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www.ildialogo.org LETTERA A ROBERTO SAVIANO,di DILETTA BISTONDI

LETTERA A ROBERTO SAVIANO

di DILETTA BISTONDI

Caro Alberto,
mi scuso innanzi tutto per non averti inviato nessuna lettera sulla mia esperienza in Campania ma non sapevo proprio cosa scriverti perché avevo paura di fare una lista della spesa... Quindi ho scritto a Saviano tramite “la Repubblica” perché vorrei che lui ci sostenesse nella nostra esperienza e per fargli sapere che noi siamo dalla sua parte! 
Ti mando la lettera che “Repubblica” ha pubblicato quasi integralmente.
Un abbraccio.
Diletta

 
 
Caro Roberto Saviano,
mi chiamo Diletta e le scrivo perché ho bisogno di raccontarle un’esperienza fatta qualche settimana fa con un gruppo parrocchiale di ragazzi dai 16 anni ai 24. Siamo stati al campo di lavoro di “Libera terra” nelle terre di Don Diana a Castelvolturno e se vorrà arrivare fino in fondo alla lettera le spiegherò cosa abbiamo fatto al campo e chi abbiamo incontrato per far sapere a più persone possibili che noi, come tanti altri, abbiamo scelto la via della legalità.
Le persone che ci hanno accolto al campo sono state Valerio, Tina e Alessandra, tre persone che hanno tre lavori diversi (due di loro sono giornaliste de “Il Mattino”) ma che hanno scelto di fare volontariato unendo i loro sforzi per creare una cooperativa legale e in regola in un territorio dove vivere rispettando le leggi non è cosa facile, come abbiamo potuto sperimentare. La struttura dove abbiamo lavorato e dormito è un bene confiscato a Michele Zaza, il quale aveva in questo territorio un allevamento di cavalli inquinato di amianto per la presenza di eternit che è stato riqualificato dalla Regione Campania. Il sogno è che possa ospitare una cooperativa biologica con produzione di biogas proveniente da letame di bufale, latte di asina per le aziende farmaceutiche per le malattie infantili, caseificio con 12 posti di lavoro che verranno attribuiti tramite concorso trasparente e regolare, canili per la pet-therapy e ortaggi provenienti da agricoltura biologia. Noi in tutto questo progetto abbiamo contribuito a piantare le piantine di peperoni e melanzane, a togliere dal campo le erbacce, a pulire la struttura dove avrà sede il caseificio, a costruire la staccionata e a fare un murales per le stalle delle bufale. Il lavoro veniva svolto soltanto la mattina, mentre i pomeriggi abbiamo incontrato tante persone che con le loro testimonianze ci hanno aperto un mondo sulla Camorra che conoscevamo solo superficialmente. Abbiamo incontrato il fratello di Salvatore Nuvoletta, Massimo Noviello (figlio di Domenico Noviello che vive sotto scorta perché ha avuto il coraggio di denunciare una richiesta di pagamento del pizzo e di far arrestare gli estorsori che hanno ucciso suo padre solo un anno fa), Antonio Diana (che ha costituito con altri imprenditori un gruppo di imprese pulite che operano nel riciclaggio di bottiglie di plastica in maniera legale e a cui è stata bruciata la fabbrica perché si è rifiutato di pagare il pizzo) che ha preso a lavorare nella sua azienda Massimo Noviello dopo che nessuna ditta ha avuto il coraggio di assumerlo a causa della sua scorta e del suo coraggio di denuncia. Poi abbiamo parlato con Gianni Solino, che ha scritto un libro bellissimo fatto di storie di ragazzi che hanno avuto a che fare, nel bene e nel male, con la camorra. Ma tutto questo preambolo, forse un po’ troppo lungo, per dirle quanto siamo rimasti colpiti da una realtà completamente diversa dalla nostra!
Prima di partire per Castelvolturno avevamo in testa un sacco di pregiudizi, pensavamo che in fondo le persone che avremmo incontrato sarebbero state tutte uguali, soggiogate alla mafia senza voglia di riscatto, senza il minimo senso di orgoglio né dignità né la voglia di cambiare, pieni di indifferenza; invece abbiamo cambiato idea appena Nuvoletta ci ha raccontato la storia di suo fratello. A quel punto ci siamo sentiti piccoli piccoli, impotenti di fronte a qualcosa di grande che ti mette paura (perché lo ammetto, abbiamo provato paura in alcune situazioni, soprattutto a giro per Casal di Principe), e che ti schiaccia non permettendoti nessun tipo di libertà!
Ma eccoci al perché abbiamo scelto di scriverle questa lettera a nome di tutti noi… Durante il campo di lavoro abbiamo avuto modo di scoprire Don Peppe Diana grazie a persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e grazie ai suoi scritti e abbiamo deciso che non possiamo stare zitti di fronte alle delegittimazioni che sono venute fuori ultimamente e che sono volte a screditare un piccolo grande uomo che ha avuto il coraggio di pronunciare per la prima volta a voce alta il termine Camorra. Un uomo che ha cercato di salvare tanti ragazzi dandogli una speranza di vita diversa da quella del carcere o del camorrista, un uomo che ha cercato di dire che anche la Chiesa era ed è corrotta perché difende, spalleggia, collabora, nasconde persone che non dovrebbero nemmeno mettere piede in un luogo sacro come lo è una chiesa, e invece molto spesso questi signori si siedono in prima fila nelle panche . Il modo in cui è stato ucciso Don Diana, con i quattro colpi di pistola sparati in volto, sono troppo vigliacchi e sono il segnale della voglia di eliminarlo perché troppo scomodo ma fanno salire una rabbia dentro che ti spinge a non mollare, a credere che altre persone oltre a Tina, Valerio, Alessandra ecc… possano ribellarsi e sconfiggere la Camorra che è diventata anche un po’ una mentalità, un modo di essere e di vivere, un senso di menefreghismo per gli altri e per il territorio in cui si vive. Le cose che più ci hanno colpito, oltre ai numerosi incendi di rifiuti lungo ogni strada e ogni vicolo, sono state la diffidenza, gli sguardi indagatori che ci lanciavano dalla strada mentre guidavamo in quelle strade strettissime, (a doppio senso con le macchine parcheggiate su ambo i lati e senza un cartello di stop o di precedenza) e le ville per le strade di Casal di Principe mentre ci dirigevamo alla chiesa di San Nicola di Bari… Già, le Ville, non case ma ville, divise da una strada. Ville stupende, con giardini bellissimi, archi, statue, colonne, rosoni, macchine incredibili… Nessun’altra città vicina è costruita in questo modo e ci sono venuti i brividi mentre ci passavamo davanti perché immaginavamo chi potessero essere i proprietari! Siamo perfino entrati dentro la villa di Sandokan e ci ha davvero affascinato con quella scalinata subito all’entrata! Non avevamo mai visto niente di tutto ciò!
Infine le scrivo per dirle che il suo operato da noi ragazzi è molto seguito, che ci vorrebbero tante persone come lei che dicessero NO ad ogni tipo di mafia, persone che possano dare una speranza a noi giovani contro questo cancro che uccide e toglie il fiato a nuove forze. Noi ragazzi purtroppo o per fortuna viviamo lontano da Castelvolturno e l’unica cosa che per ora possiamo fare è far sentire a voi il nostro appoggio, per ora a parole ma spero presto con fatti concreti! Abbiamo creato un gruppo su Facebook in ricordo di Don Diana, chiamato “Quelli che… LIBERA-MENTE terre di Don Peppe Diana 2009” se volesse prendere parte ne saremmo davvero onorati… Inoltre, per fare in modo che questa nostra esperienza, che è rimasta nei cuori di tutti i ragazzi che vi hanno partecipato, possa essere continuamente alimentata, in modo che le idee di un mondo diverso e migliore continuino ad esistere nella mente di tutti noi, le chiediamo la possibilità di rimanere in contatto tramite lettere nella speranza che prima o poi possa accettare un nostro invito per venire a parlare alla comunità di Sesto Fiorentino (FI).
Le mando un grosso saluto con la speranza che questa lettera le arrivi e che possa risponderci in qualsiasi modo!
Diletta Bistondi
Firenze

Articolo tratto da:

FORUM (160) Koinonia

http://www.koinonia-online.it

Convento S.Domenico - Piazza S.Domenico, 1 - Pistoia - Tel. 0573/22046



Domenica 30 Agosto,2009 Ore: 15:17
 
 
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