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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org C’è molto da riflettere…,di Daniela Montesanti (Latina)

Per una continuità generazionale
C’è molto da riflettere…

di Daniela Montesanti (Latina)

Ripensando alle considerazioni presentate dai vari relatori al convegno del 20 giugno scorso, e su cui si è dibattuto, alcune osservazioni mi sembrano particolarmente urgenti. Innanzitutto l’assenza dei giovani, come è stato evidenziato. D’altra parte, però, vorrei rilevare che non è stata nominata la scuola, ma la parrocchia è stata indicata prevalentemente come luogo in cui operare e diffondere i valori del Concilio. Sì, istituzionalmente parlando è questa la sede giusta e senza dubbio la prima deputata. Ma non può bastare e, personalmente, ritengo che non ci si debba fermare a questo ambito.
Il Vaticano II, come è stato ricordato e sottolineato, non riguarda solo la sfera ecclesiale, ma è patrimonio della società intera: nostro compito è sostenere questo aspetto e liberare il Concilio, spezzare questo pane perché tutti, ciascuno con la propria sensibilità, possano gustarne.
Allora ritengo si debba pensare anche ad altre agenzie educative, prima tra tutte la scuola. In Italia, per quanto il concordato del 1984 possa avere lati oscuri e aspetti non del tutto condivisibili, mi sembra possa essere per alcuni versi una risorsa, nel senso che permette di intervenire a favore di una conoscenza maggiore del cristianesimo (che oggi passa poco attraverso la famiglia), dei suoi valori e della sua dimensione culturale, innegabile.
L’IRC, inserito nella scuola “secondo le finalità” della scuola stessa, permette di presentare anche il tema del Concilio, collocandolo in un contesto storico più ampio, che abbracci quel “prima”, che finora è stato poco considerato nelle analisi, rivolte prevalentemente, o forse esclusivamente, al “dopo” concilio. Questo errore, probabilmente, è dovuto alla nostra contemporaneità con quell’evento: presi dalla ricchezza degli aspetti innovativi, nel momento in cui si fanno più forti i tentativi conservatori che vorrebbero riportarci indietro, ci siamo “ripiegati” a considerare il Vaticano II con un atteggiamento che sembra soprattutto difensivo.
Allora mi viene da pensare a “come” abbiamo studiato i concili precedenti: a partire dalle cause, dal contesto storico in cui sono nati. Facciamo lo stesso in questo caso? Non mi sembra. Ri-collochiamo, allora, il Concilio nella storia e non collochiamo la storia a partire dal Concilio, perché questa operazione non solo è parziale, ma non paga.
Vorrei aggiungere un’altra nota, che penso andrebbe meglio sviluppata. Le aperture e le indicazioni del Vaticano II sono giunte in un periodo ricco di fermenti nella società - non solo italiana- e che hanno avuto sfogo nella Contestazione e a partire da questa. Si è trattato di due eventi non del tutto estranei, ma ben distinti. Fatto sta che i giovani di allora si sono confrontati con entrambi …
Ora che i frutti del movimento del Sessantotto possono essere analizzati con il distacco richiesto per una valutazione il più possibile oggettiva, mi sembra di poter dire che gli obiettivi e le speranze siano stati piuttosto disattesi. Non vorrei che ci fosse da qualche parte la pretesa di buttar via tutto ciò che è legato a quel momento storico, Concilio compreso…
 
Daniela Montesanti (Latina)

Articolo tratto da:

FORUM (152) Koinonia

http://www.koinonia-online.it

Convento S.Domenico - Piazza S.Domenico, 1 - Pistoia - Tel. 0573/22046



Venerdì 03 Luglio,2009 Ore: 16:51
 
 
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Concilio Vaticano II 50 anni dopo

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