ai suoi raduni e conferenze, chiuse per mancanza di interesse. L'entusiasmo era svanito e nessuno avrebbe raccolto il testimone.

Nel frattempo, i domenicani olandesi erano rimasti eccezionalmente progressisti, dice la Monteiro, che ha scritto la storia dell'ordine in Olanda. "Essi sono coraggiosi, ma ora sono anziani e deboli". Ha definito il loro libretto sull'ordinazione dei laici come "il loro canto del cigno".


Scintille di fiamma

Non è stato difficile trovare leader laici che, riscontrando la decrescita del profilo della chiesa, fossero coinvolti nei suoi affari e scorgessero scintille di fiamma sotto la brace. Alcuni sono membri della Fraternità Laica Domenicana Olandese, che estendono l'influenza dell'ordine religioso nell'istruzione, nel giornalismo, nella teologia, nelle opere sociale e nelle altre professioni.
Jan van Hooydonk, 52 anni, è l'editore della rivista Von Zin (tradotta impropriamente come "Pieno di Senso"), una pubblicazione congiunta cattolico-protestante che si occupa di spiritualità, culto e teologia. "Io penserei che circa il 5-10% dei cattolici sostengano le posizioni ufficiali della chiesa cattolica circa il controllo delle nascite, l'eutanasia o il ministero maschile, ma sfortunatamente, non c'è discussione alcuna con la gerarchia".
Ma la van Hooydonk ritiene che il rifiuto di una religione istituzionale non necessariamente si traduca nell'ateismo più spinto o nell'indifferenza. "La gente oggi cerca simboli e rituali che arricchiscano la propria vita", ha riferito citando ad esempio un grande interesse popolare verso la monarchia olandese e i fatti della Regina Beatrice o della famiglia reale.
Dice inoltre che esiste ancora un intercambio salutare e creativo tra cattolici e membri della chiesa protestante olandese. I laici, i preti e i ministri organizzano liturgie informali su scala più ampia di quanto non si immagini. La stessa van Hooydonk è membro di un gruppo del genere, che celebra il Natale, la Pasqua e le altre occasioni nella storica  St. Stephen Catholic Church di Nijmegen. Il ramo olandese dell'organizzazione internazionale Pax Christi si è recentemente fuso con il ramo protestante del Interchurch Peace Movement, e i cattolici sono membri attivi del Consiglio Nazionale delle Chiese dei Paesi Bassi.

L'attività ecumenica che prosperava dopo il Vaticano II è largamente ignorata dalle attuali autorità ecclesiastiche. Tuttavia, sembra chiaro al proliferare degli attuali contatti ecumenici che il futuro del cattolicesimo olandese, sebbene limitato, avrà un distinto e perfino radicale carattere ecumenico.


L'ecumenismo a St. Dominic

Un esempio illuminante è il servizio alla chiesa di St. Dominic. Nel giorno in cui l'autore vi si è recato, il sermone era tenuto dalla co-pastora Miriam Wolthuis, teologa cattolica, alla presenza di Dio nella vita quotidiana come sottinteso da Martin Buber. Il presidente durante la preghiera eucaristica era un laico, e sedeva vicino all'altare, indossando un maglione e una cravatta; si tratta dell'84enne Jan Nieuwenhuis, l'uomo che lanciò questo tentativo ecumenico circa 40 anni fa e che resta un rinomato prete cattolico domenicano. E' uno dei quattro autori del libretto sull'ordinazione.

Dopo la celebrazione, una donna protestante ha detto che lei e suo marito vengono lì da 11 anni perché "è un luogo dove puoi porre domande o esternare i tuoi dubbi senza ricevere ordini".

"Ci siamo separati 400 anni fa", dice un usciere. "Ora, a Dio piacendo, stiamo tornando insieme".

Alla domanda se avevamo partecipato a una vera messa con una vera consacrazione, Nieuwenhuis ha detto "Naturalmente, ma in realtà siamo noi ad essere consacrati, noi che siamo chiamati a spezzare la nostra vita per gli altri".

Nieuwenhuis ed alcuni altri domenicani sono stati destinati a St. Dominic nel 1964 quando la chiesa era in cattive condizioni ed aveva pochi fedeli. "Ci fu detto di fare ciò che serviva". Quando fu introdotta la liturgia vernacolare, il vecchio coro latino fu abbandonato e sostituito da un coro di giovani locali. "Subito il canto migliorò", dice Nieuwenhuis. Poi un ministro protestante chiese di potersi aggregare alla parrocchia per predicare di tanto in tanto. La congregazione lo accolse all'unanimità "e immediatamente anche le prediche migliorarono". Poi un prete secolare che si era sposato mi chiese di essere coinvolto. La congregazione approvò di nuovo e l'operato verso la comunità migliorò. Nieuwenhuis ha aggiunto di essere stato dal vescovo con suo staff; questi dichiarò che la situazione a St. Dominic era "impossibile".

Negli anni '80 il vescovo cercò di chiudere la chiesa e tentò di scomunicare Nieuwenhuis, ma dato che i domenicani sono un ordine esonerato, che risponde solo ai suoi propri superiori, aveva le mani legate. "Ho avuto il supporto dell'Ordine Domenicano in tutti questi anni, e questo è essenziale per poter realizzare il resto". L'attuale staff pastorale comprende co-pastori, uno cattolico e uno protestante, otto predicatori, uno dei quali è Nieuwenhuis. Più di 3000 persone sono associate alla chiesa, molti sono volontari di programmi di sostegno.

L'ecumenismo di base "rappresenta il futuro della chiesa cattolica", ha specificato. "Non si può aspettare il Vaticano. Bisogna farlo."


La speranza nella situazione attuale

La Van Hooydonk, autrice, ha rimarcato che le proposte radicali sull'Eucaristia contenute nel libretto dei domenicani sono "perfettamente logiche", dato che "l'Eucaristia appartiene alla comunità e la comunità ha il diritto all'Eucaristia che ha la precedenza sulle leggi ecclesiastiche che restringono il presbiterato agli uomini celibi". Le proposte derivano direttamente dalla teologia del frate domenicano Edward Schillebeeckx, che van Hooydonk ha definito "il padre intellettuale del cattolicesimo progressista" nei Paesi Bassi.


In effetti, quindi, la carenza di preti ha portato alla luce la teologia di Schillebeeckx "dal basso", largamente nascoste al pubblico per 27 anni. Sono proprio questi sviluppi suggeriti dalla van Hooydonk che rendono l'attuale situazione disperata "non troppo grave" e aperta ai cambiamenti.

Peter Nissen, he appare così spesso in TV per via delle sue opinioni sui temi cattolici da essere chiamato "il John Allen olandese", considera il libretto dei domenicani "una guida alla sopravvivenza". Nella sua casa di Nijmegen, il candido cinquantenne, docente distoria alla Radboud University ha detto che il librertto dei domenicani è essenziale per sempre più numerose parrocchie che vivono senza prete. La diffusione dei cosiddetti servizi della  "Parola e Comunione" - in cui si utilizzano ostie già consacrate e sono presieduti da collaboratori laici - cresce di anno in anno in tutti i Paesi Bassi (630 servizi del genere nel 2004 contro le 1.900 messe domenicali nello stesso anno). Come si evince, i rituali di compromesso non piacciono né alla gerarchia che teme che i cattolici vedano questi servizi come una messa vera, né ai riformatori, per la stessa ragione, sebbene essi preferirebbero che i laici fossero intitolati a presiedere l'Eucaristia.

La strategia evidente della gerarchia è attualmente quella di ridurre il numero di questi servizi della "Parola e Comunione", facendo in modo che il prete presieda ogni Eucaristia. Il risultato sarà ovviamente un numero sempre crescente di preti stressati, una crescente importazione di preti dall'estero e il già avviato processo di chiusura o accorpamento delle parrocchie.

Il piano dei domenicani sarebbe quello di far fiorire le piccole comunità sotto la guida di un presidente scelto da loro. "Forse queste Eucaristie non saranno così complete come quelle presiedute da un pastore, ma hanno senso e valore", ha detto Nissen. I domenicani si rendono conto che né loro né il reperimento di altri preti potrà conservare l'Eucaristia quale atto centrale della chiesa, quindi questa proposta è in qualche  modo "la loro ultima volontà nonché testamento lasciato ai cattolici dei Paesi Bassi". Ora la sfida è "come possiamo andare avanti da liberali, pluralisti ed ecumenici pur mantenendo e proteggendo il rapporto con la chiesa universale, la chiesa nel mondo e la chiesa nei secoli?" Non sembrava che Nissen lo ritenesse impossibile.
Quando ho incontrato il frate domenicano Andre Lascaris, un altro dei quattro autori del libretto, nel convento dell'ordine che si trova a Huissen, una tranquilla cittadina piena di alberi a 20 miglia da Nijmegen, egli era piuttosto contento. Tre giorni prima circa 550 persone avevano partecipato ad un incontro controverso ad Amsterdam in cui avevano dato approvazione unanime alle raccomandazioni contenute in "Chiesa e Ministero". "Ne sono rimasto contento", ha detto. "Volevamo che ci fosse una discussione aperta e così è". A 68 anni Lascaris, il più giovane degli autori, pur se un po' malmesso a causa del Parkinson, è ancora pronto a battagliare. La sua carriera da frate domenicano comprende la missione in Sud Africa, da cui è stato espulso per aver pubblicamente protestato contro l'apartheid, vari incarichi da editore delle pubblicazioni domenicane, formatore, priore, co-provinciale e costruttore di pace nell'Irlanda del nord. Resta attivo al Dominican  Study Center for Theology and Society, che lui stesso ha fondato.


Niente di nuovo

"Ciò che proponiamo non è affatto nuovo", ha detto. "Il Vaticano II ha messo al primo posto il Popolo di Dio e la gerarchia al secondo, come ministri per il popolo (in ordine di capitoli nel documento Lumen Gentium). Ma i vescovi sono ancora molto lontani da questo modo di pensare e di agire. Essi non guardano né agiscono da servi. Essi vedono il presbiterato come una forma di monarchia. Dato che l'assemblea nel suo insieme "crea" l'Eucaristia, il prete o un altro presidente ha essenzialmente un ruolo da funzionario.
Lascaris ha utilizzato delle analogie significative per fare il punto durante la nostra discussione. Supponiamo, mi ha detto, di scoprire un'altra vita intelligente in un'altra galassia a 100 anni luce da qui; magari non possiamo andarci, ma possiamo comunicare; loro leggono le nostre scritture e arrivano a credere in Gesù Cristo il Salvatore. Quindi ora  loro si battezzano l'un l'altro, ma dobbiamo davvero dire loro che non possono celebrare l'Eucaristia perché al momento non riusciamo a spedirgli nessuno che abbia questo potere? "No", dice Lascaris. "L'Eucaristia viene dal basso".

Più tardi ha aperto la Bibbia al Libro di Daniele ed ha citato un passo dal Cap. 2 riguardo l'interpretazione del sogno del re sulla grande statua d'oro, argento e bronzo, ma con le gambe parzialmente in terracotta. Colpito da una roccia i piedi si ruppero e fecero cadere l'intera struttura.

"La chiesa è fragile", ha detto. "Sarebbe meglio che arrivasse a democratizzarsi prima di cadere giù".

Egli non crede che "Chiesa e Ministero" da solo cambierà le politiche della chiesa. "E' il dialogo che vogliamo. Non ci aspettiamo miracoli ma continueremo a bussare alla porta".

Pochi giorni dopo Lascaris, convocato dal superiore, Fr. Carlos Azpiroz Costa, partì per Roma insieme al provinciale olandese dei domenicani e ad un altro confratello.
Quando parlai con lui al telefono al suo ritorno, non aveva cambiato idea. Sì, mi disse, Costa era "infastidito" di non essere stato informato della distribuzione del libretto e suggeriva agli autori di rifare il documento correggendo alcune errate interpretazioni.

"Ovviamente questo era impossibile", mi ha detto Lascaris. Quindi siamo rimasti d'accordo che sarebbe stato scritto un articolo di critica da un domenicano francese da inviare a tutte le parrocchie che avevano ricevuto "Chiesa e Ministero".

"Questo estenderà il dialogo", ha concluso.
 
Testo reperito da Patrizia Vita
Traduzione di Stefania Salomone
 
 
 
National Catholic Reproter
Issue Date: December 14, 2007

Will innovation save this church?

Stories by ROBERT J. McCLORY
Amsterdam and other cities in Holland

The 11 a.m. Sunday liturgy at St. Dominic Church in Amsterdam exemplifies the paradoxes of Catholicism in Holland. It is -- or is meant to be -- a Mass, with a soaring eucharistic prayer sung in alternative parts by the presider, the choir and the congregation. Other parts of the Mass familiar to Catholics are missing. This is an ecumenical Mass, unlike anything most Catholics would encounter at their local churches.

On a Sunday in November, the church was packed, as it is regularly, with some 600 worshipers, the majority elderly or middle-aged but with a substantial representation of younger people, including families with children. So powerful was the music and singing and so involved the congregation, it was impossible not to be moved. It did not look like something dead or dying, as Catholicism in Holland is reputed to be, but like something impossibly new.

There is a saying among Dutch Catholics these days that the situation of the church in the Netherlands is "hopeless but not serious." This Zen-like assessment reflects dual realities of the Dutch church: It is the place where some of the most dramatic innovations in Catholic practice in the past half-century have occurred simultaneously with one of the most precipitous drops in church membership in the Western world.

International interest in the state of Catholicism in this part of the world was stirred in September when the Dutch province of the Dominican religious order sent shock waves around the world with a 34-page booklet benignly titled "Church and Ministry" and distributed to all 1,425 parishes in the country.

The booklet proposes that because of a serious shortage of priests and a revised theology of ministry coming from Vatican II, the time is at hand for parish communities to designate laypersons to preside at the Eucharist in place of priests -- a form of ordination from below. It also declares that current church law, which bars women and married men from priestly service, stems from a "historically outdated philosophy of humankind and an antiquated view of sexuality."

Free-falling numbers

According to the Catholic Institute for Social-Religious Research, there were 4.3 million Catholics among the Netherlands' 16 million people in 2006. That figure represents a decrease of 700,000 Catholics since 2000 and 1.3 million since 1980. The reality is even starker than the figures, since only about 60 percent of that 4.3 million really consider themselves Catholic in anything other than name. Sunday Mass attendance is about 7 percent of the Catholic population, down from 14 percent in 1990 and 24 percent in 1980. The total of active diocesan priests in 2006 was 950, compared to 2,150 in 1990 and 3,400 in 1980. Few young men attend theology schools. Ordinations have averaged 10 to 15 per year for the whole country. The Breda diocese had no ordinations for a recent stretch of almost 15 years.

Similar declarations have come from progressive theologians and other reform-minded Catholics for years, but this document, approved by an entire province of a respected religious order, is particularly dramatic and bold. What did these Dutch Dominicans hope to achieve? Some say it is best understood in the context of a country where Christianity has been on a steep downward trajectory for decades, losing 22 percent of its members in the last 17 years alone.

Ton Bernts, director of the Catholic Institute for Social-Religious Research in Nijmegen, traces the decline to the usual suspects -- secularization and the loss of respect for virtually all forms of institutional authority. "People just don't accept what they're told any more," said Bernts. "I would say the time of the traditional territorial parish is over." He could point to virtually no signs in Holland of Catholic institutions that are showing strength elsewhere -- no new, conservative religious orders of women, very little evangelical or charismatic activity, only sparse interest in religious movements such as Communion and Liberation or Focolare, no visible presence of Opus Dei.

The only faith that appears to be growing in this part of the world is Islam, whose adherents in the Netherlands are approaching a million, he noted.

Though he sees no new models within Christianity to justify his cautious optimism, he believes it will survive, if in "a modest way," but only "if it can find a way to sell itself better, but I don't really see new models," Bernts said.

Little religion on campus

The challenge of engaging the next generation was visible at Nijmegen's sprawling Radboud University, which is, in effect, the official Catholic University of the Netherlands. There, in sharp contrast to the vibrancy of religion on many campuses in the United States, but perhaps as a harbinger of changes to come, Dutch students interviewed by NCR repeatedly said that religion and religious issues play no part in campus life. "If there's as much as 1 percent of Catholics here who have any interest, I would be surprised," said one junior history major. "It's not that we're angry at the church; it's just that the whole thing seems irrelevant."

In the lunchroom, Elam Zeyrek, a 25-year-old law student raised as an Orthodox Syrian Christian, was just finishing his sandwich. "Religion isn't discussed here except for Islam, and then it's all about the troubles with terrorism," he said. "Personally, I believe in God, but it's up to everyone to choose." Zeyrek admitted he often feels an urge to ask for a blessing when he sits down to eat, "so there's something still there, though it's not at the center of my life."

Appearances are not deceiving, said Marit Monteiro, professor of Catholic history at Radboud. "Those interested in changing the structure, that generation is dying," she said, "and young people aren't interested." Many Catholics may still continue "believing," she said, but "not belonging. They don't challenge the Vatican or the Vatican's interpretation."

In contrast, she said, in the 1960s and '70s hopes were high. Those were the years when "the bishops went along with the rhetoric of renewal and modernization."

The hierarchical part of the equation began to change in the 1980s when the Vatican stepped in and appointed conservative bishops, most notably Joannes Gijsen, to the southern, heavily Catholic diocese of Roermond. Renewal efforts were discouraged throughout the country, liberal priests and other church leaders lost their positions, the popular Dutch Catechism was suppressed. Though mass protests were mounted against the crackdown, by the year 2000, said Monteiro, "Catholics had reached the bottom of their endurance."

In 2003 the reformist Eighth Day Movement, which had once drawn thousands to its rallies and conferences, shut down for lack of interest. The enthusiasm was gone and no one would pick up the baton.

Meanwhile, the Dutch Dominicans in Holland have remained exceptionally progressive, said Monteiro, who has written a history of the order in Holland. "They are courageous," she said, "but now they are old and frail." She described the new booklet on ordination of the laity as "their swan song."

Hints of a flame

It was not difficult to find lay leaders who, while acknowledging the church's dwindling profile, are deeply involved in church affairs and see hints of flame in the embers. Some are members of the Dutch Dominican Lay Fraternity, which extends the influence of the religious order into education, journalism, theology, social work and other professions. Jan van Hooydonk, 52, is editor of the magazine Vol Zin (loosely translated as "Full of Meaning"), a joint Catholic-Protestant publication dealing with spirituality, worship and theology. "I would think only 5 to 10 percent of Catholics support official church positions on things like birth control, euthanasia and male priesthood," he said. "Unfortunately, there's no discussion of these issues with the hierarchy."

But van Hooydonk believes rejection of institutional religion does not necessarily translate into full-blown atheism or indifference. "People today are looking for symbols and rituals to nourish their lives," he said, citing as an offbeat example a tremendous popular interest in the Dutch monarchy and the doings of Queen Beatrice and the royal family.

There still exists, he said, a healthy and creative interchange between Catholics and members of the Dutch Protestant church. Informal liturgies are organized by laypeople, priests and ministers, he said, on a larger scale than the public realizes. Van Hooydonk himself is a member of such a group, which celebrates Christmas, Easter and other occasions at Nijmegen's historic St. Stephen Catholic Church. The Netherlands branch of the Catholic peace organization Pax Christi recently merged with the Protestant-led Interchurch Peace Movement, he noted, and Catholics are active members of the Netherlands' National Council of Churches.

The ecumenical activity that prospered following Vatican II is largely ignored by church authority today. Nevertheless, it seems clear from the abundance of surviving and ongoing ecumenical contact that the future of Dutch Catholicism, however limited, will have a distinctive, even radical ecumenical character.

Ecumenism at St. Dominic's

A dramatic example of that is the service at St. Dominic Church. The sermon the day this writer visited was delivered by the church's copastor, Miriam Wolthuis, a Catholic theologian, on the presence of God in daily life as understood by Martin Buber. The presider during the eucharistic prayer was a layman, and seated near the altar, wearing a sweater and tie, was 84-year-old Jan Nieuwenhuis, the man who launched this ecumenical endeavor some 40 years ago and who remains a Dominican Catholic priest in good standing. He was one of the four authors of the Dominican booklet on ordination.

Following the service, a Protestant woman said she and her husband have been coming for 11 years because "it's a place where you can bring your questions and your doubts and you're not going to be dictated to."

"We separated some 400 years ago," said an usher. "Now, God willing, we're getting back together again."

Asked if we had participated in a real Mass with a real consecration, Nieuwenhuis said, "Of course, but actually it is we who are consecrated, we who are sent forth to break our lives for others."

Nieuwenhuis and several other Dominicans were appointed to St. Dominic's in 1964 when the church was in poor condition and had few parishioners. "We were told to do what needed to be done," he said. When the vernacular liturgy was introduced, the old choir, preferring Latin, left and was replaced by a local youth choir. "Immediately, the singing got better," said Nieuwenhuis. Then a Protestant minister asked if he could join the parish and preach on occasion. The congregation voted him in, "and immediately the preaching got better." Then a secular priest who had married asked to be involved. The congregation approved again, and outreach to the community got better. Nieuwenhuis said he and the staff then visited the bishop, who declared the situation at St. Dominic's "impossible."

In the 1980s the bishop attempted to close down the church and threatened to excommunicate Nieuwenhuis, but since the Dominicans are an exempt order, answerable only to their own superiors, his hands were tied. "I've had the support of the Dominican Order all these years," he said, "and that is essential for this to happen." The current pastoral staff includes copastors, one Catholic and one Protestant, and eight preachers, one of whom is Nieuwenhuis. More than 3,000 persons are associated with the church, many serving as volunteers in outreach programs.

Grass-roots ecumenism "represents the future of the Catholic church," he said. "You can't wait for the Vatican. You must do it."

Hope in the present situation

Van Hooydonk, the editor, called the radical proposals regarding the Eucharist in the Dominican booklet "perfectly logical," since "the Eucharist belongs to the community, and the community has a right to the Eucharist that takes precedence over church laws that restrict priesthood to celibate men." The proposals stem directly from the theology of Dominican Fr. Edward Schillebeeckx, whom van Hooydonk called "the intellectual father of progressive Catholicism" in the Netherlands (see related story).

In effect then, the priest shortage has brought into the light Schillebeeckx's theology "from below," largely veiled from public consideration for some 27 years. It is just such developments, suggested van Hooydonk, that make the present hopeless situation "not so serious," in fact, open to new developments.

Peter Nissen, who appears so often on television for his insights on Catholic matters that he has been called "the Dutch John Allen," sees the Dominican booklet as "a survival guide." At his home in Nijmegen, the dapper, 50-year-old history professor at Radboud University said the Dominican booklet is essential for the continually increasing number of parishes without priests. The proliferation of so-called "Word and Communion" services -- using pre-consecrated hosts and led by a lay pastoral worker -- has been growing each year throughout the Netherlands (630 such services in 2004 compared to 1,900 Sunday Masses that year). As it turns out, the compromise rituals are satisfactory neither to the hierarchy, who believe Catholics increasingly see the services as an actual Mass, nor for reformers, for the same reason, though they would prefer laity to be empowered to be eucharistic presiders.

The apparent strategy of the hierarchy now is to reduce the number of these Word and Communion services, so that eventually a priest will preside at every Eucharist. The price of course will be an increasing number of already exhausted circuit-rider priests, increased import of foreign priests and a steady trend of closed or merged parishes.

The Dominican plan would allow small basic communities to flourish under the leadership of their chosen eucharistic presiders. "Maybe such Eucharists aren't quite as full as those presided over by a pastor, but they have meaning and they have value," said Nissen. The Dominicans realize that neither they nor the dwindling supply of other clergy will be able to preserve Eucharist as the central act of the church, he explained, so this proposal is in a way "their last will and testament to the Catholics of the Netherlands." The challenge is "how can we continue as liberal, pluralistic and ecumenical and still preserve and protect a relationship with the broader church, the church in the world, and the church over the centuries?" Nissen did not seem to think the task impossible.

When I met Dominican Fr. Andre Lascaris, another of the booklet's four authors, at the order's monastery in Huissen, a quiet, tree-lined town some 20 miles from Nijmegen, he was in high spirits. Some 550 people had turned out for a hastily organized conference in Amsterdam on the controversial "Church and Ministry" document three days before and gave nearly unanimous approval to the recommendations. "I was delighted," he said. "We wanted open discussion and we're getting it." At 68, Lascaris, the youngest of the authors and a bit impeded by his long battle with Parkinson's disease, is still ready for controversy. His career as a Dominican includes early service in South Africa, from which country he was expelled for publicly protesting the apartheid system, and assignments as editor of Dominican publications, novice master, prior, co-provincial and peacemaker in Northern Ireland. He remains active with the Dominican Study Center for Theology and Society, which he founded.

Nothing new

"What we are proposing is nothing new," he said. "Vatican II put the People of God first and the hierarchy second as ministers to the people [in the order of chapters in the document Lumen Gentium]. But the bishops are still far away from that thinking and acting that way. They don't look or think like servants. They see priesthood as a form of monarchy." Since the congregation as a whole "creates" the Eucharist, he said, the priest or other presider is present in an essentially "functionary role."

Lascaris uses dramatic analogies to make his points during our discussion. Suppose, he said, we discover rational beings in another galaxy 100 light years away. We can't possibly go there but we can communicate; they read our scriptures and come to believe in Jesus Christ as savior. So now they can baptize one another, but are we to tell them they can't have Eucharist because we can't send anyone with the power that far? "No!" said Lascaris. "The Eucharist comes from below."

Later he opened his Bible to the Book of Daniel and cited the account in Chapter 2 of the prophet's interpretation of the king's dream about a great statue of gold, silver and bronze but with legs partly of earthenware. When struck by a rock the feet collapsed, toppling the structure.

"The church is fragile," he said. "It would be better if democratization comes before the whole thing collapses."

He does not believe "Church and Ministry" alone will alter church policy. "It's dialogue we want," he said. "We don't expect miracles but we have to keep knocking on the door."

A few days later Lascaris, summoned by the Dominican master, Fr. Carlos Azpiroz Costa, left for Rome in the company of the Dutch Dominican provincial and another Dominican. When I spoke with Lascaris by phone on his return, he was unrepentant. Yes, he said, Costa was "annoyed" that he had not been informed about the distribution of the booklet and he had suggested the authors redo the document to correct certain misinterpretations.

"Of course this was impossible," Lascaris said. So it was agreed that an article critical of the booklet, which is being written by a French Dominican, will be sent to all the parishes that had received "Church and Ministry."

"This could further the dialogue," he said.

Robert J. McClory, a longtime contributor to NCR, lives in Chicago.


Venerdì 17 Luglio,2009 Ore: 14:49
 
 
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